Chiamatemi Ismaele

Scritto da:  | 7 Luglio 2010 | 5 Commenti | Categoria: Libri

“Call me Ishmael” Prendere in mano un libro di Mark Dvoretsky suscita nell’animo dell’appassionato di scacchi lo stesso meraviglioso scompiglio di emozioni provato da chiunque abbia aperto anche solo la prima pagina di quel capolavoro dei capolavori partorito dal genio creativo di Hermann Melville…


“Chiamatemi Ismaele” Già… probabilmente nessun incipit letterario è più celebre e incredibilmente introduttivo nella magica dimensione immaginaria del racconto che si sta per dischiudere al lettore… Degno esordio introduttivo assolutamente non inferiore, per fame o per splendore, ad altri famosi “concorrenti” di Omerica o Dantesca memoria… ma lasciamo stare certi classici ché piuttosto di “classici scacchistici” desideriamo qui trattare e, tra essi, un posto di riguardo assoluto meritano praticamente tutte le opere di Mark Dvoretsky, sieno esse quelle dedicate ai finali, al centro di partita oppure ad altri temi di scacchi… Provate infatti a sfogliare, prima ancora che ad approfondire, a studiare, ad analizzare e sviscerare infine al microscopio una qualunque delle pagine di questo grande Autore… ebbene, ogni singola parola, ogni definizione, ogni aspetto esposto è meravigliosamente unico e speciale. L’inchiostro di Dvoretsky ha il dono di essere al tempo stesso semplice eppure straordinariamente ricco, sia nella forma che nel contenuto. Certo, forse il principiante o il giocatore alle prime armi lo può trovare difficile ed eccessivamente avanzato ma l’istanza di obiezione è da respingere in toto alla base come quella che oppone l’analfabeta al maestro che gli pone tra le mani Melville prima ancora che l’abecedario: “difficile, complicato… non fa per me ché non ci capisco nulla…” E quando vi ritorna, superato l’abecedario, probabilmente lo trova “poco organico” …sensazione peraltro comprensibile ad una lettura sommaria e superficiale che appunto, a stento merita la definizione di lettura giacché, ci teniamo a ripeterlo: Dvoretsky va analizzato, approfondito, sviscerato parola per parola, diagramma per diagramma, mossa per mossa! Non una ma enne volte, come solo i capolavori assoluti meritano questo onore, e a ogni lettura e rilettura le sorprese non mancheranno di allietare l’appassionato e lo studioso, che ne scoprirà sempre nuovi mirabili dettagli celati, o forse passati inosservati, durante il percorso di lettura precedente.
Ma arriviamo al testo che desideriamo presentare quest’oggi ai Lettori di Soloscacchi: si tratta del bellissimo “Secrets of Endgame Technique”, il terzo volume della serie “School of Future Champions” edito in inglese dalla rinomata casa editrice svizzera “Edition Olms” che da anni si distingue per l’assoluta qualità delle proprie produzioni. Il volume, curato nell’edizione qui proposta da quell’autentico mago dell’editoria scacchistica che risponde al nome di Ken Neat, è interamente dedicato al fantastico mondo dei Finali e di fatto non è il primo incentrato su questa fondamentale e affascinante fase della partita scritto dal grande teorico moscovita.
Il primo volume dalla fantastica collana “School of Chess Excellence: Endgame Analysis” della stessa casa editrice, e giunto alla seconda ampliata e riveduta edizione, ha ricevuto dal Grande Maestro inglese Matthew Sadler, nella sua prestigiosa rubrica di recensioni librarie su “New In Chess”, il seguente sintetico commento:

“E’ il genere di libro che davvero mi fa nascere il desiderio impellente di dedicarmi all’analisi dei finali, una sensazione che mi sembrava fosse ormai sopita in me! In questo libro i meravigliosi esempi proposti sono incredibilmente innumerevoli… Un libro favoloso, eccezionalmente avvincente da leggere, per tutte le categorie di lettori! Cos’altro posso aggiungere?”

E la “seconda parte” di quest’opera, dal titolo “Secrets of Endgame Technique” è quella qui proposta e scritta a quattro mani da Dvoretsky insieme a quell’autentica leggenda vivente di Artur Yusupov il quale, novello Queequeg, si avvicenda con Achab, oooops con Dvoretsky, in un’irresistibile alternanza di capitoli di eccezionale interesse e originalità di cui riportiamo qui il sommario:

Preface (Mark Dvoretsky)

  • PART I ENDGAME THEORY

How to Study the Endgame (Mark Dvoretsky)
The Theory and Practice of Rook Endings (Mark Dvoretsky, Artur Yusupov)
From the Simple to the Complicated: The Theory of Endings with Opposite-colour Bishops (Mark Dvoretsky)
The Arithmetic of Pawn Endings (Mark Dvoretsky)

  • PART II ENDGAME ANALYSIS

Typical Endings with Connected Passed Pawns (Vladimir Vulfson)
Adventures on Adjournment Day (Mark Dvoretsky)
Solo for a Knight (Artur Yusupov)
More about the ‘Montaignian’ Knight (Mark Dvoretsky)

  • PART III TECHNIQUE

Converting an Advantage (Mark Dvoretsky)
Technical Procedures in a Grandmaster Battle (Artur Yusupov)
Lessons from One Particular Endgame (Mark Dvoretsky)
Grandmaster Technique (Mark Dvoretsky)
Analysis of a Game (Artur Yusupov, Mark Dvoretsky)

  • PART IV

From Games by Pupils of the School (Artur Yusupov)
Index of Players and Analysts

E Vladimir Vulfson?!? Come Tashtego semplicemente un altro prode ramponiere del Pequod… salite a bordo anche voi e non vi pentirete di aver fatto la conoscenza di questo Maestro Internazionale russo grande analista ed esperto di finali! 😉

Post Scriptum: …sul Pequod c’era anche un altro ramponiere: Deggu, che il grande scrittore americano presenta nel 27 capitolo, dal titolo forse non casuale “Knights and Squires”, come un “gigantesco pezzo degli scacchi”. E non appare sorprendente che questa epica mortale e immortale battaglia tra Achab e la Balena sia stata da più critici accostata ad una monumentale sfida sulla scacchiera in, cui mossa dopo mossa, si giunge ad un drammatico, epico finale.

avatar Scritto da: Martin (Qui gli altri suoi articoli)


5 Commenti a Chiamatemi Ismaele

  1. avatar
    Zenone 7 Luglio 2010 at 18:28

    E sì, hai proprio ragione su entrambi gli argonenti. Poi la battaglia raccontata da Melville e narrata dal “vagabondo” Ismaele non è altro che la più epica delle sfide: quella contro se stessi, il più immenso dei leviatani. Sappiamo tutti quale sia la drammatica conclusione e quindi dobbiamo cercare il motivo per cui combattere: o per noi stessi (come l’orgoglioso Achab) o per il Premio Finale (come non poteva non sapere Melville visti i costanti riferimenti biblici). E cosa sono gli scacchi se non una battaglia contro noi stessi, i nostri limiti, la nostra forza di volontà e solo dopo contro l’avversario? Complimenti per il pezzo (che è bene leggere almeno due volte, come Moby Dick).

  2. avatar
    Michele Panizzi 7 Luglio 2010 at 20:28

    Mi viene in mente il libro di Silman sui finali,
    diviso in parti a seconda dell ELO del giocatore,
    Questo libro di D per chi e` adatto usando
    un punteggio, forse e` troppo avanzato
    per un giocatore sotto il livello magistrale.
    Non so , che ne dici, Martin ?

    • avatar
      Martin Eden 7 Luglio 2010 at 20:58

      Ciao Michele grazie per il commento e per la citazione dell’ottimo testo di Silman. Non ti voglio svelare nulla ma tra breve uscirà una serie di recensioni proprio sui migliori libri di finali e su come affrontarne lo studio nel modo più proficuo. 😉
      Continua a seguirci, dai 🙂

  3. avatar
    Mandriano 8 Luglio 2010 at 14:52

    …ormai Martin Eden è un provetto bibliotecario!!! Avanti…

  4. avatar
    Jazztrain 14 Luglio 2010 at 20:56

    Un capolavoro della letteratura mondiale, l’ho letto per la prima volta nel 2008 nella splendida versione di Cesare Pavese. In futuro posterò un passo che per me è fondamentale: la purificazione di Ishmael!

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