Bobby Fischer va alla guerra

Scritto da:  | 6 Agosto 2011 | 16 Commenti | Categoria: Libri, Recensioni

Dopo qualche tempo di “silenzio” sul nostro blog ho deciso di pagare pegno e quindi mi lancio consapevolmente in un ginepraio recensendo un libro che è la cronaca del Match del Secolo: “Bobby Fischer va alla guerra” di Edmonds David e Eidinow John (ed. 2006, Editore Garzanti – pagg. 419, € 22,00). Sull’evento sono stati scritti  fiumi di parole – come si è solito dire con un’espressione trita e ritrita – e altrettanti “affluenti” verranno scritti ed andranno ad incrementare la portata della piena che ha travolto gli scacchi come venivano intesi, almeno in occidente, fino al 1972 – gioco élitario perché complesso -, facendoli diventare un gioco molto conosciuto, anche nelle regole base, se non addirittura popolare. Questa popolarità, che ha portato moltissimi in quegli anni, ma anche nel corso delle generazioni future, a voler giocare a scacchi è senz’altro dovuta al personaggio Fischer, è inutile nasconderlo, e alla sfida per il Campionato del Mondo con Boris Spasskj. E’stato proprio lo statunitense, volenti o nolenti, con le proprie inquietudini, le fissazioni, l’eccentricità e l’esibizionismo a far scrivere il Mondo intero di scacchi, inizialmente come fenomeno di costume e poi, inevitabilmente, anche per i fenomeni politici dell’epoca, come evento d’interesse internazionale. Comunque quell’avvenimento sportivo ha fatto conoscere gli scacchi: migliaia di articoli, telecronache e radiocronache hanno obbligato i giornalisti a chiedere chiarimenti sul gioco a scacchisti famosi e questi ultimi hanno avuto la possibilità di fornire le nozioni tecniche necessarie ai fruitori dell’informazione, per lo più curiosi che da allora hanno imparato a muovere i pezzi. Ma anche per gli stessi giocatori, soprattutto quelli occidentali, Fischer ha rappresentato  uno spartiacque e ha segnato l’inizio della figura dello scacchista professionista. Fischer, prima donna ed eccentrico, a fatto capire che sono i giocatori, almeno quelli più forti, a fare da volano all’ambiente e quindi vanno remunerati e considerati; sono il fulcro del movimento e tali devono essere considerati. Certo, Fischer in quel momento rappresentava solo se stesso e forse non sentiva questo spirito di corpo – non era nelle sue corde -, ma tant’è così è stato. Ritornando al libro, si tratta di un interessantissimo saggio che riassume quanto accaduto nel corso dell’incontro per il Campionato del Mondo tra Fischer-Spasskj, che si è svolto a Rejkiavik (Islanda) nel 1972. Gli autori ci chiariscono molti aspetti anche non conosciuti – almeno a chi scrive queste righe – di quel mese di grandi scacchi nel nord Europa che ha segnato il nostro gioco. I capricci del solitario campione americano, Fischer, e l’infinita ed incomprensibile, anche per i suoi concittadini, pazienza del russo Spasskj nei confronti dell’amico Bobby, sono raccontati in maniera avvincente, collegandoli alla guerra fredda che, in quel periodo, teneva il Mondo con il fiato sospeso. “Bobby Fischer va alla guerra”, per una volta, è il racconto visto dalla parte occidentale ed è complementare – non alternativo – all’ottimo “Fischer contro tutti” (ed. Caissa Italia, 2003, pagg. 343, autori Dmitrij Plisetskij e Sergej Voronkov) che, invece, fornisce tutti i commenti e documenti necessari per leggere l’incontro dall’ottica sovietica.

Ritengo che l’unica pecca del libro in recensione – lo dico con estrema umiltà ma questa è la sensazione che ho avuto – sono alcuni (pochi) passaggi che richiedevano l’utilizzo di più appropriati termini tecnici del nostro gioco.

Vi lascio ora con una frase emblematica di Spasskj “Quando giochi con Bobby, il problema non è vincere o perdere. Il problema è sopravvivere.”

Buona lettura!

avatar Scritto da: Zenone (Qui gli altri suoi articoli)


16 Commenti a Bobby Fischer va alla guerra

  1. avatar
    purplerain 6 Agosto 2011 at 17:56

    Già la copertina del libro è emblematica… 😕 Premetto che purtroppo non lo ho letto ma intuisco comunque che il problema su quanto scritto di quell’evento è stato il volerlo a tutti i costi politicizzare con inevitabili interpretazioni di parte.
    Era ovviamente impossibile che l’evento non avesse dei connotati politici e credo che a causa di ciò si sia in un certo senso offuscato le doti tecniche di due grandi campioni: da questo punto di vista non si è reso loro il giusto merito.
    Dopo il match del 1972 Fischer scomparve dalla scena scacchistica e le ultime dichiarazioni contro gli USA e la loro politica sono state chiare e nette.
    C’era evidentemente del rancore tra Bobby Fischer e quella che un tempo era la sua patria, Bobby sembra essere un “amante tradito” che costretto a rinunciare a ciò che ama di più si sfoga in modo platonico.
    Ricordate che successe prima del match del 1992 a Belgrado durante la presentazione dello stesso?
    Ora vorrei fare una domanda che potrà sembrare un pò stravagante ➡
    Può Robert James Fischer aver deciso di chiudere con gli scacchi proprio per colpa di quella politica che ha prevaricato la figura del(forse)più grande giocatore di scacchi in una specie di paladino dell’occidente capitalista contro L’URSS socialista?
    Personalmente penso che questa ipotesi potrebbe essere presa in seria considerazione 😉
    Che ne pensate ❓

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      e4d6 6 Agosto 2011 at 21:17

      potrebbe anche essere, certo nel cervello di Fischer c’era solo lui…ogni ipotesi è azzardata

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      Carlo Felici 1 Settembre 2020 at 12:08

      Il titolo è dichiaratamente ironico, ma il libro è ben fatto perché oltre a ricostruire le biografie degli autori fino all’incontro islandese, è ricco di particolari sul clima storico dell’epoca. Quindi lo definirei più che un libro tecnico sugli scacchi, un bel libro di storia anche se.. pure degli scacchi

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    Mandriano 7 Agosto 2011 at 16:08

    Il fatto è: o Fischer era un genio….e quindi può essere capito solo da un’altro genio; o era un pazzo, se ne deduce quindi che può essere capito solo da un altro pazzo!! Certo e’ che non era una persona nella norma, altrimenti non si spiega come molti non capivano le sue richieste o quelli che sembravano capricci…
    Fischer io lo capisco benissimo… 😆

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    Uno della Versilia storica 7 Agosto 2011 at 18:27

    Anch’io come Mandriano capisco perfettamente Fischer: ma io sono pazzo!! Complimenti a Zenone per la bella recensione.

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    Zenone 7 Agosto 2011 at 19:52

    Fischer non sarebbe stato un autentico rivoluzionario del nostro gioco se non avesse avuto quel carattere. Nulla era studiato a tavolino (tranne gli scacchi…;) ma era solo una proiezione di se stesso e della propria volontà di giocare e vincere a scacchi.
    Per il Fischer uomo è difficile esprimere un giudizio e poi perché darlo?! Il vero genio non sa di esserlo così come l’autentico pazzo: la normalità, il genio, la pazzia sono divisi dal nulla!

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    purplerain 7 Agosto 2011 at 20:31

    Penso che nessuno di noi sia normale…e poi cosa vuol dire essere “normale”, normale per chi, per cosa?
    Detto questo i geni (e Fischer senza dubbio è stato un genio) sono assolutamente i più anormali di tutti forse perché semplicemente sono più anticonvenzionali e stravaganti della media delle persone.
    Maradona per esempio, genio pure lui… 😉
    Odio le persone che si definiscono normali 😎

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    Bilguer74 8 Agosto 2011 at 16:10

    Condivido l’opinione di Zenone. Perché ci ostiniamo a voler esprimere giudizi di valore sull’uomo Fischer? In merito al libro, che ho letto un paio di anni fa, si sente il taglio più giornalistico che tecnico, ma il tutto non guasta perché getta uno sguardo sul match da un altro punto di vista, da una diversa prospettiva.

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    Claudio E. 8 Agosto 2011 at 21:34

    ci sono alcune contraddizioni negli interventi precedenti. Ad esempio sembra di percepepire che il genio è normale fintantochè si comporta da genio, quando per contro si mette a fare quello che fanno tutti allora… diventa sregolato. (Maradona per esempio, genio pure lui… ). Fischer tuttalpiù lo vedo un precursore, nel senso che ha sfruttato i media come ai suoi tempi non usava; oggigiorno non farebbe certo scalpore.. e difatti nessuno ci prova.
    Sul valore umano di Fischer condivido che sia meglio non esprimersi, in fondo non ha mai fatto del male a nessuno salvo che sulla scacchiera dove è doveroso… Se andiamo sul sociale bè, chi non ha peccato scagli la prima pietra.

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    alfredo 16 Agosto 2011 at 14:22

    Comunque ho appena finito di leggere Endgames di Rady, il piu accreditato biografo di Bobby. Il libro è edito in USA, ma è di facile reperibilità. Rispetto a questo libro è ovviamente molto più complesso, contemplando anche gli anni più oscuri di Bobby. Comunque sulla malattia di Fischer sta uscendo un libro di un professore dell’università di New York e ne ho letto le bozze essendo stato contattato da lui. Essendo medico e per di più un tecnico, vi prego di non lasciarvi andare a supposizioni diagnosi, al dire che i geni sono tutti matti – ne ho conosciuti molti di sanissimi di mente – il problema è quello di diagnosticare una malattia mentale secondo comportamenti o bizzarrie che vengono riportati. Il lavoro di Fine è pedestre e d’altra parte non ci si poteva aspettare niente di meglio da uno psicanalista. Le bozze che ho letto invece sono molto piu’ scientifiche. E poi smettiamola con questa storia dell’asperger… Uno che potrebbe far pensare di soffrire di asperger è Ivanchuck, altro genio, uno dei più grandi non campioni del mondo, ma mi è bastato solo un gesto per capire che non ha l’asperger… In quanto all’antisemitismo, voglio ricordare che alcuni dei peggiori carnefici nei lager avevano ascendenze ebraiche. Bobby non ha mai fatto male a nessuno: solo a se stesso, ma questo lato è degno di interesse.

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    alfredo 16 Agosto 2011 at 14:28

    … E poi madre ingombrante, nato da una relazione clandestina della madre… America primi anni 50, maccartismo, rabbia, voglia di rivalsa. Fino a un certo punto la parabola di Bobby è abbastanza lineare; se Fine lo avesse psicoanalizzato come intendeva fare non avremmo avuto comunque né una persona normale né un genio degli scacchi.

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      massimiliano 17 Settembre 2011 at 01:30

      Che ne pensi delle ipotesi di Giacopini nel “Re in fuga”? Un giornalista, vero, ma con spunti che mi sono apparsi interessanti. Non mi ha mai convinto l’idea del pazzo.

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    Mongo 16 Agosto 2011 at 14:39

    Definirei Fischer in questo modo: semplicemente un Artista.

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    alfredo 18 Agosto 2011 at 22:19

    è quello che ho scritto io sotto il suo nome nel necrologio che ho fatto su Repubblica…

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    Enrico 14 Settembre 2011 at 18:08

    Bobby Fisher anche chi non è scacchista e cha qualche anno sa chi è……se ne sono scritte tante. Certo per me he ho vissuto quel mach nel 1972 (mentre a Monaco le Olimpiadi venivano devastate da un attentato che è stato l’inizio di quel terrorismo che ha portato alle torri gemelle) preferisco ricordarlo quello di allora Grazie a lui gli scacchi anche in Italia divennero un gioco abbastanza diffuso.Nel 1992 a Belgrado fu una pagliacciata……Poi molti campioni dello sport uno su tutti Maradona sono stati vittime del loro successo nel caso del Pibe de oro sembra avere una vita “Normale” …per Fisher abbiamo visto come dopo il 1972 ne è uscito devastato…Le sue ultime immagini in Giappone preferirei cacellarle……Lui è quello di prima del 1972 delle “Sessanta partite da Ricordare” e fino a Reikiavick……poi nulla peccato!

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    Carlo Felici 1 Settembre 2020 at 12:13

    Piccola correzione, leggo: “complementare – non alternativo – all’ottimo “Fischer contro tutti” (ed. Caissa Italia, 2003, pagg. 343, autori Dmitrij Plisetskij e Sergej Voronkov” Il titolo non è quello ma “I russi contro Fisher” in edizione italiana del 2003, ma ne è uscita una in russo aggiornata nel 2004 e tradotta poi nel 2005 in inglese “Russian versus Fisher” più ricca e completa di quella in italiano del 2003 ma che non è ancora stata tradotta nella nostra lingua come edizione aggiornata.

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