Ricordo un libro, di cui non ricordo il titolo , che riportava le risposte di grandi campioni alla classica domanda “ che cosa sono gli scacchi ?” Innumerevoli e variegate le repliche dei discepoli di caissa. Ho sempre apprezzato in particolare il responso di David Bronstein “ gli scacchi sono immaginazione” come il più vicino alla verità ( parere personale ).
Oggigiorno i motori scacchistici mettono alla frusta l’asserzione del grande campione russo difatti spesso, quando analizziamo una nostra o altrui partita con l’ausilio della “macchina”, restiamo costernati dalle tante possibilità tattiche sviscerate con naturalezza dal cervellone e che noi proprio non avevamo minimamente concepito. Ma la macchina non ha la creatività propria dell’umano, ha soltanto sofisticati algoritmi e potenza di calcolo, arido calcolo, effimero calcolo. Una stretta allo stomaco e riemerge l’interrogativo filosofico: ma le combinazioni che a volte riusciamo a realizzare sono frutto della nostra fervida immaginazione o è soltanto la benevolenza della dea Caissa che ci dà uno scappellotto svegliandoci dal torpore consueto e ci avvisa che li, in quella posizione , c’è un po’ di movimento di pezzi, basta cercare? Il foglio è bianco o tutto è già scritto e fruibile da chi sa leggere? Voi pazienti lettori che ne pensate?
Vi propongo al riguardo questa splendida prestazione di Tigran Petrosian, partita tra l’altro credo poco conosciuta. Quanto di tutto quello che succede sulla scacchiera è conseguenza della volontà creativa del giocatore o viceversa comprensione posizionale dei dinamismi insiti nella posizione?
Creiamo o scopriamo tatticismi?
Qualunque sia la risposta non possiamo che ammirare il gioco di sponda della donna nera ai quattro lati della scacchiera.
un Petrosian raro questo così vicino allo stile di Tal…..a dimostrazione che questo grande campione era scacchisticamente completo
Questa splendida partita non fa che confermare la straodrinaria comprensione del gioco che Petrosian possedeva e la sua capacità di penetrazione della posizione. Se c’era una reale soluzione tattica lui l’avrebbe trovata. Come bene sottolineato da Allievi-Temi nel loro “115 partite di Tigran Petrosian” (Mursia, 1993, pagg.284) – in cui, tra l’altro, sono riportate vittorie davvero spettacolari dell’ex Campione del Mondo – la filosofia di Petrosian era la ricerca della verità sulla scacchiera, non importa quale fosse l’avversario di turno e la sua forza. Era la logica a indirizzarlo e non l’azzardo. Grazie a Claudio E. per averci proposto questa perla.
Se non sbaglio si diceva così:” Se Tal ti offre un pezzo prendilo, se lo offre Petrosjan puoi abbandonare!”
😉
Per talento combinativo non è un esagerazione dire che Petrosian non era inferiore neanche, tuttavia egli sceglieva sempre la via più sicura, consapevole che questa fosse la decisione migliore.
Complimenti per l’articolo!
Ps:Jazz, fu Botvinnik a dire: Se Tal sacrifica un pezzo, prima prendilo e poi calcola. Se lo sacrifico io, prima calcola e poi prendilo. Se lo sacrifica Petrosian non lo prendere.
😀
Sapevo che era di Botvinnik, ma non ricordavo bene l’aforisma!
Personalmente sono dell’idea che tutti i campioni del mondo e quasi tutti i più forti Grandi Maestri abbiano comunque una sorta di capacità “universale” nel trattare le posizioni, sbrigandosela egregiamente sia in attacco che difesa. Poi certo esiste una particolare predilezione per determinati aspetti del gioco e da qui discende ciò che definiamo “stile”. La distanza tra Tal e Petrosian forse si riduce se consideriamo entrambi come giocatori “intuitivi”. Ad esempio all’interno della categoria dei giocatori di posizione lo stesso Mark Dvoretsky distingue tra logici-analitici ed intuitivi, dove tra i primi annoveriamo Rubinstein, Botvinnik e Portisch, mentre tra i secondi Capablanca, Smyslov e Karpov. Grazie Claudio per la bella partita degna di un campione di… biliardo!
In realtà il talento di naturale di Petrosjan era di natura principalmente tattica. Sapeva scovare incredibili combinazioni alla scacchiera, ma per la sua natura piuttosto prudente il suo gioco non era vivace come quello di Tal. Viceversa ciò spiegava l’eccezionale talento difensivo di Petrosjan: scovando minacce tattiche incredibili Petrosjan saeva come rinforzare continuamente la sua posizione ai danni dell’inventiva avversaria. Non c’è poi alcun dubbio che egli avesse lavorato sodo per perfezionare l’arte del gioco di posizione, ma era una tecnica che scoprì solo successivamente poiché la lunga guerra di manovra si adattava perfettamente al suo carattere riservato. Del resto si parla spesso di Petrosjan come il genio posizionale inventore del sacrificio posizionale di qualità… Questo è storicamente non corretto dal momento che fu Nimzowitsch ad inventarlo e a parlarne nei suoi scritti; Petrosjan era un lettore assiduo di Nimzowitsch tanto che ne curò un’edizione per un editore russo de “La pratica del mio sistema”. Non deve quindi stupire una partita come questa, dal momento che Petrosjan fu non inferiore a Tal e a Alekhine nell’arte della combinazione che però richiede al giocatore un certo margine di rischio, che Petrosjan non volle mai prendersi…
Houdini giocherebbe 23. Txc4 e ora
23. … Dh4 24. Rd3 Dh5=+
23. … Tc8 24. Dd3 Txc4+ 25. Dxc4 Dh4?! (meglio Da5 con un discreto vantaggio del Nero) 26. Dxf1 Axe4 27. Rd1 con aolo leggero vantaggio del Nero.
Invece di 21. …Tf1+? che centralizza il Re molto meglio 21. … Af5 che vince immediatamente (22. Dc2 Dh4 23. Txc4 Tac8 24. Cf3 Txc4 e crolla tutto).
Adesso forse si può rispondere alla domanda “Quanto di tutto quello che succede sulla scacchiera è conseguenza della volontà creativa del giocatore o viceversa comprensione posizionale dei dinamismi insiti nella posizione?”