Ad Alvise Zichichi

Scritto da:  | 27 Gennaio 2012 | 12 Commenti | Categoria: C'era una volta, Italiani, Personaggi

Alvise Zichichi (Milano 1938 - Roma 2003)

Conobbi Alvise Zichichi sul finire degli anni ’70, quando egli era l’anima e la mente del Torneo Internazionale del Banco di Roma.
Ho ricordi piacevoli di quella manifestazione, costantemente di buon livello e meticolosamente  organizzata: l’appuntamento era per i primi mesi di ogni anno presso il centro sportivo della banca, sulla via Salaria, non lontano dalla mia abitazione di allora.
Giungevo lì, quasi di corsa, dopo il lavoro, appena in tempo per gustare la parte più viva delle partite, quella che andava approssimandosi al primo controllo del tempo.
Nonostante l’ora avanzata, trovavo per solito un ottimo posto in prima o seconda fila (e senza pagare il biglietto!) e il mio primo sguardo non poteva che essere per gli insuperati e artistici tabelloni di Mario Tiberti, che, con Salvatore Nobile e Gino Piccinin, è stato spesso l’arbitro del torneo mentre su Zichichi ricadeva la “direzione tecnica”.

Alcune edizioni videro al via fortissimi giocatori: Smyslov e Gulko 1988, Sax 1986 e 1984, Andersson 1986 e 1985, Korchnoj che vinse due volte (1982 e 1981), Pinter 1979, Vaganian 1977.
Indimenticabile per me, anche se tecnicamente più modesta, fu la prima edizione (il primo amore non si scorda mai …), quella del 1976 con Belkadi, Bilek, Bukic, Coppini, Kirov, Lein, Mariotti, Primavera, Tatai, Toth, Valenti e Zichichi, edizione vinta dall’allora “apolide” Anatoly Lein.

Alvise Zichichi è stato un Maestro, un Maestro vero. Non grande maestro, né maestro speciale o internazionale, Fide, o altre etichette che passano e che non gli si confacevano e che, dalli e dalli, pure infastidiscono.
Alvise è da ricordare come un eccellente Maestro di vita.
Lui seppe essere giocatore (dilettante), arbitro, scrittore, interprete, insegnante, organizzatore, Presidente di Federazione.
Seppe esserlo rimanendo sempre se stesso, fedele ad una immagine non artefatta di preparazione, efficienza, dinamismo, disponibilità, modestia, misura e buonumore.
Mi colpì molto la sua figura in quegli anni, forse anche perché la sua storia mi ricordava la storia di mio padre, che era stato un ragazzo milanese come lui, come lui trasferitosi a Roma, tanti anni prima di lui e, proprio come lui, per lavorare in banca.
Mi piaceva la sua signorilità ed il suo essere sempre sorridente, il suo dare la mano all’avversario a fine partita con invariata affabilità e piacere, indipendentemente dal risultato dell’incontro.

Eh, eh, so che oggi qualche sedicente maestro da due soldi tiene, in giro per il mondo, opposti comportamenti (ma dove l’ho letto?) quando gli càpita di perdere con avversari considerati “inferiori”: cotali figuri meriterebbero di essere squalificati o radiati qualora recidivi (è una proposta seria, questa mia).
Lo sanno, costoro, cosa significa essere maestro? Diceva il mio “amico” Baltasar Gracian, uno che se ne intendeva, che “non c’è nessuno al mondo che non possa essere maestro di un altro in qualche cosa”. Non dimentichiamolo.

Ecco, forse proprio un pizzico in più di “cattiveria”, che è tipica di alcuni campioni, è ciò che condizionò un pochino le prestazioni e la carriera di Zichichi. Ma, occorre sottolinearlo ancora, soprattutto lui è stato ben lontano dalla figura dello “scacchista professionista”.
Egli ambiva, diceva sovente, soltanto vincere, almeno una volta, il campionato italiano, cosa che gli sarebbe riuscita nel 1985.

Ebbi anche il piacere di giocare con lui, e non soltanto in simultanee. Nei primi anni ’80 non era rarissimo, lui maestro internazionale, vederlo fra noi “spingipedoni” del circolo di cui ero socio, lo Steinitz: arrivava da solo nel tardo pomeriggio, dopo il lavoro, sempre con i suoi modi garbati, silenzioso ma affabile, e poteva incrociare i pezzi con chicchessia. E qualche socio che non l’aveva riconosciuto era magari sorpreso di soccombere in venti mosse contro quell’ospite ….
Apprezzavo poi, particolarmente, come nei commenti alle partite Alvise non amasse snocciolare aride serie di varianti e combinazioni, ma come preferisse dare giudizi acuti e chiari sulle posizioni e sul piano di gioco, e come sapesse anche pazientemente ascoltare le osservazioni, a volte strampalate,  dei suoi interlocutori o avversari.
Ne ho tutt’oggi quell’immagine perenne di personaggio nello stesso tempo autorevole e semplice, con un lieve, permanente e calmo sorriso dietro i suoi baffi ancora scuri.

Quando venne a mancare, nel giugno del 2003, ne seppi notizia solo dopo alcune settimane e questo mi rattristò doppiamente.
Ricordo di aver avuto, in quel momento, la forte e amara sensazione di quanti avvenimenti e persone che contano, nella vita di ciascuno di noi,  sfuggano talora e per sempre ai nostri occhi e alla nostra attenzione, e soltanto per nostra negligenza o scarsa consapevolezza.
E così facendo perdiamo tanto, perdiamo l’occasione di avere molto e perdiamo la possibilità di dare qualcosa.
Sì, pericolosamente e stranamente, troppo del nostro tempo rischia di essere segnato dall’inseguire effimeri traguardi, effimeri piaceri, effimeri impegni, spesso inutilmente uguali settimana dopo settimana. E gli anni non ritornano, i giorni non ritornano,   non c’è più tempo per giocare una mossa diversa, la partita è finita, ne è iniziata un’altra, non ce ne siamo accorti e anche quest’altra partita sta per finire, o forse è già finita, o non è mai iniziata.
E gli stessi ricordi sfumano sempre di più …

Una volta chiesi a Zichichi “Ma gli scacchi che cosa sono ?”
E lui “Di preciso non lo so, forse sto cercando anch’io una risposta. Ma potrei citare alcune parole di Pablo Neruda:
Gli scacchi sono anzitutto una vittoria del genere umano su se stesso. Per alcune persone sono principalmente musica, per altri sono pittura; per me sono poesia, la poesia della lotta e la poesia della mente”
.

Ecco, allora concedetemi di dedicare qui ad Alvise, sia pure con un imperdonabile ritardo di oltre otto anni, questi pochi versi (che rappresentano un elogio della poesia), di un altro grandissimo, Federico García Lorca:

“ Il poeta è un albero,
con frutti di tristezza
e con foglie secche
per piangere ciò che ama.

Il poeta capisce
tutto l’incomprensibile,
e chiama amiche
cose che si odiano.

Sa che i sentieri
sono tutti impossibili,
e per questo la notte
li percorre con calma.

Nei libri di versi,
fra rose di sangue,
passano le tristi
ed eterne carovane

che lasciano il poeta,
quando piange la sera,
circondato e stretto
dai suoi fantasmi.

Poesia è amarezza,
celeste miele che sgorga
da un invisibile favo
che fabbricano i cuori.

Poesia è l’impossibile
fatto possibile. Arpa
che invece di corde
ha cuori e fiamme.

Poesia è la vita
che attraversiamo in ansia,
aspettando colui che porta
la nostra barca senza rotta.”

Insomma, lo scacchista è un poeta: è inconfutabile.
Ma ora vorrei ritornare ad argomenti più facili e consoni a me e ai temi del nostro sito, ovvero agli anni del Torneo del “Banco di Roma” e ai primi momenti della mia piccola, ma faticosa e divertente, esperienza di tre anni costituita dalla rivista bimestrale “Zeitnot”.
Informammo Zichichi di questo progetto, e lui ci diede alcuni consigli, ma soprattutto ci diede, dopo pochi giorni, un foglio dattiloscritto con un suo articolo su un torneo da poco terminato.
Era il torneo zonale mediterraneo di Budva, nella ex-Jugoslavia.

Esordiva così Zichichi:
“Suscita non poche riserve la composizione dello zonale: ad esso, infatti, partecipano ben sette rappresentanti della Jugoslavia, una grande potenza nel campo degli scacchi, e così hanno scarse possibilità di poter realmente lottare per gli unici due posti di ammissione all’interzonale i partecipanti delle altre nazioni della zona, Italia, Grecia, Turchia ….. In particolare ciò penalizza oltre misura l’Italia che, potendo schierare un GM (Mariotti) e due ottimi MI (Tatai e Toth), meriterebbe maggiore considerazione in questa sede. ….. La prova di Mariotti, anche se non è riuscito alla fine a qualificarsi, mi sembra debba essere giudicata con favore. In diverse occasioni il Grande Maestro italiano ha espresso un gioco di ottima qualità, come nella seguente partita”.

Insomma, l’avrete intuito, qui ho piacere di ricordare Alvise attraverso un suo bel commento ad una  partita di altri, e quindi con le sue stesse parole, piuttosto e prima che con una sua partita.  E questo proprio perché a volte le parole, come quelle dei poeti, anche poche, colpiscono e fanno capire più di diecimila silenziose mosse.

La partita in questione è la Mariotti – Rajkovic, (difesa siciliana), mentre, per inciso, quel torneo fu vinto da Velimirovic.

Mariotti – Rajkovic, Budva 1981 (commento di Alvise Zichichi)

1.e4,c5  2.Cf3,Cc6  3.d4,cxd4  4.Cxd4,g6  5.c4,Cf6
(con …Ag7; 6.Ae3 si rientra nel seguito principale di questa variante, detta anche del fianchetto accelerato)

6.Cc3,d6  7.Ae2,Ag7  8.Cc2
(Sergio evita la consueta 8.Ae3 ed adotta una continuazione meno usuale ma abbastanza elastica)

8…..Cd7
(probabilmente il seguito più incisivo a disposizione del Nero, mentre la semplice prosecuzione dello sviluppo consentirebbe al bianco di consolidare il vantaggio di spazio nella variante adottata)

9.Ae3,Cc5
(impegnativa ma interessante la continuazione 9…Axc3 10.bxc3,Da5!?)

10.Cd4!,0-0  11.0-0,Ad7  12.Dd2,Cxd4  13.Axd4,Axd4
(naturalmente l’intenzione strategica del Nero è quella di liquidare tutti i pezzi minori del Bianco tranne l’alfiere campochiaro, sia per rendere poco pericoloso il vantaggio di spazio dovuto alla struttura dei pedoni e sia per rendere più concreta l’eventuale possibilità di un finale basato sull’alfiere “cattivo” dell’avversario. Tuttavia era forse più elastico lasciare che fosse il Bianco a cambiare in g7 e giocare immediatamente 13….a5, consolidando la posizione del Cavallo c5)

14.Dxd4,a5  15.Tfd1,Ca4
(il Nero ha calcolato che, a causa dell’attacco al pedone b2, è forzato il seguito 16.Cxa4,Axa4 17,b3,Ac6; ed ora l’eventuale spinta in e5 non ha alcuna particolare efficacia)

16.e5!

Posizione dopo 16.e5!

16…Cxc3
(non è certo possibile giocare 16…Cxb2 17.Td2,ca4 18.Cd5! ed il Nero è senza difesa)

17.Dxc3,dxe5  18.Dxe5,De8  19.h4!

Posizione dopo 19.h4!

(il Bianco per sfruttare la sua più attiva collocazione dei pezzi deve creare qualche obiettivo d’attacco prima che il Nero possa assestarsi)

19…Ac6  20.h5,f6  21.Dg3,Rg7  22.Td2,Td8  23.Tad1,Txd2  24.Txd2,Db8  25.De3,de5
(considerato che dopo 25…e5 il Bianco ha a disposizione l’efficacia entrata di Donna in b6, mentre dopo la passiva 25…Dc7 vi può essere anche la continuazione in chiave d’attacco 28.h6+,Rh8 29.De6 -e se 28…Rf7, 29.c5! con la minaccia 30.Ac4+-, il Nero cerca di salvarsi entrando in un finale un poco inferiore)

26.Dxe5,fxe5  27.hxg6,hxg6  28.b3,Tf4  29.f3,Td4  30.Td3!

Posizione dopo 30.Td3!

(Sergio giudica bene il finale e non si preoccupa dell’eventuale cambio della torre, dato che, in questo caso, il suo alfiere troverebbe un’ottima casa in e4)

30…Th4  31.Te3,Rf6  32.Ad3,Td4  33.Rf2,g5  34.Ae4,Td1  35.Te1,Td2+  36.Te2,Td1  37.Re3,tg1  38.Rd3,Td1+  39.Rc3,Tg1  40.Axc6,bxc6  41.a3
(il piano strategico del Bianco passava evidentemente attraverso un’adeguata collocazione dei suoi pezzi, il cambio dell’alfiere e il trasferimento del Re sul lato di Donna, per giungere a valorizzare la sua maggioranza di pedoni su tale settore della scacchiera)

41…Tc1+  42.Rb2,Td1  43.b4,axb4  44.axb4,Td3

Posizione dopo 44...Td3

(sembra però che ora il Bianco abbia notevoli difficoltà per realizzare la creazione del pedone passato)

45.Rb1!
(normalmente in finale si mira alla centralizzazione del Re, ma questa inconsueta e brillante ritirata è l’unico modo, lasciando libera la casa b2 alla torre, per poter realizzare la spinta in b5)

45…Re6  46.b5,cxb5  47.cxb5,Rd6  48.b6,Rc6  49.Txe5,g4  50.Rc2,Ta3  51.Te6+,Rb7  52.fxg4,Tg3   53.Tg6,e6  54.Rd2,Rxb6  55.Re2,Txg2+  56.Rf3,Tg1  57.Txe6+,Rc7  58.Rf4,Rd7  59.Te4, il Nero abbandona.

Ho citato, sopra, la prima edizione del Torneo Internazionale del Banco di Roma.
Zichichi vi ottenne un buon terzo posto, grazie anche a questa vittoria, datata 1° maggio 1976, nel “derby” con Stefano Tatai, partita che ebbi il piacere di seguire tutta dal vivo.

Grazie, straordinario amico Alvise.


Dal “Dizionario Enciclopedico degli Scacchi”, ed. Mursia 1971, di Adriano Chicco e Giorgio Porreca:

avatar Scritto da: Marramaquís (Qui gli altri suoi articoli)


12 Commenti a Ad Alvise Zichichi

  1. avatar
    Fabio Lotti 27 Gennaio 2012 at 09:05

    Ecco quello che mi piace.

    • avatar
      Marramaquìs 27 Gennaio 2012 at 13:16

      Sa che la penso come Lei?

    • avatar
      Valdo Eynard 28 Gennaio 2012 at 11:57

      Ricordo che quando venne a Bergamo dopo aver concepito il progetto “campionato italiano a squadre” gli dedicai questo ingeneroso anagramma:

      Alvise Zichichi : “Che vizi ha il C.I.S. ?”

  2. avatar
    omero 27 Gennaio 2012 at 09:55

    ei fù.Noi(ancora viventi) siamo. Tu,amico mio, sei un bravo…
    scacchista e un ottimo…..scrittore.

  3. avatar
    Fabio Lotti 27 Gennaio 2012 at 13:20

    Direi a Marramaquis e a tutti i lettori di darci del tu.

    • avatar
      Marramaquìs 27 Gennaio 2012 at 22:50

      Certo, Fabio, ma sai perché ho preferito utilizzare il Lei?
      La sera prima ho acceso la TV ed eravamo, mi pare, su RAI Storia.
      Adriano De Zan commentava un mondiale di ciclismo, le immagini in bianco e nero, o forse scolorite.
      Aveva vinto Eddy Merckx, ma il nostro Santambrogio era rimasto a lungo nel gruppo di testa.
      De Zan, alla fine, intervista Santambrogio, un oscuro gregario come tanti: ” Lei è stato tra i protagonisti del mondiale, ci può dire se …..” Lei??
      Quel Lei, inaspettato e oggi non più usato, mi è parso splendido, capace di riattribuire un perduto e dimenticato senso di dignità e di serietà al mestiere del ciclista e, nel caso, una certa superiorità (o comunque distacco) del duro mestiere del ciclista, benché gregario come tanti altri, nei confronti del telecronista.
      Ai giorni nostri le parti spesso sono scorrettamente e antipaticamente rovesciate: è il ciclista, colui che dovrebbe essere il protagonista dell’evento sportivo, a dare del Lei all’ultimo sconosciuto sbarbatello, inviato di RAI o di SKY.
      Quest’ultimo, forse perché padrone di casa, si sente in diritto di dare del tu a tutti, noti e meno noti, amici e non, tranne, naturalmente, all’eventuale …. onorevole di passaggio.
      Benissimo il “tu” fra noi amici degli scacchi, e di SoloScacchi, certamente, eppure la delicata sensibilità di quell’intervista del grande Adriano ancora mi fa pensare ……

  4. avatar
    Mongo 27 Gennaio 2012 at 16:12

    La penso come Voi!!! 😛 😉

  5. avatar
    Fabio Lotti 27 Gennaio 2012 at 21:23

    Ad un torneo di San Martino di Castrozza me lo ritrovai sulla terrazza dell’albergo di fronte alla mia che faceva ginnastica in maglietta e mutandoni bianchi!… 🙂

  6. avatar
    Fabio Lotti 27 Gennaio 2012 at 23:19

    Accidenti Marramaquis mi hai fatto sorridere pensando a ciò che avresti tirato fuori con un invito un po’ più lungo!… :)

  7. avatar
    G.M. 29 Gennaio 2012 at 21:03

    Carissimo amico, sai che una domenica sera, mentre rientravo a casa in Acilia, sulla metropolitana seduto di fronte a me c’era proprio Lui, il Maestro Zichichi.
    Mi sono permesso di disturbarlo e Lui completamente sorpreso, quasi si vergognava della notorietà che l’avvolgeva, ha dialogato con me sui ricordi dello “Steinitz” è sceso alla mia stessa fermata e mi ha voluto accompagnare a casa con la sua macchina.
    Conservo molto gelosamente la tessera dell’AMIS del 1 luglio 1987 dove c’è la sua firma.
    Ti ringrazio per avermi regalato questo momento. Girolamo

  8. avatar
    alfredo 30 Gennaio 2012 at 08:22

    Caro Marramaquis , grazie per il ricordo di De Zan , uno che il ciclismo lo amva veramente e aveva un grande rispetto dei corridori. Dopo di lui 10 anni 10 di Bulbarelli e Cassani ( messo li’ solo perchè compagno di merende del conteraneo Prodi)
    Il campionato del mondo a cui ti riferisci fu Montreal 74
    Il cannibale vinse davanti al 38 Poulidor. Un poco staccati un altro corridore ( non ricordo chi ) e Giacinto ( il piu’ fedele gregario di Gimondi)
    Ero amico di Alvise e scrissi un ricordo per l ‘ IS .
    Ricordo una volta che scrissi anche il suo necrologio in vita , riferendemoni alla sua famosa partita vinta contro Spassky ( che avrebbe poytuto facilmente accettare la ripetizione di mosse e invece forzo’ con la spinta d5
    QUI GIACE
    ALVISE ZICHICHI
    L’UNICO GIOCATORE
    CONTRO CUI
    UN CAMPIONE DEL MONDO
    PREFERI’
    L’ ONORE DI UNA SCONFITTA
    PIUTTOSTO CHE L ‘ ONTA DI UNA PATTA .
    Lo diverti’ morto
    un bravo giocatore. una brava persona

  9. avatar
    Elio Malloni 30 Gennaio 2012 at 19:56

    … ho conosciuto Alvise e conservo un ottimo ricordo di lui …

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