La Tavola Fiamminga

Scritto da:  | 5 Ottobre 2010 | 11 Commenti | Categoria: Libri, Recensioni, Scacchi e letteratura

Arturo Pérez-Reverte

La Spagna è stata ed è la sede di molti importanti tornei di scacchi, così come è stata ed è un Paese che ha dato i natali a grandi scrittori. E’ proprio partendo da tale considerazione che ho tratto lo spunto per questo articolo nel quale vorrei proporvi un noto e avvincente romanzo thriller, che ha come elemento dominante proprio il nostro gioco: “La Tavola Fiamminga” di Arturo Pérez-Reverte* (1990, Ed. NET – pagg. 344, € 7,80). Si tratta forse dell’opera “gialla” che più di ogni altra – ma su questo punto aspetto curioso le vostre puntualizzazioni – utilizza il nostro gioco appieno e ci conduce all’interno di un intrigo notevolissimo, fatto di enigmi collegati alla morte violenta di coloro che hanno avuto a che fare con un quadro. La storia, infatti, vede come protagonisti una restauratrice e un dipinto del 1471 dell’artista fiammingo Van Huys: “La partita a scacchi”. La restauratrice, studiando l’opera a cui sta lavorando, rileva che nella parte posteriore della tela è riportata una frase in latino – apparentemente incomprensibile -: “Quis necavit equitem?” (Chi ha ucciso il cavaliere?). Ma la traduzione giusta sarà un’altra “Chi ha mangiato il cavallo?”. Comincia così “oggi” una partita a scacchi, iniziata 500 anni prima, tra la restauratrice, aiutata da Cesar (l’uomo che le ha fatto da padre) e Munoz (uno scacchista),  e l’assassino.

Scoprire chi ha ucciso il cavaliere nel 1471 è forse la chiave per arrivare all’omicida della nostra epoca.

Un plot narrativo avvincente ed una vivace scrittura fanno di questo romanzo un ottimo libro, che richiede da parte del lettore una continua attenzione e un minimo di conoscenze scacchistiche, anche perché i più esperti vi individueranno il tipico ragionamento da analisi retrograda. Dal romanzo è stato tratto l’omonimo film del 1994 (regia di Jim McBride, interpreti: Kate Beckinsale e John Wood).

Visto il tema scacchistico voglio riportare la posizione riportata nel dipinto fiammingo:

Buona lettura!

* Arturo Pérez-Reverte nasce a Cartagena, in Spagna, nel 1951. Dopo aver lavorato per più di vent’anni come reporter di guerra per giornali, radio e televisione, nel 1994 decideva di dedicarsi completamente all’attività di romanziere. Le sue opere sono stati tradotte in più di venti lingue. Alcuni titoli – pubblicati in Italia dalla Marco Tropea Editore – ricordiamo: Il club Dumas (1997) – da cui è stato tratto il film La nona porta (regia di Roman Polanski, protagonista Johnny Depp) – ; Il maestro di scherma e Territorio comanche (1999).Quest’ultimo lavoro ha ispirato il regista Gerardo Herrero per l’omonimo film (presentato sia al Festival di Berlino che a quello di Cannes). Nella collana EST sono usciti La tavola fiamminga e La pelle del tamburo (vincitore premio per la letteratura europea Jean Monnet, 1997). Carta sferica – Prix Mediterranée Etranger – ha scalato i vertici delle classifiche spagnole in pochi giorni. Il suo romanzo La Regina del Sud si ispira a un grande classico della letteratura, Il Conte di Montecristo. Il suo ultimo romanzo è Il pittore di battaglie (2007). È membro della Real Academia Española de la Lengua, la più alta istituzione spagnola nella lingua e la letteratura.

Per finire due opere collegate al tema del romanzo:

Partita a scacchi con la morte, Karl Truppe (1942)

Partita a scacchi, Van Leyden Lucas - 1510 ca. (Berlino, Gemaeldegalerie)

avatar Scritto da: Zenone (Qui gli altri suoi articoli)


11 Commenti a La Tavola Fiamminga

  1. avatar
    Mongo 5 Ottobre 2010 at 14:54

    Mi hai messo addosso una voglia incredibile di leggerlo!!!! 😉

  2. avatar
    Marramaquìs 5 Ottobre 2010 at 15:07

    Grazie, Zenone, è anche un’idea per un buon regalo di Natale !

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    alfie 7 Ottobre 2010 at 07:05

    gran bel libro
    ricorda un po’ Eco, ma in meglio 😉

    • avatar
      Zenone 7 Ottobre 2010 at 09:23

      Se ho ben capito, il riferimento è a “Il nome della Rosa”.
      E’una polemica – in verità circoscritta – già emersa tempo addietro.
      Ritengo che la differenza tra le due opere – che non sono “gialli” tout-court ma soprattutto romanzi scritti davvero bene – sia chiara:
      – Umberto Eco ha ideato un romanzo storico, all’interno del quale ha costruito un plot “giallo”, con un investigatore ante litteram (Guglielmo da Baskerville, “casualmente” uno dei romanzi più riusciti di Doyle è “Il mastino di Baskerville”…;) e il suo aiutante, seguendo i dettami del giallo classico, in questo caso deduttivo: Holmes e Watson, Ellery Queen e il padre Richard;
      – Pérez Reverte costruisce romanzo poliziesco – con un plot forse ancora più avvincente di quello di Eco – ma con nessuna pretesa di “storicità” assoluta (a differenza del rigore storico di Eco, non per nulla uno dei maggiori intellettuali europei e non solo).
      Mentre per Pérez Reverte l’ambientazione è un mezzo per dipanare la storia che ha ideato, per Eco è vero il contrario, in uno splendido romanzo storico è inserito un “giallo”.
      Comunque, due grandi letture.

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    Luciano 20 Ottobre 2010 at 09:55

    Grande libro, allo stesso livello del “Club Dumas”, con in più il bonus del tema scacchistico.

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    Malfoy 29 Ottobre 2010 at 19:32

    Letto ormai diversi anni fa, ma francamente non condivido minimamente tutto questo entusiasmo, se non altro perché la verosimiglianza del materiale scacchistico è del tutto risibile, meno che da dilettante. Del tutto imparagonabile a grandi libri di tema scacchistico come “La variante di Lueneburg” o “La novella degli scacchi”, o ancora “Luzhin”.

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      Aeolus 26 Maggio 2011 at 19:26

      Totalmente d’accordo con Malfoy.

      Poi neanche particolarmente buono come giallo.

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    Zenone 30 Ottobre 2010 at 10:57

    Preliminarmente vorrei precisare che questo mio intervento, in risposta al commento di Malfoy, non vuol essere una “difesa” del mio pezzo su “La Tavola Fiamminga” (da ora, per brevità, LTF); credo infatti che gli articoli debbano essere redatti non solo per essere letti ma, soprattutto, criticati. Questo è vero soprattutto per un blog. Detto ciò, ritengo che sia condivisibile l’opinione di Malfoy quando dice che “(…) la verosimiglianza del materiale scacchistico è del tutto risibile, meno che da dilettante”. Ma è di tutta evidenza come gli scacchi, anche in questo caso – ma ciò vale anche per altri libri che ho recensito – siano un pretesto, meglio un mezzo, per intessere un racconto, una vicenda, un plot narrativo e poliziesco, su questo non si può non concordare. Per altro gli attori della vicenda de “LTF” non sono giocatori di scacchi, a differenza di quelli dei libri a cui si fa cenno nel commento (“La variante di Luneburg”, “La novella degli scacchi” o “Luzin” [ritengo si intenda “La difesa di Luzin”]). Ritengo che questo sia importante da sottolineare e faccia la differenza dal punto di vista strettamente scacchistico. Per altro, le suddette opere scandagliano la mente umana, hanno risvolti psicologici e introspettivi, e sono legati al disagio personale dei protagonisti, mentre “LTF” è “solo” un romanzo poliziesco. Dal punto di vista strettamente critico-letterario, ritengo, ma questa è ovviamente una mia personalissima considerazione, che il libro valga, sia avvincente e sia scritto bene e credo che questo basti a giustificare “l’entusiasmo”. Per finire credo che sia davvero interessante leggere la recensione de “LTF” di “Leoncini & Lotti” (senz’altro più ferrati di me dal punto di vista scacchistico e letterario) sul loro sito:
    http://www.marioleoncini.it/seg/tavolafiamminga.htm
    Grazie.

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      Malfoy 12 Novembre 2010 at 11:25

      Zenone, non intendevo certo “attaccare” la tua recensione: in materia letteraria (come in una discreta maggioranza delle attività umane, peraltro ;-)) il Verbo non lo possiede nessuno, e in materia di estetica l’opinione personale è quanto mai sovrana. Anche lasciando fuori il paragone con i grandi romanzi citati, tuttavia, e confinandomi all’ambito del genere poliziesco, per quelli che sono i miei criteri di giudizio trovo comunque che LTF sia poco ben fatto, se lo paragono per esempio alle opere di S. S. Van Dyne, dove dei “materiali” (pittura impressionista, allevamento di cani, fisica teorica, ceramica cinese, gli scacchi stessi, ecc. ecc.) si fa un utilizzo di un rigore semplicemente maniacale, senza con questo risultare meno avvincenti di LTF, tutt’altro direi. Sarò sicuramente un vetero-classicista, ma in un’opera che si rispetti al criterio di verosimiglianza non riesco a rinunciare… 😉

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        Zenone 12 Novembre 2010 at 13:19

        Ci mancherebbe Malfoy. Come ho premesso nel mio commento è assolutamente legittima, divertente e stimolante la critica, soprattutto quando è fatta con il tuo stile ed argomentazioni. In linea di massima concordo con te, solo che in questo caso specifico facevo riferimento all’aspetto della pura “lettura poliziesca”. Per farti un esempio, al di fuori degli scacchi, così ci intendiamo meglio, trovo i romanzi di Dan Brown accattivanti per il lettore, grazie anche all’ éscamotage dei capitoli brevi, ma davvero poco interessanti come opere letterarie “tout court”, eppure sono letti da milioni di persone nel Mondo (anch’io naturalmente li ho letti).

  7. avatar
    fritzcarraldo 30 Ottobre 2010 at 11:26

    concordo con Zenone e Leoncini!
    ho trovato appassionante sia il libro che il film, a differenza di altri lavori a tema scacchi

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