I girasoli

Scritto da:  | 11 Febbraio 2012 | Nessun Commento | Categoria: Zibaldone

Diario di un italiano con gli occhi neri all’Aeroflot

Mi han detto che laggiù nel vecchio Stivale è venuto il freddo ed è scesa tanta neve ma vi posso assicurare che il freddo e la neve non sappiamo neppure cosa sono finché non mettiamo il naso a queste latitudini… anzi il naso meglio tenerlo bene al caldo sotto il colbacco piuttosto che ritrovarselo congelato…
E proprio per colpa di una naso mi trovo oggi quassù, quello di Gogol: esattamente! Avete indovinato… ma procediamo con ordine e non mischiamo la briscola col tressette.
Ecco, l’idea di venir qui a Mosca e respirar lo smog fortemente inquinato per i pedoni ed i cavalli che trottano infreddoliti sotto le torri del Cremlino mi è girata tra i neuroni quando ho sentito parlare del concetto di “ogni cosa nel suo luogo di origine”, ovvero l’apprendimento laddove nasce l’insegnamento.
Lo spiego con qualche concetto? Vabbene, dai… per far imparare l’inglese ai figlioli d’estate dove li mandiamo?!? A Oxford! giusto? Sappiamo benissimo che ci vanno solo per cazzeggiare ma l’effetto placebo sulle nostre coscienze è innegabile… Per farci una cultura su Van Gogh dove andiamo?? Ad Amsterdam! …tanto lo sappiamo benissimo che ci scappa la sfumazzata ed il giro per le vetrinette, no? Per capire tutto sulla corrida dove andiamo? Sevilla, La Maestranza… la cosiddetta Sorbona della tauromachia, no? Per Pippo, Pluto e Paperino c’è Disneyland, così come per Ruby-Rubacuori e Nicoletta Minetta esiste ad Arcore una Villetta, per cavalcare le onde del mare col surf a Santa Monica in California devi andare mentre in via Pré di fronte al mare a Genova solo per cavalcare, senza surf. Sotto la Mole per un autentico gianduiotto, a Port’Alba, vicino al Museo, a Napoli per una fetta di vera pizza, mentre a Salonicco in Grecia per la Feta e basta, insomma “a ciascuno il su(dok)o” come avrebbe scritto oggi il buon Leonardino Siasia.


Ebbene, per gli scacchi il sacro patrio suolo è la Russia, Mosca, non troppo lontano dal Cremino, visto che dai cioccolatini siam partiti… e gambe in spalla sono allora partito per questa mia crociata verso la Terra Santa moscovita. Scartati i mezzi di trasporto tradizionali, duri e puri, quali il dorso di mulo giacché valicar i Balcani in questa stagione è comunque a rischio monsoni, oppure la bicicletta visto che se hanno preso Ullrich e Contador a una vecchia spugna quale il sottoscritto avrebbero messo il sale sula coda ancor prima di inforcare il velocipede, ecco… rimanevano allora solo treno e auto. Confesso che la prospettiva dell’Orient-Express mi solleticava non poco la papilla di aspirante globetrotter ma l’idea di un possibile incontro con Tremonti rimasto clandestinamente a bordo per verificare gli standard di qualità di TreniRussia ha avuto un effetto sulle mie ambizioni di hobo dilettante ancor piú devastante di quello di un beverone al bromuro nel brodino sciapo di un ottantacinquenne, mentre con la macchina non ho mai avuto un feeling troppo passionale. La mia vecchia NSU Prinz infatti è ancora bella lì nel garage nuova nuova come quando è uscita dal concessionario…


Allora ho deciso di optare per mezzi di trasporto alternativi, ad esempio via mare! Percorso?!? Mediterraneo, Gibilterra, rimboccarsi poi su per la Manica e poi calarsi in picchiata giù dal Mar Baltico. E quale miglior occasione che un’offerta stracciatissima con la Crociera degli Scacchi?!? …e con che nave poi! L’ammiraglia della nostra flotta civile: la Costa Concordia!!! Con un autentico colpo di fortuna acquisto il biglietto da una passeggera moldava che con mossa da vera bagarina, ooops, ballerina, me lo cede a prezzo di realizzo causa lusingante invito in plancia di comando. Dopo viaggio lungo e periglioso alla volta di Civitavecchia mi imbarco nel primo pomeriggio. Dall’altoparlante annunciano l’inchino di fronte alle Scole, sulle prime non capisco, immagino si tratti di contagiosissime patologie veneree da Love-Boat, mi dicono di tornare in cabina a ripassare la Slava, ci vado di corsa ma della Moldava nessuna traccia, è solo uno scherzo di pessimo gusto, ci voglion far inchinare tutti a 90 gradi, eh? Ci dicon di indossare allora i giubbotti di salvataggio, mi infurio che non se ne trovano ed nel moto d’ira mi ritrovo a scivolare a mia insaputa su una scialuppa, finisco in mare, tutti strillano ma io sfortunatamente mi inzuppo solo i calzini e con frenetico gesticolare arrivo non so come a riva.
E’ tutto buio, mi squilla il cellulare, è un vecchio pazzo che ha sbagliato numero e mi urla di tornare a bordo. Parla di una biscaggina, che si attacchi ad un altro membro dell’equipaggio! Gli riattacco in faccia… Solo dopo inenarrabili vicissitudini riesco ad approdare sulla terra ferma, addio. Ripiego sul piano B: l’aeroplano!
Si tratta o no dell’Aeroflot?!? Ci sarà bene allora un qualche velivolo che atterri in qualche aeroporto sovietico… un Mig, un Tupolev, il Concorde no, lo scarto subito: è francese, poi il nome non mi ispira più tanto… E sul Tupolev si è sempre sentito parlare di Topolone, le leggendarie hostess della Crimea, trovo un volto che arriva a Yalta, lo pilota il Comandante Skettinov, evidente emulo di Gagarin, penso, sicuro che mi porta da Baffone. Prendo con me un volume di racconti di Gogol, il cappotto ed un colbacco. Per il tabacco e la vodka spero di trovarne là, ho speranze anche  per Bacco. Svetlana la hostess mi fa accomodare in carlinga, ha l’occhio mollo da alcolista anonima ed il ghigno truce da vichinga. Purtroppo non ho modo durante la transvolata di praticare la lingua, né con Svetlana nè con il mio vicino di seggiolino: è italiano infatti, romagnolo, un tal Guerra Antonio, a metà del volo lo sciagurato non mi apre il finestrino?!? Un gabbiano bielorusso gli caga nell’occhio: gli sta bene. Mi sposto allora verso il fondo dell’aeromobile, Svetlana riposa tra le braccia di Morfeo. Proseguo oltre e scorgo abbandonato su una poltroncina un giornale che scambio per la Pravda, ma mi sbaglio: è una rivista di scacchi. Il mio cirillico è molto maccheronico ma dopo attento esame mi accorgo trattarsi del celebre Padullov, ormai introvabile. Lo infilo con mossa furtiva dentro una matrioska, questa dentro un’altra matrioska ancora ed il tutto infine dentro una bambola gonfiabile che trovo ben piegata dietro lo schienale del passeggero davanti. Ci presentiamo, lei di nome fa Galina, ed io a cui la carne bianca con le uova alla coque non è mai dispiaciuta, intravvedo subito la possibilità di una liaison amoureuse. Cerco l’emmepitre di Oh Cicciornia sul mio fidato Walkman e quando la conversazione arriva sul più bello lei si sgonfia: siamo atterrati…

Nella prossima puntata tutti gli aggiornamenti sul mio arrivo in hotel, sugli incontri in Piazza Grande Rossa e sul torneo: viva Lenin e l’Aeroflot!
Dasvidania a tutti e soprattutto a mio Zio Vania…

avatar Scritto da: Joe Dawson (Qui gli altri suoi articoli)


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