Caro Caino

Scritto da:  | 23 Dicembre 2010 | Categoria: Libri

“Gli scacchi, una pozzanghera in cui può annegare un elefante. Nelle sue limitate dimensioni di sessantaquattro caselle bianche e nere trovava la voluttuosità della vertigine.”

(Ignacio García-Valiño)

C’è un senso di vertigine e di forte disagio nel primo impatto con il romanzo Caro Caino (Edizioni Piemme, 2010; nella versione originale Querido Caín, 2006) dello psicologo spagnolo Ignacio García-Valiño. Il libro narra la storia di un ragazzino di dodici anni, Nico, guidato da un istinto cinico e malvagio, capace di sconvolgere l’intero assetto della classica famiglia dell’alta borghesia iberica. Lo psicologo Julio Omedas, Maestro Fide, prova a sfruttare l’innato talento per gli scacchi dell’adolescente. Il suo intento di incanalarlo nel mondo agonistico, affinché possa apprendere le comuni regole della lealtà sportiva, finirà per essere manomesso dall’astuzia di Nico. Tutti i personaggi verranno manovrati dal giovane come inconsapevoli pedine in una spirale di violenza gratuita, assurda ed inquietante.

Già l’incipit si presenta come un violento colpo allo stomaco:

“La mosca si era posata sullo schermo e, dopo averlo percorso in un capriccioso zigzag, si era sistemata sulla casella c8, nel punto in cui Nico stava per portare il suo cavallo bianco. La mano di Nico la ghermì rapida. Poi la scagliò contro lo schermo del computer e quella precipitò sulla scrivania, dove cadde riversa. Lui immaginò uno sguardo che implorava clemenza. ‘Oh poverina’ mormorò tra sé. La schiacciò leggermente e con la scrupolosità di un entomologo le strappò le ali.”

Un primo capitolo dalle tinte forti, senza mezze misure, come in tanta recente letteratura spagnola; pensiamo ad esempio ad Ildefonso Falcones piuttosto che a Carlos Ruiz-Zafon. Tuttavia nell’incipit potremo cogliere una citazione, più o meno consapevole.

Al torneo dei candidati di Curaçao del 1962, quando Pal Benko chiese a Bobby Fischer perché lasciasse la porta della sua stanza spalancata, facendo entrare dei mostruosi insetti tropicali, il futuro campione americano rispose che era proprio quella la sua intenzione. Il suo divertimento era catturarli e torturarli lentamente.

Un sadismo che conferma l’insano piacere che provava Fischer nel vedere i suoi avversari dibattersi alla scacchiera, ormai privi di vie di scampo.

Nel libro si percepisce l’eco dell’impostazione freudiana alla Reuben Fine, che pure lo psicologo Omedas cerca di superare alla luce delle più moderne impostazioni della psicologia dell’età evolutiva. La stessa nipote Laura, Polgar in miniatura, suona come una confutazione di quelle teorie maschiliste, applicate agli scacchi come una forzatura stridente.

Caino, essere primitivo, pulsione, istinto, violenza, simbolo di un’individualità libera e ferina, può essere superato da un’evoluzione spirituale della specie. Questa è l’idea di Omedas, che sceglie gli scacchi come terapia, nel loro insieme di regole, da rispettare come un codice di comportamento.

Sotto il profilo prettamente scacchistico, l’autore dimostra buone conoscenze del gioco, citando Spassky, Fischer, Gambetti di Budapest, Varianti Alapin e Partite Spagnole. Ci scappa anche una menzione per il senese Luigi Mussini (di cui si è spesso occupato Mario Leoncini nei suoi libri), autore del celeberrimo quadro Sfida scacchistica alla Corte di Spagna (1883), raffigurante l’incontro fra Ruy Lopez e Leonardo di Bona, al cospetto di Filippo II.

Nondimeno incontriamo qualche imprecisione, derivante anche dalla traduzione alquanto infelice dei termini tecnici: la psicologia del giocatore di scacchi non è del tutto approfondita, le partite si svolgono in modo un po’ estemporaneo, e l’autore fa una certa confusione sui concetti di sacrificio ed adescamento, tratteggiati in modo ingenuo.

In sintesi l’idea degli scacchi visti nella loro funzione terapeutica ci pare il nucleo del libro, l’idea primigenia da cui è scaturito l’intero romanzo. Un’idea buona, il cui esito finale, tuttavia, non soddisfa del tutto. La seconda parte subisce una brusca accelerazione del ritmo narrativo, le vicende personali con relativi intrecci amorosi sovrastano il tema di fondo, che scivola sotterraneo, fino quasi a disperdersi per scomparire. L’analisi psicologica dei personaggi raggiunge la data di scadenza e l’atmosfera da thriller tende ad annacquarsi, in una sensazione di incompiutezza.

Restano molti interrogativi sul tappeto: gli scacchi possono assolvere veramente una funzione terapeutica? O al contrario tendono ad esaltare ed esasperare aggressività ed ostilità? Gioco che favorisce la socialità o conduce al solipsismo più cupo?

Il tentativo generoso di Ignacio García-Valiño, nonostante tutto, merita di essere letto, ponderato ed interpretato per comprendere meglio queste problematiche.

avatar Scritto da: Riccardo Del Dotto (Qui gli altri suoi articoli)


2 Commenti a Caro Caino

  1. avatar
    Fabio Lotti 23 Dicembre 2010 at 09:43

    Grande Riccardo! Ti leggo sempre volentieri e ancora più volentieri ricordo te e tuo padre. Il libro mi pare un affresco, non sempre veritiero, sul gioco e sul mondo degli scacchi (mi riferisco ad esempio alla tecnica dell’”adescamento” ritenuta antisportiva mentre fa semplicemente parte del bagaglio tattico di ogni giocatore), con rievocazioni di grandi campioni del passato, di partite storiche e analisi di quelle di Nico.
    Tutto quanto un po’ artificioso, gonfiato, poco credibile, compresa la soluzione finale con la palese sensazione che, per creare un astutissimo mostriciattolo, si sia superato il limite.
    Però, come hai scritto, merita comunque di essere letto.
    Ancora complimenti per il tuo lavoro.

    • avatar
      Bilguer74 23 Dicembre 2010 at 22:27

      Grande Fabio! Un caro saluto a te e a tutti gli amici scacchisti della splendida Siena!
      Siamo in sintonia sulla valutazione dell’opera di Garcia-Valino. Critiche a parte, che il mondo dell’arte in genere si accorga sempre più spesso del nostro gioco è per noi un biglietto da visita di importanza assoluta.
      Sinceri auguri di Buone Feste a te e famiglia!

La Palestra dei Finali

Chess Lessons from a Champion Coach

Torre & Cavallo - Scacco!

Strategia di avamposti

I racconti del Grifo

57 Storie di Scacchi
2700chess.com for more details and full list

Ultimi commenti

Problema di oggi