“Partono i bastimenti, pe’ terre assai lontane…” iniziava così una struggente melodia napoletana e quando lo Zio Nestore s’imbarcò sul piroscafo “Postale” certo nè sua mamma, Nonna Celestina, la mia bisnonna, nè nessun altro della famiglia aveva minimamente idea di quanto fosse lontana la terra d’Argentina.
Torre de los Ingleses – Buenos Aires
Certo nessuno se l’immaginava tanto vicina ma che lo Zio Nestore tardasse tanto a far avere sue notizie davvero sembrava più impossibile che improbabile. Ma facciamo un passo indietro e partiamo dall’inizio della storia. Zio Nestore di lavoro faceva il sarto, aveva un talento incredibile ma purtroppo aveva anche il difetto più grande che potesse avere un sarto: non sapeva tagliare, così in epoche in cui l’“italian fashion” era un concetto distante anni luce da quello che oggi rappresenta nel mondo, questo sostanzialmente voleva dire la fame, soprattutto per un sarto, anche se di talento. Se si aggiunge che lo Zio Nestore aveva anche una predilezione per la Calabresella e che questa contribuiva non poco a snellire i già magri guadagni lo scenario è ben presto più che tratteggiato. Ah, per i non napoletani è bene specificare che “la Calabresella” non era un’avvenente fanciulla bensì un’interessante variante del Tressette, a cui si giocava, e ancora oggi si gioca, con una posta in denaro. A quell’epoca pochi centesimi eppure somme, che sera dopo sera, potevano diventare significative, soprattutto per le magre finanze di un comune sarto quale ero lo Zio Nestore. Be’, a ben rammentare lo Zio Nestore aveva anche un altro passatempo in cui si dilettava e si distingueva più che discretamente: gli scacchi.
Museo archeologico nazionale – Napoli
La sera tardi nel suo laboratorio di Vico Sant’Aniello a Caponapoli, proprio di fronte al Museo Nazionale, viuzza resa famosa in quanto teatro sia di anatomia, per gli studenti del primo anno di Medicina, che “topos” della novella iniziale di Don Salvatore Di Giacomo in “Pipa e Boccale”, ecco, allorquando gli avventori del tavolo di tressette, uno a uno si defilavano, cappotto in spalle, per avviarsi verso le proprie case, ecco spuntare da un cassetto una scacchiera tutta tarlata e addobbata degli antichi pezzi italiani dell’era pre-Staunton. Faceva le ore piccole lo Zio Nestore su quella scacchiera, accanendosi in interminabili sfide contro qualche insonne e tenace compagno di serate. Che fosse leggenda o meno il pareggio strappato dallo Zio Nestore a Siegbert Tarrasch in occasione di una simultanea del giocatore tedesco in visita a Napoli nessuno mai è riuscito ad appurarlo con certezza. Quel che invece è certo e risaputo è che sul piroscafo “Postale” lo Zio Nestore, una fredda serata di novembre, s’imbarcò veramente. E dall’Argentina non fece più ritorno. Era il 1912 quando quel piroscafo salpò da Napoli, e per un curioso caso del destino che spesso accomuna esseri umani e natanti, era stato battezzato con lo stesso nome del piroscafo su cui Ettore Majorana fece il suo ultimo viaggio prima di scomparire per sempre.
Il grande fisico catanese Ettore Majorana
L’unica notizia che si ebbe dello Zio Nestore fu, molti anni dopo, una strana cartolina che i suoi parenti si videro recapitare, mezzo sgualcita per il lungo viaggio. Oltre all’indirizzo c’era scritto: “il Bianco muove e da matto in quattro mosse”.
Ne riporto il diagramma a titolo di curiosità… delle sorti argentine dello Zio Nestore non si seppe più nulla, così come della soluzione del problema scacchistico riportato in quella strana cartolina: assoluto mistero…
“Il Bianco muove e da matto in 4 mosse. Saluti carissimi. Il vostro Zio Nestore”
Tags: Martin Eden
Peccato solo che la soluzione sia doppia!
La soluzione del problema… non la so (¿il re nero in d8?)
Ma la canzone… Partono i bastimenti… ¡io la canto!
Si chiama Santa Lucia Luntana.
La più bella versione (per me) è la de Giuseppe Taddei.
Adesso rimango pensando la soluzione della cartolina di Zio Nestore…
ciao Fernando,
pensaci bene, Martin Eden è un dispettoso…..
Tra le versioni a cui sono maggiormente legato di questa stupenda melodia vorrei ricordare quella di Tullio Pane (per il lirismo espressivo) e del compianto Mario Merola (per la drammaticita’ inarrivabile e commovente), giusto per citare gli interpreti partenopei.
Tra i grandi tenori che si sono cimentati con onore un ricordo particolare lo dedicherei invece al sommo Giuseppe Di Stefano.
Ettore Majorana è il mio fisico preferito! Sapevate che a otto anni fu campione provinciale di scacchi?
Ps:Ma il matto è imparabile?!
Si’ che e’ imparabile! 😉 Come il celebre “bolidour” di Carlos Alberto in Italia-Brasile 1-4 ai Mondiali di Messico ’70
Saluti a tutti, Martin Eden
PS: il grande Ettore Majorana ed i suoi scontri scacchistici con Heisenberg saranno tema di una delle prossime puntate di “Scacchi e Scienza”
Ho fatto un passo avanti, ho visto che il re nero è in d8!! Adesso ci penso un po’…
Bah, imparabile come il bolidour di Carlos Alberto?! Concordo con Cserica, Martin Eden è un dispettoso! 🙂 …