Scacchi ad alta gradazione

Scritto da:  | 23 Ottobre 2010 | Categoria: Curiosità, Zibaldone

“Com’è bello il vino
rosso rosso rosso,
bianco è il mattino,
sono dentro a un fosso.
E in mezzo all’acqua sporca
godo queste stelle,
questa vita è corta,
è scritto sulla pelle.

Ma com’è bello il vino
bianco bianco bianco,
rosso è il mattino,
sento male a un fianco.
Vita vita vita,
sera dopo sera,
fuggi tra le dita,
spera, Mira, spera.”


Chi meglio di Piero Ciampi poteva cantare il vino? Un’ode che è amore e disperazione ad un tempo, lucida consapevolezza del senso del tragico che è autodistruzione, annientamento, fine. La voce cartavetrata del cantautore livornese è amara, ruvida, maledetta, non lascia spazio alla speranza che sfugge tra le dita, sera dopo sera, bicchiere dopo bicchiere, come la vita stessa.

A Livorno Ciampi e gli scacchi furono protagonisti nel 1987 di un’originale proposta della Lega Scacchi Uisp, “Ricordando Piero”: manifestazioni scacchistiche ed iniziative culturali di vario genere si alternavano nella sede dei “Bottini dell’olio” della città labronica. Ricordo di aver giocato un torneo semilampo a squadre, mentre nel salone adiacente c’era un concerto di Sergio Endrigo. Tutto questo per opera del Candidato Maestro romano Alessandro Pompa, il cui padre aveva più volte giocato a scacchi con Ciampi, che ad onor del vero non pare brillasse particolarmente nell’arte del nobil giuoco.

Ma torniamo al vino. Quante carriere scacchistiche sono andate perdute nel bicchiere, quanti campioni hanno annegato nell’alcol il loro male di vivere? La nostra ricerca segue una direzione già da altri tracciata, in una carrellata di nomi più o meno famosi che hanno attraversato il mondo delle sessantaquattro caselle.

Mikhail Tal (1936-1992) è stato campione del mondo nel 1960, sconfiggendo Mikhail Botvinnik.Una salute migliore avrebbe forse permesso al “mago di Riga” un regno più lungo. Alcol e fumo minarono il suo fisico già debilitato, condannandolo ad una precoce dipartita. Non mancano aneddoti riguardanti il nostro argomento. Nel 1988, al banchetto conclusivo del torneo di World Cup a Reykjavik, Tal bevve così tanto da sprofondare letteralmente nel sonno. Sembra che Spassky e Kortschnoj dovettero addossarsi l’incarico di trasportare l’amico-rivale all’hotel. Di fronte al portiere si giustificarono, affermando: “Qui c’è un giocatore di scacchi che ha dovuto pensare così profondamente da essere totalmente esausto!” Pochi sanno tuttavia che Tal, da ubriaco, vinse un titolo mondiale. A St. John, in Canada, nel 1988 il grande Misha giocò l’intero campionato completamente sbronzo, al punto da raggiungere la scacchiera soltanto grazie all’aiuto di due organizzatori che lo sorreggevano. Dopo aver sconfitto nell’ordine D. Gurevich, Nogueiras, Yusupov e Chernin, arrivò in finale dove polverizzò Rafael Vaganian per 4 a 0, aggiudicandosi la borsa di 50.000 dollari! Pare che la prima cosa che fece fu ricompensare lautamente i suoi due “sostenitori”, ai quali naturalmente offrì anche da bere! Quando a Tal fu chiesto cosa pensasse di una prossima campagna del governo russo contro l’alcolismo, la sua risposta fu: “Lo Stato contro la vodka? Io sto dalla parte della vodka!” Piero Ciampi avrebbe commentato in modo simile nella sua Andare, camminare, lavorare: “Il vino contro il petrolio! Grande vittoria…. Grande vittoria… grandissima vittoria…”  Ineguagliabile.

Alexandre Alekhine (1892-1946), campione del mondo dal 1927 al 1935 e successivamente dal 1937 al 1946 ha invece gettato letteralmente via un titolo iridato a causa del suo alcolismo. Sul match del 1935 contro Max Euwe se ne raccontano di cotte e di crude: sembra che Alekhine utilizzasse addirittura il pavimento del tavolo di gioco come toilette, parimenti si narra che un incontro dovette essere persino spostato d’orario, dal momento che il campione non era in condizioni presentabili (l’avevano trovato addormentato nel giardino fuori la sede, immerso nei fumi dell’alcol). Ma la storia non finisce qui. Con smisurata forza di volontà, Alekhine seppe rialzarsi dalla polvere per trionfare  nel match di rivincita, in modo cinematografico, diremmo holliwoodiano, quasi fosse un Rocky Balboa. Nessuno avrebbe mai creduto che il campione russo-francese si disintossicasse (o come ebbe a dire un mio giovane allievo durante una lezione, a mo’ di neologismo, “si dealcolizzasse”), ma quando gli organizzatori olandesi del match del 1937 gli offrirono vodka, rimasero allibiti nel sentire Alekhine rispondere loro che avrebbe bevuto solo latte! Quello fu di fatto il primo passo verso la riconquista del titolo mondiale. Titanico.

Efim Bogoljubow (1889-1952), due volte sfidante al titolo di Alekhine, era un omone rubicondo che non disdegnava i piaceri della tavola. Una sera a Nottingham nel 1936 un cameriere gli chiese il numero di stanza. Bogo rispose con l’unica parola d’inglese di  cui fosse a conoscenza: “Birra!” Sempre la birra fu la causa dell’esclusione di Bogoljubow da una foto di rito durante una sua simultanea in Spagna. Il fotografo si giustificò spiegando che quel signore grasso con la birra in mano non gli sembrava indicato per essere immortalato in quel contesto. Disarmante.

Joseph Henry Blackburne (1841-1924) è stato uno dei più forti scacchisti inglesi del XIX secolo. Inseparabile dalla sua fiaschetta di whiskey, che come lui stesso affermava lo aiutava a “schiarirsi le idee durante il gioco”, Black Death ha regalato aneddoti famosi ad alta gradazione. Dall’aver catturato en passant un bicchiere di whiskey ad un suo avversario durante una simultanea, all’aver abbandonato alla prima mossa in un torneo, dove si era presentato completamente ubriaco. Per non parlare di ciò che combinò al povero Wilhelm Steinitz, che, reo di averlo battuto, fu scaraventato giù dalla finestra. Per fortuna del primo campione del mondo, la sede di gioco si trovava a pian terreno. Legata al suo nome è una simpatica trappola, in uso spesso nei tornei minori: 1.e4 e5 2.Cf3 Cc6 3.Ac4 Cd4 4.Cxe5 Dg5 5.Cxf7 Dxg2 6.Tf1 Dxe4+ 7.Ae2 Cf3#, nota come “Scacco matto degli scellini di Blackburne”. Immaginiamo che gli sia valsa più di una bevuta. Diabolico.

Frank James Marshall (1877-1944), sfidante al titolo mondiale di Lasker, è stato uno dei più forti scacchisti americani di ogni tempo. Estroso, brillante, autore di capolavori imperituri entrati nella letteratura scacchistica, aveva nell’alcol il suo tallone d’Achille. Reuben Fine ricorda che ad un banchetto di un torneo il vecchio Frank era talmente sopraffatto dal bere, che non poté far altro che limitarsi a sventolare la bandiera nazionale e gridare: “Hip hip urrà!” Lo stesso Fine, che ammette di essere stato sconfitto 10-0 da un Marshall assai alticcio, ha una bella sbornia alle spalle, in pieni anni di proibizionismo: arrivato fuori tempo massimo ad una partita sospesa in posizione vinta, l’arbitro Griffith, lo risollevò dalla sconfitta offrendogli di nascosto in bagno una bella dose di whiskey. Consolante.

Georg Marco (1863-1923), buon maestro e fecondo scrittore, non disdegnava mai una bella bevuta. Durante un torneo, soffrendo di mal di stomaco, si vide offrire un bel drink da Frank Marshall, assai ferrato in materia Al primo drink ne seguirono altri. Che non turbarono per nulla il massiccio maestro austro-ungarico, capace il giorno successivo di aver facilmente ragione del campione americano! Passata alla storia è anche una sua incredibile gaffe: la partita Popiel-Marco, Monte Carlo 1902, dove il Nero abbandona, convinto di perdere materiale, quando aveva la vittoria a portata di mano, in una sola mossa, grazie ad un micidiale attacco di scoperta! Che il nostro eroe avesse alzato un po’ il gomito quel giorno? Malinconico.

Gideon Stahlberg (1908-1967), Grande Maestro svedese e candidato al titolo mondiale nel 1953, usava spesso bere anche durante le partite. A l’Avana, a tavola con il GM Mark Tajmanov, pare che Stahlberg arrivasse a bere un’intera bottiglia di cognac e ben 4 di birra! Si racconta che una volta Miguel Najdorf offrisse il pranzo a Stahlberg, versandogli più volte da bere. Quando i due giocarono poco più tardi, Stahlberg, nonostante fosse ormai piuttosto brillo, non ebbe difficoltà ad ottenere posizione vinta contro il GM argentino. Eppure propose patta. Quando fu interrogato sul perché dell’incomprensibile decisione, si giustificò, affermando che non avrebbe potuto sconfiggere chi gli aveva offerto un simile pranzo! Generoso.

Gösta Stoltz  (1904-1963), campione europeo a Monaco nel 1941 davanti al Alekhine e Bogoljubow, con Erik Lundin e Gideon Stahlberg, rappresentò un trio svedese paragonabile al celeberrimo Grenoli (Gren, Nordahl, Liedholm) dell’immaginario calcistico milanista. Meccanico di professione, con il connazionale Stahlberg condivise la passione per l’alcol. L’aneddoto sopra riportato riguardante Stahlberg, è riferito da alcune fonti a Stoltz, al quale Najdorf avrebbe offerto da bere durante il torneo interzonale di Saltsjobaden del 1948. E se il GM argentino avesse offerto da bere a tutti e due? Beffardo.

Ratmir Kholmov (1925-2006), Grande Maestro russo e campione mondiale seniores 2000, era giocatore eccellente sia nell’attacco che nella difesa. Divenne leggendario anche per alcune sue sbornie colossali. Si racconta perfino un episodio al limite del grottesco. Kholmov giunge alla scacchiera immerso nei fumi dell’alcol, e di Nero risponde ad 1.e4 con …Cc6. La partita prosegue con 2.d4 b6 3.Cf3 e5?!. Perdendo secco un pedone. Alcuni narrano la storia sin qui. Altri ancora aggiungono che il Bianco abbia proseguito con 4.dxe5 Cxe5?? 5.Cxe5 Rxe5 (!?!?). Al che il Bianco chiamò l’arbitro per constatare la mossa irregolare. Pare che Kholmov esclamasse: “Ho giocato la Grünfeld tutta la vita, senza sapere che poteva essere confutata così facilmente!” Sarà vero? Spiazzante.

Anatoly Lutikov (1933-1989), straordinario Grande Maestro dal personalissimo stile, purtroppo poco noto in occidente. Basterebbe sfogliare un qualche libro di combinazioni per trovare alcune sue meravigliose conclusioni tattiche. Tra le vittime, nomi come Tal, Bronstein e Kortschnoj. Lutikov era un usuale compagno di bevute di Kholmov; se ne racconta di una memorabile, avvenuta durante un torneo a Tbilisi nel 1976. Il giorno dopo Lutikov finì all’ospedale. Kholmov invece contro il giovane Sturua, in un’innocua Partita Ortodossa, ad un Axe7 del Bianco riprese in e7 con il Re, convinto di aver mosso invece la Donna! Tornando a Lutikov, un rapporto della polizia sovietica raccontava di averlo trovato in giro una notte in stato di ebbrezza, mentre trasportava un uomo sulle spalle, a sua volta ubriaco. Quell’uomo era Mikhail Tal! Impressionante.

Milorad Vujovic (1933-2001), Maestro Internazionale jugoslavo, zingaro giramondo legatissimo al nostro Paese, ha rappresentato per gli scacchisti italiani degli anni ’70, ’80 e ’90 un autentico mito. Tante storie sono state raccontate sulle sue disavventure scacchistiche. Ne racconto una, cui ho assistito personalmente a Mogliano Veneto nel 1992. Vujovic, visibilmente alticcio, sbalordiva con le sue lampo 5-1, massacrando colpo su colpo uno smarrito prima nazionale. In una di queste blitz, il vecchio “Mitchko” interrogava il suo malcapitato avversario: “Maestro, a te non piace tua posizione?” Allo sconsolato dimenar della testa di quest’ultimo, Vujovic esclamò divertito: “Allora gira scacchiera!” Milorad prendeva allora la posizione inferiore ed immancabilmente vinceva lo stesso! Istrionico.

Velibor Zivkovic (1949-?), chi era costui? Qualche scacchista di buona memoria ricorderà di aver visto tra i venditori di libri di inizio anni’90 un curioso personaggio con una bianca barba da Babbo Natale, barcamenarsi a fatica tra magistrale e prima nazionale. Candidato Maestro non fortissimo, cercava di spuntarla tra le prime pur di raggranellare qualcosa da spendere in ettolitri di birra e vino: aveva un passato da ispettore comunale, presto messo a pensione, a causa di problemi psichiatrici, assolutamente finti, nel periodo della grande inflazione in Serbia. Pare che sia morto a causa dell’eccessivo consumo di alcolici, in un villaggio vicino Belgrado, nei pressi del Danubio. Lo ricordo ad Imperia nel 1991, apostrofare uno sfortunato Candidato Maestro, che aveva abbandonato un finale addirittura vinto, a causa di una mancata promozione a Cavallo. “Tu grande finalista, amico!” – esclamò – “tu Averbakh!” E giù risate. E fiumi di birra. Grottesco.

Il nostro viaggio si ferma qui. Abbiamo dimenticato od ignorato forse tanti altri nomi.

Non abbiamo voluto includere giocatori in attività, per ovvie ragioni.

Non giureremmo sulla veridicità di tutti i fatti raccontati, che, pur fedeli alle fonti, abbiamo riportato.

Non siamo stati originali, lo sappiamo.

Un grazie quindi a Mike Fox e Richard James, primi a tracciare il solco della nostra direzione, con il loro inconfondibile Scaccomania, da fare invidia ad una Gialappa’s Band.

Un grazie a Mario Leoncini e ai suoi due libri Aneddoti di scacchi (Messaggerie Scacchistiche), e A ladro! Storie dal mondo degli scacchi (Caissa Italia), due autentiche miniere di reperti scacchistici altrimenti destinati all’oblio.

Un grazie a Gojko Laketic ed al suo Il centro di pedoni a dente di sega (Lakiskaki), libro di tecnica scacchistica, impreziosito da aneddoti sparsi, come l’inedito e commosso ritratto di Milorad Vujovic. (N.d.R. leggi qui la recensione di SoloScacchi)

E per concludere ecco come si svolge una tipica riunione di Redazione di SoloScacchi…


avatar Scritto da: Riccardo Del Dotto (Qui gli altri suoi articoli)


6 Commenti a Scacchi ad alta gradazione

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    jazztrain 23 Ottobre 2010 at 15:14

    Prosit, Bilguer74! 😆

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    Marramaquìs 23 Ottobre 2010 at 15:23

    Non vorrei sbagliarmi, ma mi sentirei proprio in grado di affermare …. che le due altissime torri in H1 e H8 (o A1 e A8 ?)siano solamente due bicchieri di buon latte !

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    Mandriano 23 Ottobre 2010 at 15:52

    …cin cin!! Alla salute…. 😉

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    Alessandro 24 Ottobre 2010 at 13:33

    Riccardo, sei un mito!

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    carla ramos 24 Ottobre 2010 at 15:13

    😛
    che bel post !

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    Alfiere di colore contrario ma nervoso 25 Ottobre 2010 at 12:59

    Sobrio perdo anche con gli nc sotto i 1300 ma ho già riscontrato che con un bel paio di brocche di vino in corpo per battermi ci vogliono almeno dei maestri fide e anche di quelli buoni.
    Ora basta discorsi però, devo concentrarmi che sono sotto di un cavallo e ho due torri in presa e non so quale lasciare in presa, ma patterò.

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