i Re degli scacchi: Samuel Reshevsky

Scritto da:  | 4 Febbraio 2012 | 9 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri

Se avete l’occasione di sfogliare il bel libro di Catherine Jaeg “Black and White passion” del 1990 a pagina trentadue troverete la fotografia di un vecchietto con una giacca a quadri ed un cappello in testa che punta il fotografo con aria stizzita. E’ il Grande Maestro americano Samuel Reshevsky al torneo di Lugano del 1985. Se poi vi capita di mettere sott’occhio il quarto volume de “I miei grandi predecessori” di Garry Kasparov, edizioni Ediscere, a pagina centoventisei potete osservare un bambino ingiacchettato e incravattato che vi guarda serio e dignitoso davanti alla scacchiera. E’ sempre Samuel Reshevsky. Quanto tempo è passato! Una vita intera dedicata agli scacchi…

Samuel Reshevsky

Samuel Reshevsky nasce a Ozorkov in Polonia vicino a Lodz il 26 novembre 1911, ultimo di sei figli. Impara a giocare a scacchi semplicemente osservando i familiari. Un po’ come è successo con altri grandi campioni. L’aneddoto ci dice che una volta chiede di continuare una partita ritenuta persa dal padre riuscendo a vincere. Viene portato a Lodz (qui fa spalancare gli occhi al Maestro Georg Salwe) e poi al circolo scacchistico di Varsavia dove vince addirittura con il Nero il mitico Rubinstein! Non ho detto che questi giocava alla cieca, ma insomma è sempre un bel successo. E qui Rubinstein pronuncia la fatidica frase “Un giorno diventerai campione del mondo”. Bella ma sfigata. Da questo momento inizia il tourbillon delle esibizioni in tutta la Polonia. Tra gli altri incontra il diciottenne futuro campione del mondo Max Euwe che gli propone la patta. Lui la rifiuta e perde. Un bel caratterino! E una memoria prodigiosa, elemento peculiare dei più grandi giocatori.
Dopo la Polonia l’America. Conosce Marshall, gira di qua e di là. Un trionfo. Al ritorno il suo primo torneo magistrale. Risultato modesto ma prestigiosa vittoria contro Janowski. Il ragazzino corre a casa (con il taxi) e urla a squarciagola “Ho battuto Janowski!”. Poi c’è lo studio aiutato da un ricco uomo d’affari appassionato di dama e di scacchi e nel 1931 ritorna a giocare. Punto debole le aperture, perde con Alekhine che lo esalta come uomo ma gli sferra una stilettata come giocatore perché “il suo stile esprime una tale noia assoluta, una tale mancanza di slancio e, se non si stesse parlando di un individuo così dotato, direi persino una tale assenza di talento, che tutti i partecipanti al torneo non volevano credere ai propri occhi”. Da mettere al tappeto un peso massimo. Ma Sammy è un tipo tosto nonostante il suo fisico mingherlino. Tosto e caparbio come un mulo. Studia le aperture ed i progressi si vedono. Soprattutto al torneo di Margate del 1935 dove si piazza primo con sette punti e mezzo su nove superando anche Capablanca sia in classifica che nello scontro diretto. Una partita memorabile che resta come un suggello nella sua vita scacchistica. Primo anche al torneo di Yarmouth e poi via in America per affrontare il campionato degli USA del 1936. Dopo un inizio a dir poco incerto si riprende e vince lasciando dietro di sé Fine, suo principale avversario presente e futuro di tante battaglie. La vittoria, però, non scaccia i giudizi che sono impietosi: gioco teso e stentato, addirittura noioso, utilizzo del tempo scandaloso. La sua figura calva e ascetica piuttosto dimessa non ha più nulla della magica attrattiva del bambino prodigio. Chissà quali tormenti saranno passati nel suo animo…
Prima di andare avanti diciamo, però, un paio di cosette su Reuben Fine (1914-1993) che nello stesso periodo fa scintille pure lui. Intanto è bello. Pare un attore. Con il gioco degli scacchi la bellezza non conta nulla ma è comunque un dato di fatto. Non guasta mai. Impara gli scacchi a otto anni e fino al 1932 non tocca libro. Poi studia anche il tedesco per capire le partite dei grandi campioni di questo paese. In seguito analizza in profondità quelle di Alekhine che trova superiore a tutti. Il quale Alekhine, che aveva stroncato Reshevsky, esalta il suo gioco e gli predice un brillante futuro. Salvo poi a tornare sui suoi passi definendolo (sempre il suo gioco) troppo pratico e privo di arte. Uno stile da “stiratore” come viene definito insieme a quello di Flohr. Fatto di tecnica tecnica e tecnica. Se vuole pattare è difficile che manchi l’obbiettivo. Anche se nelle sue partite vibrano momenti di grande dinamicità. Comunque sia consegue ottimi risultati proprio con i Grandi. Pure con quell’Alekhine (+3-2=4) che lo ha tanto criticato. Così impara. Formidabile giocatore di blitz e alla cieca i suoi interessi spaziano dalla filosofia, alla psicologia alla musica. Innamorato di Dostoevskij è un vorace divoratore di romanzi polizieschi e questo me lo rende più simpatico. Ecco in sintesi stringatissima la poliedrica personalità di uno che alla fine degli anni trenta veniva addirittura considerato un probabile candidato alla corona mondiale.
Ritornando a Reshewsky diciamo che è tra i favoriti del torneo di Nottingham del 1936. Non vince (arriva quinto) ma comunque si toglie la soddisfazione di battere con il Nero sia Alekhine che Lasker. Poi si distingue al torneo di Kemeri, poi in prima scacchiera alle Olimpiadi di Stoccolma, poi a Semmering Baden (quarto), poi primo ad Hastings e infine nella primavera del 1938 conferma il suo titolo di campione degli USA dopo una lotta accanita con il solito Fine (13 punti su 16!). I due amici-nemici partecipano in Olanda al grande torneo dell’AVRO che deve dare un diritto preferenziale per il match contro il campione del mondo Alekhine. I favori del pronostico sono per Botvinnik e Reshevsky ma non vengono rispettati. Primo Keres a pari punti con Fine. Andando in Unione Sovietica tra il 1939 e il 1940 rimane colpito dalla popolarità degli scacchi in quel paese. Ecco perché i suoi rappresentanti sono così forti! Nuovamente campione Usa, vince due sfide con Horowitz e Kashdan. Pausa nel 1944 e due anni dopo a Mosca per la doppia sfida con Botvinnik sulla prima scacchiera nel secondo match USA-Urss.
Il giudizio del colosso russo sull’asso americano è ricco di luci e di ombre “Un giocatore grintoso, attivo, irruente. Valuta la posizione in maniera singolare, ma che per lui è la norma. La sua principale forza sta nel calcolo. Calcola 2-3 mosse, ma vede tante cose… Egli è il Maestro della “guerra lampo”, non ha gusti: è pronto a giocare qualsiasi posizione in qualsiasi momento… Ama cambiare la situazione sulla scacchiera, porre l’avversario di fronte a difficili problemi, far lavorare la fantasia. E’ sempre disposto ad entrare nel finale , soprattutto se in presenza di pezzi e lo gioca con grande sicurezza e abilità…”. Non manca, come dicevo, qualche critica perché “Impara la teoria delle aperture soltanto dalla pratica e, a quanto pare, solo raramente ha dato una sbirciata ai libri… La sua principale debolezza consiste in un fiuto posizionale relativamente modesto nelle situazioni complicate nonché nella costante tendenza a finire in Zeitnot”. E così siamo arrivati al match-torneo dei Candidati del 1948 tra Botvinnik-Keres-Smyslov-Euwe e il Nostro. Deve venire anche Fine che rimane a casa. Reshevsky parte in tromba. Dopo due gironi svoltesi all’Aja occupa il secondo posto alle spalle di Botvinnik ma alla fine perde un po’ di mordente e si piazza terzo. Vince due match contro Najdorf e uno contro Gligoric che non sono proprio dei bocconcini prelibati. Torneo dei Candidati di Zurigo 1953. Reshevsky fa paura. Ancora una volta una splendida partenza con 6 su 8. L’obiettivo finale è vicino. Ma, come era già successo, dopo un inizio travolgente la sua macchina scacchistica si intoppa. Perde con Kotov e deve assolutamente vincere contro Geller. Patta con finale di Torre e due pedoni di vantaggio! Una roba da mangiarsele. Termina al secondo-quarto posto. Peccato. Solo per un pelo… Nel match USA-URSS del 1954 in prima scacchiera patta tutte e quattro le partite con Smyslov e l’anno successivo sconfigge addirittura Botvinnik! Nel decennio seguente gioca quasi esclusivamente in America. Batte in match Lombardy, Bisguier, D.Byrne e Benko. Nel 1961 si arriva al fatidico scontro con Fischer che lo aveva superato diverse volte nel campionato USA. Tutti danno per favorito il “vecchietto”. L’altro sarà pure più giovane (e di parecchio) ma in un vis a vis conta molto l’esperienza. Ed il controllo dei nervi. La spunta proprio il “vecchietto”. Per un punto. Dopo uno scontro tiratissimo durante il quale smettono perfino di rivolgersi la parola e di usare la stessa automobile per recarsi dall’albergo alla sala da gioco. E non mancano le polemiche. Fischer non si presenta all’ultima partita quando sono in perfetta parità perché sono stati cambiati il giorno e l’ora dell’incontro. Perde quindi per forfait.
Canto del cigno al torneo interzonale di Sousse del 1967. Riesce a qualificarsi e poi nei quarti di finale ad Amsterdam l’anno successivo perde con Korcnoj per due e mezzo a cinque e mezzo. Il quale Korcnoj fu contento perché Reshevsky era solito vincere regolarmente Keres, sua immancabile bestia nera. Nel match del secolo a Belgrado 1970 contro il “Resto del mondo” è inserito in sesta scacchiera comportandosi onorevolmente.
Ancora in attività negli anni settanta. Questa è bellina. Febbraio 1984. Open di Reykjavik. Forfait di un Grande Maestro. Chi si chiama? Tanto per completare il numero dei giocatori viene invitato nonnino Reshevsky con i suoi 72 anni. E indovinate chi vince il torneo? Proprio il nonnino… Gioca anche negli anni ottanta. Dove capita capita. Diceva “Ho avanti ancora tutta la vita per giocare”. L’ultima volta che Kasparov lo ha visto è stato nel 1991. Sprizzava gioia per avere pattato, lui ottantenne, con Smyslov dieci anni più giovane. Muore diversi mesi dopo per un attacco cardiaco mentre prega nella sinagoga. Grande Reshevsky!

Il solito sentito e doveroso ringraziamento alla prestigiosa rivista L’Italia Scacchistica!

avatar Scritto da: Fabio Lotti (Qui gli altri suoi articoli)


9 Commenti a i Re degli scacchi: Samuel Reshevsky

  1. avatar
    Luca Monti 4 Febbraio 2012 at 10:42

    Trovo una lodevole idea, la riproposizione di questi pezzi. Lotti, in passato di occupasti anche di Rudolf Spielmann? Fu un protagonista meritevole d’apparire nella tua galleria dei virtuosi.

  2. avatar
    Fabio Lotti 4 Febbraio 2012 at 13:05

    No, l’ho trovato tante volte nelle mie scorribande scacchistiche ma non me ne sono occupato in maniera più approfondita.

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    Jas Fasola 4 Febbraio 2012 at 13:28

    Rzeszewski (si chiamava cosi’ allora) gioco’ con Rubinstein gia’ a 6 anni a Lodz perdendo. Si vede che la partita di Varsavia alla cieca era una rivincita…

    Bellissima la foto sulla wikipedia polacca e un’idea per Lotti

    http://pl.wikipedia.org/wiki/Samuel_Reshevsky

    Se gli scacchisti sono cosi’ intelligenti, gli scacchi sono un gioco (escluse eccezioni) per vecchi?

  4. avatar
    Fabio Lotti 4 Febbraio 2012 at 13:40

    Foto straordinaria. Gli scacchi sono un gioco per vecchi perché al circolo di Siena c’è un signore di novanta anni e passa che ai suoi avversari fa ancora girare gli zibidei… 😉

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    Gianfranco Tulliani 5 Febbraio 2012 at 11:07

    Si e´ proprio vero che crea problemi : sopratutto a
    Lorenzo Ciardi!

  6. avatar
    Fabio Lotti 5 Febbraio 2012 at 11:25

    Lorenzo è molto tempo che non viene più al circolo per problemi di salute, credo. A lui va il mio saluto.

  7. avatar
    Fabio Lotti 5 Febbraio 2012 at 11:45

    E’ stato tolto un intervento a cui avevo risposto. Questo perché non si pensi che sono fuori di testa oltre il dovuto… :)

    • avatar
      Martin Eden 5 Febbraio 2012 at 13:13

      Fabio, il commento rimosso è stato ripristinato per amor di verità ma l’autore di esso non è la persona che lo ha firmato…
      Invitiamo tutti i lettori a scriver quello che desiderano ma sempre nel rispetto delle norme del buon senso e dell’educazione. Grazie

  8. avatar
    Nino Grasso 7 Febbraio 2012 at 00:49

    Grazie Lotti, sempre godibilissimi i suoi ritratti di queste leggendarie figure di campioni di una volta.

    Colgo l’occasione per segnalare una piccola curiosità, forse non molto nota, nella quale mi sono imbattuto.
    A Sammy Reshewsky dedica due gustose pagine della sua autobiografia nientemeno che Charlie Chaplin, che il piccolo campione andò a visitare nei suoi studios mentre montava un proprio film. I due fecero subito amicizia, e Sammy si offrì di insegnare a Chaplin a giocare a scacchi, invitandolo per la sera stessa a una sua simultanea, che l’attore descrive con stupore di neofita, colpito da quei “venti uomini di mezz’età che ponzavano sulla scacchiera, messi in imbarazzo da un bimbetto di sette anni che ne dimostrava qualcuno di meno”, e dal suo “viso pallido, teso, affilato, con grandi occhi che fissavano bellicosamente le persone che incontrava”.
    Il film che Chaplin montò alla presenza di Sammy Reshewsky?
    “Il monello”, naturalmente…

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