Qualche giorno fa, mentre stavo ordinando la mia piccola libreria, avevo trovato il Gorgia, uno dei dialoghi del periodo della maturità del filosofo ateniese Platone vissuto tra il 428 A.C e morto alla veneranda età di 86 anni, intorno al 348 A.C. Di questo dialogo possiedo una versione con il testo greco a fronte, curata e tradotta da Giuseppe Zanetto per la casa editrice Rizzoli (BUR).
Il protagonista del dialogo, il filosofo Socrate, il maestro di Platone, viene a sapere dall’amico Callicle che il famoso sofista siciliano Gorgia da Lentini si trova ad Atene e che ha appena finito di fare una bellissima conferenza in pubblico. Per nulla turbato Socrate, prima chiede all’amico Cherefonte (lo stesso Cherefonte che chiese all’oracolo chi fosse il più sapiente tra tutti gli uomini e, guardacaso, la risposta fu che il più sapiente era lo stesso Socrate!) di porre alcune domande ad uno dei maggiori esponenti della sofistica come lo stesso Gorgia. Dopo le prime schermaglie, Socrate con la sua consueta ironia pone a Gorgia alcune domande sulla cosiddetta arte della retorica, arte nella quale primeggia il filosofo siciliano.
Durante la discussione sono stato colpito da un passo, tradotto da Giuseppe Zanetto, che mi ha colpito e che potrebbe interessare gli amanti del “nobil giuoco”:
Socrate: Vi sono molte arti che producono tutto mediante la parola e che non richiedono, in un certo senso, nessuna attività, o almeno pochissima. E’ il caso dell’aritmetica, del calcolo, della geometria, della scacchistica (sic!).
Platone in opera citata pagina 61.
Sempre a pagina 61 c’è una nota del curatore che vorrei segnalare: “In realtà il gioco della petteìa non si identifica esattamente con gli scacchi: esso consisteva nel disporre le proprie pedine su di una linea centrale, che l’avversario doveva cercare di occupare a sua volta.”
E’ una forzatura paragonare la petteìa con gli scacchi, incuriosito ho cercato di sapere qualcosa di più su questo gioco che, a quanto pare lo stesso Aristotele, allievo e avversario di Platone, ha citato nella Politica (si veda a tal proposito questo link).
Cos’è la petteìa o la pessoia? Un gioco da tavolo nel quale si dispongono delle pedine che si trovano su case quadrate, scopo del gioco sarebbe quello di collocarle nell’altro lato della scacchiera. Nel diagramma successivo vediamo la posizione iniziale:
E’ evidente che questo gioco ha molto in comune con la dama piuttosto che con gli scacchi; non a caso nella democratica Atene si diceva che i cittadini sono uguali come le pedine della petteìa, mentre per noi che siamo amanti del nobil giuoco sappiamo bene che il fascino degli scacchi deriva dalla differenza dei pezzi, dal loro specifico movimento e dalla magica armonia del gioco.
Un’altra curiosità è la cattura delle pedine: se una pedina è circondata da due pedine avversarie, allora viene tolta dalla scacchiera.
Nulla a che vedere quindi con gli scacchi, però già ai tempi di Platone non solo la matematica, non solo il calcolo o la geometria, ma anche un gioco della mente come la petteìa era considerata un’arte! Chissà che meraviglie avrebbero detto questi giganti del pensiero filosofico occidentale se avessero conosciuto ed apprezzato l’incommensurabile arte scacchistica. Peccato, per una volta, grazie al traduttore del Gorgia, per un attimo ho immaginato di vedere davanti alla scacchiera Platone cimentarsi con i suoi fieri avversari sofisti.
Continuiamo ad indagare… l’origine degli scacchi dev’essere senz’altro anteriore a quella ufficiale.
Complimenti Jazztrain!
Ringrazio e approfitto per dire alcune cose: quando ho letto per la prima volta il passo sulla “scacchistica” non ho potuto fare a meno di pensare all’importantissimo ruolo che hanno per Platone le scienze matematiche (aritmetica intesa come calcolo, geometria piana, stereometria o geometria dei solidi etc..), Per il filosofo ateniese queste sono le uniche vere arti che hanno valore gnoseologico. Purtroppo il filosofo ateniese non approfondisce la questione; peccato, avremmo saputo qualcosa di più sul valore pedagogico dei giochi della mente.
….Abele o Caino… prima di litigare giocavano insieme a scacchi… parola del Signore!!!
perchè è consuetudine ricorrente che lo scacchista desideri che tutti sappiano giocare a scacchi e con preferenza per i personaggi illustri? Forse noi scacchisti non ci fidiamo degli accrediti dati alla nostra intelligenza e cerchiamo ulteriori conferme? Mah, non ci capisco più niente.
Credo che il desiderio che altri conoscano gli scacchi e sappiano giocare, sia legato al bisogno di condivisione della nostra grande passione. Un bisogno che pervade soprattutto noi scacchisti perché adepti di un piccolo gruppo, nostro malgrado, élitario. Come detto in altre sedi, il nostro gioco avrà difficoltà a diventare “popolare” – anche dal punto di vista mediatico – proprio perché si può apprezzare solo possedendo una certa cultura scacchistica. E’ logico quindi che ci sia la speranza di ampliare la base. Per quanto riguarda i rimandi ai personaggi famosi, penso che da una parte sia un nostro desiderio di riscatto (mi sembra che i luoghi comuni su noi scacchisti siano sotto gli occhi di tutti, così come i motivi “frivoli” per cui si parla del nostro gioco sugli organi di informazione generalisti) e dall’altra la volontà di questi “famosi” (sopratutto personaggi dello spettacolo e della cultura moderna) di farlo sapere (Sono forse loro ad avere bisogno di sottolineare ulteriormente la loro intelligenza?).
Salve a tutti.
In realtà’, a ben guardare, la petteia non ricorda ne scacchi ne dama. La regola della pedina presa se intrappolata tra due pedine avversaria ricorda vagamente il go.
Per quanto riguarda il termine “scacchistica”, per definire l’arte degli scacchi, credo sia stato coniato da Ugo Pasquinelli nel suo famoso manuale di scacchi edito dalla Hoepli.
Ciao Totonno, però nella petteìa, a differenza del go, le pedine si muovono!
Ciao Jazz! Ovvio che nella petteia le pedine sono mobili. Infatti ho scritto che la presa della pedina imprigionata tra le due pedine avversarie ricorda VAGAMENTE il go.
Se davvero nella frase di Socrate “E’ il caso dell’aritmetica, del calcolo, della geometria, della scacchistica.” c’è la parola ‘scacchi’ esisteva già il gioco nato ALMENO 1.000 (mille) anni prima, cioè 10 (dieci) secoli prima del VI-VII secolo d.C.: io non ci credo !!!
Ritengo importante aver segnalato la nota del curatore di pagina 61 (“In realtà il gioco della petteìa non si identifica esattamente con gli scacchi…”; il gioco ‘petteia’, lo ricordo, si gioca senza i dadi a differenza della ‘kubeia’.
Premetto che non so NULLA di filosofia, faccio una sola domanda: possibile che qualcuno, forse lo stesso Socrate, molto tempo prima dell’invenzione del gioco riconosciuta da quasi tutti gli storici degli scacchi (VI-VII secolo d.C.) oppure il suo ‘traduttore’ Giuseppe Zanetto (o un’altro prima di questi) abbia commesso l’errore di chiamare ‘scacchi’ un altro gioco ?
Caro Tamerlano, l’autore della nota è lo stesso Giuseppe Zanetto, probabilmente lo ha fatto per questioni pratiche: farsi capire dal lettore moderno. Tradurre Platone dal greco antico è difficile, rendere chiari certi concetti che fanno parte del lessico della filosoia è veramente un’ardua impresa, spiegare le regole di un gioco che non si pratica più diventa impossibile. Forse sarebbe stato meglio paragonare la petteìa alla dama avendo caratteristiche simili al gioco cugino degli scacchi, ma a quanto pare nel nostro paese la dama è erroneamente considerata un gioco minore!
A mio modestissimo parere, forse il traduttore avrebbe potuto
conservare nel testo il termine originale fornendo appunto
a margine la nota esplicativa.
Vero, però non ci sarebbe stato “un Platone scacchista!”
Jazztrain grazie per la tua risposta, come al solito sempre molto pertinente; probabilmente Zanetto conoscendo TUTTI i giochi da tavolo esistenti avrebbe potuto dire ‘un gioco simile alla dama e, per il modo di catturare, anche al go” ma, come dici tu non avremmo avuto modo di leggere questo interessante articolo.
Non saprei proprio dove cercare ma vorrei conoscere il termine originale (come indicato da Martin Eden) per mia cultura e, anche, “per tagliare la testa al toro”: gli scacchi non sono nati – fino a prova CERTA contraria – nel V secolo a.C. !
Si ritiene che la petteia e lo shatrang si fusero, e de questa fusione nacquero gli scacchi arabi. Secoli dopo, gli arabi introdussero quegli scacchi in Spagna… eccetera.
Fernando Aramburu mi sai dire qual’è la fonte di quanto si ritiene ? Aggiungo… peccato che ne Jazztrain ne altri abbiano dato una risposta alla mia frase precedente [Non saprei proprio dove cercare ma vorrei conoscere il termine originale (come indicato da Martin Eden) per mia cultura]
Caro tamerlano,
posso rispondere io ?
La fonte originale del passaggio citato è il dialogo di Platone, ” Gorgia “, paragrafo 450 d.
Lo troviamo online in questa pagina del progetto ” Perseus ” dell’università americana Tufts, dall’edizione Oxford del 1903 :
http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text;jsessionid=3A52B2E3EF84A142C790C23837EB825F?doc=Perseus%3Atext%3A1999.01.0177%3Atext%3DGorg.%3Asection%3D450d
Il termine originale per la parola tradotta come ” scacchistica ” da Zanetto e letta dal nostro Jazztrain è ” pesseutica ” o ” petteutica “.
Come spiega Gonzalez Lodge, in un suo commentario al Gorgia del 1892, ” sembra che sia il nome generico di diversi giochi che venivano praticati su una scacchiera con pezzi simili ai dadi o alla dama ” :
http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.04.0091%3Asection%3D450d
Il dizionario Liddell-Scott, forse il migliore mai scritto sul greco antico, pubblicato dalla Oxford nel 1940, definisce la parola ” pesseutica ” come ” abilità nel gioco della dama ” :
http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus:text:1999.04.0057:entry=pesseutiko/s
e la parola ” pesseia ” o ” petteia “, che si riferisce al nome del gioco, come ” gioco che ricorda la dama o il ‘ backgammon ‘ ” :
http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.04.0057%3Aentry%3Dpessei%2Fa
Ciao, HC.
Caro HC,
grazie per l’erudita ed esauriente risposta!
Ora si che mi sento ‘sollevato’ 😉
Non conosco il greco ma credo che questo antico gioco sia più conosciuto come petteia, variante giocata senza i dadi a differenza della kubeia (parola derivante da cubo, forse indicante proprio il dado) che ricorda un pò la dama, un pochino il backgammon e solo per la cattura delle pedine avversarie tramite accerchiamento anche il go.
Ciao a tutti,
tamerlano
Cari amici scacchisti,
potrei proporvi un quesito matematico sulla p3esseia ( si legge ” pitresseia “, e sta per ” pppesseia “, cioè ” post-platonic pesseia ” ) ?
Il quesito è : se ognuno gioca la sua mossa migliore, chi vince ? Il Bianco o il Nero ?
Ma non vi ho detto quali sono le regole della p3esseia…
Chiedete e vi sarà dato ! 🙂