Finale di Partita ovvero gli Scacchi per Beckett

Scritto da:  | 5 Gennaio 2012 | 19 Commenti | Categoria: Libri, Scacchi e letteratura

Non esiste nulla di più comico dell’infelicità
(Nell, in “Finale di partita”;)

Sarà il capolavoro di Beckett Finale di Partita a tenerci compagnia in queste righe e non, come sarebbe più ovvio per questo blog, il romanzo Murphy del medesimo autore, anche se ci saranno riferimenti a quest’opera e vi regalerò la “chicca” della partita presente nella stessa.

La scelta è legata soprattutto all’ovvio rimando alla fase conclusiva della partita di scacchi, come dallo stesso autore più volte segnalato, ma anche al fatto che “Murphy” (Ed. Einaudi, 2003, pagg. 230, € 18.00, traduzione di Gabriele Frasca)  potrebbe essere già stato letto dagli amanti degli scacchi non fosse altro per curiosità (appunto per la presenza della “vera” partita a scacchi, che personalmente, scusatemi se oso, mi fa ricordare, mutata mutandis, “Attraverso lo specchio” di Carroll).

Finale di Partita (ed. Einaudi 1990, pagg. IX-48, € 8,00, traduzione di Carlo Fruttero) è un atto unico composto dal premio Nobel franco-irlandese tra il 1955 e il 1957; rappresenta forse il testo teatrale più importante di Beckett, anche più di Aspettando Godot. Mentre il primo, infatti, racchiude l’idea stessa dell’esistenza per Beckett, il secondo sembra il gioco di un autore che si diverte a sbirciare, da dietro al sipario ormai chiuso, il suo pubblico e ride di noi che, inevitabilmente, ci chiediamo cosa rappresenti lo spettacolo che abbiamo appena visto e se davvero Godot sia Dio, la felicità o cos’altro ancora.

Finale di Partita è invece un’opera che il provetto scacchista Beckett ci propone quale estremo tentativo di farci comprendere l’inevitabile sconfitta ed esito finale dell’esistenza, nel senso più ampio del termine: non solo del singolo essere ma dell’umanità tutta. Scritto dieci anni dopo la fine della 2^ Guerra Mondiale, con le attività e ricerche nucleari in corso, con gli equilibri politici del nostro pianeta ancora  incerti, ha l’ambientazione di un “day after” post-atomico, dove solo alcuni sfortunati sono rimasti vivi: Hamm, il protagonista cieco e costretto alla sedia a rotelle e incapace di badare a se stesso; Clov, il servitore e factotum che, perfetto contrappasso del suo padrone, è impossibilitato a sedersi ed è tormentato da Hamm, ma di questi è a sua volta carnefice minacciando di abbandonarlo; i genitori di Hamm, Nell e Nagg, due tronchi umani che vivono all’interno di due bidoni della spazzatura. È una commedia tragica dove il vessatore diventa a sua volta vessato e dove è latente l’idea della tortura, soprattutto psicologica, la quale non può che rimandare agli orrori dei campi di sterminio. Ma quest’opera sottende gli interrogativi sul senso dell’esistenza e sull’assoluta inutilità nel cercarlo, poiché la vita è destinata alla sconfitta. È Beckett stesso che fa riferimento ad un Re che nel finale, dall’esito scontato, gioca le mosse peggiori nel solo tentativo di rinviare l’ineluttabile destino.

Sembra un rimando al capitolo di Murphy, ancorché nell’opera teatrale non vi siano trasposizioni “tecniche” dal punto di vista scacchistico come nel romanzo[1], nel quale l’infermiere di un istituto di salute mentale gioca la partita a scacchi con il signor Endon, uno dei pazienti. Si tratta di una partita davvero strana dove nessun pezzo viene mangiato, nella quale Murphy pone in presa inutilmente i suoi pezzi (in una sorta di “vinci-perdi” senza obbligo di mangiare) e nella quale Endon (nero) cerca di portare a termine il folle progetto di riportare i pezzi della posizione d’apertura senza riuscirci per l’abbandono del bianco.

Nelle opere di Beckett traspare il suo interesse per la psicanalisi[2], l’incomunicabilità e l’inquietudine sono elementi portanti dell’opera di Beckett, così come l’irrazionalità nell’opera letteraria. Nelle due opere citate gli scacchi fanno da filo conduttore e Beckett, appassionato del nostro gioco, sfrutta al meglio le sue conoscenze per avvolgerci nelle spire della sua arte.

Buona lettura!

[1] Vi propongo la partita Murphy-Endon: 1. e4, Ch6 2.Ch3, Tg8 3.Tg1, Cc6 4. Cc3, Ce5 5. Cd5, Th8 6. Th1, Cc6 7. Cc3, Cg8 8. Cb1, Cb8 9. Cg1, e6 10. g3,  Ce7 11.Ce2 Cg6 12.g4 Ae7 13.Cg3 d6 14.Ae2 Dd7 15.d3 Rd8 16. Dd2, De8 17. Rd1, Cd7 18. Cc3,  Tb8 19. Tb1, Cb6 20. Ca4, Ad7 21. b3, Tg8 22. Tg1, Rc8 23 Ab2, Df8 24. Rc1, Ae8 25. Ac3, Ch8 26. b4, Ad8 27. Dh6, Ca8 28. Df6, Cg6 29. Ae5, Ae7 30. Cc5, Rd8 31.Ch1, Ad7 32. Rb2!!, Th8 33. Rb3, Ac8 34. Ra4, De8 35. Ra5, Cb6 36. Af4, Cd7 37. Dc3, Ta8 38. Ca6, Af8 39. Rb5, Ce7 40. Ra5, Cb8 41. Dc6 Cg8

Posizione dopo 41...Cg8

42. Rb5, Re7 43. Ra5, Dd8 0-1

[2] Si avvicina tramite l’amico Geoffrey Thompson, presso il “Bethlem Royal Hospital” di Londra, dove si è trasferito nel 1933 e poi come paziente del dott. Wilfred R. Bion alla “Tavistock Clinic”. Il difficile rapporto di amore e odio con la madre è un altro aspetto della vita di Beckett che non può risultare secondario nella sua lettura dell’esistenza con gli strumenti della psicoanalisi della quale il dott. Bion sarà un esponente di spicco.

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19 Commenti a Finale di Partita ovvero gli Scacchi per Beckett

  1. avatar
    Mongo 5 Gennaio 2012 at 12:46

    Una decina di anni fa vidi ‘Finale di partita’ in teatro: mi addormentai (!!) e per questo giurai che mai e poi mai avrei letto il testo.

    • avatar
      Zenone 5 Gennaio 2012 at 13:32

      Ti capisco.
      In effetti il teatro di Beckett può rivelarsi così complesso, anche nella lettura, che richiede una certa preparazione/partecipazione. Si rischia davvero di diventare completamente acineciti e forse di addormentarsi se non si prova ad entrare nel dramma (anche nel senso umano) che stiamo vedendo/leggendo.
      Vorrei ricordare un autore forse più vicino a noi italiani ma non per questo meno complesso: Luigi Pirandello.
      La sua visione del teatro e in generale della scrittura, che tocca anche lui il tema dell’incomunicabilità tra gli uomini e che risente del suo avvicinamento alla psicoanalisi (in relazione alla malattia della moglie Antonietta), provocò non poche reazioni – anche violente – da parte della critica e del pubblico.
      Comunque quarantotto pagine posso essere lette velocemente, anche venendo meno ad un giuramento di anni prima, e forse potrà esserci una nuova emozione,magari meno…onirica 😀

    • avatar
      YG 5 Gennaio 2012 at 15:02

      Vuoi una carota?! :)

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    Luca Monti 5 Gennaio 2012 at 16:34

    Signor Zenone, la fotografia della locandina riprende i tagli di Lucio Fontana? Bentornato.

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    Tamerlano 5 Gennaio 2012 at 17:58

    I miei complimenti anche per questa recensione a Zenone; non mi dispiacerà se avrà modo di scrivere qualcosa anche sull’altro testo di Beckett (Murphy). 😉

    L’anno scorso ho visto questa rappresentazione teatrale

    http://www.teatrodiroma.net/adon.pl?act=doc&doc=720

    ed io, l’ho trovata – nonostante il particolarissimo argomento trattato – un testo MONUMENTALE, come il suo autore (non sono un esperto di teatro ne appassionato di questo scrittore).

    Anche se la bontà del piccolo testo è risaputa, senza ombra di dubbio, molto del merito va agli attori; in questo caso davvero molto bravi i due che interpretano Hamm e Clov (che non sono miei amici e che nemmeno conosco) ma il testo, che avevo già letto appositamente anche poco tempo prima dello spettacolo è soprattutto dopo averlo visto rappresentato in teatro, è di pura GENIALITA’!

    Lo spettatore per tutta la durata sta in un ‘religiosissimo’ silenzio… può venir voglia di alzarsi di scatto e andarsene tanto sono ‘strane’ le situazioni create… si resta ad aspettarre che accada qualcosa… ci si immerge nella situazione che vediamo davanti ai nostri occhi… quasi ‘ipnotizzati… si accennano anche dei sorrisi… dei velati sorrisi… anche per sdrammatizzare il forte dramma… alla fine si applaude fragorosamente… e si rischia anche di commuoversi…

    Infine, pur non conoscendo Mongo, mi permetto di consigliare di leggere questo breve testo beckettiano cercando di immedesimarsi nella situazione (qui ben spiegata da Zenone); a me, dopo questa recensione, è venuta voglia di rileggerlo: buona lettura a tutti gli scacchisti !

    Tamerlano
    p.s.
    l’ultima mossa è Rd8 e non Dd8 (dopo 16. …, De8 la Donna nera non ha più mosso).

  4. avatar
    alfredo 5 Gennaio 2012 at 20:16

    beh è chiaro che la copertina è la riproduzione di un quadro di fontana.
    povero Beckett , anche paziente di Bion
    La vita non deve essere stata molto generosa con lui …

  5. avatar
    alfredo 5 Gennaio 2012 at 20:19

    Per quanto riguarda Piandello raccomando la bella biografia di Matteo Collura “il gioco delle parti”.

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    alfredo 5 Gennaio 2012 at 20:25

    James Watson, un tipo leggermente più importante di Beckett mi ha fatto questa dedica su un suo libro “avoid boring people”
    ovvero: evita la gente noiosa / evita di annoiare la gente.
    Motivo per cui ho buttato sia Beckett sia Bion, letto (anzi studiato) per motivi professionali
    e vivo benissimo.
    Consiglio Bar Sport di Stefano Benni. Lo considero, senza scherzare, un testo molto superiore a finale di partita, anche se devastato dalla riduzione cinematografica
    Oppure “Libera Nos a Malo” del mio grande concittadino Gigi Meneghello. Ci sono tanti libri (e opere teatrali) belle e divertenti. Che le cose noiose e indigeribile debbano essano per forza di capolavori è un vezzo del tutto italiano
    In quando a Beckett la penso come Mongo. Visto un paio di volte. Resistenza: 10 minuti al massimo. Ripeto AVOID BORING PEOPLE.

  7. avatar
    Tamerlano 6 Gennaio 2012 at 10:43

    Senza voler entrare in polemica dico che il paragonare una patata con un’elicottero non è stato mai il mio hobby preferito!

    Comunque, a puro titolo d’esempio, il seguente testo è integralmente tratto da http://it.wikipedia.org/wiki/Samuel_Beckett:

    Considerato uno degli scrittori più influenti del XX secolo, Beckett è senza dubbio la più significativa personalità (insieme a Eugène Ionesco e Arthur Adamov) di quel genere teatrale (e filosofico) che Martin Esslin definì come “Teatro dell’assurdo”. La sua opera più famosa è la pièce Aspettando Godot, e il corto cinematografico Film del 1965 con Buster Keaton. Autore di romanzi e di poesie, nel 1969 Beckett venne insignito del Premio Nobel per la letteratura “per la sua scrittura, che – nelle nuove forme per il romanzo ed il dramma – nell’abbandono dell’uomo moderno acquista la sua altezza”

    mentre, altro esempio, il seguente testo è integralmente tratto da
    http://www.cronacanet.com/2007/10/deja-vu-tra-nobel-e-gente-noiosa.html:

    TRA NOBEL E GENTE NOIOSA

    “Evitare la gente noiosa. Lezioni da una vita nella scienza”. E’ il titolo della biografia dello scienziato James Watson, premio Nobel per la medicina nel 1962, il decifratore del Dna, ora balzato agli onori della cronaca per le “simpatiche” dichiarazioni da Ku Klux Klan rilasciate in merito alla sua teoria sull’inferiorità dell’intelligenza dei neri rispetto ai bianchi. Tra lo sdegno generale, i colleghi confermano che ama la provocazione. Un hobby lodevole per un uomo insignito del premio destinato a chi ha apportato contributi eccezionali alla società. Sarebbe ingiusto sottovalutare il suo contributo alla scienza, ma è legittimo indignarsi di fronte a un personaggio che ha dato se stesso per il mondo, ma che del senso della vita ha capito ben poco. E mi chiedo se il titolo del libro appena pubblicato non si riferisca al fatto che Watson pretenda di suggerire di evitare la gente che, a suo giudizio, è da considerare “noiosa”. Su quale criterio si fonderebbe il suo concetto di noioso, senza il rischio di cadere nel paradosso? Uno che si permette di giudicare gli altri, non rischia forse di essere emarginato dalla stessa società in cui vive, considerato solo una persona capace di procurare noie, e dunque noiosa? Bisognerà leggere la sua autobiografia per scoprire il senso del titolo. Ma, se i miei dubbi sono fondati, Watson ci avrà sorpresi ancora una volta: l’avrà scritta con una tale umiltà da sconsigliarci di prestare ascolto alla gente noiosa come lui. (testo firmato da Corrado Cancemi)

    Direi pertanto che il mondo, anche quello scacchistico, è vario…

    Tamerlano

  8. avatar
    alfiepa 6 Gennaio 2012 at 11:36

    Caro Tamerlano
    non era certo il mio un giudizio etico o altro
    l’importanza globale complessiva , ” l’impact factor” di Watson è stato enorme , ben superiore a quello del drammaturgo
    Leggere studiare e avere anche la fortuna di conoscerlo ( ad Agnano qualche anno fa ) mi è stato di enorme importanza
    per quanto riguarda beckett lo ho letto , visto piu’ volte a teatro .
    Meglio il Godot a mio parere de il finale di partita . Ma sono tentato di far mia la mitica frase di Fantozzi riguardo la Corazzata Potemkin .
    ecco il problema sta in quella frase . Beckett è “considerato “.Il giudizio non puo’ che essere soggetivo. atson è , e qui il giudizio non è piu’ soggettivo , uno dei 10 giganti della scienza del 900 .Il contibuto di Watson puo’ essere paragonato a quello di Einstein , Bohr , Heisenberg, Feynman nella fisica , a Godel e Tarski e Russell nella logica … pochi altri . Ognuno poi liberissimo di considerare Beckett un genio . Ho avuto anch’io il mio periodo di interesse / passione per lui , tanto che tenevo il suo riratto fatto da Pericoli nella mia stanza . Ho cambiato idea . Tutto qui. Come ho cambiato e di molto idea sulla analisi che considero la piu’ grande impostura del XX secolo . Tuto qui. Uno si interessa a un argomeno , a un autore. Conoscendolo piu’ a fondo cambia idea. Grazie a non so chi il nostro è ancora un cervello ” plastico” . A venti anni consideravo interssanti l teorie di Freud. Ora Freud lo ho gettato letteralmente via e mi interessano molto di piu’ i lavori di Penrose – Heneroff ( penrose è il fratello del MI inglese ) . Tutto qui .

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    alfredo 6 Gennaio 2012 at 11:46

    e che sia un po’ , o ci giochi a fare un po’ il matto francamente me ne interessa poco . quando lo ho sentto parlar è stato del tutto corretto e non ha affrontato argomenti di questo tipo.
    amo bobby fischer anche se non condividevo ovviamente il suo antisemitismo. l sue idee sulla olitica americana perfettamente condivisibili invece , anche se espresse in un un linguaggio un po ‘ rozzo
    due dei giganti viventi della logica e della fisica , saul kripke e josephson , ricordano molto Fischer ( tanto che Kripke è stato definito il Bobby Fischer della fisica)
    Ma sono , non “sono considerati” , due pilastri della nostra cultura scientifica. per il semplice motivo che i loro contributi , nel caso di josephson il cd effetto tunnel quantistico , sono verificabili .
    per kripke il discorso è piu’ complsso e piu’ iniziatico.
    per quanto riguarda uno scrittore , un poeta , un pittore il giudizio chi lo dà ? a milano viene inaugurata in questi giorni una mostra sulla transavanguarda il cui giudizio critico è stato fatto si puo’ dire ” a priori” dalla persona stessa che ha lanciato questo movimento artistico. e ci ha anche abondantemente lucrato .

  10. avatar
    alfredo 6 Gennaio 2012 at 11:49

    per quanto riguarda il premio nobel per la letteratura è molto piu’ prestigioso non vincerlo, visto il livello di molti autori a cui è stato assegnato. nullità assolute
    anche josephon ha vinto il premio nobel , a 32 anni per le sue ricerche fatte a 21 . ma nel suo caso la compagnia è molto molto migliore

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    Zenone 6 Gennaio 2012 at 22:07

    Credo che sia interessante rilevare come la polemica che accompagna i pezzi riguardanti gli scrittori che si sono in qualche maniera cimentati con il Nostro Gioco sia sempre interessante e, se mi permettete, di alto livello. E’ successo anche in questa occasione. Naturalmente ognuno di noi ha percorsi culturali e personali differenti che lo portano a modificare negli anni le proprie opinioni su autori e generi, per fortuna.
    Il mio interesse per Beckett non è legato certo al “Nobel”, alla moda ecc. Anzi, in questo caso particolare è essenzialmente da ricondurre all’ovvio collegamento Beckett-Scacchi (diversamente non avrei scritto di questo autore su questo blog).
    Credo che Watson, che conosco, chiedo venia per l’ignoranza, solo per un articolo di Odifreddi (“La Repubblica, 02.03.2010, pag. 56 – Cultura) dal titolo “Lo scienziato che non vuole annoiare”, sia una personalità poliedrica di valore assoluto e che la polemica sia parte integrante del suo essere. E’ interessante la chiosa di Odifreddi nell’articolo, che non voglio riportare per invitarvi a cercare il pezzo on line su “Repubblica.it” sezione ricerche.
    Quindi ben venga la polemica, lo stimolo al miglioramento culturale-intellettivo ed in questo caso grazie a “Tamerlano” e “alfredo” per lo spessore dei commenti.
    Questo blog è davvero un luogo unico!

  12. avatar
    Mezzasalma 7 Gennaio 2012 at 10:48

    Volevo complimentarmi con il sig. Zenone per la bella recensione sull’opera di Beckett e dargli il benritrovato sul sito di Soloscacchi. Leggere il suo pezzo da la sensazione di entrare in un’altra dimensione e fuori dal tempo vedere le cose sotto un’altra luce. Ma le devo fare due volte i complimenti per come chiude , con l’ultimo suo commento, l’alta polemica nata proprio sul suo pezzo e sui contenuti dell’opera stessa. Devo dire comunque che negli interessanti battibecchi non c’è arroganza e dire la propria opinione molte volte su versanti diversi interpretativi, aiuta il lettore a capire meglio anche quello di cui si sta parlando. Quindi venendo al sodo: quandi mi presti il libro?

    • avatar
      Zenone 7 Gennaio 2012 at 13:07

      Appena ci vediamo…
      Grazie a Mezzasalma per i sui rari ma proprio per questo graditissimi commenti!

  13. avatar
    Tamerlano 8 Gennaio 2012 at 20:40

    Ringrazio anch’io chiunque sia intervenuto. Resta il fatto che una rappresentazione teatrale può anche essere ‘percepita’ in maniera differente (si, è soggettivo) e che le scoperte scentifiche (si, non sono soggettive) a patto che ognuno è ‘genio’ nel suo specifico campo e che una patata e un elicottero non sarà mai possibile metterli a paragone.

    Cercherò di leggere o di andare a vedere Godot, grazie del consiglio.

  14. avatar
    alfredo 8 Gennaio 2012 at 22:45

    Ringrazio Zenone per il ringraziamento fatto per i miei complimenti
    Il prof Odifreddi è uno dei miei piu’ cari amici , nonchè mentore e maestro da una vita . Mi ha insegnato piu’ lui che tutti i cd prof di medicina che ho avuto. Se ho impaato a pensare a forulare una proposizione in maniera corretta è grazie a lui
    e uno che come noe ” d’arte” sceglie Zenone ( un articolo di Giorgio comparso su Le scienze anni fa si intitoltolava e mi sovvien l’eterno zenone) sia come forma mentale , logica e razionale simile alla mia.
    Auguro a tutti di avere un maestro , un mentore cosi’ lucido preciso chiaro e apassionato come Piergiorgio ( non è un personaggio televisivo alla Sgarbi. E’ veramente uno dei piu’ importanti logici a livello Mondiale , tra i pochi , oltre ai collaboratori viventi allora , ad essere chiamato a Vienna per il centenario della naacita di Godel , il dio della Logica. Ospite d’onore di questo avvenimento fu garry Kasparov a suggellare il connubio tra scacchi e logica )
    In me c’era forse dell’esagerazione ma con il tempo ho preferito la calviniana leggerezza . Citavo Fantozzi e la sua frase famosa. Proprio Oggi Baricco sulla Repubblica citava Fantozzi tra le sue cinquanta letture preferite
    dimenticavo un altro matto di valore . Mullis , l’inventore della polymerase chain reaction , vi assicuro una cosa non da poco. La sua autobiografia ” ballando nudi nel campo della mente” è uno straordinario esercizio di lebertà e spregiudicatezza culturale. Anche se poi non posso essere d’ccordo con lui quando sostiene l’unico scienziato al mondo ( duisburg) che contro ogni evidenza scientifica e secondo me in malafede nega un nesso causa effetto tra il virus HIV e l’AiDS . Anche se pure qui il discorso è piu’ complesso e scivoloso di quanto si possa credere .Le cose le i possono rendere leggere , come sosteneva Calvino, come riesce a fare Odifreddi . Facili no ! ma proprio perchè non mi piacciono le cose facili ho deciso di non interessarmi piu’ delle cose noiose e che alla fine ben poco danno , come Beckett ad esempio . Arthur Schnitzler è molto piu’ attuale e profondo di Beckett pur essendo nato e avendo scritto mezzo secolo prima E non annoia nè in form scritta nè in trasposizione tatrle , se ben fatta
    Ciao a tutti !

  15. avatar
    Tamerlano 9 Gennaio 2012 at 17:52

    Devo dire che si prova proprio un bel pò di dispiacere per il fatto che soloscacchi.net (intendendo ideatori, scrittori, lettori e commentatori) non esisteva ancora… quando giocavo a scacchi! 😥

    A proposito: alfredo cosa consigli di Arthur Schnitzler ? 😉

    • avatar
      Zenone 9 Gennaio 2012 at 20:09

      Beh…forse “Giovinezza a Vienna”:

      “(…;) Un giorno, non so come, ad Olga e a me venne l’idea di giocare a scacchi (…;) si fermavano, chi più chi meno, al nostro tavolino gettando una fuggevole occhiata, acompagnata talvolta da un sorriso, alla scacchiera, sulla quale per altro le figure si muovevan realmente qua e là a intervalli più o meno lunghi, talvolta persino secondo le regole del gioco (…;)
      [Edizioni Studio Tesi – Collezione Biblioteca, 1989, pagg. 313]

      Non è farina del mio sacco, purtroppo, ma una facile ricerca su internet.
      Gli scacchi non finiscono mai di stupirci!
      Grazie.

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