“Vola come una farfalla, pungi come un’ape”
Date un’occhiata a questo video…
Stupefacente, vero? C’è un ragazzino che strapazza senza pietà, con una facilità sorprendente il suo avversario: un tal Peter Svidler, onestamente non l’ultimo arrivato ma uno dei migliori giocatori al mondo. La partita non è esente da errori (61.Tf6+ oppure 77.Txa2 avrebbero chiuso il discorso ben più rapidamente) eppure quello che balza di più agli occhi è appunto la facilità, la padronanza della scacchiera, la sicurezza e la nonchalance con cui il ragazzotto biondo dalla mandibola pronunciata ed il ciuffo spavaldo gioca, come il gatto col topo, col suo incauto opponente: il destino sembra segnato in partenza, non c’è scampo, niente trucco niente inganno…
Ecco la partita, ecco un altro video da una prospettiva differente…
Ma cambiamo scenario, anzi facciamo un passo indietro e dal quadrato della scacchiera trasferiamoci al quadrato con le corde… per ricordare un ragazzo che, come Magnus, quando è arrivato ha incantato il mondo per la sua agilità, i suoi riflessi, la sua vivacità e prontezza mediante le quali doti, in un connubio perfetto tra elasticità e potenza, non faceva neppure entrare in partita i suoi avversari… il loro destino era segnato già prima ancora di salire i gradini che portano al ring. Il suo nome è diventato una leggenda, prima Cassius Clay, poi e per sempre Muhammad Alí.
Uno che come Fischer ha preso prima a sberle i suoi avversari e poi ha preso le distanze dall’establishment, denunciando forte e chiaro errori ed orrori della sua grande nazione, in un celebre “J’Accuse…!” contro quella guerra del Vietnam che rimarrà per sempre un’onta indelebile a macchiare l’onore della democrazia americana.
In questi giorni Alí ha spento le sue prime 70 candeline e ci illudiamo di immaginare che lo abbia fatto con l’eleganza che aveva sul ring, con quel gioco di gambe con cui ipnotizzava i suoi avversari, muovendosi sul tronco con la grazia della farfalla per poi stenderli con micidiale potenza ed apistica precisione.
Nel 2007 Alí, “il più grande”, è stato proposto per il Premio Nobel per la pace: non gliel’hanno dato… a lui che si era battuto contro la guerra del Vietnam; qualche anno prima, nel 1973 per l’esattezza, l’avevano invece dato a qualcuno che quella guerra l’aveva strenuamente appoggiata e neppure tanto segretamente… sì, avete capito bene, proprio il premio Nobel per la pace!
Per inciso mi viene in mente una scritta a spray che, alcuni anni addietro, si poteva leggere su un muro della metropolitana alla stazione di Cascina Gobba: “una guerra per la pace è come trombare per la verginità…”.
Ecco, torniamo agli scacchi… a questo giovane (futuro) eroe a cui auguriamo di lasciare un segno imperituro, non solo nello sport in cui eccelle da autentico fuoriclasse, ma anche nell’immaginario collettivo di tanti giovani che forse a lui si ispireranno anche come modello di vita, così come abbiamo fatto noi guardando oltre il ring di Alí e la scacchiera di Fischer, e facciamolo segnalando un bel libro da leggere, da studiare e comunque da gustare: “Fighting chess with Magnus Carlsen”, edito quest’anno da Olms e scritto a quattro mani da Adrian Mikhalchishin ed Oleg Stetsko. E’ un libro che si legge tutto d’un fiato, gradevolissima la parte biografica dedicata alla carriera del giovane asso norvegese mentre ottima è anche la scelta delle partite commentate, 64 in tutto, una per ciascuna casella della scacchiera (un omaggio a Fischer che di anni ne aveva appunto 64 quando si è accomiatato per sempre dalle sofferenze terrene?), con annotazioni non particolarmente prolisse, e quindi appetibili per gli appassionati di tutti i livelli, eppure esaurienti e illuminanti al tempo stesso.
Semplicemente ‘il più grande’!!
Oggi se ne andato Angelo Dundee. A 90 anni, si è spento uno dei miti del pugilato del secolo scorso. Fu lui ad accompagnare l’epopea di Cassius Clay-Mohammed Alì, il grande peso massimo oro alle Olimpiadi di Roma 1960 e poi più volte campione del mondo dei massimi. Oltre ad Alì, Dundee fu anche allenatore di un altro leggendario boxeur statunitense, Sugar Ray Leonard. 😥
Eccoli, Mongo… grazie per aver ricordato il grande Angelo