Un tranquillo martedì di paura

Scritto da:  | 17 Dicembre 2011 | 7 Commenti | Categoria: Zibaldone

“La grandezza e il progresso morale di una nazione
si possono giudicare dal modo in cui essa tratta gli animali”
(M.K. “Mahatma” Gandhi)

Una giornata al gattile AZALEA non è mai una giornata monotona, priva d’emozioni o di imprevisti, (non sempre tutti piacevoli). Prendiamo martedì 13.12.11, una data dalla numerologia degna di per sé d’attenzione, una bella giornata di sole e di caldo (quasi 20 gradi) che fa sembrare ancora lontanissimo, ma non lo è, il Natale.

Andiamo per ordine. Martedì mattina alle 8,30 sto scrivendo al computer quando sento il “bip-bip” di un messaggio al cellulare. Non mi precipito a verificare, perché il cellulare è in carica in cucina e penso sia stato il mio amico Brunov ad avermi lasciato le mosse di una interminabile match di scacchi che abbiamo iniziato nel 1996.

Dopo una decina di minuti vado a vedere. E’ invece un messaggio vocale della nostra super-volontaria Anna Maria ”Per favore, corri al Gattile, c’è un ‘emergenza”.

Càspita (o meglio, gatt…spita!), che può esser successo? Mi cambio di corsa, esco e corro alla macchina, sentendomi quasi in colpa per il mio ritardo. Per fortuna Azalea è a due minuti di strada da casa. Non metto nemmeno le cinture e faccio persino un tratto contromano (ma non lo dite a nessuno). Parcheggio e apro il cancelletto ancora chiuso a chiave. Rosse e fresche gocce di sangue per terra già all’ingresso ed una scia di sangue in direzione infermeria aumentano la mia agitazione. Sappiate che quando aprite la porta dell’infermeria, la prima gabbia che vedete, in alto a sinistra, è quella di Romi, Ondina e Odette. Mamma mia, Ondina e Odette sono oggi tutti sporche di sangue!

Ma mi appare subito il viso abbastanza tranquillizzante e sorridente di Bianca, altra nostra bravissima volontaria: “Stai tranquillo, ric, scherzando potremmo dire: per fortuna che il sangue è quello di Anna Maria!”

Anna Maria ci spiega quanto è successo. Stava lavorando alle gabbie della parte nuova quando ha sentito un grande baccano proveniente dall’infermeria. Era ancora da sola.

Il piccolo Romi, un gatto di circa 8 mesi, aveva infilato il muso nel cerchietto di metallo che sostiene, di solito, il bicchierino dell’acqua. Non riusciva ad uscirne fuori e Anna Maria, novella coraggiosa Giovanna d’Arco o Muzio Scevola, non ci ha pensato un attimo ad intervenire a mani nude, senza proteggersi con dei guanti da lavoro, e non ha desistito dalla zuffa finché non s’è liberato lo spaventatissimo Romi dopo una lotta di pochi ma lunghi secondi, che sono bastati a cambiare il colore delle sue mani e ad imbrattare di schizzi di sangue tutta l’infermeria e mezzo gattile.

Grazie al cielo (e per la previdenza di Daniela, la nostra presidente) il Gattile è abbastanza attrezzato, con garze, antibiotici ed altro, per i primi soccorsi in casi del genere. Una mano di Anna Maria è ridotta piuttosto male ma, ancora una volta, per fortuna sua e …. del Gattile, se la caverà. “Ma che racconterò dopo a mio marito?” ha ancora, lei, la forza di scherzare …..

E’ quasi ora che io carichi sull’auto i gatti che il martedì debbano “marcar visita” dai nostri veterinari. Due persone, una donna ed un uomo, entrano nel gattile con in mano una malandata gabbia tenuta insieme con dei pezzi di spago. “Sono Graziella, abbiamo un appuntamento con Daniela e con il veterinario”. Spiego alla signora che oggi non verrà nessun veterinario. Qui non viene mai nessun veterinario. Faremmo i salti di gioia o le danze propiziatorie per vedere un veterinario ogni tanto qui da noi!

Ma come? Mi ha detto la signora Daniela che tutti i martedì c’è il veterinario!”.

Beh, adesso ho capìto, mistero svelato: spiego alla signora che io sono il veterinario, o, meglio, colui che porta in auto tutti i martedì i gatti presso lo studio medico. Ma certo non potrò presentarmi con una gabbia simile. Guardo il bel certosino che è dentro e mi faccio raccontare la sua storia dalla Graziella.

Lei è una gattara che da dieci anni accudisce una colonia, ma che è ora è costretta a lasciare la città per sempre. Rimarranno da soli nove gatti, fra l’ostilità o l’indifferenza degli abitanti ed il rischio delle automobili che già hanno amaramente colpito più volte. Sta cercando di sistemarli uno alla volta e comincia dalla bella certosina Stella, di circa 5 anni, che è la più a rischio perché attraversa la strada in ogni momento. Daniela avrebbe accettato di prenderla qui al gattile.

Chiedo a Graziella di trasferirla in un’altra nostra gabbietta, con calma perché la gatta pare spaventata, e di farlo lei stessa dal momento che la conosce da sempre. Previdentemente, decido di far fare questo passaggio fra i due cancelletti del gattile, onde evitare possibili fughe. Naturalmente Stella, appena scoperta la possibilità di un ritorno alla libertà, fa per gettarsi fuori dalla vecchia gabbia, ma vi è trattenuta, poverina, da una corda collegata al suo collo e ad un moschettone fissato alla stessa gabbia. Rischia di soffocarsi da sola.

Sganciamo il moschettone, ma alla Graziella, più emozionata della gatta, sfugge la Stella, che va a rifugiarsi dietro le pile di giornali e altri oggetti che teniamo lì. Finalmente, dopo aver sudato sette camicie, recuperiamo Stella (che, devo dire, si è comportata abbastanza bene e certamente meglio di quanto aveva fatto, poco prima, Romi con Anna Maria).

Mi faccio lasciare il recapito da Graziella, lo comunico a Daniela, e parto con Stella ed altri due nostri vecchi mici alla volta dello studio veterinario. L’atteggiamento della bella certosina, guardingo e spaesato ma non terrorizzato più di tanto, mi fa capire che la gatta avrà tutte le carte in regola per inserirsi presto e senza fatica nella nostra comunità. C’è solo, adesso, da augurarsi che non sia FELV (leucemia felina) positiva.

Al mio ritorno al gattile, trovo pronto, come ogni martedì, preparato dalla stoica Anna Maria, il maxi-pappone (spaghetti+scatolette, di solito) per la comunità libera di Azalea, cioè per quasi tutti i gatti sani.

Il pranzo è forse il momento più interessante, sotto l’aspetto comportamentale, della giornata dei nostri amati mici. Ecco accorrere Gastone, Otello, Phil, Felicia, Sam, Lilith, Leonardo e quasi tutti gli altri. Mi manca molto il simpatico e dinoccolato Grob, che è stato adottato. Qualcuno si butta direttamente nel pentolone, qualcun altro ruba un pezzo dal pentolone e se lo porta lontano, alcuni aspettano che si lascino i piatti nel cortile esterno, i più preferiscono pranzare al coperto nel vecchio gattile. Qui alcuni gatti, come il bell’ Oscar dagli splendidi occhi, non scenderanno mai dalle loro postazioni e aspetteranno pazientemente che una porzione, anche piccola, arrivi fino a loro.

Qui avrete al fianco, per tutte le operazioni, il giovane enigmatico bianconero Quinto, che non si allontanerà un momento dal pentolone ma che invariabilmente lascerà a qualcun altro il contenuto di tutti i piatti fino all’ultimo.

Qui vedrete il vecchio Smilzo seduto davanti ad un armadio. Perché? Perché Smilzo aspetta che gli apriate l’armadio, che gli poggiate il piatto al secondo ripiano e che lo chiudiate lì finché non ha finito di mangiare.

Oggi noto l’assenza di Gaul intorno alla tinozza della pasta. Gaul è sempre uno dei più affamati, ma da qualche giorno è ricoverato in gabbia per esser meglio curato, da quando lo abbiamo scoperto, poverino, camminare con la testa piegata quasi orizzontalmente al terreno: dovrebbe trattarsi di un problema, speriamo passeggero, alle orecchie. Gli porto un piattino di spaghetti: se li divora, buon segno.

Sulla tarda mattinata, finiti gli spaghetti, si pensa alla distribuzione dei croccantini. Sono sempre di buona marca, debbono esserlo, i nostri croccantini, anche perché per alcuni nostri gatti, che quasi non toccano l’umido (come il mitico Leonardo), i croccantini finiscono per essere la principale, se non unica, fonte di alimentazione.

L’ultimo rancio del giorno è quello dedicato all’ultima colonia felina libera che è rimasta all’interno dell’Ospedale Forlanini, in uno dei suoi tanti spazi verdi. Oggi mi accompagna la nostra Bianca, che è curiosa di conoscere il papà e la mamma delle piccole Ondina e Odette, che intanto rimangono ancora arrossate dal sangue di Anna Maria.

Il papà, un superbo gattone bianconero che sembra in gran salute e che io chiamo da qualche tempo Fischer (il campione), ci aspetta sdraiato vicino al rifugio “del Pino”; la fragile mammina bianco-tigrata, che io chiamo Fuchs (volpe, in tedesco), l’intravediamo per un attimo in lontananza. Entrambi sono per anni sfuggiti alla cattura, forse è il destino ad aver voluto così.

Cambiamo l’acqua nella ciotola e lasciamo croccanti in abbondanza e il contenuto di un paio di scatolette. Per fortuna il tutto è al coperto di una riparata cuccia, non solo e non tanto per la possibile pioggia, quanto per l’inevitabile discesa di corvi giganti e cornacchie, che popolano ogni spazio verde di Roma e che ne farebbero man bassa in pochi minuti.

Il mio pensiero, alla fine, come ogni domenica e ogni martedì, allontanandomi, è sempre lo stesso: i prossimi gattini di Fuchs ce la faranno a sopravvivere al freddo e ai temibili corvi? Saranno abbastanza fortunati come Ondina, Odette ed il loro terzo fratellino da tempo andato in adozione? O come il piccolo e nero Mosè, unico della successiva cucciolata miracolosamente sopravvissuto all’alluvione di novembre? E Fuchs, così gracile, a sua volta ce la farà?

Saluto Bianca, in partenza per l’Inghilterra, e torno a casa dopo un rapido salto ai banchi del mercato ortofrutticolo di via Portuense e dal fornaio. Non sto molto a casa, perché ho avvisato Simonetta (un’altra nostra volontaria che nel frattempo ha dato il cambio a Bianca) che verso le 14,00 sarei passato a prelevare Giuggiola e Libero.

Nel frattempo non posso che pensare quanto i nostri gatti debbano esser grati a queste eccezionali amiche volontarie, che ad essi dedicano così tanto del loro tempo e della loro vita (… e del loro sangue, com’è successo oggi con Anna Maria!).

Sì, è vero, si commettono anche alcuni errori quando si fanno tante cose, ma io penso sempre alla saggezza di mio nonno, il quale, non lo dimenticherò mai, era solito in questi casi ripetere “sbagliano solo i vivi”.

Sia Giuggiola sia Libero hanno dei guai seri e necessitano di esami approfonditi presso un centro specializzato della città. Meno male che Daniela si è fatta ormai conoscere e stimare da tante persone e che, dovunque va, può contare su giuste e corrette attenzioni. Se le è davvero meritate.

Sia Giuggiola sia Libero sono buonissimi ed entrano in gabbia senza batter ciglio, solo che la gabbia dell’amabile vecchietta Giuggiola pesa la metà di quella del suo nero amico Libero, inconfondibile perché privo della coda, e che io in verità da sempre chiamo Vìpero a causa dei suoi dentoni superiori lunghi e sporgenti. Vìpero è uno dei gatti storici del Forlanini: preso circa 5 anni fa, fu sterilizzato, operato alla coda e rilasciato “libero” dentro l’Ospedale. Circa tre anni fa fu definitivamente portato nel recinto del Gattile, dove si è da subito perfettamente inserito.

Trovo, grazie ad un colpo di fortuna, un buon parcheggio (sia pure a pagamento) in prossimità della clinica veterinaria. Qui ad attendermi c’è l’amica, e volontaria, Liviana, che nell’occasione mi ha portato delle stampe con i gatti di Azalea che spedirò a Monticelli Brusati, provincia di Brescia, al nostro caro amico Franco (che ha adottato due nostri gatti). Arriva anche Daniela, appena uscita dal lavoro, con le “cartelle cliniche” dei due gatti. C’è un poco da attendere.

L’ecografia non ci lascia troppe speranze per Giuggiola, una dolce e anziana gatta che è stata negli ultimi anni già due volte operata alle orecchie (non le ha più, ormai), mentre la situazione di Vìpero (che ha circa 7-8 anni) è meno chiara e giovedì dovrà sottoporsi ad una biopsia.

Libero-Vìpero è stato rivoltato “come un calzino” prima dall’ecografista poi dalla dermatologa, che gli ha anche prelevato del liquido dalla pancia.

Rimango stupito da quanto il gattone sia incredibilmente rimasto, per tutto il tempo, calmo, disponibile e tuttavia attentissimo alla situazione. E ho molto apprezzato anche la professionalità delle persone che sono intervenute a studiarne il caso. Bravissimi tutti. Eccezionale il “mio” Vìpero.

Prima di riportarli al Gattile, mando un sms ad Anna Maria, perché l’immagino adesso ancor più sofferente. C’è un grande traffico sulla via Olimpica: crisi o no, metà dei romani sono per la strada.

Alekhine con il suo amato gatto Chess

Lascio Giuggiola nel container, insieme agli altri ospiti vecchietti, e Vìpero nella sua gabbia. Poi decido di passare al mio negozio di animali, perché l’ecografo parlava di possibili carenze di vitamine, in specie della “E”. Prendo un prodotto speciale, un complesso polivitaminico contenuto in un tubo tipo dentifricio, che mi dice l’amica Elena essere appetitosissimo (ed è pure costosissimo).

Torno al gattile e lo offro a Vìpero. Che vi aspettavate? Non gli piace, ovviamente.

Nel frattempo è tornata anche Daniela con una buona notizia (ogni tanto ci vuole, per recuperare): la bellissima certosina Stella è in perfetta salute, l’ha già ripresa dallo studio veterinario e le sta approntando un gabbione di quelli grandi in vista del necessario periodo di adattamento (speriamo sia brevissimo).

A Vìpero ci pensa Daniela: gli apre la bocca e gli fa trangugiare la pasta vitaminica. Gaul, che è ricoverato nel gabbione sotto quello di Vìpero, smania impaziente e insaziabile come suo solito. Non sta zitto finché non lo accontento.

Arriva un sms da Anna Maria, che scrive di star benino ma di aver avuto una reazione spiacevole all’antibiotico. Gatt …spita, che tranquilla giornata di paura per lei! Tanti auguri, mitica Anna Maria.

Poi vado a vedere Stella: è ancora timida e spaesata, non tocca il cibo che gli abbiamo lasciato. Pazienza. E’ bellissima e troverà presto un’adozione. Più tardi, al buio e da sola, si abituerà pian piano e si accosterà anche ai piattini, almeno ai croccantini.

A proposito di cena, tra una cosa e l’altra si è ormai fatto tardi. Devo tornare a casa per pagare all’amministratore la quota condominiale scaduta e per preparare i carciofi che avevo acquistato stamattina al mercato. Il nostro gatto bianco e rosso, Mosè anche lui, detto Moshelito, mi aspetta alla porta ansioso e preoccupato, come sempre quando si fa notte e rimane da solo. Indubbiamente è viziato, non lo nego, ma a lui voglio dare tutto quello che non ho potuto, o forse voluto, dare ai nostri precedenti gatti.

Io non sono un abile cuoco, lo so, ed anche questa sera, a cena, non posso evitare gli appunti di mia moglie: nella cottura non ho aggiunto il limone e poi ancora … Mi sa che ho sbagliato davvero. Forse Vìpero avrebbe gradito i carciofi e mia moglie la pasta polivitaminica?

Ci penserò.

Verso le 21,30 altro bip-bip. Altro sms. Diamine, ho un soprassalto e afferro timoroso il cellulare. Di nuovo emergenza? Ah, no, meno male, stavolta è Brunov, con la sua mossa: “Ciao, ric, mi hai comunicato Cb4, ma dimentichi che ho dal nono tratto il pedone in “a3” e non mi pare sia buono per il nero il sacrificio”.

Già, Brunov, grazie. No, nessun sacrificio, l’è proprio tutto da rifare, eh?

avatar Scritto da: Marramaquís (Qui gli altri suoi articoli)


7 Commenti a Un tranquillo martedì di paura

  1. avatar
    Martin Eden 17 Dicembre 2011 at 00:48

    Marramaquís, lo avete compreso, è in realtà un gatto, uno degli oltre 200 gatti salvati, curati e accuditi presso la Onlus AZALEA (http://www.zampamica.it) di Roma.
    Da diversi anni, con grande amore, passione ed energia, il nostro carissimo Marramaquís [quello su due zampe, non il gatto… ;-)] dà una grossa una mano, insieme ad altri volontari, vista la sempre più lampante e quasi totale latitanza delle istituzioni nell’ambito del rispetto e della tutela degli animali randagi della città, a queste creature meravigliose che purtroppo non hanno la parola ma riescono ugualmente ad esprimere parole ed emozioni spesso meglio di chi la lingua la possiede e la utilizza a sproposito…
    Sono certo che chi ama i gatti e gli animali in generale non si dispiacerà troppo per questo sorprendente intermezzo felino su SoloScacchi…

  2. avatar
    Mongo 17 Dicembre 2011 at 04:51

    Ah, che bello sarebbe se anche i ‘nostri’ pedoni avessero sette vite come i gatti!! 😉

  3. avatar
    Luca Monti 17 Dicembre 2011 at 11:36

    Per il suo quotidiano adoperarsi Signor Marramaquìs e per quello
    delle altre persone dall’animo buono complimenti di cuore.
    Essendo i gatti, come noi e tutti gli esseri, pari ed eguali innanzi al
    Creatore, un giorno verrete ricompensati con la giusta moneta.

    • avatar
      Marramaquìs 17 Dicembre 2011 at 14:22

      Grazie, amico Luca Monti.
      In realtà un’ enorme ricompensa già c’è, credetemi, ed è quella insita nella fatica stessa e nel piacere dell’adoperarsi.
      E questo dovrebbe valere, ritengo, per qualunque, purché del tutto disinteressata, attività di volontariato.

  4. avatar
    Algol 17 Dicembre 2011 at 15:09

    Per Mongo… preferisco che le abbiamo i gatti 7 o 9 vite piuttosto che i pedoni… 😀

    Per Marra…il nostro gatto a due zampe…
    posso solo dire che è strepitoso e solo chi lo vede all’azione può capire, io sono una fortunata! 😉 ringrazio Marra per la cronaca del mitico martedì di paura 13 dicembre 2011
    per queste feste chi vuole essere di aiuto all’Azalea è un grande!
    buone feste a tutti
    Algol

  5. avatar
    Fabio Lotti 17 Dicembre 2011 at 15:53

    In un prossimo futuro il Gatto, con le sue movenze feline e la sua astuzia, potrebbe sostituire il Cavallo… :)

    • avatar
      Marramaquìs 17 Dicembre 2011 at 18:55

      In proposito, sembra che alcune popolazioni nomadi della Mongolia giocassero, ancora nel 900, con dei pezzi che raffiguravano quasi esclusivamente animali:
      le torri erano carri trainati da cavalli o elefanti, gli alfieri erano cammelli a due gobbe (o elefanti), le donne erano grossi gatti o leoni delle nevi, tutti i pedoni erano i cuccioli di codesti grossi gatti o dei leoni delle nevi.

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