I finali sono facili…

Scritto da:  | 19 Dicembre 2011 | 4 Commenti | Categoria: Finali, Libri

un giovane e raffinato Capablanca

L’articolo uscito su “Torre e Cavallo” nel 2008, a firma del GM Adrian Mikhalchishin, smonta una volta per tutte una delle più famose leggende metropolitane della storia degli scacchi, quella che Capablanca fosse un grandissimo finalista.
Dopo aver presentato una sfilza di cappelle da far invidia a qualsiasi giocatore da bar, commesse dal cubano nei finali, il russo giunge alla seguente conclusione:
“Capablanca giocava molto bene i finali di Donna e quelli complicati, ma molto peggio quelli di pezzi leggeri, e in quelli di Torre semplicemente si arrabattava.”
Diciamo che l’amico non ci è andato per il sottile. Vediamo adesso un famoso finale dove l’ex campione del mondo e la campionessa del mondo dimostrano di non avere idea di come si conducano i finali di Torre:

Al giorno d’oggi, i giovani grandi maestri sono ferratissimi nei finali, anche in quelli più difficili da raggiungere, ma può succedere che buttino al vento il primo premio di un grande torneo per un “banale” finale di Pedoni.
Ecco come Malakhov non consideri l’idea di stoppare il Re nemico.

Poi ci sono gli infortuni dovuti alla tattica, e non alla strategia. Qui il buon Beliavsky cerca di vincere un finale di Donne, ma finisce per perderlo, e come….

Uno dei libri più didattici che esistano è il “Trattto di scacchi” di Euwe. Vediamo una bella spiegazione dell’olandese su un finale istruttivo:

Tutto semplice, e bravo Euwe che spiega che giocando 1.b3! il Bianco vince, mentre con 1.a3?, facendosi paralizzare i Pedoni, finisce addirittura per perdere.
Ma non è proprio così…..
Partiamo dal vedere come, nella linea che deriva da 1.b3!, se il Nero gioca 5.a4! invece di 5…axb4? pareggia:

Passiamo adesso a dimostrare che Euwe si sbagliava anche su 1.a3?, che anche se “concettualmente  sbagliata”, otteneva lo stesso risultato di 1.b3!, cioè il pareggio.
Il Bianco doveva infatti giocare 5.b3! o 5.b4! al posto di 5.Rb4?

Concludendo, sbagliare nei finali è all’ordine del giorno, sia in partita che in analisi, anche per i maestri più forti.
Quindi non arrabbiatevi con me se ho sbagliato qualcosa, i finali sono facili….anzi no!

avatar Scritto da: cserica (Qui gli altri suoi articoli)


4 Commenti a I finali sono facili…

  1. avatar
    danilo 19 Dicembre 2011 at 08:44

    complimenti, molto interessante,
    e’ possibile avere il pgn per poterli vedere con chessbase?
    grazie!
    ciao
    danilo

  2. avatar
    Massimo Benedetto 22 Dicembre 2011 at 12:27

    Tutti molto bravi a scovare errori nelle analisi e nelle partite dei grandi giocatori del passato, grazie all’ausilio dei potenti mezzi informatici disponibili al giorno d’oggi.
    I computer hanno ucciso il gioco degli scacchi, privandolo di una delle più peculiari caratteristiche: la capacità di esaltare l’intelletto attraverso la comprensione della logica, e la capacità di esaltare lo spirito attraverso la ricerca e la continua scoperta dei suoi profondi segreti.

    Tra l’altro la partita con la Menchik, riportata come esempio della capacità di “arrabbattarsi” di Capablanca nei finali di torre, è un classico riportato sulla maggior parte dei libri sui finale come dimostrazione che talvolta anche i mostri sacri del nobil gioco possano giocare partite degne di un dilettante (una volta con Iljn Zhenevsky in apertura Capa perse di colpo in bianco un alfiere per non aver visto un banale attacco doppio…;).
    Per citare gli antichi: “quandoque bonus dormitat Homerus”.

  3. avatar
    Rasko 29 Dicembre 2011 at 15:53

    Ricordo quell’articolo, ma Mikhalshikin è un autore che conosce molto bene ciò di cui parla e – nonostante la mia diffidenza iniziale- non posso non dargli ragione.
    Sulla differenza di forza dei giocatori di ieri e di oggi ci sarebbe parecchio da dire; su queste pagine cserica, ad esempio, ha confutato – in maniera ineccepebile – alcune delle conclusione cui era giunto Nunn comparando dortmund 1991 e san sebastiano 1911(se non ricordo male).
    Forse Nunn continuerebbe a sostenere la sua tesi obiettando che una volta gli errori marchiani avvenivano con più frequenza, ma non è in ciò che secondo me i top player di oggi si differenziano da quelli di ieri.
    E’ probabile che un Anand di oggi calcoli incomparabilmente meglio di Alekhine o Capablanca e che il suo bagaglio tecnico sia enormemente superiore al loro. Che, in buona sostanza, la superiortà non stia “in una sola mossa profonda”, ma nelle tante mosse “normali” che caratterizzano una partita.
    Noi comuni mortali, non avendo la comprensione della scacchiera di un Alekhine o un Capablanca, possiamo, secondo me, utilizzare come metro di giudizio per giudicare la qualità del gioco di un grabde solo il computer(per quanto sia in realtà riduttivo dello spessore e della grandezza di certe idee che si vedono sulla scacchiera e poco corrette ai freddi occhi del computer). Ebbene, le partite di Anand o Kramnik sono incomprabilmente più aderenti alle mosse dei computer dei giocatori di un tempo, a dimostrazione di come siano “le piccole mosse” quelle che fanno la differenza fra le diverse epoche.
    Il discorso è lungo, ho riassunto la mia tesi:-)

    Un saluto a tutta la redazione e auguri a tutti di buone feste (passate e future)

  4. avatar
    Jas Fasola 29 Dicembre 2011 at 19:58

    “I computer hanno ucciso il gioco degli scacchi, privandolo di una delle più peculiari caratteristiche: la capacità di esaltare l’intelletto attraverso la comprensione della logica, e la capacità di esaltare lo spirito attraverso la ricerca e la continua scoperta dei suoi profondi segreti.” Massimo Benedetto.

    Si potrebbe togliere “i computer” e mettervi “Steinitz” – fino a costui si pensava che l’attacco dovesse portare ad una sola, logica conclusione: la vittoria.
    I suoi contemporanei ci misero un po’ a capire che quella logica non era tanto logica, ai giorni nostri sembra nulla sia cambiato.

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