La partita impossibile

Scritto da:  | 29 Ottobre 2010 | 10 Commenti | Categoria: Zibaldone

Stati Uniti d’America.

New York City.

Isola di Ward’s.

Manhattan State Hospital.

11 agosto 1900.

Fuori: la solita estate, con il solito caldo torrido; dentro: sui muri grigi la luce del tramonto, che a fatica penetra tra le persiane già chiuse per rinfrescare gli ambienti, disegna ombre drammaticamente sinistre.

Nella stanza numero 46, posta al secondo piano, è ricoverato da qualche tempo Wilhelm Steinitz. L’ex campione del mondo di scacchi, dopo aver perso una partita a scacchi con Rosenthal scomparve, fu trovato seduto su una panchina del James’s Park completamente fuori di senno ed allora i suoi amici decisero di farlo ricoverare. Da anni era vittima di un disturbo nervoso che gli procurava dei vuoti di memoria totali. E’ altresì risaputo che provasse un intenso dolore ogni volta che subiva una sconfitta.

Quella sera Steinitz rifiutò la cena. Prese dall’armadio la sua scacchiera, la posò su un tavolino e mise a posto i pezzi. Si avvicinò barcollando al muro, impugnò la cornetta del telefono e fece un numero…

“Bianchi o neri?” chiese al suo interlocutore.

Quest’ultimo rispose: “Prendo i neri”.

Iniziò così una partita a cui nessuno, mai, potrà credere che si sia realmente giocata. Anch’io non volevo crederci, ma quando ho avuto la fortuna di assistere all’ analisi post-mortem di quella partita…

L’avversario del nostro Wilhelm altri non era che il buon Dio.

Beh, la faccio breve e Vi propongo la partita: Steinitz – Dio.

1.e4 c5 2.Cf3 d6 3.d4 cxd4 4.Cxd4 Cf6 5.Cc3 a6 6.Ag5 e6 7.f4 Ae7 8.Df3 Dc7 9.O-O-O Cbd7

Posizione dopo 9...Cbd7

Fin qui, per noi del XXI secolo è solo tutta teoria; ma all’epoca era chiaro che l’Onnipotente stesse giocando ‘sporco’: questa posizione, nel mio personalissimo data base, si è verificata per la prima volta a Montevideo nel 1956 in due partite: Isain – Cantero ½-½ e Rubio Aguado – Najdorf 0 – 1; fu proprio grazie alla vittoria dell’argentino (in origine polacco; NdA) che prese il nome di ‘variante Najdorf’ della Difesa Siciliana (B99).

Steinitz appariva già in difficoltà e con la mossa seguente si mangiò il leggerissimo vantaggio che aveva accumulato grazie al tratto iniziale.

10.Ad3?! (Fritz suggerisce 10.Ae2,…) b5 11.The1 Ab7 12.Dg3 Tc8? (qui è Dio che dall’alto della sua bontà restituisce con gli interessi il regalo avuto alla 10ª mossa, decisamente meglio era 12…Ch5; con perfetta parità); 13.e5 dxe5 14.fxe5

Posizione dopo 14.fxe5

14…Cd5?? (qui il Signore stava pensando ad altro… E’ evidente che giocando 14…b4 15.Cb1 Ch5 avrebbe avuto vita più facile).

Ora la partita si faceva davvero interessante e Steinitz, che era pensatore, prese il bastone, che da un po’ lo accompagnava nelle sue passeggiate, e si mise a gironzolare per la stanza. I piedi si alternavano uno dopo l’altro sul pavimento, Wilhelm si muoveva aiutandosi con il bastone; nello stanzone al piano di sotto si udiva soltanto la punta del bastone che toccava il pavimento.

Di tanto in tanto rallentava il passo scrutando i propri pensieri sul soffitto, poi all’improvviso, dopo un ‘guizzo di luce’, si rimise a camminare raggiungendo così la scacchiera, ne considerò attentamente la posizione, con gli occhi socchiusi dietro i pince-nez, appoggiò il bastone alla parete e dopo un lungo sospiro effettuò l’attesa mossa…

15.Axe7 (+-) Cxe7 (la meno peggio: su 15…Cxc3; qui Steinitz aveva calcolato 16.Ad6 Cxa2+ 17.Rb1 Da5 18.Dxg7… con vantaggio decisivo per il bianco).

Posizione dopo 15...Cxe7

16.Axb5! Dio è arrivato al capolinea; 16…axb5 (era giocabile pure 16…O-O, ma il risultato non sarebbe cambiato).

17.Cdxb5 (e non 17.Ccxb5 Dc5 18.Cd6+ Rf8; buttando via tutto il vantaggio), 17…, Dc6 18.Cd6+ (18. Dxg7 avrebbe vinto prima), 18… Rf8 19.Df4 (Steinitz sul proprio mossiario la segnò con 5 punti esclamativi), 19…Cf5 (qui neppure 19…f6 avrebbe lasciato chances al nero).

Posizione dopo 19...Cf5

20.Db4! (l’apice della combinazione iniziata con 18.Cd6+ scoperta sul re e doppio sull’alfiere nemico in b7, non si può parare in alcun modo).

Qui Dio ha riflettuto a lungo, ma ormai la partita è persa. 20…Cxd6 21.Txd6 Dc5 22.Dxb7, qui l’Onnipotente ormai in bambola giocò 22…Cb8 (ma è evidente che la meno peggio fosse 22…Tc7).

23.Tf1 f5 24.Txe6, annunciando una combinazione di matto in 7 mosse (24…Cd7 25.Txf5+ Cf6 26.exf6 Tc7 27.Db3 h6 28.Txc5,Tc6 29.Db8+ Rf7 30.Te7+ Rxf6 31.De5+ Rg6 32.Dxg7#) e Dio abbandonò.

1 – 0

Wilhelm morì il giorno dopo; forse il battere a scacchi l’Onnipotente non fu una scelta strategica ottimale.

Ma questa partita il nostro Steinitz la giocò veramente?

E come è possibile che a perdere toccò proprio a Dio?

Questi dubbi mi perseguitarono per qualche tempo, poi mi decisi e mi rivolsi in alto. Anch’io feci una telefonata, meno costosa (sto però ancora aspettando il rimborso dal nostro amato Numero Uno; NdA), ma pur sempre intercontinentale: Papua Nuova Guinea.

Cercavo mia cognata che avendo sposato la causa dell’Altissimo ne conosce vita, opere e miracoli.

La risposta non si fece attendere molto: “Si, la partita fu veramente giocata: la sconfitta è da imputare al solo fatto che in quel periodo il mio Capo era impegnato con la genesi su un pianeta appena creato in una lontanissima galassia e così giocò distrattamente, preso dalle vicende dell’Adamo e dell’Eva di quel nuovo mondo”.

Ehi, cosa state pensando?

“Tutte Balle… Ma cavolo ha scritto questo qua… Rivoglio indietro i soldi”.

Vergognatevi. Io che racconto bugie… Questo mai; forse vi riferite a quando dico che sono capace di giocare a scacchi?

Torniamo a noi…

Si… Vi ho mentito, ma non sul fatto che Steinitz abbia battuto a scacchi Dio; ho semplicemente aggiunto qualche particolare irrilevante, solo ai fini narrativi: sul numero della stanza in cui era ricoverato Wilhelm, il 46 è un personale omaggio al grandissimo Valentino Rossi; su dove Steinitz giocò questa partita con Dio, non a New York, ma in un manicomio di Mosca, qualche anno prima, da dove Wilhelm ammise più volte di aver giocato a scacchi con l’Altissimo, anche con i pezzi neri, e di aver sempre vinto.

Note Finali:

Personaggi ed interpreti:

Wilhelm Steinitz: Porzio Massimo.

Dio: Grattarola Fabio.

La partita qui descritta è stata giocata veramente al primo turno del provinciale di Alessandria 2009; in questa partita, come avete visto, si sono susseguite splendide intuizioni quasi senza soluzione di continuità.

Spero di non aver offeso alcun credente, alcun ateo, alcun chicchesia, in caso contrario porgo le mie scuse.


Wilhelm Steinitz (Praga, 18/05/1836 – New York, 12/08/1900 è stato uno scacchista austriaco (all’epoca Praga era nell’impero austro-ungarico), naturalizzato statunitense dal 1888, primo campione del mondo di scacchi.


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10 Commenti a La partita impossibile

  1. avatar
    Zenone 29 Ottobre 2010 at 08:52

    “Il gioco degli scacchi secondo me è il gioco scelto da Dio…” (Einstein)
    L’argomento – il campione che gioca a scacchi con Dio o dio – è stato affrontrato spesso da studiosi e critici degli scacchi (sul tema è interessante rileggere il pezzo di Jazztrain del 29 luglio scorso). E’ un argomento complesso legato alla follia e al disagio mentale o forse al Super Ego (forma primordiale dell’ Io) di alcuni grandi campioni di scacchi, che spesso ha alimentato superficiali dicerie sugli scacchisti. A questo, in alcuni casi, credo sia legata la sofferenza fisica che alcuni (tutti?) dei massimi esponenti dello scacchismo del passato, anche recente, provavano in caso di sconfitta, Fischer su tutti.
    Anche se del tutto inventato è un pezzo davvero molto interessante.

    • avatar
      Mongo 29 Ottobre 2010 at 09:49

      Inventato???
      Vuoi dire che mia cognata, suor Emanuela, ha mentito!!!!
      :o

      • avatar
        Zenone 29 Ottobre 2010 at 10:20

        No, ho troppo rispetto per i religiosi – qualunque religione rappresentino (hai notato come abbia scritto “Dio” e “dio” …;) e, in generale, per i parenti. Un po’ meno per gli scacchisti che li mettono in mezzo per fare un pezzo… 😉

      • avatar
        carla ramos 30 Ottobre 2010 at 08:19

        :mrgreen:

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    Roberto Grassi 29 Ottobre 2010 at 09:24

    Bello. :)

  3. avatar
    ALESSANDRO RIZZACASA 29 Ottobre 2010 at 16:35

    La fine di Steiniz, con l’episodio celeberrimo della partita con Dio, meriterebbe una piece teatrale intera o un romanzo o un film. L’argomento è così potenzialmente profondo che nell’affrontarlo si rischia sempre di banalizzarlo senza speranza. Nel caso specifico sono stato immediatamente attratto dal “cimento” di Mongo, ma non ho potuto che avere delle riserve sulla partita Steiniz-Dio. Infatti la soluzione adottata ha spinto a dover giustificare Dio della sconfitta per una sua specie di distrazione in quanto impegnato in altre faccende; conclusione non proprio soddisfacente. Lo spunto della partita con Dio è tanto potente quanto quello della partita con la morte di bergmaniana memoria. Ma, appunto, ci vorrebbe il volo altissimo di un novello Bergman per raccontarla. Niente naturalmente vieta a nessuno di giocare narrativamente con questa commovente storia attribuita a Steiniz, ma sempre forte sarà il disappunto di non vederla trattata dalla mano superiore di un genio che ne potrebbe trarre un capitolo di filosofia pura. Spero che Mongo non me ne voglia. Ne apprezzo il desiderio di dare corpo alla storia affascinante legata al campione praghese, ma non ho potuto fare a meno di vederne i limiti che, secondo me, contrastano con la grande ricchezza contenuta nella storia della partita Steinitz-Dio.

    • avatar
      Mongo 29 Ottobre 2010 at 18:14

      Avevo chiesto a Dario Fo (premio Nobel per la letteratura) ed a Roberto Benigni (premio Oscar quale miglior film con ‘La vita è bella’;) se volevano metter mano a questo lavoro, ma mi hanno detto gentilmente di no. Dovete accontentarvi di me!!!
      Scherzoli a parte, il mio intento non era quello di avventurarmi con questo pezzo in terreni filosofici ne tanto meno scrivere un pezzo di valore assoluto sull’episodio della partita con Dio, semplicemente volevo mostrare la bellezza della partita tra Porzio e Grattarola ed ho, per l’appunto, utilizzato il pretesto della partita Steinitz – Dio per raccontarla.

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        ALESSANDRO RIZZACASA 30 Ottobre 2010 at 00:36

        Caro Mongo,
        forse sono stato poco delicato. Il fatto è che questo episodio della vita di Steinitz è un po’ un mio pallino e lo vivo come un elemento su cui poter costruire un capolavoro artistico; pertanto tendo a mettere sulla graticola chi se ne occupa a vario titolo ma sempre in modo assolutamente legittimo e, nel tuo caso, anche creativo. Chiedo venia di una certa ruvidità. A presto. Alessandro

        • avatar
          Mongo 30 Ottobre 2010 at 10:31

          Nessun problema.
          Amici come prima!!! 😛

  4. avatar
    Mongo 30 Ottobre 2010 at 10:32

    Nessun problema.
    Amici come prima, se non di più!!! 😛

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