Training parapsicologico

Scritto da:  | 5 Marzo 2011 | 16 Commenti | Categoria: Partite, Partite commentate

Quando alcuni mesi fa Claudio mi chiese se fossi interessato a scrivere un articolo per Soloscacchi, restai per qualche minuto fra il lusingato ed il dubbioso.

Mi conosce troppo bene per sapere che non ho partite da poter pubblicare e quindi non ho immediatamente capito cosa intendesse.

Comunque, mi ci è voluto molto poco per capire. Sa che sono in grado di scrivere un articolo di scacchi su qualsiasi argomento, e quindi ho dedotto che la sua proposta riguardasse un articolo di carattere generale, del tipo l’argomento sceglilo pure tu…

In effetti ha ragione, ho studiato per molti anni la teoria delle  aperture – migliaia e migliaia di varianti -, la strategia del medio gioco – migliaia e migliaia di pagine – con tutti gli annessi e connessi: l’entrata in “d6”, come distruggere l’arrocco, magari con il doppio sacrificio di alfiere, come sfruttare un “buco”, ecc…

Non ho mai studiato i finali. L’ho fatto apposta. Ho sempre perso prima.

Nei giorni seguenti ho riflettuto su quale potesse essere l’argomento da trattare nell’articolo, ma sono subito arrivato alla conclusione che qualsiasi cosa potessi ricercare, era già stata trattata da giocatori molto più in gamba di me ed in maniera tale che il mio eventuale articolo difficilmente avrebbe apportato qualcosa di innovativo ed originale.

Ecco! la parola giusta è “originale”. Ci vorrebbe qualcosa di originale. Allora sì che mi piacerebbe scrivere un articolo. Un argomento che i lettori non possano trovare da nessuna parte, in nessun libro. Se lo volessero leggere, lo dovrebbero leggere qui!, e – diciamocelo francamente – in questo modo non potrebbero fare un confronto… per poi consigliarmi di guardare anche un po’ di TV alla sera, invece di scrivere…

Ok, bella idea!, ma su cosa potrei scrivere?

Avrei volentieri scambiato il mio panino con la nutella con qualcuno che mi avesse fornito un’idea originale ma, purtroppo, ho dovuto desistere.

Ho ringraziato Claudio per la possibilità che mi ha offerto, ma l’articolo non glielo potevo mandare.
Se ti va bene lo stesso – gli dissi – ti offro una pizza a cena, è più facile!

Il discorso morì li. Poi un giorno, poco tempo fa, successe una cosa che mi diede lo spunto per impostare quel famoso articolo rimasto nella penna e che stasera si sta concretizzando. Ho visto la partita Caprio – Leon Hoyos giocata alcuni giorni fa al Torneo di Cento.

Non avevo mai visto una partita di Caprio e quando sono andato a vedere in Internet alcune info su di lui, sono rimasto impressionato positivamente. Incredibile!
Come fa un ragazzino di 16 anni a giocare così bene e battere un GM con questa naturalezza?
La risposta è semplice: Caprio gioca come un forte IM e fra qualche tempo sicuramente diventerà GM. Quel giorno stapperò una bottiglia di spumante anch’io!

Quella partita mi ha fatto tornare in mente un episodio della mia vita scacchistica accaduto qualche tempo fa e che adesso mi preparo a raccontarvi.

Dovete sapere che gli scacchi giocati in un torneo serio, (quelli con 40 mosse in 2 ore e mezza, per intenderci) non fanno proprio per me. Dovermi sedere alla scacchiera per vincere contro un avversario mi fa passare la voglia. Non mi diverto più da molto tempo. Oggi come allora sono un giocatore da gioco veloce nel quale mi viene più facile realizzare quelle idee, talvolta anche fantasiose, che mi balzano in testa.

Certo, il confronto con il gioco serio non regge, le partite veloci contengono errori anche importanti che difficilmente verrebbero commessi dopo un’attenta analisi della posizione, però io sono così anche nella vita. Non faccio mai le cose troppo seriamente e seguo anche al di fuori della scacchiera le regole del blitz.

Se a qualcuno di voi venisse in mente adesso di darmi del matto, sappia che è fuori tempo. E’ previsto che mi darete del matto solo alla fine di questo articolo nel quale sto per raccontarvi qualcosa di veramente pazzesco.

Vieni a fare il torneo? – mi chiesero gli amici.
No, ragazzi. Lo sapete che non faccio tornei, non mi piace – risposi.
Ma dai, non è possibile che uno come te non giochi mai! Non ti farebbe piacere giocare almeno una volta in un torneo magistrale ed incontrare giocatori forti?
No, non mi piace, altrimenti verrei. Non mi interessa, andate voi. Se siete interessati, analizzeremo insieme le vostre partite alla fine del torneo.

Insisti oggi, insisti domani ed anche dopodomani, ad un certo punto ad uno dei tre venne in mente di dirmi:

Senti, vorrei spiegarti il motivo per il quale ti stressiamo tutti i giorni chiedendoti di venire a fare un torneo con noi. In realtà non siamo minimamente interessati al fatto che tu venga a giocare, ma sai… a fare avanti ed indietro con la macchina tutti i giorni in tre per noi è molto costoso. Benzina, autostrada, iscrizione al torneo, qualche caffè… se fossimo in quattro potremmo dividere meglio le spese.

Realizzai subito che si trattava di una bugia visto che tutti e tre si accendevano le sigarette con le banconote, però mi fregarono.

Non potevo continuare a dire di no. Dunque, avrei partecipato a un torneo serio. Il mio primo torneo magistrale.

122 giocatori fra cui 11 GM, 19 IM e, a seguire, molti FM e M.
Nel tabellone sono 121°. Il 122° era un 1a Naz. che, molto probabilmente, era parente degli organizzatori. Un infiltrato.
Nove turni di gioco.  Punti attesi: 2.

Ebbi subito l’impressione di aver scelto il torneo sbagliato per cominciare. Era un torneo troppo forte per me. C’erano troppi professionisti. Erano presenti anche molti giocatori italiani che occupavano i primi posti nella classifica nazionale. Il torneo, infatti, costituiva uno dei più importanti eventi scacchistici dell’anno.

Dopo alcuni secondi di sgomento, mi ripresi. Avevo trovato la soluzione!
Poco mi importava se erano presenti tutti quei forti giocatori – tanto io non ci dovevo mica giocare contro! – pensai

La mattina la sveglia trillò presto e mi ricordò che dovevo andare al lavoro. Poi verso le tredici i ragazzi mi passarono a prendere con la loro macchina per fare 150 Km fino alla sede del torneo.

Sbrigati che è tardi! – mi dissero
Eccomi! – risposi

Il primo morso al panino preparato da mia moglie lo diedi appena entrai in macchina. Era il segnale che il guidatore e proprietario della macchina aspettava per inserire subito la quarta e che riuscì, passando con i semafori rossi, a portarci dentro la sede del torneo esattamente 10 secondi prima dell’inizio del turno. Sembrava tutto calcolato.

Di solito ero l’ultimo dei quattro a finire le partite e vedevo gli altri tre amici in piedi ad osservare la fine della mia partita. Appena finita quella dell’ottavo turno uno dei tre mi disse:

Se domani vinci vai matematicamente a premi! Ho fatto tutti i calcoli possibili ed immaginabili e posso assicurarti che non ci sono errori. Il secondo della tua categoria oggi ha 4 punti e ½ e se domani vincesse andrebbe a 5 e ½, mentre tu che sei a 5 se domani vincessi andresti a 6 e prenderesti il primo premio della tua categoria e senz’altro entreresti anche nei premi Assoluti!
Cavolo! Non l’avrei mai detto! – risposi.
Tu no, ma noi sì! Per i premi degli Assoluti anche noi siamo rimasti sorpresi, ma il primo premio della tua categoria, beh..quello non te lo può togliere nessuno. Chi può fare più punti di te?
Bene! Adesso bisogna vedere chi sarà il mio ultimo avversario – dissi. Andiamo dal mio amico arbitro e chiediamogli se ha già fatto il prossimo turno!

Hai per caso il turno di domani? – chiesi all’arbitro.
– rispose, eccolo qua! Giochi contro… e mi disse il nome.
Chi è? – chiesi.
E’ un giocatore molto forte – rispose l’arbitro. Ha venti anni, 2495 di ELO e 2 norme di GM [avrà confermato il titolo di GM tre anni più tardi, e raggiungerà un Elo di 2615, ndr]. E’ un giocatore molto tosto, tu comunque impegnati e gioca tranquillo anche se, purtroppo, non c’è molto da fare!
Ti ringrazio per il consiglio!, ciao, ci vediamo domani – dissi al mio amico arbitro e mi avvicinai all’uscita della sala con i miei amici. Era tardi e non avevamo tempo da perdere. Dovevamo tornare  a casa.

Il viaggio di ritorno a casa quella sera fu meno divertente rispetto alle sere precedenti. Ero preoccupato e gli altri me lo leggevano in faccia.

Com’è andata? – chiese mia moglie appena entrato in casa.
Oggi bene – risposi – ma domani mi aspetta un turno duro. Gioco contro un avversario molto bravo. Ha già 2 norme di GM. Secondo me sarà molto difficile. Peccato!, una vittoria mi farebbe entrare nei premi!

Premio vuol dire soldi, e soldi per una donna è sinonimo di poter spendere, fare acquisti. Dopo alcuni secondi mia moglie ruppe il silenzio dicendomi:
– Mah, guarda, tanto pollo non lo sei. Studiato hai studiato, ed anche tanto. Prova a giocare per vincere e chi sa che non ti vada bene. Secondo me è il tuo avversario che dovrebbe stare attento!

Mi fece molto piacere, ma essendo un matematico saldamente con i piedi per terra, sapevo che i miei limiti erano tali per cui nell’ultima partita non avrei avuto vita facile. La mia preparazione teorica – anche se molto vasta – e tecnica, non era certamente paragonabile a quella del mio avversario che, seppur più giovane di me, aveva già un’esperienza notevole – come verrà spiegato più avanti – avendo giocato contro molti GM e con eccellenti risultati.

– Mangi? – disse mia moglie.
– No, non posso. Devo studiare. Fammi un panino, mangio mentre studio.

Accesi il computer, lanciai il programma e chiesi di farmi vedere tutte le partite presenti nel database giocate dal mio giovane avversario.
Dopo solo pochissimi secondi, il programma mi aveva estrapolato circa 400 partite. Nella colonna dei tornei disputati erano risaltati subito fra tutti gli altri il Camp. Europeo U16, il Camp. Mond. U18 ed il Camp. Mond. U20 giocato l’anno prima e poi una serie di tornei di alto livello con molte partite vinte.
Diedi un’occhiata anche ai nomi dei suoi avversari e vidi che aveva vinto contro giocatori con ELO superiore a 2600 e pattato contro giocatori che sono abituati a scrivere libri di scacchi, alcuni dei quali sono presenti anche nella mia libreria.
Mi resi subito conto che il compito che mi aspettava era davvero troppo difficile. La mia autostima è sempre stata molto grande, ma anche sommandola a quella che mia moglie ed i miei amici avevano per me, sentivo che quello che potevo mettere in campo non mi bastava. Mancava qualcosa ed io non sapevo cosa, e come dovevo fare per poter eliminare questo gap, questo divario.

Prestate attenzione qui perché arriva la parte difficile dell’articolo.

Quello che mi sta tornando alla memoria oggi, è esattamente quello che ho provato allora. E ricordo che mi resi conto che per vincere l’ultima partita sarebbe dovuto accadere qualcosa di eccezionale, di strano, qualcosa che va al di fuori delle normali regole, di paranormale, perché se tutto fosse filato liscio nella normalità, non avrei avuto nessuna possibilità di portare a casa il punto.

Iniziai a ragionare per assurdo. L’unica possibilità sarebbe che domani il mio avversario non venisse. Che si prendesse un raffreddore e che fosse obbligato a restare a casa, così vincerei a forfait. Non vedevo altra strada.
Poi pensai che un’altra opzione sarebbe stata che quella sera, visto che era sabato, il mio avversario sarebbe potuto andare un po’ in discoteca e che avrebbe fatto tardi, arrivando al giorno dopo stanco e col mal di testa. Non vedevo davvero nessuna strada percorribile e quindi abbandonai il computer, il database, le partite e tutto quello che riguardava il mio avversario.

Girai per la casa senza una meta guardando il pavimento e dopo una decina di minuti arrivai ad una conclusione che poi è anche la risultante di un ragionamento che avevo fatto nel frattempo.
Se non potevo battere il mio avversario sulla scacchiera, lo dovevo battere fuori dalla scacchiera. Non vedevo altro modo! Ma come?

Iniziai quindi una preparazione psicologica pazzesca poiché gli elementi di questo training erano talmente irrilevanti e sciocchi che solo un matto poteva continuare a crederci. Un altro, molto probabilmente, avrebbe desistito subito e si sarebbe seduto davanti alla TV a guardare un film.

Gioco col bianco – pensai. – E questo è già un piccolo vantaggio. Un altro piccolo vantaggio è che io posso studiare le sue partite, mentre lui non può studiare le mie! Quasi quasi do un’occhiata a cosa gioca, ma più per curiosità che per altro. Principalmente per cercare di capire la psicologia del mio avversario. E’ importante entrare nei suoi ragionamenti per cercare qualche punto debole, se mai riuscissi a trovarli.
Vidi che a 1.e4 giocava la siciliana oppure la Russa. Non giocava altro. Beh, se fosse stato abituato a giocare molte difese, sarebbe stato peggio. Così il campo di studio si ridusse notevolmente.

Divisi il lavoro in 2: Siciliana e Russa e cominciai dalla prima.
La mia preparazione teorica prevedeva su 1. e4 c5 2. Cf3 d6 3. d4 cd4 4. Cd4 Cf6 5. Cc3 Cc6 di giocare 6. Ag5 (il sistema Richter-Rauzer). Ho sempre studiato e giocato solo quello. Ma vidi che il mio avversario aveva ottenuto ottimi risultati contro questo sistema, mentre aveva avuto alcune difficoltà a giocare contro il sistema Boleslavsky (6. Ae2 e5). Tirai fuori tutti i libri e cominciai a studiare per la prima volta questa variante che, fino ad oggi, non avevo mai considerato, preferendo 6. Ag5.
Dopo diverse ore di immagazzinamento di mosse, varianti e partite decisi di passare alla russa, anche perché il tempo a mia disposizione non era poi così molto. Erano già passate le tre del mattino e la stanchezza si faceva sentire.
Ricordo che per la russa mi ero andato a vedere, fra le molte varianti che quella notte avevo studiato, una partita di Anand che in un finale di torri aveva un leggerissimo vantaggio. Avevo quindi preso quella partita come riferimento per quella difesa.
Alle 6 meno un quarto, spensi il computer, stanco ma contento. Quello che potevo fare l’avevo fatto, di più non avrei mai potuto. Avevo la coscienza a posto, ero incredibilmente sicuro di me.
Le 8 ore di studio mi avevano caricato positivamente da farmi pensare che forse, con un po’ di fortuna, avrei anche potuto farcela.
In passato ho studiato scacchi anche per 16 ore di seguito, quindi 8 ore solamente non mi hanno stancato completamente.


Mi sdraiai sul letto, ben sapendo che alle 7:30 mi sarebbero passati a prendere gli amici, e fissai il soffitto. Ripassai mentalmente quello che avevo appena studiato, riorganizzando nella testa le mosse, le varianti e tutte le partite. Non potevo permettermi il minimo errore. Figuriamoci se avessi fatto confusione fra 2 varianti ed invertito le mosse. E’ chiaro che se a 1. e4 il nero avesse giocato 1… b6; potevo anche stringergli la mano ed andare a farmi 2 blitz in sala analisi…

Sei pronto? – Mi chiesero dal citofono di casa.
Eccome! Ed anche arzillo!
Hai studiato? – Continuavano gli amici
Certo! Ne dubitavate? …e posso dirvi che con un po’ di fortuna… potrebbe anche andare bene. Senza un minimo di fortuna, non ho chanches, lo sapete. Ma nella vita un po’ di fortuna ci vuole, altrimenti non si va da nessuna parte.


Se ti offre la patta, cosa fai?
– chiese uno dei tre.
Non scherzare – risposi. Lo sai che io non gioco per la patta. O perdo o vinco. E stasera devo tornare a casa con il premio. Giochiamo tutti e due per vincere ed andare a premi. Quello che lui non sa ancora è che se si rivelerà corretta un’impressione (ed anche una speranza) che ho, non ha assolutamente possibilità di vincere.

Non capirono ed io non gli spiegai cosa volessi dire.

Mi metti, per piacere, quella musica di ieri molto rilassante, ne ho bisogno – chiesi al guidatore (dopo alcuni anni facendo una ricerca su internet venni a sapere che si trattava di “Ask the mountains” di Enya).

Durante il viaggio non aprii bocca ed i miei amici mi lasciarono tranquillo. Avevano capito che stavo ripassando le varianti e che quei 90 minuti passati in macchina servivano per quel famoso “Training psicologico” che in passato avevo studiato sui libri ma che, proprio perché non ne avevo mai avuto bisogno, non avevo mai fatto.

Quindi ricapitolando: se gioca 1…b6 vado a giocare blitz e se invece gioca quello che ho appena studiato, cerco di portarlo su un terreno a lui poco congeniale cercando poi di vincere.

In moto l’orologio del bianco! – gridò alle 9 in punto l’arbitro del torneo.

Mossi 1.e4, schiacciai l’orologio e scrissi la mossa sul mio formulario. Il mio avversario non c’era.
Avrà davvero preso quel raffreddore che gli avevo  augurato qualche ora prima? – mi chiesi.
Il fatto che non sia ancora arrivato mi fa molto piacere. Non tanto perché gli scorre il tempo, ma perché ho ancora qualche minuto a disposizione per riflettere sull’aspetto psicologico della situazione –

Come mai ritarda? – mi chiedo – Sarà a prender un caffè?

Passavano i minuti. Tre, poi cinque, poi dieci. Incredibilmente, l’impressione che avevo avuto e che non avevo spiegato ai miei amici durante il viaggio, si stava materializzando ed anche in maniera corretta: il mio avversario non si era minimamente preparato per questa partita! Questo lo speravo proprio e mi faceva davvero molto piacere! Comunque era anche logico: come può un GM pensare di prepararsi per giocare contro un giocatore che ha 600 punti meno di lui? Può permettersi di arrivare in ritardo.
Si, mi stava snobbando! Era sicuro di vincere! Ed un GM che è sicuro di conoscere le sue varianti meglio di qualunque altro, perché dovrebbe giocare 1… b6 che, come sapete, mi avrebbe spedito in sala analisi senza passare dal via?

Prima che il mio avversario arrivasse, ero sicuro che lui non si era preparato, e che non avrebbe giocato assolutamente 1…b6.
Quindi me la potevo giocare! Mentre solamente dodici ore prima ero spacciato!

Arrivò dopo 15 minuti. Gli strinsi la mano e mosse subito 1…c5 ancora prima di sedersi.

Le prime 15 mosse furono tutte teoriche e quindi vennero giocate velocemente. Ci volle più tempo a scriverle sul formulario che a farle.

2.Cf3 d6 3.d4 cxd4 4.Cxd4 Cf6 5.Cc3 Cc6 6.Ae2

Con questa mossa entrai in un terreno per me completamente nuovo. Mai giocata prima.
Ciò nonostante sia io che il nero stavamo giocando velocemente, circa 15 secondi a mossa. Era tutta roba già studiata a casa. Lui tempo fa, io la sera prima.

6…e5 7.Cf3 h6 8.O-O Ae7 9.h3 O-O 10.Te1 Ae6 11.Af1 Cb8 12.Cb1 Dc7 13.b3 Tc8 14.c4 b5 15.Cfd2

Posizione dopo 15.Cfd2

Anche questa giocata in perfetto stile blitz. Gli altri erano appena alle prime mosse, mentre noi eravamo già alla 15° mossa. Si era formato un gruppetto di osservatori divertiti non tanto dalla posizione quanto dal fatto che stavamo giocando veloce.

Dovete sapere che sia io che il nero stavamo facendo riferimento ad una partita giocata dal mio avversario, sempre con il nero, tre mesi prima in un torneo open in Svizzera contro un GM e che alla mossa da me appena giocata aveva risposto con 15…bxc4. La partita era andata male per il nero ed era continuata così

16.Cxc4 Cc6 17.Cc3 Cd4 18.Ae3 Cxe4 19.Cxe4 d5 20.Tc1 dxc4 21.Axc4 Axc4 22.Axd4 exd4 23.Txc4 Da5 24.Ta4 Db6 25.Dxd4 Dxd4 26.Txd4 Tc2 27.Td2 Tac8 28.Tee2 Tc1+ 29.Rh2 Ab4 30.Td4 a5 31.Cd6 Td8 32.Cb5 Tb8 33.Tc4 Txc4 34.bxc4 Tc8 35.Tc2 Td8 36.Rg3 Td3+ 37.Rf4 Ac5 38.Re4 Td1 39.Rf3 Td3+ 40.Re2 Td7 41.f3 f5 42.Td2 Te7+ 43.Rd1 Te3 44.Te2 Td3+ 45.Rc2 Td8 46.Te5 Ab4 47.a3 1-0

Questa partita la conoscevamo tutti e due molto bene. Lui perché l’aveva giocata, io perché l’avevo studiata.
Quello che è strano e che non capita tutti i giorni è di giocare contro un avversario non titolato che conosce quello che è stato giocato fino a poco tempo prima.

Qui il nero si accorse che c’era qualcosa non molto chiaro per lui.


Il bianco – pensò – mi ha fatto capire di sapere la teoria, adesso anche di conoscere quella mia partita di alcuni mesi fa, ma fin dove vuole arrivare? – Questo dubbio gli ha creato confusione. Pensava di vincere facilmente ed invece gli si è ripresentata quella posizione che tre mesi fa lo aveva fatto perdere.
Pensò per una ventina di minuti e poi giocò 15…b4 che rappresentava una novità. Questa posizione si presentava sulla scacchiera per la prima volta. Lo sapevamo tutti e due.

Ora dovete sapere che c’è una regola nel gioco degli scacchi che consiglia di aprire il gioco in presenza di un avversario meno qualificato. Le posizioni aperte, infatti, favoriscono il giocatore più esperto.

Avendo giocato 15…b4 capii che il nero non sapeva che pesci pigliare e che quindi avevo una partita psicologicamente vinta.

Come potevo tramutare questo vantaggio psicologico decisivo in vantaggio sulla scacchiera non ero assolutamente in grado di saperlo. Ma neanche mi interessava molto. Lo avrei trovato. Era una questione di tecnica.

La partita continuò con

16.Ad3 Cfd7 17.Cf1 Cc5 18.Ac2 Db7 19.Ce3 Cc6 20.Ab2 Cd4 21.Cd2 Ag5 22.Cd5 f5 23.Axd4 exd4 24.Cf3 fxe4 25.Cxg5 Axd5 26.Dxd4 hxg5 27.cxd5 Df7 28.Axe4 +- (vantaggio decisivo) Te8 29.Af3 a5 30.Te3 Df6 31.Td1 Tac8 32.Dd2 Te5 33.Txe5 Dxe5 34.Te1 Dc3 35.De2 Cd3 36.De6+ Rh8 37.Tf1

Posizione dopo 37.Tf1

Questa mossa faceva parte della preparazione che avevo dovuto sostenere per questo torneo.
Avevo infatti studiato una partita nella quale, dopo questa mossa, il bianco aveva risolto tutti i suoi problemi. Anch’io dopo 37. Tf1 mi sentii più sicuro.
Fui criticato per aver giocato questa mossa, ritenuta troppo passiva, ma ero li per vincere e non per lo spettacolo.

37…Td8 38.Df5 Cf4 39.Dxg5 Tf8 40.Ag4 Tf6 41.g3 Cg6 42.Dh5+ Rg8 43.Ae6+ Rf8 44.Dh7 Re8 45.Dxg7 Ce5 46.Ag4 Tg6 47.Dh8+ Re7 48.Dh7+ Rd8 49.Da7 Cxg4

Posizione dopo 49...Cxg4

A questo punto arrivò un suo amico GM e quando la mossa toccò a me, si misero li in piedi ad analizzare nella loro lingua quasi a voler cercare insieme una strada per portare a casa mezzo punto.

50.Dxa5+ Re7 51.hxg4 Txg4 52.Da7+ Rd8 53.Rg2 De5 54.Db6+ Rd7 55.Db7+ Rd8 56.Da8+ Rd7 57.Dc6+ Rd8 58.Db6+ Rd7 59.Db7+ Rd8 60.Df7 Td4 61.Tc1 De4+ 62.Df3 Dg6 63.Df8+ Rd7 64.Dc8+ Re7 65.Tc7+ Rf6 66.De6+ 1-0

66.De6+ e il Nero abbandona

Se dovessi rigiocare contro questo giocatore ne perderei 10 su 10. Quello che lui non sapeva è che questa eventualità non si sarebbe più potuta ripresentare in futuro.

Com’è andata? mi chiese mia moglie appena arrivato a casa.
Bene! – risposi – Avevi dei dubbi?
No, certo! Ed il premio?

Eccolo qua!, e la bottiglia di spumante?
Eccola qua!

avatar Scritto da: IronButterfly (Qui gli altri suoi articoli)


16 Commenti a Training parapsicologico

  1. avatar
    Martin Eden 5 Marzo 2011 at 07:53

    Grandissimo, semplicemente grandissimo!
    Tra l’altro io Pavasovic l’ho visto in azione di persona diverse volte e posso testimoniare che è un osso davvero durissimo!

  2. avatar
    fritzcarraldo 5 Marzo 2011 at 09:31

    Fantastico!
    Un candidato maestro al primo torneo magistrale che batte un giocatore di quel livello!
    E poi con che autorità e precisione, senza timore reverenziale.
    Non so chi sarebbe riuscito a passare tutta la notte preparandosi per la partita.
    Una testimonianza divertente ed interessante.

  3. avatar
    e4d6 5 Marzo 2011 at 09:46

    che bel racconto! grazie IronB

    PS: ma prima o poi sapremo il tuo nome?

  4. avatar
    cserica 5 Marzo 2011 at 09:51

    complimenti IronButterfly
    ragazzi, non chiedete il suo nome, non sono “autorizzato” a divulgarlo 😛

  5. avatar
    jazztrain 5 Marzo 2011 at 10:41

    Complimenti sia per la partita e sia per l’articolo.

    Avresti dovuto mettere come video il tuo capolavoro: ” In a Gadda Da Vida!”
    😉

  6. avatar
    Luca Monti 5 Marzo 2011 at 10:53

    La lettura di questo articolo simpatico, immagino infonderà speranze in molti. Bravo IronButterfy. 😛

  7. avatar
    Mongo 5 Marzo 2011 at 13:16

    OK, allora questa sera niente pizza, niente TV, niente sesso (!), solo libri di scacchi, qualche esercizio psicologico e domani è sicura vittoria. Vedo già il mio avversario farsela sotto!!!
    Grazie per questo bell’articolo illuminante.
    😉

    • avatar
      Mongo 6 Marzo 2011 at 22:18

      ===> Ha funzionato !!! Beh è stata ‘solo’ una patta, ma avendo fatto solo esercizi psicologici e nulla d’altro di ciò di cui avevo detto, sono ugualmente soddisfatto!!!

  8. avatar
    Silversurfer 5 Marzo 2011 at 15:03

    Complimenti all’autore dell’articolo che ho trovato interessante e ben scritto e complimenti al giocatore che ha reso questa storia tale da essere raccontata ! E non mi riferisco Pavasovic ;)
    Ciao!
    Matteo

  9. avatar
    lancillotto 5 Marzo 2011 at 22:51

    Però con un po’ di pazienza e qualche rivista sottomano non è poi così difficile scoprire chi si cela sotto questo pseudonimo. Le indicazioni ci sono tutte nel racconto e devo dire che la rivista dove ho trovato classifica e nome dell’autore riporta: “A 6 punti troviamo……Ex aequo con loro……… e il sorprendente (aggettivo indicante la città di provenienza) IronButterfly, assente dalle competizioni da vari anni. Più indietro Fabrizio Bellia e Giulio Borgo.” E, aggiungo io, anche parecchi altri MI oltre a Pavasovic ovviamente che rimase a 5.
    Di più non vi dico altrimenti che gusto c’è :mrgreen:

  10. avatar
    Mauro 6 Marzo 2011 at 00:58

    Ho individuato con ragionevole certezza il torneo. Credo di avere identificato il giocatore (purtroppo mi sembra che la partita non sia disponibile elettronicamente). Per togliermi ogni ragionevole dubbio:
    1) la distanza fra la città di partenza e quella del torneo è veramente di 150 o un pochino di meno?
    2) il giocatore in questione non ha più giocato dopo il torneo suddetto?

    • avatar
      cserica 6 Marzo 2011 at 01:20

      si, la distanza è inferiore ai 150 km, e quello è il suo ultimo torneo. 🙂

      • avatar
        Mauro 6 Marzo 2011 at 13:57

        Grazie, penso di aver capito di chi si tratta 🙂

  11. avatar
    Matteo Pasquini 8 Marzo 2011 at 18:29

    Complimenti Maestro, complimenti …sei stato l’unico che mi ha saputo insegnare qualcosa di scacchi …complimenti. Un saluto sincero frocchio.

  12. avatar
    purplerain 8 Marzo 2011 at 22:57

    Ma veramente dopo tutta quella faticaccia hai racimolato solo una bottiglia di spumante come premio?
    Comunque sei stato un grande!
    Complimenti anche per l’articolo che è piacevolissimo.
    Ciao, Roberto

  13. avatar
    Riccardo 9 Marzo 2011 at 12:15

    Emozionante, avvincente. Sembra un film arrivato all’ultimo atto con grande attenzione al profilo psicologico del protagonista.
    L’unica parte non scorrevole è quando ho perso qualche minuto a visualizzarmi mentalmente le mosse e poi alla fine ho scoperto che c’era la partita “da cliccare” :mrgreen:
    Già di per sé l’impresa che hai realizzato è stata grandiosa (trattandosi di CM, 120° del torneo in elo, realizzando un 6/9!!!), ma volevo farti i complimenti anche per la narrazione.
    Grande scacchista, grande narratore, personaggio che suscita curiosità e ammirazione.
    Un plauso particolare anche ai ragazzi che ti hanno incastrato a giocare il torneo 😉

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