La Signora Emilia

Scritto da:  | 13 Aprile 2011 | 10 Commenti | Categoria: Libri

Chi ha seriamente posato la punta delle propre dita sul più completo ed universale degli strumenti musicali, il pianoforte, non può non conoscere un testo dal titolo “Guida per il solfeggio cantato e il dettato melodico”.
Autrice la grande Emilia Gubitosi, consorte di quel Franco Michele Napolitano a sua volta uno dei maggiori organisti italiani…
Gino Verbena racconta che “In Anacapri, alla via Timpone 21, dove la stradina termina davanti al bivio per Li Campi e per Lo Funno, c’è una villetta, “La Pausa”, al di sotto del livello stradale, delimitata da un muricciolo basso e da una bougainville che risalta sui biancori della casa. Brevi e graziose rampe di scale portano, dai cortili e dai giardinetti, al tetto ricco di merli il quale offre un’ampia vista sul tramonto caprese e, in vicinanza, sul verde digradare della folta popolazione degli ulivi affacciati sul mare sottostante.


L’insegna, in ceramica, reca il segno di interruzione del suono nella musica, cioè la pausa; ma fa chiaramente capire come il termine debba essere accolto come “momento di sospirato riposo” nel corso della frenetica attività della coppia il cui spirito di iniziativa e il bagaglio culturale formavano una miscela esplosiva capace di scuotere i profondi silenzi anacapresi.”

La villetta era la dolce dimora della Signora Emilia e di lei rammento, oltre al pacato, comprensivo ed affettuoso modo di fare, da raffinata dama d’altri tempi, alcune sagge raccomandazioni musicali di cui, a distanza di tanti anni, apprezzo sempre più maggiormente la verità nonché la profondità.
Ero appena fanciullo e più che imparare a suonare mi divertivo a schiacciare le mani su quella interminabile distesa di tasti bianchi e neri del mio Glazer verticale, con null’altro scopo di ridere per i suoni scomposti che si procuravano…
“Robertino…” -mi diceva la Signora Emilia mentre mi aiutava a inerpicarmi sullo sgabello del pianoforte da cui, una volta assiso, neppure riuscivo a raggiungere i pedali- “vedi? un pianista serio lo capisci dal fatto che è passato dal Bona e dal Pozzoli…”. Testi per me all’epoca noiosissimi e, probabilmente, inarrivabili a quell’età, ma, e solamente con la maturazione della mia pur modesta cultura musicale son riuscito ad apprezzare la saggezza nascosta dietro a quella misteriosa affermazione, decisamente imprescindibili per la formazione sana e corretta di un qualunque musicista anche dilettante…
A distanza di tanti anni sicuramente tanti validi testi, anche pedagogicamente più moderni del Bona e del Pozzoli, son venuti alla luce, eppure è proprio vero che il musicista che non si è formato secondo certi canoni ortodossi e collaudati come quei sacri metodi forse, seppur talentuoso, si trascina certe lacune di non facile correzione…


Qual è allora per gli scacchi l’equivalente del Bona e del Pozzoli? Difficile dirlo… ottimi manuali son stati scritti da tanti affermati autori ma se per esempio vogliam far affidamento all’esperto consiglio di un grande allenatore e didatta del calibro di Mark Dvoretzky il quale afferma che studiar la tattica è, per lo scacchista diligente, non meno fondamentale e necessario dell’esercizio paziente, metodico e giornaliero, di scale ed arpeggi per il pianista, ecco che validamente ci supporta lo studio, o anche solo la lettura, del recentissimo “1001 Deadly Checkmates” del noto e poliedrico Grande Maestro inglese John Nunn.

Si tratta essenzialmente di un’ampia raccolta di esecizi, di posizioni da risolvere alla ricerca del matto, ordinate secondo una scala progressiva di difficoltà, quasi tutte originali e inedite, scelte con cura meticolosissima, quasi maniacale, dall’esperto campione britannico. Leggerlo, rileggerlo, anche a letto prima di coricarsi o sul treno nel viaggio verso l’ufficio, e da questo paziente, diligente, indefesso esercizio, il giovamento ed il miglioramento tattico è, proprio il caso di dirlo, garantito! Quante volte infatti abbiamo sciupato una posizione migliore, pressoché vincente, per qualche leggerezza tattica e siamo stati pertanto immancabilmente e irrimediabilmente puniti?!? Ebbene, in termini di risultati pratici, è con libri come questi che misureremo in maniera tangibile e netta il nostro miglioramento.
Non farsi scappare un matto in due è come saper solfeggiare, si può suonare anche discretamente senza, ma saperlo fare indubbiamente aiuta…

avatar Scritto da: Martin (Qui gli altri suoi articoli)


10 Commenti a La Signora Emilia

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    Marramaquìs 13 Aprile 2011 at 08:11

    Stamattina ho azzeccato le prime mosse della mia partita di oggi (ogni giorno è una partita diversa): dopo aver letto e ascoltato Martin-Chopin, ho atteso pochi minuti, quasi certo dell’intervento di Jazztrain.
    E infatti è apparso Thelonious Monk !
    Due raggi di sole indovinati per una giornata che a Roma si prospetta (solo) meteorologicamente grigia.
    Grazie, ragazzi, una buona giornata anche a voi !

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    Giulio Borgo 13 Aprile 2011 at 13:00

    Mi hai fatto venire in mente gli indimenticabili esercizi de “Il pianista virtuoso” di CHARLES LOUIS HANON, con le sue infinite variazioni di scale e scalette, ascendenti e discendenti, ritmate in tutti i modi possibili. Scale senz’ anima, di certo non dei brani musicali, ma la somma di tutte quelle variazioni lascia dell’ “Hanon” un ricordo indelebile…e alla fine neppure spiacevole.

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    Mandriano 13 Aprile 2011 at 13:11

    Che musica maestro…. ma che musica… che musica… che musica maestro…. 😉 Avanti tutti capitan Martin!! 😆

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    Edo 13 Aprile 2011 at 13:21

    A proposito di pianoforte, ecco uno che sull’Hanon deve averci passato parecchio tempo 😉

    http://www.youtube.com/watch?v=glg99Zc0JjU

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    Luca Monti 13 Aprile 2011 at 20:52

    Chissà se in uno dei prossimi interventi, conosceremo qualche altro e nuovo aspetto sorprendente in Martin Eden. 😛

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      cserica 13 Aprile 2011 at 22:05

      in effetti non vorrei svelare troppo, perchè poi si arrabbia, ma Martin ha (aveva) una passione per gli sport estremi (sembra abbia scalato un 8000 e sia sceso in apnea fino a 80 metri, non male per uno scacchista….), poi parapendio e deltaplano…..mi fermo qui, a beh, dato che siamo in argomento oltre al pianoforte (di cui ha dato diversi concerti) vorrei ricordare che suona bene anche il violino e ha fatto anche il direttore d’orchestra!
      Ma lui è troppo modesto per raccontare questo (ed altro….)

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        Luca Monti 13 Aprile 2011 at 22:49

        Dicono anche sia proprio lui ad avere ispirato Jack London.
        😛 🙂

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    Zenone 13 Aprile 2011 at 23:22

    Mi butto, all’amico Martin Eden voglio dedicare questi versi di
    Bertold Brecht:

    “La piccola casa sotto gli alberi sul lago.
    Dal tetto sale il fumo.
    Se mancasse
    Quanto sarebbero desolati
    La casa, gli alberi, il lago!”

    Ebbene, senza Martin Eden cosa sarebbe questo sito!

    Per il resto, anche se M.E. avesse solo uno dei talenti elencati da cserica resterebbe ciò che è: una persona di grande spessore umano.
    Grazie.

  7. avatar
    Martin Eden 13 Aprile 2011 at 23:33

    Grazie… tutti troppo buoni! Anche se nessuno ha finora citato il mio vero talento: la forchetta! Nella cui arte si misura in pieno tutto il mio girovita, oooops …il mio spessore! 😉

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