Intervista ad una leggenda degli scacchi: Jan Timman!

Scritto da:  | 1 Luglio 2011 | 17 Commenti | Categoria: Le Interviste

Mi ritrovo, il giorno dopo la conclusione del torneo internazionale di Torre delle Stelle, ad intervistare il grande Jan Timman. Sapevo dall’inizio che avrei dovuto farlo, ma pur avendo avuto una settimana di tempo per concordare l’intervista, non l’ho mai fatto, l’ho semplicemente chiamato  verso le 19 (perché non potevo più rimandare) chiedendogli se potevamo vederci dopo cena e per fortuna lui era libero. “Hai fatto bene – direte – non volevi disturbarlo nei giorni del torneo”. In parte questo è vero, ci ho pensato, ma in realtà non mi ero reso conto dell’effetto che la Storia Degli Scacchi potesse avere su di me, effetto che non ho neppure avuto occasione di stemperare andando ad accoglierlo in aeroporto, come invece è successo con Sergio Mariotti. L’aspetto austero, la costante concentrazione di Jan (non so se vi rendete conto di quale “aura” possa emanare un campione del genere) e, non ultima, la mia timidezza, hanno fatto il resto. Ho scoperto però, alla fine, una persona affabile e molto disponibile, per nulla infastidita dalle mie domande e, anzi, desiderosa di condividere riflessioni non banali. Il GM olandese inoltre, per quanto ho potuto capire nell’oretta di piacevole chiacchierata, è una persona colta, di vari interessi e assolutamente non “monotematica”. Un vero spot per il nostro gioco, a mio avviso.

L’intervista si è svolta in inglese, perciò usavamo il “you”. Per comodità, nella traduzione riporterò il “lei”.

Buonasera Mr. Timman. Prima di tutto come è andata la permanenza a Torre delle Stelle? Conosceva già la Sardegna?

Oh, è andato tutto molto bene. Qui c’è un mare meraviglioso e me lo sono goduto, soprattutto perché sono arrivato con una settimana di anticipo. Soggiornavo in una bella villetta di fronte al mare e ho avuto così il tempo di andare in spiaggia, senza comunque trascurare la necessaria preparazione per il torneo. In Sardegna non ero mai stato prima e sono contento di aver colmato questa lacuna, ma naturalmente in Italia sono stato tante volte,  per i tornei ma non solo. I miei genitori amavano molto la Toscana e quando ero ragazzo abbiamo trascorso lì, per tanti anni, le vacanze estive. Ho un bel ricordo di quel periodo, stavamo di solito nei dintorni di Lucca ma abbiamo visitato tutto, Firenze naturalmente, Siena e tutto il resto.

E invece in quali occasioni è stato in Italia per giocare tornei?

Ricordo per esempio il  torneo di Venezia del 1974, quando vinse l’israeliano Liberzon. Allora ero molto giovane, avevo 23 anni,. Dopo la conclusione del torneo mi trattenni  alcuni giorni  per visitare la città. Con me c’erano anche Mariotti e il MI americano James Tarjan (che un paio di anni dopo ottenne il titolo di GM – n.d.r.) e passammo un po’ di tempo assieme, fu molto bello. Ho avuto piacere nel riincontrare Sergio qui a Torre delle Stelle dopo tanti anni, anche se per la verità non abbiamo avuto molto tempo per rievocare i vecchi tempi dato che eravamo entrambi impegnati con le partite e dovevamo anche prepararci e riposare il giusto.

Comunque Sergio è stato davvero un forte giocatore, con un bellissimo stile di gioco, molto personale. Ricordo bene l’Interzonale di Manila nel 1976, giocò alla grande e si piazzò decimo se non sbaglio (non sbaglia n.d.r.), ed era un torneo molto duro con tanti forti giocatori. L’ho sempre ammirato molto. Degli italiani di quel periodo ricordo anche Zichichi come un ottimo giocatore. Credo che non ci sia più, vero?

E’ vero, purtroppo è scomparso nel 2003. E’ stato anche un ottimo divulgatore ed organizzatore di tornei, e per diversi anni ha guidato la Federazione Italiana. Ricorda altri tornei giocati in Italia?

Certo, per esempio il torneo di Reggio Emilia del 1984-85, dove vinse Lajos Portisch e io arrivai terzo dietro anche a Vlastimil Hort. Un torneo molto  ben organizzato. Ogni anno a Reggio Emilia riuscivano a realizzare un torneo fortissimo, invitando sempre grandi giocatori. Più recentemente ricordo di aver giocato, nel 2000, il Campionato Europeo a Saint Vincent, in quella regione del Nord, come si chiama…

La Val d’Aosta.

Sì, un altro posto molto bello, con splendidi paesaggi di montagna. Certo, molto diverso da qui e anche dalla Toscana. Sono contento di aver avuto, grazie agli scacchi, la possibilità di conoscere tanti posti diversi e interessanti.

E di quest’ultimo torneo di Torre delle Stelle cosa può dirci?

Mah, vi sembrerà strano ma sono soddisfatto del terzo-quarto posto finale. Anche se ci tenevo molto a vincere, questo era un torneo difficile con un ottimo campo di partecipanti, poi bisogna considerare che si giocavano sette partite in cinque giorni, con due doppi turni, ed io ho 59 anni. D’accordo, in assoluto non mi sento di sicuro vecchio ma è normale che in queste condizioni i giocatori più giovani siano favoriti. Nella partita contro Markos, per esempio, ero veramente molto stanco. Spero che l’anno prossimo riuscirete a fare un bel 9 turni con una partita al giorno.

So che l’organizzazione si sta muovendo in questo senso. Ciò vuol dire che l’anno prossimo potremo riaverla con noi?

Certo, mi farebbe molto piacere esserci, e la prossima volta voglio vincere. Ci tengo sempre a dare il meglio di me nei tornei a cui partecipo. Quest’anno mi è dispiaciuto essermi espresso sotto il mio livello, per i motivi che ho spiegato, ma come le ho detto mi sono trovato bene e ci tornerò molto volentieri. Quest’anno ho rinunciato anche al campionato nazionale olandese, che si disputava nelle stesse date, per essere qui. Per questa volta, ripeto, il terzo-quarto posto è un buon risultato. Era anche il mio primo torneo di quest’anno…

Quali sono i suoi programmi da qui a fine 2011?

Domani rientrerò a casa e per fortuna avrò qualche settimana per riposarmi. Dal 19 al 28 luglio giocherò il Dutch Open a Dieren, in Olanda, un open su nove turni, mentre dal 3 all’11 settembre sarò ad Anversa. Probabilmente poi mi fermerò fino alla fine dell’anno; di solito gioco un po’ di più ma sto lavorando ad un libro che richiede molto impegno.

Possiamo saperne qualcosa di più?

Certo, è un libro sui finali, uscirà a dicembre e si intitolerà The art of the endgames. Ci sto lavorando con passione perché, per quanto io mi sia affermato ad alto livello soprattutto grazie alla mia abilità nel medio gioco,  in età matura ho sviluppato un forte interesse per questa fase del gioco che in un certo senso è più “scientifica”. Anche questo è un segno del tempo che passa, il medio gioco è forse più artistico e affascinante ma è anche più faticoso, occorre spendere molte energie nel calcolo ed è difficile competere con i giovani su questo campo. Il finale invece è più scientifico,  pensiamo al computer e alle tablebases: grazie ai progressi dell’informatica oggi possiamo appunto conoscere con assoluta precisione la soluzione di tutti i finali fino a sei pezzi e possiamo di conseguenza studiarli sapendo che questo studio ci porterà alla fine ad una soluzione corretta. D’altronde però, è anche vero che la mente umana non è un computer ed ha quindi bisogno di “sintetizzare”. Il software non ci dice nulla sul “sistema” più valido di giocare una certa posizione, lui calcola a velocità altissime e fornisce sequenze di mosse, ma noi non possiamo fare lo stesso. Ecco perché ha ancora senso scrivere sui finali. Nel libro cercherò di chiarire tutti questi aspetti. Inoltre penso che vi faccia piacere sapere che inserirò qualche posizione tratta dalle partite di Torre delle Stelle.

Altro che se siamo contenti, questo è uno scoop clamoroso e la ringraziamo! Ora vorrei chiederle, come si usa in queste occasioni, qualche notizia su come e quando ha iniziato a giocare, sui suoi esordi, i primi tornei, e cose simili.

Imparai a giocare a otto anni, con mio padre, che era un appassionato dilettante. Purtroppo però non aveva molto tempo per giocare, era un matematico ed era perciò molto impegnato col lavoro. Anche mio fratello maggiore era molto appassionato, direi che era quasi fanatico per gli scacchi, ma quando, dopo un po’, cominciai a batterlo, la cosa non gli piacque e non volle più giocare. In casa c’erano anche molti libri di scacchi, comprati da mio padre, ma risalivano tutti a prima della guerra, i più nuovi erano del 1938. Dopo un po’ cominciai a frequentare un circolo e a giocare più regolarmente, ma senza esagerare, in questi primi anni non è che pensassi solo agli scacchi. Ebbi la fortuna di giocare delle simultanee con alcuni grandi giocatori, per esempio Lajos Portisch, Ulf Andersson, e quando avevo 12 anni partecipai ad una di queste tenuta da Max Euwe, riuscendo a pattare.

Immagino che Euwe fosse, e sia ancora, un mito in Olanda. All’inizio si è in qualche modo ispirato a lui?

Sì, Euwe è stato importantissimo per la mia crescita scacchistica, ma più che per le sue partite, che pure ho studiato, per le sue qualità umane: era molto vicino alla mia famiglia, ci conoscevamo perché era stato il professore di matematica di mia madre e quando capì che potevo avere un futuro negli scacchi si interessò in prima persona facendomi ottenere un finanziamento dalla federazione che mi permise di studiare e di intraprendere la carriera scacchistica seriamente. Era una splendida persona con spiccate qualità umane che lo facevano apprezzare da tutti, sempre estremamente umile, modesto e gentile.

In quegli anni ha avuto un maestro che l’ha seguita in particolare?

Sì, il MI Hans Bouwmeester cominciò a seguirmi quando avevo 15 anni. Andavo da lui ogni mercoledì pomeriggio perché in Olanda  c’è scuola solo di mattina quel giorno della settimana. Lui è stato molto importante per me, apprezzava moltissimo Botvinnik e Smyslov, mi mostrava le loro partite e questo mi fece crescere molto. Aveva un metodo di insegnamento molto valido secondo me perché era equilibrato, mi faceva crescere gradualmente nella tattica, nella strategia, nei finali e in tutti gli aspetti del gioco in generale. Sono stato fortunato, credo sia stato il miglior maestro che potessi avere.

Lei ha un suo  giocatore  preferito?

E’sempre stato Botvinnik, anche se, naturalmente, negli anni ho imparato ad apprezzarne tanti altri, in particolare Fischer, e più recentemente anche Karpov e Kasparov. Ah, dimenticavo Smyslov.

Il fatto che ci sia stato  Max Euwe e anche lei, ha stimolato in Olanda la creazione di una “scuola” scacchistica? Cosa ci può dire della situazione nel suo paese? Esiste un sistema che si occupi di seguire i giovani talenti nella loro crescita agonistica?

No, non direi, non esiste qualcosa di veramente organizzato. Attualmente abbiamo un solo giovane, Anish Giri, con delle reali possibilità di diventare un top ten, ma appunto è l’unico.

Lei magari potrebbe dare i consigli giusti in questo senso, per migliorare la situazione.

Beh, credo che prima qualcuno dovrebbe chiedermeli! Se lo faranno darò volentieri il mio contributo, ma finora non è successo.

Capisco. E cosa  pensa invece dei giovani italiani, alcuni dei quali ha incontrato qui a Torre delle Stelle?

Penso molto bene di loro. Luca Shitay diventerà molto presto GM, ne sono sicuro, mentre Brunello lo è già e continua a migliorare. Entrambi sono molto preparati e molto forti posizionalmente, mi piace davvero il loro gioco. Conosco bene anche Vocaturo che invece è più tattico ed è anche lui un giocatore di grandi potenzialità. In generale penso che non vi possiate lamentare, siete in crescita, avete dei giovani estremamente validi che presto formeranno una squadra molto competitiva.

E Caruana?

Lui naturalmente lo davo per scontato, è un giocatore completo che ha tutte le possibilità di arrivare nei top ten, fa benissimo la vostra federazione a sostenerlo. E’ vero che un lavoro importante va fatto anche per costruire una base solida di praticanti, ma quando si ha un simile talento non si può non riservargli un’attenzione particolare.

Come sono cambiati secondo lei gli scacchi dai suoi anni d’oro, diciamo dagli anni ’70-’80 ad oggi? Quali consigli darebbe ad un giovane che volesse provare a diventare un forte scacchista?

Sicuramente gli scacchi sono molto cambiati in questi ultimi decenni, in particolare per l’avvento ed il progresso dei computer, come dicevamo, ma comunque non credo che si possa affermare che il livello di gioco sia sicuramente migliorato. Certo, alcune linee di apertura oggi sono state perfezionate perché c’è stato il tempo di approfondirle e i software hanno risolto i finali con sei pezzi, ma non per questo, se confrontiamo le partite dei migliori giocatori attuali con quelle del passato, possiamo dire con sicurezza che i contemporanei giochino “meglio”. Uno Spasskij, per citarne solo uno, per me potrebbe benissimo giocare anche adesso ed essere ancora uno dei più forti. Ad un giovane che avesse determinate ambizioni consiglierei sempre di studiare le partite dei migliori giocatori, sia i contemporanei che quelli del passato. E’ senz’altro il metodo più valido.

Pensa che la preparazione fisica sia importante per uno scacchista professionista?

Ad alto livello è sicuramente  importante, non tanto quanto l’allenamento alla scacchiera ma, soprattutto nelle partite lunghe e nei tornei impegnativi, può anche fare la differenza. Il giocatore fisicamente più preparato di tutti è stato probabilmente Kasparov, ma lui era perfino eccessivo secondo me da questo punto di vista. Da parte mia, per esempio, ho sempre utilizzato il metodo di fare lunghe camminate, anche durante i tornei. Sono l’ideale perché ti mantengono in buona forma e ti permettono di rilassarti.

Ha una partita, tra tutte quelle che ha giocato nella sua carriera, a cui è particolarmente legato? Una sorta di sua “immortale”?

Sono sicuramente orgoglioso di molte mie vittorie ottenute grazie a brillanti attacchi combinativi, ma la mia migliore partita penso che sia stata una Karpov-Timman del 1982, al torneo di Mar del Plata. Giocai in perfetto stile posizionale e, col Nero, non detti alcuna possibilità al mio grande avversario.

Vorrei concludere con qualcosa di extra scacchistico. Quali altri interessi o hobby ha? Uno lo abbiamo già capito, viaggiare e visitare posti sempre nuovi.

Sì, oltre a quello mi piace molto ascoltare musica, un po’ di tutti i generi, ma più di ogni altra cosa amo leggere. Ho sempre letto molto, per esempio mi piacciono i classici della letteratura russa, soprattutto Dostoevskij e Tolstoj dei quali ho letto tutto. Poi ho una vera predilezione per la letteratura sudamericana, in particolare Borges, uno dei miei preferiti in assoluto. Scrissi anche un saggio su di lui tempo fa. Anche Kafka è sempre stato uno dei miei preferiti, comunque ho sempre letto di tutto. Degli italiani sicuramente Svevo, mi pare che non abbia scritto molto ma quel poco è stato eccellente, come La coscienza di Zeno (che lui in inglese chiama Confessions of Zeno, il titolo con cui fu tradotto all’estero, una scoperta interessante n.d.r.).

La conversazione potrebbe andare avanti per un giorno intero e sicuramente il mio interlocutore non cesserebbe di essere interessante, ma vedo che è già passata un’ora e, seppur a malincuore,  decido di non abusare oltre della sua disponibilità…

Mr. Timman, la ringrazio moltissimo per questa intervista che mi ha gentilmente concesso e le auguro buon viaggio di rientro. E si ricordi che ha promesso di tornare l’anno prossimo!

Oh, se mi inviterete di nuovo tornerò senz’altro. I migliori auguri anche a lei.

[Vorrei infine ringraziare Danilo Mallò per le belle fotografie…]

avatar Scritto da: Eugenio Dessy (Qui gli altri suoi articoli)


17 Commenti a Intervista ad una leggenda degli scacchi: Jan Timman!

  1. avatar
    Martin Eden 1 Luglio 2011 at 00:05

    Un sentito ringraziamento, oltre che naturalmente ad Eugenio, a tutto il Circolo Cagliari Scacchi che ha organizzato con grande successo questa riuscitissima manifestazione….

  2. avatar
    jazztrain 1 Luglio 2011 at 06:59

    Mitico Iugin, sei stato bravissimo!

  3. avatar
    Marramaquìs 1 Luglio 2011 at 07:33

    Bella e interessante intervista, vi ringrazio soprattutto perché Jan Timman è stato uno dei miei campioni preferiti.
    Adesso mi piacerebbe che qualcuno davvero in gamba (quindi non io) ci commenti la citata Karpov-Timman, Mar del Plata 1982. Forza, ragazzi !

  4. avatar
    Luca Monti 1 Luglio 2011 at 09:05

    Complimenti per il buon lavoro.

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    Bilguer74 1 Luglio 2011 at 10:35

    Complimenti per l’intervista.E che straordinario campione Jan Timman! Per noi lucchesi il rammarico di averlo saputo più volte vicino, senza mai averlo potuto incontrare…

  6. avatar
    alfredo 1 Luglio 2011 at 18:05

    Gran bella intervista. Ho sempre ritenuto Timman uno dei personaggi più affascinanti nel mondo degli scacchi, fin dal suo apparire sulle scene all’inizio degli anni ’70 (il suo libro su il match del secolo fu uno dei migliori) fino alla sua grande ascesa a metà degli anni ’70 fino agli anni in cui contendeva insieme a Short il terzo gradino del podio quello che spettava al primo dopo i due mostri K – K.
    Del torneo di Reggio Emilia 83-84 dovrebbe ricordare la lezione che gli inflisse con il Nero Bela Toth. Lo vidi anche a Venezia ’74, gran bel torneo vinto da Liberzon il primo dei giocatori russi ad emigrare dall’Unione Sovietica a Israele. Anche il fratello è stato un discreto giocatore mentre il padre mi sembra fu un professore di matematica. Un uomo, un giocatore che ha sempre fatto onore al nostro mondo, non “one dimension man” ma un uomo che ha sempre vissuto gli scacchi in un più vasto e drammatico contesto di pensiero, come dimostrazione anche le sue citazioni letterarie.

  7. avatar
    Fabio Lotti 1 Luglio 2011 at 23:16

    Mi associo ai complimenti. Intervista interessante e molto gradevole.

  8. avatar
    purplerain 1 Luglio 2011 at 23:43

    Complimenti d’obbligo ma ora viene il bello…. 😛
    In che senso?
    Nel senso che mi associo alla richiesta di Marramaquis: qualcuno bravo commentasse la partita Karpov Timman, Mar del Plata 1982!!!
    E vai :mrgreen:

  9. avatar
    Zenone 2 Luglio 2011 at 07:54

    E’ sempre bello scoprire la normalità nel genio. Persone che “da lontano” credi diverse fino a quando qualcuno non gli permette di esprimere la loro personalità e cultura, anche al di fuori della scacchiera, con domande semplici ma intelligenti. Complimenti!

  10. avatar
    fabrizio ivaldo 2 Luglio 2011 at 12:32

    Nell’attesa della partita del 1982, suggerisco un’altra Timman – Karpov (Linares 1992) che merita davvero.
    http://www.chessgames.com/perl/chessgame?gid=1067060

  11. avatar
    Jas Fasola 5 Luglio 2011 at 00:20

    Sia Timman sia Andersson sono del 1951, quindi non mi e’ chiaro come Timman abbia potuto partecipare da ragazzino ad una simultanea tenuta da Andersson, pure ragazzino. Glielo si puo’ chiedere il prossimo anno 😆

    • avatar
      Marramaquìs 5 Luglio 2011 at 09:07

      E nemmeno poteva essere Anderssen (Adolph). Sarà stato forse Anderson (Gerald Frank) ? Lo scopriremo.

  12. avatar
    Eugenio Dessy 5 Luglio 2011 at 10:09

    Gli avevo chiesto, sul momento, di confermarmi che era una simultanea e lui ha detto di sì. Può anche essere che si riferisse solo a Portisch e alla patta con Euwe. Comunque posso chiederglielo al più presto. Intanto grazie a tutti per i consensi

  13. avatar
    alfredo 5 Luglio 2011 at 20:05

    anch’io ritengo poco probabile una simultanea tenuta da Andersson con Timman Antagonista. Entrambi nel 69 giocarono il mondiale Juniores vinto da Karpov ( penso che per entrambi sia stata la prima di una serie molto lunga) quindi a 18 anni erano piu’ o meno allo stesso livello . Penso sia un refuso …

  14. avatar
    Eugenio Dessy 9 Luglio 2011 at 09:30

    Timman mi ha gentilmente risposto ed effettivamente non c’è mai stata una simultanea con Andersson, citato “in a different context”. Non ha specificato però in quale contesto.
    Nemmeno con Portisch ci fu simultanea, ma solo con Euwe.
    Sia Portisch che Andersson comunque erano stati citati, nell’intervista, immediatamente prima di Euwe, perciò ritengo probabile che lui abbia giocato in gioventù con loro, e poi ci fu la simultanea di Euwe.
    La prossima volta mi munirò di registratorino. :oops:

  15. avatar
    cserica 9 Luglio 2011 at 17:19

    grazie Eugenio per il chiarimento di Timman

  16. avatar
    Chess 18 Gennaio 2017 at 11:57

    Sfogliando a caso in una mattina con zero voglia di lavorare mi trovo questa bellissima intervista. Mi ricordo perfettamente Timman: ad un certo punto fu uno dei giocatori piu’ forti del mondo. Ma gioca ancora?

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