i Re degli scacchi: Frank J. Marshall

Scritto da:  | 24 Dicembre 2011 | 9 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri

Si era interrotta ma grazie ad Alessandro Balossini e ad Adolivio Capece e, naturalmente all’autore degli articoli, il Maestro Fabio Lotti, riprendiamo la bella galleria di ritratti di grandi giocatori del passato con quelli già pubblicati e con quelli nuovi tutti ancora da scrivere…

Una volta mi sono messo di buzzo buono ad osservare le circonvoluzioni del Controgambetto Marshall della Spagnola e ne sono uscito fuori con gli occhi sbarrati e le mani tremanti. Il suo ideatore, quello spilungone di Frank Marshall, ci ha fatto sapere di averlo tenuto nascosto per molti anni per adottarlo alla prima occasione propizia. Peccato, però, che alla prima occasione si presentasse davanti a lui un certo José Raùl Capablanca e allora essa non fu proprio propizia. Questo temerario giocatore americano mi ha sempre suscitato una istintiva simpatia, sia per il suo gioco funambolico sia perché la sua figura mi ricorda uno dei primi interpreti di Sherlock Holmes, un attore alto e dinoccolato che da ragazzo aveva colpito la mia attenzione. E se si mettono insieme gli scacchi ed il giallo è amore a prima vista.
Quinto figlio di Alfred George e Sarah Marshall nasce a Manhattan il 10 agosto 1887. Studia soprattutto le partite di Morphy, si interessa anche ai problemi e alle partite per corrispondenza nelle quali eccellerà in maniera significativa. A New York incontra tutti i più forti giocatori degli Stati Uniti e riesce perfino a giocare, in una delle sue ultime esibizioni, anche contro il vecchio e malato campione del mondo Wilhelm Steinitz che cammina sorreggendosi ad un bastone.
Non partecipa al torneo principale di Londra del 1899 ma si mette in mostra ugualmente in un torneo secondario aperto a tutti i giocatori di prima classe. Ha un bel portamento, alto, elegante, distinto, dai capelli rossicci, porta con disinvoltura una sgargiante cravatta a farfalla. L’unica nota negativa che può in qualche modo svilire la sua naturale eleganza è che mastica il tabacco, ma in quei tempi era una abitudine abbastanza comune da non essere criticata.
Se dovessi sintetizzare con una sola parola la sua pur lunga e luminosa carriera scacchistica userei senz’altro discontinuità. E’ stato uno dei campioni più altalenanti nella storia degli scacchi. Passare dalla polvere all’altare era per lui un fatto direi quasi naturale. Anche perché ha mille altri interessi. Non solo gioca a scacchi ma anche a dama, a bingo, a bridge, con il salta (una scacchiera con 100 caselle e 30 pedine numerate) e non gli dispiacciono neppure le scommesse. E a scacchi il talento da solo non basta. Almeno non basta sempre. Al torneo di Parigi del 1900 arriva buon terzo dopo Lasker e Pillsbury, poi dal 1901 al 1904 abita a Londra. Partecipa a 7 tornei, conosce Bird, Blackburne, Burn, Gunsberg, Teichmann, Leonhardt. Un bel gruppo di campioni che rinforzano la sua esperienza.
A Montecarlo è già una figura di rilievo, ma ha un debole per la ruolette. Perde 2000 dollari, nulla in confronto a Janowski, altro grande scacchista di quei tempi, che lascia tutto al tavolo da gioco.
Marshall è un giocatore d’attacco che sa “fotografare” le caratteristiche degli avversari. Si batte in un breve match con Teichmann, un tipo tutt’altro che facile. Anche il suo aspetto fa una certa impressione “Alto, corpulento, apparentemente vigoroso ma in realtà cagionevole di salute, ci vedeva da un solo occhio, ma era un giocatore forte e difficile da battere”. Edward Lasker ha scritto di lui “Sembrava veramente Wotan alla guida di uno stuolo di dei minori”. A Marshall non fa né caldo né freddo e lo stende con tre vittorie, una patta ed una sconfitta. Tra il 1903 e il 1904 viene fuori la sua citata discontinuità sia a Montecarlo che a Vienna, ma il torneo di Cambridge del 1904 segna una svolta. Otto maestri americani contro otto maestri europei. E’ scontro tra Nuovo e Vecchio mondo. Vince Marshall con 11 vittorie e 4 patte. “Questo impavido cowboy degli scacchi, amante delle più terribili complicazioni, si era già messo in mostra a Parigi nel 1900, dove aveva inflitto a Lasker l’unica sconfitta. Ma a Cambridge Spring si era lasciato alle spalle Lasker e Janowski, distanziati di ben due punti! Marshall sfidò subito il campione del mondo, che replicò pretendendo una borsa di almeno 2000 dollari a testa.” (G.Kasparov “I miei grandi predecessori” Vol.I, Edizioni Ediscere, Verona 2003, pag.174.) Un po’ troppo per il nostro eroe americano. Sempre in questo anno esce il suo primo libro “Marshall’s Chess Openings”, poi si sposa con una ragazza di 17 anni, Carrie D. Krauss.


E’ il tempo delle sfide che lo vede impegnato nel 1905 con Janowski da cui era stato battuto in maniera informale agli inizi della carriera. Questo Janowski era un emigrato polacco del tutto particolare: due baffi ben curati, capelli lisciati e rilisciati, tutto vestito a puntino, elegante nel portamento, schiena dritta, fronte alta, bastone da passeggio, l’immancabile pince-nez. Un cavaliere vecchio stampo o un ridicolo dandy a seconda dei pareri. Marshall non si fa impressionare più di tanto e gli rifila un otto a cinque che non è male. Con Tarrasch a Norimberga, sempre nello stesso anno, è però tutta un’altra musica. Il grande teorico ha i capelli divisi perfettamente al centro, baffi e pizzetto, camicie con colli altissimi, il solito pince-nez ma, soprattutto, un ego smisurato da fare invidia a quello di Berlusconi. E’ rotta totale. Su nove punti riesce a malapena a tirarne fuori uno. Il dogmatico dottore si gasa “Dopo questa mia nuova, grande impresa, non ho motivo di credere che nel mondo degli scacchi ci sia qualcuno che possa ritenersi superiore a me. Infatti era molto più difficile sconfiggere il giovane Marshall che l’anziano Steinitz.” Al torneo di Ostenda poi, l’anno successivo, ancora una misera prova e addirittura perde all’ultimo turno in 14 mosse con Alapin!
Marshall, comunque, non si concede soste. Sarà una caratteristica della sua vita. Vinto il forte torneo di Norimberga del 1906 sfida di nuovo Lasker che accetta limitando il montepremi del vincitore a mille dollari. Il match per la corona mondiale, il primo dopo dieci anni, si svolge in sei città americane all’inizio del 1907. Per il Nostro non c’è nulla da fare. Il risultato è un secco +8=7.
Nel 1909 il ventenne Capablanca, che a vederlo con i capelli impomatati ci fa venire in mente il nostro Valentino, decide di fare una tournée in ventisette città americane e ottiene una sfida con Marshall. L’americano si frega le mani, pensa di vincere facilmente con questo sbarbatello molto più giovane di lui, ma si sbaglia. Dopo cinque partite il cubano è già in testa per 2 a 0 e finisce con un devastante +8-1=14. Negli Stati Uniti viene definito il “Morphy cubano” e in patria accolto addirittura come un eroe nazionale!


Nel frattempo continua la sua carriera altalenante. Settimo ad Ostenda nel 1906, primo a Norimberga nello stesso anno tanto per riportare solo due esempi. Poi la rivincita con Lasker nel 1907 che si trasforma in una “riperdita” con ben 8 sconfitte e sette patte a dimostrazione che il numero otto gli porta proprio sfiga. Altri tornei deludenti, un altro match, positivo questa volta con Janowski (vinto per 5 a 2), un anno di riposo, si fa per dire, a casa. Qualsiasi altro giocatore sarebbe schiantato di fronte a risultati così differenti. Ma lui, lo abbiamo detto, quando è in alto cade, quando è in basso risorge. Intanto nel 1911 ribadisce la sua superiorità sui giocatori americani, si piazza terzo al torneo di San Sebastiano nel 1912; secondo, dietro proprio a Capablanca, l’anno successivo a New York e, udite udite, primo a l’Avana sempre nello stesso anno dove riesce perfino a vincere il grande giocatore cubano. “Quando Capablanca rovesciò il suo Re, sentii levarsi come un boato. Pensai allora che i cubani volessero uccidermi… Più tardi appresi che la folla in realtà mi stava acclamando” scrive nei suoi appunti. E poi, per non farla lunga, ancora tornei sempre con alterni risultati fino alla cena annuale del club il 27 aprile del 1936 dove annuncia il suo ritiro dopo 27 anni da Campione degli Stati Uniti.
La fine della sua vita è fulminea e del tutto inaspettata “Il 9 novembre 1944 Frank Marshall col traghetto attraversò il fiume Hudson per recarsi a Jersey city, dove aveva in programma una serata di bingo. Carrie era rimasta a casa. Mentre camminava per Van Vorst Street crollò a terra. Una donna lo vide accasciarsi e chiamò la polizia, che però arrivò troppo tardi”. (Andrew Soltis, “Marshall mille risorse sulla scacchiera” Ed. Prisma, Roma 2004, pag. 379).
Frank Marshall è stato, è vero, un campione discontinuo, un “Don Chisciotte degli scacchi” come lo ha definito qualcuno, ma se non fosse per quello che ha fatto (e non è poco) andrebbe comunque ricordato per la mossa più bella degli scacchi, quella 23…Dg3!! nella partita contro Lewitskij a Breslau nel 1912 che ancora oggi suscita incredula meraviglia negli appassionati di tutto il mondo.

Il Bianco ha appena giocato 23.Tc5 e Marshall estrae dal suo magico cilindro una delle mosse più celebri ed acclamate della storia degli scacchi: 23.Dg3!!

avatar Scritto da: Fabio Lotti (Qui gli altri suoi articoli)


9 Commenti a i Re degli scacchi: Frank J. Marshall

  1. avatar
    Un Lettore 24 Dicembre 2011 at 09:29

    E’ questo il Lotti che ci piace di più e che vorremmo leggere tutti i giorni: grande Fabione! 🙂

  2. avatar
    Fabio Lotti 24 Dicembre 2011 at 11:42

    Scrissi questi pezzi solo con l’intento di rendere una lettura gradevole. Oggi li cambierei in parte ma credo che, visto l’obiettivo, possano andare bene anche così.
    Capisco la critica sottintesa all’intervento di “Un lettore” al quale, magari, non vanno bene altri miei tentativi più goliardici e terra terra. Lo capisco e accetto la critica non detta. Però io sono anche fatto di cose leggere, di strullate, di un ritorno al ragazzo di un tempo che fu. Non c’è niente da fare. Dopo il momento di serietà arriva il momento del “bischero” come diceva il mio babbo. Abbiate pietà! (Fantozzi).
    Buon Natale a tutti!

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    Mongo 24 Dicembre 2011 at 12:22

    Grazie Fabio per questo magnifico tuffo nel passato.
    Auguri a te ed a tutti i nostri lettori.

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    Ivano E. Pollini 24 Dicembre 2011 at 12:36

    Grazie Sig. Fabio Lotti!

    Non conoscevo questa partita di Frank Marshall la cui mossa finale è “wonderful”. Lui stesso l’ha definita “the most elegant move I have ever played”.

    Anche se il suo tipo di gioco era “discontinuo” (in parte come quello di Rudolf Spielmann) questo giocatore d’attacco è stato (come Spielmann e Lasker) uno dei tre “immortali” a battere due volte Capablanca! E poi Cambrigde Springs, 1904 e ricordo anche il minore torneo dell’Havana 1913, di valore simbolico, se Capa nel suo “Chess Fundamentals” riprende with “lasting regret” molte partite a sua parziale giustificazione(?)!

    Per il resto, non cito di proposito Alekhine, altrimenti il discorso si farebbe troppo lungo!!

    A Marshall NON piacevano i “matches” (sempre lo stesso avversario) e preferiva i tornei, con molti giocatori e visi nuovi..e i famosi “Marshall swindles”.

    Articolo interessante e piacevole.

    Ancora grazie.

    IEP

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    Marramaquìs 24 Dicembre 2011 at 18:03

    Complimenti a Fabio Lotti per questo pezzo “da incorniciare”. Permettetemi di inviare i miei auguri a lui, a Martin Eden, a cserica e a tutti i collaboratori e lettori di Soloscacchi.
    Grazie.

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    Jas Fasola 24 Dicembre 2011 at 20:03

    La storia degli scacchi è sempre interessante, grazie per questo articolo.

    La spettacolare 23. … Dg3 in pratica è solo un cambio di pezzi con 24. Dxg3 Ce2+ 25. Rh1 Cxg3 26. Rg1 Ce2+ (o Cxf1 27. gxh3) 27. Rh1 Tc3.
    Anche 23. … Db4 e 23. … Da3 (il Bianco non puo’ giocare gxh3 per Cf3+) si tenevano il pezzo di vantaggio ed erano più o meno buone come 23. … Dg3, che però semplificando aiuta.

    Il fatto è che nella posizione indicata il Nero ha un Cavallo di vantaggio… se il Bianco avesse abbandonato prima di giocare 23. Tc5 non sarebbe passato alla storia.

  7. avatar
    fds 24 Dicembre 2011 at 20:15

    Buon Natale a tutti!

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    Jas Fasola 25 Dicembre 2011 at 08:46

    Aggiungo una variante esemplificativa. 23. … Db4 24. Tc7 (24. De5 Tc3) Ce2+ 25. Rh1 Txh2+ 26. Rxh2 Dd6+ 27. g3 Dxc7

    Tanti auguri a tutti!

  9. avatar
    Alfredo 28 Dicembre 2011 at 10:50

    un tema simile ci fu in
    Rossolino Riceman porto Rico 1948
    http://www.chess.com/games/view.html?id=150444
    sarebbe bello che uno dei tanti validi collaboratori ricordasse l’interessante e proteiforme figura di Rossolimo, che noi forse asspciamo solo alla ” variante Rossolimo”

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