Anch’io ti ricorderò

Scritto da:  | 1 Agosto 2013 | 22 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri, Voglia 'e turnà

ovvero “Così giocava il Che”

Cosi giocava il Che 8

Parlando con Ludek Pachman durante un torneo scacchistico a La Habana nel 1964, Che Guevara gli confidò: “Sapete, compagno Pachman, non mi piace affatto fare il ministro. Preferirei giocare a scacchi come voi o fare una rivoluzione in Venezuela”.

Tra gli sports praticati nella gioventù da Ernesto Che Guevara, il gioco degli scacchi ricopre un ruolo molto importante.

Incominciò ad appassionarsi agli scacchi sin da piccolo per poi diventare un discreto giocatore.

Alcuni testimoni ci dicono che fu il padre, Ernesto Guevara Lynch, ad insegnargli nel 1934 il movimento dei pezzi e le regole del gioco.

Uno dei primi contatti del Che con Cuba fu proprio grazie agli scacchi, quando nel 1939 l’ex campione del mondo, il cubano José Raul Capablanca, visitò l’Argentina dopo averci disputato le Olimpiadi scacchistiche.

Alcuni biografi ci dicono di una simultanea giocatasi al Hotel Provincial di Mar del Plata, dove il Che giocò superbamente contro il Gran Maestro Internazionale Miguel Najdorf. Accurate indagini svoltesi ai giorni nostri gettano qualche dubbio su questo avvenimento.

Cosi giocava il Che 6

E’ però vero che durante le Universiadi, disputatesi a Tucumán nel 1949, Guevara partecipò al torneo di scacchi riportando non pochi successi.

Dopo il trionfo della Rivoluzione, nel 1959, il Che si impegnò al fine di rendere popolare la teoria e la pratica del gioco degli scacchi fra tutti i cubani, organizzando sia dei corsi che dei veri e propri tornei.

Organizzò il primo torneo a squadre tra i vari ministeri, che iniziò il 6 giugno 1961 con la prima mossa effettuata da Santiago di Cuba telefonicamente da Josè Llaanusa, del Ministero dell’educazione fisica, il Che gli rispose da La Habana con un telefono amplificato per consentire anche ai numerosi presenti di seguire l’incontro.

A Cuba, durante le pause dall’intensa attività politica e produttiva, il Che organizzava tornei di scacchi tra i colleghi nel ministero dell’Industria; partecipò anche ad un torneo internazionale sia come spettatore che come giocatore in una simultanea.

Nel maggio del 1962, durante il torneo “1° Memorial Capablanca”, disputatosi a La Habana, il Che fu uno dei 10 avversari del Gran Maestro Internazionale Miguel Najdorf, che giocò la simultanea bendato; l’incontro finì in pareggio.

Cosi giocava il Che 2

Prima che Vicktor Korchnoj tenesse la propria simultanea su venti scacchiere che avrebbe visto la partecipazione, tra gli altri, di Ernesto Che Guevara, Mijail Tal gli disse: “Sai quanto il Che tenga agli scacchi; non infierire, fai patta con lui”.

Alla fine della simultanea Tal gli chiese come fosse andata.

“Benissimo”, rispose Korchnoj, “le ho vinte tutte e venti”.

“E il Che?”, domandò preoccupato Tal.

“Non sa giocare la Catalana!”, scosse la testa sconsolato il terribile Viktor.

Finito il torneo Guevara giocò poi sia con Mijail Tal che con Boris Spassky, congratulandosi con quest’ultimo per una grande partita disputata nel torneo appena conclusosi.

Il comandante Che Guevara ed il generale Bayo furono protagonisti di una bella partita a scacchi nella sala analisi situata nell’Hotel Habana Libre durante una pausa del suddetto torneo; fu un gambetto di donna accettato che vide vincitore il Che. In apertura il bianco, Bayo, stava meglio, ma nel centro partita e nel finale la migliore strategia del Che lo portò alla vittoria.

Cosi giocava il Che 5

Alcuni sostengono che il Che giocò una partita, telefonicamente, anche contro il giovanissimo, all’epoca, Bobby Fischer, il futuro grandissimo scacchista statunitense, che a causa dell’embargo non aveva potuto partecipare al torneo intitolato a Capablanca, che giocava da New York.

Fischer, in seguito, disputò, di nuovo telefonicamente sempre a causa dell’embargo, un intero torneo internazionale che si disputò nel 1965 a La Habana, classificandosi al secondo posto a solo mezzo punto dal vincitore.

Nel giugno del 1962 il Che sfidò, in una partita simultanea, trentatre lavoratori del ministero dell’Industria e l’esperto maestro nazionale Rogelio Ortega al quale si impose in ventidue mosse.

Nel maggio del 1964 la squadra di scacchi del Messico si recò a La Habana per disputare la seconda parte dell’incontro Messico – Cuba che era iniziato il mese prima nella capitale azteca.

Il match si concluse con il trionfo dei cubani per 7 a 5.

Nei due giorni di gara il Comandante Ernesto Che Guevara assistette a tutti gli incontri; in quella occasione tenne un comportamento inappuntabile in sala torneo, girava tavolo dopo tavolo attento alle differenti posizioni, concentrando tutta la propria attenzione sulle partite che promettevano un gioco attivo e complesso.

Al termine di ogni incontro si fermava ad analizzare la partita con entrambi i giocatori.

Cosi giocava il Che 4

Come si sa, il Che preferiva il gioco d’attacco al gioco posizionale, ma durante il torneo tenne un atteggiamento imparziale verso tutti i giocatori e tutte le partite, dando per questo poca importanza agli stili e alle caratteristiche di gioco di ogni giocatore.

Al termine dell’incontro i giocatori messicani vollero a tutti i incontrare il Che per conoscerlo meglio; saputo ciò Guevara diede loro questa risposta: “D’accordissimo, però a causa dei miei numerosi impegni che ho al ministero dell’Industria non potrò incontrarvi che dopo le tre di mattina”; alle tre di mattina del 26 maggio del 1964 la delegazione degli scacchisti messicani si presentò all’appuntamento nell’ufficio del Che.

Qui, dopo aver sostenuto una discussione su diverse tematiche sia politiche che economiche con i visitatori, il Che li sorprese tutti piazzando sulla sua scrivania una scacchiera con i relativi pezzi; a quel punto tutti i giocatori messicani volevano giocare contro di lui, ma il tempo era tiranno così si decise che loro, con i pezzi bianchi, facevano a turno una mossa a testa, in questo modo tutti poterono giocare una partita contro il Comandante.

Cosi giocava il Che 3

L’incontro terminò con un pareggio.

Guevara, quando si trovava al ministero dell’industria, tra una fatica lavorativa e l’altra, dedicava il poco tempo libero agli scacchi, definendo questa sua passione come un ‘pecadillo’ perché lo distoglieva dal lavoro per la causa rivoluzionaria.

Nei diari di guerriglia, da quelli della Sierra Maestra a quello Boliviano, il Che ha scritto di alcune partite giocate a scacchi con diversi Compagni e di qualche lezione scacchistica che teneva per insegnare loro anche il gioco degli scacchi.

La forza di gioco di uno scacchista viene classificata con un punteggio detto Elo, dal cognome di chi lo propose; bene, ora la domanda nasce spontanea: che Elo aveva il Che?

Come tutti sappiamo l’Elo del Che era: “Hasta la victoria, siempre”.

Così giocava il Che…

Cosi giocava il Che 7

Najdorf Miguel – Che Guevara [C93]

La Habana, Simultanea alla cieca, maggio 1962

[Note di Riccardo Vinciguerra]

1.e4 (Spagnola: variante Smyslov) 1…e5 2.Cf3 Cc6 3.Ab5 a6 4.Aa4 Cf6 5.0–0 Ae7 6.Te1 b5 7.Ab3 0–0 8.c3 d6 9.h3 h6 (Assicura g5) 10.d4 Te8 11.Cbd2 Af8 12.d5 Ce7 13.c4 bxc4 14.Cxc4(+-) c6 15.dxc6 Cxc6(+=) 16.Ae3 Ae6 [16…Tb8!?(+=) sembra essere meritevole] 17. Najdorf propone patta ed il Che accetta, ½ – ½.

Najdorf sta chiaramente meglio, ma non dimentichiamoci che giocava bendato!

Ortega R. – Che Guevara [D05]

La Habana, Simultanea al ministero dell’Industria, giugno 1962

[Note di Riccardo Vinciguerra]

1.Cf3 (Sistema Colle) 1…d5 2.e3 e6 3.d4 Cf6 4.Ad3 g6 (Consolida f5)   5.0–0 Ag7 6.b3 0–0 7.Ab2 b6 8.Cbd2 Ca6 9.Aa3 c5 10.Ce5 Dc7 11.Tc1 Cd7 12.f4 Cb4 13.Axb4 cxb4 14.e4 Dc3!

15.Cdf3 dxe4 16.Axe4 De3+ 17.Rh1 Dxe4 18.Cg5 Dd5 19.c4 bxc3 20.Txc3 Ab7 21.Cgf3 Tac8 22.Td3 Aa6 [22…Aa6 23.Cc4 Txc4 24.bxc4 Dxc4–+] 0–1

Con un pezzo in più il vantaggio del Che è notevole, ad Ortega non resta altro da fare che abbandonare.

Acevedo Armando – Che Guevara [C68]

Camaguey , 29.05.1964

[Note di Riccardo Vinciguerra]

1.e4 (Spagnola: variante del cambio) 1…e5 2.Cf3 Cc6 3.Ab5 a6 4.Axc6 dxc6 5.0–0 Ad6 6.d4 exd4 7.Dxd4 f6 (Consolida e5+g5) 8.Cc3 c5 9.De3 Ch6 10.e5 Cg4 11.De4 Cxe5 12.Cxe5 Axe5 13.Ae3 De7 14.Cd5 Axh2+! (Demolizione della struttura pedonale  avversaria)  15.Rxh2 Dxe4 16.Cxc7+ Rf7 17.Cxa8 b6! (Sgombero per permettere Ac8-b7) 18.Cxb6 Ab7 (Minaccia il matto in g2)

19.f3 [19.Tg1 Dh4#] Dxe3 [19…Dxe3 20.Tad1 Te8–+] 0–1

Al Che piacque molto questa partita.

Che Guevara – Alonso J. [B23]

Ministero dell’Industria

[Note di Riccardo Vinciguerra]

1.e4 (Siciliana Chiusa) 1…c5 2.Cc3 d6 3.g3 Cf6 4.Ag2 Cbd7 5.Cge2 e5 6.0–0 Ae7 7.d3 0–0 8.f4 a6 9.fxe5 dxe5 10.b3 Cb6 11.Ae3 Ae6 12.Dd2 Cg4 13.a4 Cf6 14.Ca2 Dc7 15.c4 Tad8 16.Cac3 Td7 17.Cd5 Axd5 18.exd5 Cc8 19.Cc3 Cd6 20.Ce4 Cfxe4 21.dxe4 a5 22.Df2 f5 23.Dc2 Ad8 24.exf5 Tdf7 25.g4 b6 26.Tf2 h6 27.Ae4 Af6 28.Taf1 De7 29.Tf3 Ag5 30.Dd3 Df6 31.h3 Rh8 32.Axg5 Dxg5 33.De3 Df6 34.Rg2 Te8 35.Rg3 Rg8 36.h4 (Il Bianco prepara g5) 36…Rf8 37.Rh3 Td8 38.Tg1 De7 39.g5 hxg5 40.Txg5 Re8 41.Ac2 Rd7

42.Tg6 Th8 43.Dg5 (Il Bianco ha una forte iniziativa) 43…Tf6 44.Txg7 Cf7 45.Dg4 Rd6 46.Tg6 Rc7 47.Txf6 Dxf6 48.Tg3 Th7 49.h5 Ch8 50.Dg5 Df7 51.Rh4 Rb7 52.f6 Txh5+ 53.Dxh5 Dxf6+ 54.Dg5 Df2 55.Dg7+ Cf7 56.Dg4 Df6+ 57.Rh3 Df1+ 58.Rh2 1–0 Una partita molto bella del Che.

Il Comandante Che Guevara oltre che essere un discreto giocatore era anche appassionato alla soluzione dei problemi di scacchi; preferiva i problemi che avevano soluzione con uno scacco matto in tre mosse, come Lenin, per le difficoltà che si incontravano nel trovare la giusta sequenza delle varie mosse.

Cosi giocava il Che 1

Il Che si dilettava a risolvere i problemi di scacchi che venivano pubblicati nella pagina scacchistica del giornale ‘Revolución’; è conosciuta una lettera che egli inviò al responsabile del periodico nella quale criticava la pubblicazione di un problema che aveva la soluzione del matto in due mosse giudicandolo troppo facile da risolvere, invitandolo a pubblicare problemi scacchistici con soluzioni più difficili da trovare.

La “tirata d’orecchio” diede i frutti attesi, il 9 ottobre 1961 venne pubblicato su “Revolución” un problema difficile, che fu proprio dedicato al comandante Ernesto Che Guevara, eccolo:

Il bianco da scacco matto in tre mosse.

Soluzione: 1.Dg7 Ra7 2.c8=A Rxa8 3.Da1#.

E’ senza dubbio un problema molto difficile da risolvere, un problema degno del Che.

(Ernesto Guevara de la Serna: 14/06/1928 Rosario, Argentina – 09/10/1967 La Higuera, Bolivia)


Articolo pubblicato per la prima volta il 5 agosto 2010 e ora riproposto nell’ambito della serie “Voglia ‘ turnà”

avatar Scritto da: Mongo (Qui gli altri suoi articoli)


22 Commenti a Anch’io ti ricorderò

  1. avatar
    Mandriano 5 Agosto 2010 at 00:39

    Hasta la victoria… siempre!!

  2. avatar
    Jazztrain 5 Agosto 2010 at 07:03

    Questo pezzo è molto bello, l’ho letto con piacere ed entusiasmo ed è nello spirito di Soloscacchi!
    Bravissimo Mongo!

  3. avatar
    cserica 5 Agosto 2010 at 10:11

    il nome di Fischer non poteva mancare,
    si è spesso mischiato con personaggi politici imbarazzanti quali Castro, Marcos e Milosevic,
    purtroppo per lui gli americani non dimenticarono facilmente le amicizie con alcuni di questi…..

    • avatar
      alfredo 2 Agosto 2013 at 08:53

      Castro certo è quantomeno imbarazzante per gli americani ma il suo nome non puo’ essere minimamente paragonato a quelli di un dittatore ipercorrotto come Marcos e di un crminale razzista come Milosevic

    • avatar
      Carlo 12 Agosto 2020 at 11:47

      Fisher aveva a suo modo un profondo risentimento verso l’establishment americano che lo aveva “gettato e usato” per cui non si fece scrupoli ad attaccarlo in tutti i modi nella sua vita e nemmeno nel procurargli i soldi che gli servivano per non dover tornare a subirne il condizionamento..fino alla fine della sua vita. Sarebbe interessante davvero ritrovare uan traccia della sua partita con il Che (sempre che sia avvenuta davvero)

      • avatar
        Carlo 12 Agosto 2020 at 11:49

        Il pezzo è davvero molto interessante e da diffondere, complimenti a chi lo ha scritto.

        Mi piace 1
  4. avatar
    Luciano 7 Agosto 2010 at 23:46

    Sarò forse influenzato dalla presenza della figura per me fondamentale di Ernesto “Che” Guevara, ma a me è sembrato un gran bell’articolo.

  5. avatar
    Jazztrain 8 Agosto 2010 at 08:50

    Il contrabbassista jazz americano Charlie Haden gli dedico questa versione della canzone del Che insieme alla sua Liberation Music Orchesta, Impulse 1969

    http://www.youtube.com/watch?v=9q2Czcrd41g

  6. avatar
    carla ramos 10 Ottobre 2010 at 16:43

    aqui se queda la clara
    la entreñable transparencia
    de tu querida presencia
    Comandante Che Guevara…

  7. avatar
    Mongo 1 Agosto 2013 at 22:03

    Che bella riproposta in un giorno glorioso come questo! 😉

  8. avatar
    Enrico Cecchelli 1 Agosto 2013 at 22:40

    Bellissimo pezzo! Un altro “grande” con la scimmia degli scacchi! Grande Mongo e grazie per questo interessantissimo spaccato sulla vita scacchistica del Comandante

  9. avatar
    Mongo 1 Agosto 2013 at 23:09

    A proposito,girando per la rete mi sono trovato davanti a questa notizia sul Che che ignoravo: 1999. La Federación Internacional de Ajedrez otorga su más alta distinción, Orden Caballero de la FIDE, a Ernesto Che Guevara e inscribe en su Libro de Oro a José Luis Barreras y Eleazar Jiménez.
    Se qualcuno sa o riesce a scoprire qualcosa in più è pregato di farmelo sapere. Grazie

  10. avatar
    Luca Monti 2 Agosto 2013 at 00:43

    Mongo pensavo che nelle sue tante “guerriglie”,il Che,un Vinciguerra l’avrebbe sempre voluto a suo fianco.Anche un Napoleone, un generale con quel nome l’avrebbe assoldato all’istante.Bene così.

    • avatar
      Jas Fasola 2 Agosto 2013 at 11:11

      Si dovrebbe fare un concorso sulle 10 migliori battute del 2013 su Soloscacchi. Questa ha una nomination 🙂

    • avatar
      Mongo 2 Agosto 2013 at 11:34

      In Congo ed in Bolivia un Vinciguerra sarebbe senz’altro servito, almeno, per il morale dell’esercito rivoluzionario… 😉

  11. avatar
    Fabio Lotti 4 Agosto 2013 at 09:09

    OT.
    Per Mongo, Zenone e gli altri appassionati anche del giallo. Uscito il pezzo di agosto qui http://theblogaroundthecorner.it/2013/08/letture-al-gabinetto-di-fabio-lotti-agosto-2/. Se devo essere sincero da Mongo mi piacerebbe ricevere un contributo per la mia rubrica come ha fatto Zenone.

  12. avatar
    Punta Arenas 23 Agosto 2013 at 13:19

    @Alfredo

    Direi che il tuo idolo non è imbarazzante solo per gli americani, ma anche per gli stessi cubani che rovesciarono la dittatura di Batista, e che poi lui fece fuggire, o incarcerare, o che fece condannare a morte.
    Perché forse il tuo concetto di “democrazia” è un po’ originale, ma ti sfugge che quel barbuto ed il fratellino stanno al potere a Cuba dal 1959, da 54 anni, e decine di migliaia di cubani li amavano così tanto che hanno perso la vita, pur di scappare, anche su zattere precarie, da quel “paradiso”.
    Perché mentre tu puoi andartene in qualunque momento dall’Italia, a Cuba ciò è sempre stato vietato dal tuo grande idolo.
    Inoltre, scrivi che Marcos e Milosevic erano corrotti, ed è vero ovviamente, ma ti sfugge che a Cuba la corruzione è stata da decenni incoraggiata dalla totale assenza di controlli sulla gestione delle aziende di stato.
    http://en.wikipedia.org/wiki/Corruption_in_Cuba
    “Since the bulk of the productive resources are owned and managed by the state and the vast majority of Cubans work for state-owned enterprises, these petty crimes are widespread”.
    Bribes are widespread. To get medical care, patients pay bribes. Musicians regularly pay bribes to able to perform on tourist areas, where they can earn convertible currency. A bicycle taxi license is reported to cost $150 in bribes”
    Se qualcuno è disposto a sostenere che è “democrazia” quella di un tizio che da 54 anni sta al potere (lui e i suoi familiari) da dittatore senza indire libere elezioni, e che oltre tutto – come succedeva nei Paesi dell’Est – manco è mai riuscito a portare un minimo di prosperità economica (schiavo di ridicoli dogmi economici vetero-marxisti ottocenteschi, falliti e rottamati dalla Storia), ma è solo riuscito a far diventare Cuba l’oggetto di sexy tour mondiali, inducendo moltissime famiglie a far prostituire le figlie negli alberghi per turisti stranieri, per guadagnare qualche dollaro, direi che quel tizio NON è detestato solo dagli americani, ma da tutti i VERI democratici del mondo.
    D’altra parte questa è sempre stata di fatto l’applicazione dei principi comunisti, da parte di Mao, Castro, Stalin, Breznev, Pol Pot, Honecker, Ceausescu, ecc.: il popolo nella m. e senza libertà, loro e le loro nomenklature al potere senza alcun controllo e pieni di privilegi.
    E non a caso nel 1989 centinaia di MILIONI di persone all’Est Europa (e non certo gli americani “capitalisti”) li hanno mandati a c..are.
    IL POPOLO, non i “fascisti” o i “contro-rivoluzionari”, o “la CIA”
    Infine, per quanto riguarda l’altro patetico barbone da t-shirt, mi viene in mente la scena di un film su di lui, in cui poco prima di morire in Bolivia nel 1967, lo si vede arringare dei contadini boliviani, a cui non può fregare di meno dei suoi sermoni rivoluzionari, e lui allora si incaxxa di brutto.
    Perché il punto è tutto qui: lui credeva che SOLO le sue idee fossero giuste, e non aveva alcun rispetto per chi la pensava diversamente da lui, ed è finito come è finito.
    E invece il principio fondamentale della democrazia è che NON ci può mai essere uno che può decidere di privare della libertà gli altri, arrogandosi la delirante convinzione che solo le sue idee politiche sarebbero giuste.
    E che diritto aveva il signor Ernesto Guevara di decidere che le sue idee politiche fossero migliori di quelle del contadino boliviano Juan Lopez, a cui non importava proprio nulla di Ernesto Guevara né di Fidel Castro, né delle loro “rivoluzioni esportate”?
    NESSUNO!

  13. avatar
    Mongo 23 Agosto 2013 at 15:56

    @ Punta Arenas
    Ma ti sei per caso svegliato appoggiando a terra il piede sbagliato?
    Prima di ‘blaterale’ sulla Rivoluzione Cubana ed i suoi eroi bisogna conoscere tutta la storia di Cuba e di conseguenza anche molto bene il periodo di cui si sta parlando; non basandosi solo su films o articoli di giornali o su antipatie/simpatie verso i protagonisti.
    La rivoluzione cubana aveva solo lo scopo di cacciare Batista, il dittatore che la governava per conto degli USA. Cuba, in quel periodo, era conosciuta nel mondo come ‘il giardino di casa degli statunitensi’, luogo dove gli statunitensi potevano fare tutte le porcate che volevano: mafia, donne, gioco d’azzardo e chi più ne ha ce ne metta pure altre. I poveri cubani erano per la stragande maggioranza analfabeti, senza ospedali e senza medicinali e subivano tirannie di ogni sorta dal governo di Batista.
    La rivoluzione iniziò dopo l’assalto al Moncada, ma covava da tempo, il 26 luglio 1953; assalto che fallì e portò oltre che alla cattura di Fidel e di Raul, anche all’uccisione dopo torture inenarrabile di moltissimi altri. Famoso è il discorso che Fidel fece in tribunale il giorno del suo processo; discorso che terminava con queste parole: “La storia mi assolverà”. Tutti i pochi prigionieri sopravvissuti vennero amnistiati ed esiliati in Messico alla fine del 1955. Intanto a Cuba il Movimento 26/7, che prese il nome proprio dalla data dell’assalto alla caserma Moncada, continuava i preparativi per la rivoluzione. In Messico i cubani si esercitavano e pian iano crescevano anche di numero perché arrivavano dei rinforzi sia da Cuba che da altri paesi (Ernesto Guevara medico argentino, Gino Doné Paro ex partigiano italiano, un messicano ed un ecuadoregno). I Barbudos salparono in 82 dal Messico diretti verso Cuba a bordo del Granma, un’imbarcazione per soli 12 passeggeri. Allo sbarco vennero massacrati e solo una dozzina sopravvisse, tra di essi i due Castro, Che Guevara (ferito al collo) e Gino Donè Paro, che scamparono alla cattura. Una volta raggiunta la Sierra Maestra, con l’aiuto dei contadini, il gruppo riprese forza e dopo alcune imprese riuscì infine a far scappare dall’isola Batista, era il 31/12/1958; Fidel arrivò a La Habana l’8/01/1959 completando così il trionfo della rivoluzione cubana. Tanto di cappello.
    Ad aiutare i Barbudos ci furono anche gli USA (che volevano solo sostituire Batista con un altro dei loro), infatti Fidel era tutto tranne che un comunista; anche tra gli stessi Barbudos i comunisti li si contava sulle dita di una mano: Raul Castro che aveva studiato in URSS ed il Che, che da autodidatta aveva studiato il marxismo. L’eroe della rivoluzione, Camilo Cienfuegos, addirittura minacciava di lasciare l’isola se la rivoluzione fosse diventata comunista.
    Era una rivoluzione del popolo. In breve, anche grazie al lavoro volontario, venne azzerato l’analfabetismo; l’assistenza medica gratuita fu garantita a tutti i cubani e oggi la migliore scuola di medicina del mondo è a Cuba, isola dove c’è anche il minor tasso di mortalità infantile del mondo intero.
    Castro diventò ‘comunista’ perché il paese che più aiuto economicamente Cuba fu l’Unione Sovietica. Gli USA decretarono l’embargo di Cuba e da qui iniziò la crisi economica dell’isola; embargo che c’è ancora oggi!!! Dopo la crisi dei missili, Guevara incominciò ad allontanarsi dai sovietici sino a quando nel 1964, in un discorso che fece ad Algeri, li denunciò di essere come, se non peggio, dei paesi capitalisti in quanto anziché aiutare ‘a gratis’ gli stati che volevano autodeterminarsi, liberandosi dagli oppressori imperialisti, ‘contrattavano’ gli aiuti. La cosa ovviamente non piacque ai sovietici ed appena Guevara rientrò in patria dovette dare le sue spiegazioni a Fidel. Da qui il declino politico del Che che decise di abbandonare l’isola e di andare ad esportare la rivoluzione. Nel 1965 andò in Congo ad appoggiare una rivoluzione che non decollerà mai e fu costretto a riparare in Tanzania.
    Castro lo richiamò a Cuba, ma Ernesto non poteva tornarci in quanto lo stesso Castro aveva reso nota la lettera di addio del Che.
    Guevara tornò a Cuba in clandestinità, solo i due Castro, la moglie e pochi altri lo sapevano; i figli credevano che l’uomo che andava ad incontrare la loro madre, e pareva come innamorato di loro, fosse un amico del loro papà…..
    Qui preparò la spedizione in Bolivia, dove non voleva fare subito la rivoluzione, ma far nascere un foco guerrigliero e poi esportarlo in tutta l’America Latina: creare due, tre molti Vietnam.
    In Bolivia (scelta sbagliata, purtroppo) il Che fu subito tradito dal partito comunista boliviano, che voleva esserne l’artefice primo della rivoluzione, burocratizzato al massimo e filo sovietico, che avvisò subito il KGB della sua presenza in terra boliviana. Il KGB lo fece sapere alla CIA e la frittata fu fatta.
    Il resto è storia recente, ma se vuoi in un altra occasione ne riparliamo.
    Per cui prima di parlare del Che, dei rivoluzionari cubani e di Cuba, sei pregato di lavarti la bocca, le mani e di studiare la Storia.

    Mi piace 1
  14. avatar
    Ricardo Soares 23 Agosto 2013 at 16:26

    Posso sbagliare, ma a mio parere sbaglia chiunque pensa che “SOLO le sue idee sono giuste e non ha rispetto per chi la pensa diversamente”. Si chiami egli Putin o Beppe o Umberto o Punta Arenas.
    Credo anche che il rispetto delle idee altrui deve cominciare a manifestarsi attraverso la moderazione nel linguaggio.
    E sbaglia anche chi pensa che basti essere anticomunisti o filoamericani o filocapitalisti per essere “democratici”.
    Di dittature la storia ne ha mostrate troppe, di vario colore (per fortuna non tutti sono riusciti o riescono nel loro intento).
    Prosperità? Libertà? Democrazia? Felicità? Benessere? Io non mi fermerei mai alla prima stazione. C’è molto su cui riflettere.
    Vorrei fare un solo esempio, senza per questo, per carità, voler giungere a nessuna conclusione di ordine politico:
    nell’Unione Sovietica di Gorbacev le aspettative di vita della popolazione erano arrivate (1987) a sfiorare i 70 anni (65 per gli uomini, 74 per le donne).
    Oggi, nella Russia post-sovietica, il dato è sceso in maniera impressionante, a circa 60 anni. La tendenza, secondo un recente studio della Banca Mondiale, vede (per gli uomini e se non verranno adottate adeguate contromisure) i 53.
    Amartya Sen sostiene che questo indice è fondamentale, perché “misura l’abilità di uno Stato di trasformare le risorse economiche nel più importante bene pubblico: la salute dei suoi cittadini”.
    Ecco, io vorrei uno Stato che soprattutto si occupasse sempre di più del benessere e della salute dei suoi cittadini e non soltanto del benessere e della salute di pochi o di uno solo.
    Come si chiama e dov’è questo Stato?

    • avatar
      Marramaquis 23 Agosto 2013 at 17:01

      Ciao, Ricardo! Ah, ah, interessante!
      Ora capisco perché tutti i russi che riempiono a migliaia qui a Roma i centri commerciali e i negozi più esclusivi si comportano in genere poco elegantemente con tutti e vanno sempre di corsa. Sanno che a 53 anni potrebbero avere il “fine corsa, si scende!”. Ah, ah!
      Scherzi a parte, caro Ricardo, per una volta condivido ogni tua parola.

  15. avatar
    Ricardo Soares 23 Agosto 2013 at 16:36

    Il mio commento, che è finito qui dopo quello di Mongo, era naturalmente di replica alle parole e alle considerazioni di Punta Arenas. Grazie e un saluto a tutta la grande redazione di SoloScacchi.

  16. avatar
    nico 1 Aprile 2015 at 01:28

    Gran bel post Mongo, complimenti!

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