Una lotta senza tempo

Scritto da:  | 22 Settembre 2011 | 12 Commenti | Categoria: Mediogioco, Partite commentate, Strategia, Tattica

Non è di certo una partita su cui stendere il velo dell’oblio questa perla giocata tra Duras ed il meno noto Erich Cohn, nel lontano 1911.

Duras – Cohn E. [C60]
Karlsbad, 1911

1.e4 e5 2.Cf3 Cc6 3.Ab5 a6 4.Aa4 Cf6 5.d3 d6 6.c4

la variante Duras, tendente ad impedire la reazione d5

6…g6 7.d4 exd4 8.Cxd4 Ad7 9.Cxc6 bxc6

il nero non rinuncia all’idea della spinta centrale

10.O-O Ag7 11.c5?!

allentando il controllo su d5

11…O-O 12.Cc3 De7

[era possibile l’immediata 12…d5]

13.cxd6 cxd6 14.f3?!

troppo prudente, era preferibile 14.Te1

14…d5 15.Te1 d4!

Posizione dopo 15…d4!

l’iniziativa è passata nelle mani del nero

16.Ce2

[16.Dxd4? Cg4 17.Dc4 Ae6 18.De2 Ad4+]

16…c5 17.Cf4

minacciando 18.e5, 19.Cd5, 20. Axd7 e 21 Cb6 doppio!

17…Ae6

[era possibile anche 17…Ab5 18.e5? Tfe8! 19.Ad2 Cd7 20.Cd5 Dd8 21.f4 Cxe5]

18.b3 Tfd8 19.Cd3 Ad7 20.Axd7 Cxd7 21.Aa3 Tac8 22.Tc1

i pedoni neri sembrano ben neutralizzati

22…Af8 23.Dd2

minacciando Da5

23…Dh4!

Posizione dopo 23…Dh4!

per provocare nuove debolezze

24.g3 Dh5 25.Rg2 c4!

Posizione dopo 25…c4!

sfruttando la posizione indifesa dell’alfiere bianco

26.Cf4 De5 27.Axf8 c3

sempre più pericoloso

28.Dd3 Cxf8 29.Cd5

minacciando f4 e la D non riesce più a tenere e7 e d4

29…Txd5!

Posizione dopo 29…Txd5!

un sacrificio coraggioso

30.exd5 Dxd5 31.Ted1 Ce6 32.Dxa6

[e non 32.Txc3?? Txc3 33.Dxc3 dxc3 34.Txd5 c2]

32…Ta8 33.De2 d3!?

Posizione dopo 33…d3!?

una mossa sorprendente, il nero cede i due pedoni liberi per l’attacco al re

34.Txd3 Dg5

minacciando Cf4+ e Dxc1

35.De3 Txa2+ 36.Rg1 Dh5 37.h4 Df5 38.Tdxc3 Dh3 39.Tc8+!

Posizione dopo 39.Tc8+

[il bianco non scappa al perpetuo dopo 39.T3c2 Dxg3+ 40.Rf1 Dh3+ 41.Re2 Dh2+ 42.Rd1 [42.Rd3? Cf4+] 42…Dh1+ 43.Rd2 Dh2+ 44.Rc3 Dc7+]

39…Rg7

[dopo 39…Cf8 40.T8c2 il B evita il perpetuo]

40.De5+ f6

[40…Rh6 41.T8c2 e g3 è difeso]

41.T1c7+ Rh6

[41…Cxc7? 42.Txc7+ e poi matto]

42.De3+ g5 43.hxg5+ Cxg5??

Posizione dopo 43…Cxg5??

sciupando tutto, il N permette al bianco una splendida combinazione [la difesa giusta era 43…fxg5! 44.Dxe6+ [non funziona 44.Txh7+? Rxh7 45.Dd3+ Rg7 46.Dd7+ Rf6 47.Tf8+ Re5 e il re nero è imprendibile] 44…Dxe6 45.Tc6 Ta1+ ed il nero ha il perpetuo, con la donna già condannata a controllare le case di fuga del re bianco]

44.Txh7+!! Rxh7 45.De7+ Rg6 46.Tg8+ Rf5 47.Txg5+ Rxg5 48.Dg7+

48.Dg7+ ed il Nero abbandona

e ora se 48…Rf5, 49.Dd7+

1-0

Scarica qui la partita in formato pgn

Oldrich Duras

avatar Scritto da: cserica (Qui gli altri suoi articoli)


12 Commenti a Una lotta senza tempo

  1. avatar
    Mongo 22 Settembre 2011 at 10:25

    Capperi che finalone con i fiocchi!! 😛

  2. avatar
    jazztrain 22 Settembre 2011 at 14:32

    E’ sempre un piacere rivedere le partite dei campioni del passato. Vedere simili Maestri capaci di trovare soluzioni tattiche spettacolari ti inducono sempre di più ad amare il nostro splendido gioco. A maggior ragione si apprezzano giocatori alla Duras la cui formazione non era paragonabile certo a quella di un giocatore contemporaneo. Complimenti a Cserica per la partita e per le emozioni che mi ha dato nel rivederla!

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    IronButterfly 22 Settembre 2011 at 16:16

    >> 33…d3!? una mossa sorprendente

    Ci capisco poco, ma secondo me questa è una mossa perdente.

    Dopo 32. De2 il nero ha 2 pedoni passati ed uniti la cui base è difesa dal Ce6. La Torre nera può spostarsi per essere in (siccome le Torri devono stare SEMPRE dietro ai pedoni) in posizione ATTIVA, mentre quelle bianche che sono DAVANTI sono in posizione PASSIVA.

    Questa riflessione è sufficiente per stabilire che la posizione del bianco è senza speranza e non capisco come possa il nero non vincerla.

    • avatar
      cserica 23 Settembre 2011 at 08:22

      Probabilmente la tua considerazione è giusta ma non così scontata. Il bianco ha pur sempre la qualità in più e anche lui 2 pedoni liberi (anche se molto arretrati), e inoltre blocca con le torri i pedoni neri, ed era minacciata Txc3. Il nero per vincere avrebbe dovuto trovare un piano valido per spingere i pedoni, non facilissimo ma possibile. Lui invece ha visto il bellissimo attacco che derivava da Dg5 (che attacca c1 e minaccia doppio a re e donna), poi Txa2+ e la manovra Dg5-h5-f5-h3. Il nero ha valutato di avere nella peggiore delle ipotesi il pareggio per perpetuo (suo o anche del bianco), ma molte chanches tattiche di vincere, per cui ha preferito quel seguito.
      Purtroppo Cxg5 lo ha condannato ad una immeritata sconfitta, solamente per l’esistenza della difficile Txh7.

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    Bilguer74 22 Settembre 2011 at 17:15

    Ottima scelta, Claudio!
    Proprio questa estate mi ero imbattuto in questa partita, riportata come esercizio da John Nunn nel suo ostico (per me) “Mettiti alla prova” (ed. Caissa Italia).
    Tra l’altro Nunn radiografava l’intero torneo di Karlsbad 1911, vinto da Richard Teichmann, per sostenere la tesi secondo cui i Maestri del passato giocavano assai peggio di quelli odierni. In effetti gli errori riportati dal GM inglese sembrano suffragare la sua affermazione; oltretutto il tempo di riflessione a disposizione era assai superiore a quello dei tornei contemporanei. Nessun alibi, in tal senso.
    Dunque: è inutile studiare i classici?
    A parer mio, i classici rivestono comunque sia un grande rilievo, poiché permettono di comprendere la linearità del piano di gioco, che opposto ad una difesa non all’altezza della situazione, riesce alla fine a trionfare. In sintesi: il valore didattico non si discute, il tasso tecnico tuttavia lascia a desiderare rispetto ai campioni di oggi.

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    Claudio E. 22 Settembre 2011 at 22:26

    vorrei aggiungere una nota di rinforzo al commento di Bilguer in merito alla scarsa valutazione del GM inglese Nunn per il livello tecnico dei giocatori del passato; tutto vero ma… cosa dovremmo dire allora dei medici dei secoli precedenti? pezzenti? io credo invece fossero dei grandi medici di valore ma il tempo, il progresso ha ridicolizzato la loro tecnica, è normale, ma non il loro valore, eppoi non trascuriamo che ogni epoca si sente all’apice del sapere. Cosa penseranno di noi i posteri? ( quando invece dei gioielli spulcerranno tutte le brutture partorite dai nostri Grandi GM contemporanei?)

    • avatar
      Giangiuseppe Pili 23 Settembre 2011 at 01:08

      Sono perfettamente d’accordo!

      1) Il campione del passato è… pur sempre IL campione. Ed essere campione allora era tanto difficile quanto lo è oggi.
      2) Il campione del passato non era (quasi mai) un professionista, un uomo che poteva giocare solo a scacchi con altri uomini che giocavano solo a scacchi.
      3) Le partite del passato mostrano sia come si deve giocare sia come NON si deve giocare. E proprio per la loro maggiore chiarezza, risultano didatticamente ottime.
      4) La creatività del passato va misurata con i mezzi e le conoscenze di allora. Aristotele, in effetti, ha eretto una concezione della fisica che ha retto per circa un millennio. E perché… essa era un’ottima concezione! Ora, lo stesso dicasi per gli “scacchi del passato”: essi hanno un valore perché comunque sono stati ottenuti quando tutte le conoscenze di oggi non erano disponibili.
      5) Ci sono molti esempi di induscussa perfezione scacchistica, come i finali di torri giocati da Rubinstein che che ne dica Nunn, che sorprende non sia diventato egli stesso un campione del mondo (visto che egli possiede tutto ciò che prima non c’era), rimangono dei gioielli.

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    cserica 23 Settembre 2011 at 08:06

    Io dissento completamente da John Nunn, e non penso di essere l’unico.
    Non credo proprio che i classici giocassero così male.
    Si, facevano errori, ma avevano notevoli capacità di calcolo. Ad Hannover 1902 Pillsbury giocò in simultanea alla cieca con venti giocatori del torneo B, che erano già quasi tutti a livello magistrale.
    Fischer diceva che Morphy ai nostri giorni con qualche tempo di adattamento avrebbe vinto a mani basse…e anche Kasparov rispetta i suoi predecessori.
    Non dimentichiamo che a Karlsbad 1911 Alekhine arrivò a metà classifica, ora è diventato scarsone anche lui??
    Poi la teoria di Nunn, ripeto, è ridicola, anch’io potrei fare un libro sul tornei mondiali di questi 2 anni e mettere in ridicolo gli attuali GM.
    Guardatevi su questo blog le Kamsky-Topalov del torneo dei Candidati 2010, il match che ho chiamato “all’ultima svista” o qualcosa di simile. I due fanno errori gravissimi in quasi tutte le partite, come quando perdono un pezzo e l’avversario non lo vede.
    Certo se paragoniamo le poche partite perfette di oggi alle poche piene di errori di una volta, allora si che la differenza è evidente.
    Forse una volta si allenavano meno esasperatamente, e soprattutto durante i tornei si stancavano di più, Karlsbad 1911 fu di 25 turni, non dimentichiamolo, oggi fanno 11 turni con 6 patte d’accordo….
    Ma sono convinto, e nessuno mi farà cambiare idea, che se prendessimo un Duras, giusto per fare un paragone, e lo trapiantassimo ad oggi, tempo 2 anni sarebbe oltre i 2700 di Elo…

    • avatar
      Marramaquìs 23 Settembre 2011 at 20:37

      Bravo cserica, condivido ogni tua parola.
      In ogni caso, questi dibattiti sono interessantissimi e costituiscono lo spunto per tante e diverse riflessioni.
      Bravi tutti.

  7. avatar
    Claudio E. 23 Settembre 2011 at 10:15

    come ultima replica aggiungo che prima dell’avvento dell’ELO i tornei, non suddivisi per fasce, ospitavano giocatori di ogni razza e risma e ciò spiega anche come il vero giocatore di talento arrivasse subito a candidarsi per il massimo titolo, salvo poi gli ostacoli economici, di chiusura etc. Quanti anni di gavetta invece per i vari Anand, Topalov e così via per diventare sfidanti ufficiali? Troppo facile quindi pescare errori marchiani nei vecchi verbali anche se gli esempi di Nunn sono effettivamente piuttosto ” forti”.

  8. avatar
    Bilguer74 23 Settembre 2011 at 13:59

    Mi avvalgo anch’io del diritto di replica. Lungi da me il fare classifiche “all time”. Nessuno faceva paragoni sul “genio” del singolo. E’ semplicemente un assunto scontato che ogni campione appartiene alla propria epoca, negli scacchi come per qualsiasi altra branca del sapere. Come è altresì ovvio affermare che Morphy, Pillsbury, Lasker o Alekhine erano dei geni.
    Il piano su cui si muove Nunn è squisitamente tecnico. Se andiamo a vedere i giocatori della medio-bassa classifica di Karlsbad 1911(il GM inglese porta l’esempio di Hugo Suchting) non possiamo non voler ammettere di trovarci di fronte ad errori tattici e strategici notevoli.
    Mi fa specie sostenere una posizione “modernista”, quando invece solitamente mi si è obiettato spesso come istruttore di dare sin troppo spazio ai classici. Ma ribadisco il mio punto di vista anche rapportato agli attuali livelli di gioco del nostro scacchismo. Un Candidato Maestro di oggi vale molto di più dei suoi colleghi di 20, 30 o 40 anni fa. Semplicemente perché ci sono molteplici strumenti che permettono una crescita più rapida rispetto al passato. Questa è la mia opinione.

    • avatar
      fds 23 Settembre 2011 at 18:13

      D’accordo quasi su tutto.
      Però non credo che “crescita più rapida rispetto al passato” sia necessariamente sinonimo di maggior forza a parità di titolo agonistico.

      Ancora, gli strumenti moderni aiutano a:
      a) preparare al meglio l’apertura contro l’avversario designato per il pomeriggio;
      b) permettono di trovare più facilmente e rapidamente una buona continuazione quando si studiano le aperture.

      Non sono tantissimo sicuro che gli strumenti tecnologici che abbiamo a disposizione oggi siano di aiuto più di tanto quando, in partita di torneo, si affronta il medio gioco oppure quando è necessario mostrare una buona tecnica nel finale.

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