Il dilemma di Sancho Panza

Scritto da:  | 8 Agosto 2010 | 4 Commenti | Categoria: Scacchi e letteratura

Scacchi e Arte, Scacchi e Letteratura… se n’è scritto e riscritto, se ne scriverà sempre… per fortuna. Illustrissimo, per esempio, è il concetto degli scacchi che ha il grande Cervantes, il quale paragona il gioco all’arte stessa, alla commedia. Di seguito a tal proposito un brano del suo capolavoro immortale in cui le parole del grande genio castigliano magistralmente descrivono, sulla bocca di Sancho Panza, la stima che ha lo scrittore per il nostro gioco.

[…] finita la commedia, spogliatisi dei costumi, i recitanti rimangono tutti uguali.
— Sì, l’ho vista — rispose Sancho.
— Or bene, disse don Chisciotte — lo stesso accade nella commedia e nella vita di questo mondo, dove taluni fanno gl’imperatori, altri i pontefici; insomma tutte quante le parti che possono introdursi in una commedia: ma arrivati in fondo, ciò è quando la vita finisce, la morte toglie via a tutti gli abiti che li distingueva gli uni dagli altri, e tutti uguaglia la sepoltura.
— Magnifico paragone — disse Sancho, — sebbene non così nuovo che io non l’abbia sentito molte e svariate volte, come quello del giuoco degli scacchi: finché dura la partita, ogni pezzo ha il suo particolare compito; terminato però il giuoco, tutti si mescolano fra loro, si uniscono, si confondono e vanno a finire in una borsa che è come quando la vita va a finire in sepoltura.
— Giorno per giorno, Sancio — disse don Chisciotte, — ti vai facendo meno scemo e più giudizioso.

Ecco infine il celebre paradosso posto da un forestiero a Sancho Panza e che proponiamo, nella stupenda versione di Ferdinando Carlesi, dedicandolo all’attenzione di tutti gli amici di Soloscacchi tra cui in particolare Goijko Laketic e, ovviamente… Sergio Pagano!


— Signore, un largo fiume divideva due province d’un medesimo stato.
Stia bene attenta la Signoria Vostra, perché il caso è di grande importanza e un po’ difficile.
Dico dunque che sopra questo fiume c’era un ponte, e in cima a questo ponte una forca e un tribunale, dove di solito stavano quattro giudici, che giudicavano secondo la legge fatta dal padrone del fiume, del ponte e dello stato; la qual legge era cosi formulata:
“Se uno passa su questo ponte da una riva all’altra, deve prima dichiarare con giuramento dove va e quel che va a fare. Se giura il vero, sia lasciato passare, ma se mente, sia impiccato sulla forca qui inalzata senza alcuna remissione”.
Conosciuta questa legge e la rigorosa condizione, molti passavano lo stesso, perché dopo che s’era riscontrato che quanto dichiaravano sotto giuramento era perfettamente vero, i giudici li lasciavano passare liberamente.
Ora accadde una volta che un tale, invitato a giurare, giurò e disse:
“Giuro che passo di qui per andare a morire su quella forca laggiù,e non per altra ragione”.
I giudici rifletterono a questo giuramento e dissero:
“Se quest’uomo lo lasciamo passare liberamente, ha giurato il falso e secondo la legge deve morire; ma se noi l’appicchiamo, siccome egli ha giurato che passava per andare a morire su quella forca, allora ha detto verità, e secondo la stessa legge, avendo giurato la verità, deve esser lasciato il libero”.
Ora, si domanda alla Signoria Vostra, signor governatore, che cosa faranno i giudici di quest’uomo? Poiché essi sono ancora lì, incerti e dubitosi. Siccome son venuti a conoscere l’acuta ed elevata intelligenza della Signoria Vostra, mi hanno inviato a supplicarla da parte loro a voler dare il suo parere in un caso cosi intricato e dubbio.

— Quei signori giudici avrebbero potuto risparmiarsi l’incomodo -rispose Sancho- perché io son uomo più rozzo che fino. Tuttavia, ripetetemi il caso in maniera che lo intenda bene, e chissà che non possa dar nel segno.

L’inviato ripeté un’altra volta e poi un’altra ancora il racconto, e Sancho finalmente disse:
— A parer mio, questo caso si risolve in due battute, e precisamente così. Quell’uomo giura che passa per andare a morire sulla forca, non è vero? E se egli ci muore veramente, avrà detta la verità, e in virtù della legge merita d’esser lasciato libero e di passare il ponte. Ma se non l’appiccano, egli avrà spergiurato e, sempre in virtù della medesima legge, meriterà d’essere appeso alla forca: non è cosi?

— Benissimo- riprese il messaggero. -Ella, signor governatore, ha interamente capito come stanno le cose, e non c’è più alcun dubbio, né più nulla da domandare.

— Ebbene- replicò Sancho -la mia opinione è che, di quell’uomo, la parte che ha detto la verità si debba lasciar passare, e quella che ha mentito sia impiccata. Cosi saranno letteralmente rispettate le condizioni del passaggio.

— Ma, signor governatore- replicò l’altro, allora bisognerebbe dividere quell’uomo in due parti, la sincera e la bugiarda; e se si dividesse davvero, bisognerebbe che morisse per forza; e quindi non si otterrebbe nulla di quello che esige la legge e che deve essere inesorabilmente eseguito.

— O sentite un po’, brav’uomo- riprese Sancho -questo passeggero di cui mi parlate, o io sono una bestia, o tanto è giusto che muoia come che viva e passi il ponte. Perché se la verità lo salva, la menzogna lo condanna, e quindi il mio parere è che rispondiate a quei signori che vi hanno mandato, che siccome le ragioni di condanna e di assoluzione qui si bilanciano, lo lascino passare liberamente, perché è sempre meglio far del bene che del male; e questo lo sottoscriverei di mio pugno, se sapessi firmare. Ma, per dire il vero, in questo caso non ho parlato di mia testa; ma m’è tornato in mente un avvertimento che insieme con molti altri mi dette il signor Don Chisciotte la sera avanti che partissi per venire a prendere il governo di quest’isola. E l’avvertimento fu: che quando la giustizia non fosse chiara, mi piegassi e mi appigliassi alla misericordia. Dio ha voluto che in questo momento me ne ricordassi, perché qui l’avvertimento calza come un guanto.

— Oh, sì!- disse il maggiordomo -e per conto mio credo che lo stesso Licurgo, che dette le leggi agli Spartani, non avrebbe potuto dare miglior sentenza di quella che ha data il gran Sancho. E qui per stamani mettiamo fine all’udienza.

avatar Scritto da: Martin (Qui gli altri suoi articoli)


4 Commenti a Il dilemma di Sancho Panza

  1. avatar
    Jazztrain 8 Agosto 2010 at 14:32

    Un capolavoro assoluto della letteratura mondiale, ma non vorrei mai giocare come Don Chisciotte, altrimenti prenderei matto dai mulini a vento!
    😉

  2. avatar
    simo 19 Aprile 2011 at 18:50

    io con i miei compagni ho riprodotto don chisciotte e ho fatto sancho panza. mi é piaciuto un sacco anzi due sacchi.era stupendoooooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!

  3. avatar
    simo 19 Aprile 2011 at 18:51

    😉 😉 😉 😀 😆 😛 ❗ :mrgreen:

  4. avatar
    simo 19 Aprile 2011 at 18:53

    hahahahaha vediamo chi scrive dopo di me!!! ma entro il 30 aprile!!!hahaha 👿 😡 😈

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