A ben rifletterci, in ultima analisi, di grandi libri di grandi tornei la letteratura scacchistica non è poi copiosissima. Sì, ci vengono immediatamente in mente alcuni capolavori immortali, opere quali quella di Bronstein sul Torneo dei Candidati disputatosi Neuhausen-Zurigo nel 1953, oppure le gemme di Alekhine su Nottingham 1936 ed i due Tornei di New York del 1924 e 1927, lo stupendo “San Pietroburgo 1909 – Memorial Chigorin” di Lasker, la “Piatigorsky Cup” del 1966 a Santa Monica del grande Isaac Kashdan, “Curacao 1962” di Jan Timman e alcune poche altre… oldies but goldies…
Tra queste un posto di primo piano lo merita indubbiamente quell’opera meravigliosa che è di fatto un vero classico degli scacchi: “Il secondo torneo internazionale di Mosca 1935” che raccoglie tutte le partite di un torneo fantastico dominato fino all’ultimo incertissimo turno da due campioni d’eccezione: Salo Flohr e Mikhail Botvinnik. Ma come si direbbe con termine d’oggi, il “seeding” del torneo era di assoluta eccellenza: giocatori del calibro di Capablanca e Lasker tra i partecipanti, insieme ad altre stelle del firmamento scacchistico quali Spielmann, Lilienthal e Ragozin e tanti altri ancora a far da contorno di prim’ordine.
Alla vigilia dell’ultimo turno Flohr e Botvinnik sono ancora appaiati al vertice della classifica, il primo addirittura imbattuto, mentre “il patriarca” dello scacchismo sovietico reduce da un cammino lungo il torneo costellato da ben nove prestigiose vittorie seppur “macchiato” da due inopinate sconfitte, contro Ilya Kan e Fedor Boatyrchuk, quest’ultimo proprio il supervisore principale dell’opera. Flohr, col Bianco, è opposto a Alatortsev mentre Botvinnik, col Nero, deve affrontare Rabinovich, mentre l’unico che li può ancora raggiungere ed appaiare, nel caso di un passo falso, è l’ex campione del mondo Emanuel Lasker, ormai sessantasettenne, che col Bianco deve a tutti i costi battere Vasja Pirc per sperare di cogliere in extremis il piazzamento più prestigioso.
Il Grande Maestro sloveno contro l’apertura di Re del campione tedesco sceglie di non rispondere con la prediletta 1…d6 ma s’avventura in una Siciliana che permette a Lasker con un sacrificio di qualità (13.Txf6) abbastanza innovativo per quegli anni, di produrre una partita capolavoro: una miniatura celeberrima citata dal grande Polugaevskj nel suo memorabile “Labirinto Siciliano” a mo’ di deja-vu, per presentare la magnifica vittoria colta dal Grande Maestro inglese, più di mezzo secolo dopo, contro Andrei Sokolov all’olimpiade di Dubai del 1986.
Ma lasciamo stare le calde temperature degli Emirati e torniamo a Mosca, e più precisamente a quella gelida sera del 14 Marzo del 1935 all’Hotel Nazionale con le ampie vetrate prospicienti la Piazza Rossa. Si rumoreggia in sala di gioco di una possibile “resa pilotata” da parte dell’avversario di Botvinnik, il Maestro di Leningrado Ilya Rabinovich, di fronte all’astro nascente nonché concittadino Mikhail Moiseevic. Ma questi, avvertito delle voci, replica infastidito che, di fronte a tale possibilità, non appena si fosse avveduto dell’eventuale condotta poco bellicosa del proprio avversario, avrebbe prontamente abbandonato immediatamente la partita e, seccato, dopo poche mosse implicitamente offre la patta a Rabinovich, con un perpetuo che quest’ultimo non si lascia sfuggire. A seguito dell’avvenimento lo stesso Flohr sembra scosso e poco propenso ad approfittare dell’incidente e conclude anch’egli in pochi tratti il proprio incontro, col medesimo risultato, un’offerta di patta prontamente accettata dal suo avversario, il giovane Maestro di Turki, Vladimir Alatortsev. Epilogo: entrambi appaiati a pari punti e vincitori del torneo, Lasker mezzo punto più sotto.
Tutto questo e molto altro ancora è magnificamente narrato in un libro epico, ove la penna di Rabinovich è accompagnata nei commenti e nelle analisi a quella di altri illustri protagonisti e teorici d’eccezione. Autorevoli firme rispondenti ai nomi di Euwe, Romanovskj e Levenfish, giusto per citare solo le prime tre che ci balzano agli occhi, si alternano a guidare il lettore in questo viaggio affascinante lungo i diciannove turni del torneo, prendendolo per mano ed accompagnandolo nella disamina di tutti gli incontri con ampia enfasi a tutte le loro fasi, dall’apertura fino alle più recondite pieghe del finale.
Come da tradizione consolidata di Caissa Italia eccelsa è anche la resa grafica del testo, le cui fotografie, sovente rare o addirittura inedite, impreziosiscono il testo e, da sottolineare, la traduzione sempre accurata e di qualità di Roberto Allievi.
A suggello dell’opera due saggi storici di assoluto rilievo: quello a carattere storico ed a firma di Nikolaj Zubarev, con argomento i progressi dello scacchismo sovietico nel decennio immediatamente precedente la data del torneo, ovvero dal I torneo internazionale di Mosca del 1925 e vinto da Bogoljubov; il secondo, autore lo stesso Ilja Rabinovich, incentrato invece sui progressi teorici che hanno influenzato la storia degli scacchi negli anni successivi ed il cui spunto prende appunto le mosse dal torneo del ’35.
352 pagine di crema scacchistica assolutamente da non perdere!
Valutazione di Soloscacchi: [rating:5.0]
ed ecco la partita “gemella” disputata a distanza di cinque decenni…
Grande Martin: fatti dare una percentuale dai tipi di Caissa Italia, perchè alla prima occasione acquisterò questo libro e dopo questa tua magnifica recensione credo proprio che non l’unico!!!
😉
… credo proprio che non sarò l’unico!!!
😉
ohi… grazie per la stima ma il rischio maggiore è che “a seguito” delle mie recensioni le case editrici mi chiedano i danni… 😕
Mosca 1935: il canto del cigno del geniale Lasker 😉
è proprio il caso di dirlo: immenso Lasker!
Bellissimo articolo! Flohr si è mangiato il torneo pattando con la Menchik..
… ma il Torneo si è mangiato la Menchik che ha pattato con Flohr !
😉 ci piace!