La mia generazione ha perso

Scritto da:  | 14 Dicembre 2009 | Categoria: Zibaldone

Partiamo dall’ultima finale del campionato italiano. Provate a confrontare le date di nascita dei partecipanti. Se escludete il più anziano Garcia Palermo (nato nel’53) ed i giovanissimi Axel Rombaldoni, Valsecchi e Stella, nati negli anni’90, scoprirete che i partecipanti sono venuti alla luce o negli anni’60 o negli anni’80. Nulla di strano? Fate bene attenzione, allora. Tra Michele Godena, classe’67, e Daniele Genocchio, classe’81, intercorrono ben 14 anni. E allora? All’appello manca completamente il decennio dei’70. Una coincidenza, direte. Magari. Questo vuoto incolmabile è ben percepibile anche nella lista elo generale del nostro paese.

Generazione1La generazione degli anni’70 ha visto raggiungere il titolo di Maestro Internazionale solo da due suoi rappresentanti: Duilio Collutiis e Costantino Aldrovandi. Il resto, quando è andata bene, si è fermato a Maestro Fide. Una generazione di minchioni, di scarsi, di sfaticati. Non credo. I giovani dei’60 sono cresciuti all’ombra dell’atomica Fischer, in un’era dove gli scacchi affollavano le vetrine, sbancavano il “Rischiatutto”, erano moda e tendenza, il circolo nasceva nelle fabbriche, nei dopolavori, nei paesini di montagna ed i festival spuntavano come funghi in ogni dove della penisola. Un terreno fertile su cui sono germogliati fior di talenti, che ancora occupano con merito i primi posti della graduatoria nazionale.

Il boom non è durato a lungo, però. La recessione scacchistica è arrivata assai presto. Spariti i circoli, diradati i festival, gli scacchi sono tornati al margine, la Federazione Italiana non ha saputo cavalcare l’onda dell’entusiasmo, che altrove, come in Inghilterra e Spagna, ha portato a successi insperati.

Generazione2Ci son voluti anni perché in Italia iniziasse un’attività giovanile, con campionati individuali e a squadre, stage per i migliori, partecipazioni ad europei e mondiali. Un percorso compiuto solo  intorno al 1995 ed andato via via migliorando per arrivare a celebrare l’annata doc del 1989, foriera di campioni. La storia di questi ragazzi è ben conosciuta da tutti.

Nel frattempo un’intera generazione si è persa per strada. C’ero anch’io in quegli anni’80, in quell’incerto movimento giovanile, che non aveva conosciuto Bobby Fischer. Il nostro mito era Milorad  “Mitchko” Vujovic, le lampo 5-1 col “contra”, la furberia slava del guitto giramondo. Attendevamo l’uscita dell’ultimo Informatore per indovinarne il colore, per imparare a memoria le tabelle elo, i vincitori dei grandi tornei.

Chi mai si azzardava a studiarci sopra qualcosa? Lampo e solo lampo, a pomeriggi interi, in quell’adolescenza vuota e colorata, fatta di Happy Days e Drive In, a suo modo felice, tra la Nutella e le figurine dei calciatori, Sabrina Salerno e Samantha Fox, Maradona e Platini, Senna e Prost.

Generazione3Eppure sognavamo anche noi di diventare bravi. Avevamo anche noi gli scacchi nel sangue, perbacco. Ci radunarono dall’88 in poi in finali rapid a Bologna, Bussolengo, Biella, mezz’ora-mezz’ora, due giorni soli e poi tutti a casa. Per molti i primi passi, per altri gli ultimi. I migliori anni forse eran già passati. Senza un giorno di scuola. L’unico ad averla spuntata veramente è stato il buon Duilio Collutiis, autodidatta di Sapri, divoratore di libri, capace di centrare pure un alloro nazionale. Ce l’aveva fatta anche Costantino Aldrovandi. Lo ricordo ragazzino chiedere alla madre 1000 lire da giocarsi lampo con Vujovic, per tornare poi con in tasca tre pezzi da mille. Il bolognese Costantino quindi era cresciuto fino al meritato titolo di M.I., finché nel 2004 un crack, qualcosa si è rotto, solo qualche lampo nel buio. Ce la farà anche qualcun altro ad arrivare a questo titolo, Duilio e Costantino non saranno i soli. Ma dopo i trent’anni, coi capelli bianchi ad ingrigir la fronte, non è più la stessa cosa, non è quel che si sognava in gioventù. In tanti hanno mollato per davvero: chi prova a fare l’avvocato, chi il dottore, chi l’editore, chi l’istruttore, chi si è fumato il cervello con le canne, chi si è buttato giù da un ponte. Chicchi di grano della stessa spiga, ormai dispersi qua e là, tra le sessantaquattro caselle della scacchiera. Come in una vecchia foto, rigorosamente in bianco e nero.

[N.d.R. Clicca qui per scaricare, in formato pdf, il libro dedicato al grande Milorad Vujovic “Giro d’Italia su una scacchiera”, in cui, tra le varie storie ed aneddoti riportati, si trova un altro bel ricordo del M.I. belgradese scritto da Bilguer74]

avatar Scritto da: Riccardo Del Dotto (Qui gli altri suoi articoli)


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Un Commento a La mia generazione ha perso

  1. avatar
    Daniele 16 Dicembre 2009 at 16:19

    com’è vero!
    anch’io sono del ’74 e la nostra generazione è stata sfortunata in questo settore. Ma l’eroicità dei ragazzi del ’70 resta mitica!

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