Strana città Salonicco… Mark Mazower la definisce città di fantasmi, forse perchè il suo fascino è così etereo e spirituale che il viaggiatore difficilmente riesce a coglierne le radici al primo acchito. Io la definirei città dell’anima, e nel mio taccuino di memorie distinguo le città, i luoghi in generale, appunto tra luoghi dell’anima e luoghi propriamente fisici. Non che quelli fisici non abbiano il loro fascino e le loro bellezze, e neanche si può affermare che i luoghi dello spirito non siano in fondo luoghi fisici, geografici, ma la differenza non si può apprezzare meglio che a Salonicco, così in bilico tra Occidente e Oriente, tra due culture, due mondi tanto diversi eppure tanto vicini.
Non ho mai visto nessuna città come Salonicco dove, ad ogni angolo di strada, ti capita di ascoltare la gente più comune esprimersi in un esperanto tanto variegato di lingue, dove s’incrociano magicamente minareti e cipressi, sinagoghe e monasteri, capitelli romani e chiese bizantine. Crocevia di popoli e di razze, musulmani e turchi, ortodossi e greci, giardini e taverne, luride botteghe e palazzi lussuosissimi… tutto si compenetra a Salonicco in un alchimia inspiegabile eppure irresistibilmente unica e misteriosa.
In fondo al lungomare Leoforos Nikis si staglia quello che è il simbolo della città, ‘O Lefkos Pyrgos, la Torre Bianca, e quando vi si arriva è come arrivare al confine del tempo, quell’istante unico, eterno e infinitesimale, identico a quello che prova lo scacchista nel momento in cui si accorge d’aver vinto lo scontro. Lo stesso che probabilmente ha assaporato Hristos Banikas nel momento in cui il grande Artur Jusupov gli ha teso la mano in segno di resa, un’emozione dell’anima…
Il GM di Salonicco Hristos Banikas
La chiesa ortodossa Panagia Chalkeon di Salonicco, “patrimonio dell’ Umanità”
Scritto da: (Qui gli altri suoi articoli)Tags: Martin Eden
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