Una vecchia novità teorica

Scritto da:  | 22 Febbraio 2012 | 23 Commenti | Categoria: Libri, Mediogioco, Partite commentate, Strategia, Tattica

L’anno scorso mentre scorrevo le news sul famoso sito scacchistico Chessbase.com la mia attenzione fu attratta da un articolo degno di considerazione per la quantità di inesattezze in esso riportate.

L’analisi di questo articolo a mio avviso rappresenta una lezione istruttiva per quei giocatori – soprattutto quelli di alto livello – che ritenendo ormai inutili o superati i vecchi manuali di apertura, giocano e, ahimè, scrivono i moderni manuali, basandosi solo sugli archivi di partite contenute nei database e sulle analisi eseguite con i software scacchistici. Al momento in cui scrivo, essendo stato scoperto che “l’onnipotente” Rybka è frutto di plagio, va molto di moda il binomio Mega Database – Houdini 2.0 Pro.

Ho tradotto l’articolo con non poco sforzo, talvolta necessariamente a senso, a beneficio di coloro che potrebbero avere poca dimestichezza con l’inglese, in particolare l’inglese alquanto sgrammaticato utilizzato dai teutonici redattori di Chessbase.com.

Mi sono spesso chiesto dove e come questi redattori abbiano imparato l’inglese, e se davvero sono convinti di ritenere quello che scrivono, ancorché grammaticalmente, sintatticamente e soprattutto semanticamente corretto, anche comprensibile e logicamente sensato, ma questa è un’altra storia che esula dall’argomento che vogliamo trattare.

In ogni caso, chi fosse interessato alla versione originale dell’articolo può andare a questo link.

In corsivo ho riportato la traduzione dell’articolo, intercalandola con i miei commenti.

Leon 2011: Anand sfodera una novità rivoluzionaria.

Se il primo giorno aveva già svegliato dal sonno i tifosi, il secondo giorno è stato uno di quelli in cui riscrivere i capitoli dei manuali di apertura.

Una risibile esagerazione! E’ evidente anche ad un principiante che non è sufficiente una novità in apertura per riscrivere un intero manuale.

Sebbene nelle partite di gioco rapido ci si aspetterebbe di vedere novità in apertura, spesso si tratta solo di insignificanti permutazioni di teoria ben nota oppure di varianti non convenzionali che nelle partite dei grandi maestri a cadenza classica non vedrebbero mai la luce del giorno.

L’affermazione non è esatta.

Da oltre un decennio l’Informatore Scacchistico pubblica (integralmente e più spesso come frammenti) centinaia di partite giocate in tornei e match di gioco rapido contenenti novità di rilievo. Un argomento del quale mi piacerebbe parlare in un prossimo articolo, ma intanto rimando il lettore alla partita Anand-Lautier, Torneo Rapido di Amber, 2000, dove in una nota variante dell’attacco inglese nella siciliana Najdorf alla 17ª mossa Anand distrugge la posizione del nero con la spettacolare novità 17.Cb6!! seguita – dopo la forzata replica 17…Cxb6 – da 18.Cxe6!!

Anand - Lautier, Montecarlo 2000, posizione dopo 17.Cb6!!

La terza partita del match non è ne l’una ne l’altra. Anand ha scelto la Caro-Kann ben sapendo che l’arma favorita di Shirov è la variante di spinta con 4.g4, una linea che agli alti livelli ha una qualche dubbia reputazione ed è solitamente impiegata da giocatori estremamente originali come Shirov o Morozevich.

Una vistosa inesattezza.

Prima della partita che esamineremo, risulta che Shirov ha utilizzato la sua “arma preferita” una sola volta in vita sua, e precisamente un mese prima, nella partita a cadenza classica Shirov-Parligras (un “modesto” GM rumeno elo 2650) giocata al campionato europeo a squadre, incontro Spagna-Romania.

Shirov riuscì a prevalere in un complesso mediogioco grazie alla sua enorme padronanza della tattica.

Una partita che evidentemente, come vedremo, è sfuggita all’attenzione dei redattori di Chessbase, ma non a quella di Anand o, come sono più propenso a credere, a quella della sua nutrita squadra di analisti.

Per il suo carattere iperaggressivo la variante è molto popolare anche fra i dilettanti, poiché il trattamento del nero implica spesso il camminare in punta di piedi attraverso un campo minato oppure il barricarsi dietro i propri pedoni. E infatti questo è proprio quello che Anand sembrava voler fare fino alla mossa…sesta! Si, alla sesta mossa Anand ha sfoderato una semplice novità che ha completamente cambiato la natura della posizione, così come il modo in cui le prospettive del bianco e del nero in questa variante saranno valutate.

Finalmente qualcosa di esatto. Sarebbe tutto esatto solo se Anand alla “mossa…sesta” avesse realmente giocato una novità. Come vedremo non è affatto così, anzi si scopre che le “prospettive del bianco e del nero” in quella variante erano note fin dal 1960.

Ora, prima che i lettori protestino che nei loro database sono contenute solo due partite con la novità sopracitata, vale la pena notare che nel primo caso si tratta di giocatori di rating inferiore a 2000, e francamente ciò non può essere considerato un precedente genuino (sic!) mentre nel secondo caso il nero ha perso così rapidamente da essere evidente che egli non aveva idea dell’arma che stava maneggiando.

Ancora una fesseria.

Per la cronaca in Mega Database 2012 – attualmente il database scacchistico più aggiornato e completo in circolazione – della prima partita non vi è traccia, mentre si trova solo la seconda, e cioè la Mukhin-Nasybullin, Campionato Kazako del 1976, due giocatori che certo non erano dei dilettanti: ad esempio Mikhail Mukhin era un MI sovietico (titolo equivalente come forza a quello di un GM europeo) e nel suo curriculum annovera vittorie con gente del calibro di Savon, Vasjukov ed Hubner, tanto per citarne alcuni.

In qualche modo ciò ricorda la famosa novità 8…d5 nella sedicesima partita del match mondiale Karpov-Kasparov del 1985 (si parva licet componere magnis! – nda) che fu presto scoperto essere in realtà stata giocata per la prima volta nel 1965.

La novità 8…d5!? altrimenti nota come Gambetto Garry

Si tratta della Honfi-Dely Campionato ungherese del 1965, ma grazie ai prodigi dei database, evidentemente ignoti ai loro stessi creatori, scopriamo che vi è anche un altro precedente: la Boudy-Lebredo Zarragoit, Memorial Capablanca, torneo B, L’Avana 1976.

La sedicesima partita del match Karpov-Kasparov fu davvero spettacolare, ed a ragione è considerata uno dei caposaldi dell’arte scacchistica, direi importante come un affresco di Giotto per storia della pittura, o un capitolo della Divina Commedia per quella della letteratura. Permettersi di paragonare una estemporanea miniatura di Anand nell’ambito di un informale match di gioco rapido ad un capolavoro dell’intelletto umano frutto della creatività di un genio, mi sembra pura eresia.

Tra parentesi, per chi fosse interessato a gustarsi quel capolavoro suggerisco di andare su Youtube in questo video:

dove qualcuno (che ringrazio calorosamente) tempo fa ha postato alcuni video di una serie di trasmissioni televisive prodotte dalla BBC negli anni 80 dedicate al secondo match Karpov-Kasparov. I commenti, veramente istruttivi, sono in gran parte del MI Bill Hartston il quale, naturalmente, si esprime in lingua inglese assolutamente corretta!

Kasparov sottolineò giustamente che se anche ci fosse stato un precedente egli non ne era a conoscenza, e inoltre dubitava che il giocatore che avesse impiegato quella novità la avesse analizzata e compreso quello che faceva.

L’affermazione di Kasparov non è opinabile: le due partite succitate sono effettivamente il “non plus ultra” della banalità.

E finalmente veniamo alla partita Shirov-Anand. Prima però un paio di foto la cui didascalia della seconda, per quel che vedremo, suscita non poca ilarità.

Shirov saluta Anand prima dell’inizio della terza partita

Egli difficilmente poteva credere che l’indiano stava per scatenare un monsone di problemi sulla sua strada

GM Alexei Shirov (2709) vs. GM Viswanathan Anand (2817) [B12], 0-1
24th León Masters León ESP (3), 04.06.2011

1.e4 c6 2.d4 d5 3.e5 Af5 4.g4

Questo è di gran lunga l’approccio più aggressivo nel trattamento della variante di spinta della Caro-Kann che ha condotto ad un gran numero di sanguinosi scontri tattici. L’idea è ovviamente quella di guadagnare spazio e tempo attaccando l’alfiere, come pure di creare pericolose minacce se il nero permette alla falange pedonale bianca di avanzare sull’ala di re. Nonostante la discutibile reputazione questo sistema è uno dei preferiti da Shirov.

Abbiamo già rilevato come l’ultima affermazione sia del tutto inesatta.

4…Ad7 5.c4 e6

Questa linea non si vede raramente nelle partite dei grandi maestri e ciò non sorprende considerate l’orribile alfiere in d7 e i poco attraenti problemi di sviluppo che il nero deve risolvere.

6.Cc3 c5!!N

Posizione dopo 6...c5!!N

Veramente sorprendente, e se esiste una novità che merita i punti esclamativi è questa. Sarebbe esagerato dire che il nero qui è vincente (non lo è) ma ciò che cambia è la valutazione della posizione dalla prospettiva sia del bianco che del nero. Invece della prevista, vecchia, tranquilla lotta del nero barricato dietro le linee, col bianco che invece tenta di aprirle per far crollare la posizione, ora i pezzi del nero si apprestano a “prendere la propria vita molto sul serio” (sic! – nda), mentre il pedone in g4 del bianco appare come una debolezza molto discutibile (sic! – nda).

Non è esagerato dire che un simile modo di commentare una partita fa semplicemente accapponare la pelle…

7.cxd5

Sebbene i computer non condannino la scelta di Shirov, essi danno una leggera preferenza a 7.Cf3. Ancora la questione rimane aperta: che diavolo ci fa il pedone in g4?

Finalmente la prima cosa assolutamente corretta!

7…exd5 8.dxc5 Axc5

Posizione dopo 8...Axc5

9.Ag2?!

Shirov inizia ad andare fuori strada, ma non lo si può biasimare per aver rinunziato a prendere in d5 e finire potenzialmente nelle fiamme. Purtroppo per lui ciò è esattamente quello che sarebbe accaduto: 9.Dxd5 Db6 10.Ac4 Ae6 (10…Axf2+ è anche possibile ma non porta a nulla di decisivo dopo.11.Re2 Ae6 12.Db5+ Cc6 13.Axe6 fxe6 14.Cf3) 11.Ab5+ Cc6 12.Axc6+ bxc6 13.Df3 difendendo f2 e g4, sebbene le possibilità del nero sono preferibili a causa dello sviluppo leggermente migliore e della coppia degli alfieri.

Ed anche questo è vero, ma i redattori di Chessbase non ne hanno merito: la breve analisi è solo farina del sacco di Fritz 12.

9…Ce7 10.h3 Db6 11.De2 0-0 12.Cf3?

Un errore che permette

12…d4!

Posizione dopo 12...d4!

Comunque la posizione era probabilmente già compromessa.

13.Ce4 Ab5 14.Dd2 Cbc6

Minacciando Ab4.

15.a3 Cg6 16.b4 Ae7 17.Ab2 Tfd8 0-1

Una severa lezione per Shirov, il quale però sospetto non se la sia presa più di tanto dato che un giocatore del suo calibro, pur non essendogli nota la esatta confutazione, non poteva ignorare che la variante da lui scelta fosse del tutto estemporanea, ovvero priva di quei basilari requisiti strategici che ne giustifichino il diritto ad esistere.

Un mese prima gli era andata bene con Parligras, per cui valeva la pena scommettere sulla probabilità che Anand, notoriamente un giocatore di impostazione classica, non avesse mai prestato attenzione a questa debole sottovariante della Caro-Kann, e quindi potesse mettere il piede in fallo nella giungla di complicazioni tattiche che effettivamente si verificano se il Nero non gioca le mosse più forti.

E adesso veniamo alla “novità” di Anand: la pomposità con la quale Chessbase.com l’ha presentata ha stuzzicato la mia curiosità, per cui ho sentito il bisogno di andare a consultare la mia discreta biblioteca scacchistica (qualche paio di migliaia di volumi fra libri cartacei ed in formato elettronico).

Con mia grande sorpresa ho trovato la “novità” in un manuale di aperture abbastanza datato, del 1988 per l’esattezza, dal titolo “Aperturas Semiabiertas” del noto GM e teorico cecoslovacco Ludek Pachman.

Il titolo originale dell’opera, in tedesco, è “Moderne Schachteorie – Halboffene Spiele”, ed una sintesi di essa si trova pubblicata anche in lingua italiana nella sezione dedicata alle aperture del celebre “Apertura, medio gioco e finale nella moderna partita a scacchi” Editrice Mursia.

Il commento di Pachman è interessante.

Egli dice testualmente a proposito della variante 4..Ad7 5.c4 e6 6.Cc3 c5!: questa è molto più forte di 6…Ce7 7.c5!? Bronstein-Petrosian, Ch USSR 1950 (dove effettivamente il N non cavò un ragno dal buco e la partita finì rapidamente patta – nda). Il nero, secondo le mie analisi del 1960, viene in vantaggio. Per esempio: 7. cxd exd 8.Cxd5? Ac6! Oppure 8.cxd Axc5 9.Cxd5? Ac6 10.Ag2 Ce7 11.Cf4 Axf2+! etc.

E’ interessante altresì notare che la mossa 6..c5! viene consigliata da Pachman anche nel manuale Mursia, dunque non ci può essere dubbio circa la paternità del suo scopritore, e a lui non ad Anand che Chessbase avrebbe dovuto tributare il giusto merito.

Curiosamente l’edizione del manuale in mio possesso è in spagnolo, e risulta che Anand abbia residenza proprio in Spagna, a Linares se la memoria non mi inganna. E’ legittimo ipotizzare che tra le due cose esista una relazione: Anand o qualcuno dei suoi analisti possedeva o ha reperito il manuale in qualche biblioteca, e avrà registrato l’annotazione di Pachman nei suoi appunti.

Più realisticamente si può ipotizzare che Anand e compagni fossero all’oscuro sia del manuale che della novità, ma che analizzando la partita di Shirov con Parligras abbiano notato che dopo appena una manciata di secondi la preferenza del computer cade proprio su 6…c5!.

Ad ogni buon conto, ho cercato traccia della mossa anche in molti altri manuali di apertura e monografie sulla Caro-Kann – tra cui tutte le edizioni dell’ECO volume B – ma non ne ho trovato notizia.

Sarei pertanto grato al lettore che volesse coadiuvare le mie ricerche, segnalandomi eventuali testi e/o riviste nelle quali la novità 6..c5! è segnalata.

Un ultima annotazione: a suo tempo scrissi a Chessbase.com segnalando le imprecisioni di cui ho parlato in questo articolo ma, come previsto, non ho mai ricevuto risposta.

avatar Scritto da: Massimo Benedetto (Qui gli altri suoi articoli)


23 Commenti a Una vecchia novità teorica

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    Massimo Benedetto 21 Febbraio 2012 at 22:50

    Ringrazio sentitamente l’amico Martin Eden per l’eccellente veste grafica che ha voluto dare al mio modestissimo scritto, e soprattutto per l’opportunità di poterlo pubblicare su un sito così autorevole come è SoloScacchi.

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      Luca Monti 21 Febbraio 2012 at 23:18

      Benvenuto!

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      Martin Eden 21 Febbraio 2012 at 23:47

      La veste grafica al più è solo il piatto sopra il quale Chef raffinati e originali come Massimo sanno regalare creazioni come questa… un piatto senza niente dentro da assaggiare vale ben poco, no? E’ il contenuto quello che conta: bravissimo e benvenuto anche da parte mia! 😉

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        Joe Dawson 22 Febbraio 2012 at 00:04

        Bene, se questo allora è l’antipasto l’appetito vien mangiando! 😎
        In effetti un pezzo davvero da divorare! Prosit! 😉

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    Orazio 21 Febbraio 2012 at 23:35

    Accidenti! davvero bello!!

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    Ricardo Soares 22 Febbraio 2012 at 07:11

    Un articolo elegante, delicioso e esaustivo, de grande valor. Complimenti.

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    LS 22 Febbraio 2012 at 10:55

    Scusate. ma non concordo sulle lodi a questo pezzo. Contiene un sacco di attacchi gratuiti e livorosi a quelli di chessbase, e sinceramente non ne capisco il perchè. Mi sta bene criticare l’esagerazione del pezzo su una (non) novità teorica. Ma da qui a insultare (!) i redattori di CB per “l’inglese sgrammaticato” (che tale non è), dire che scrivono “fesserie” (mentre al limite si tratta di frasi un po’ caricate), scrivere che “un simile commento fa accapponare la pelle” (ma perchè, poi?) e accusarli di postare analisi “farina del sacco di fritz13” (che è comunque roba loro) è una cosa assurda.
    Se aggiungiamo anche che al momento Rybka è stato semi scagionato dall’accusa di “plagio”, direi che questo articolo di commento contiene altrettante sciocchezze di quello di CB! (e tonnellate di livore in più!)

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      Lo Strampa 22 Febbraio 2012 at 18:18

      Io sinceramente non vedo cosa non vada bene in questo pezzo. E’ ovvio che l’autore esprime il proprio punto di vista, sarà opinabile quanto vuoi ma ha anche il merito di farlo in modo molto diretto, senza tanti giri di parole o che. Io l’ho apprezzato non poco. Oltre tutto ha scritto a Chessbase rilevando l’appunto ma senza ottenere risposta: ovvio che chiunque ci può rimanere male, no?

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    Massimo Benedetto 22 Febbraio 2012 at 12:04

    Finalmente la prima critica! 😉
    Iniziavo a preoccuparmi delle troppe lodi… 😛
    Non mi è chiaro però se il gentile lettore sia capace di distinguere un insulto da una semplice osservazione su un dato di fatto, e cioè che i redattori di Chessbase (e preciso: quelli di madrelingua tedesca) hanno difficoltà ad esprimersi in lingua inglese.
    Confermo l'”accapponamento della pelle” di fronte ad espressioni come “i pezzi del nero si apprestano a prendere la loro vita molto sul serio” semplicemente per dire che 6..c5 non è altro che un ovvia “spinta di liberazione”, e che la il pedone in g4 è una “very questionable” debolezza, cioè una debolezza molto discutibile, quando è chiaro che sia invece una indiscutibile debolezza, come riconosce lo stesso commentatore quando scrive “che diavolo ci fa il pedone in g4?”.
    Per il resto ringrazio il lettore FS (che siano le ferrovie dello stato? Avrei paura a salire su un Frecciarossa… 😆 ) per le sue, sebbene poco circostanziate, comunque “acute” osservazioni.

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      LS 22 Febbraio 2012 at 14:01

      Sono in grado benissimo di distinguere un insulto da una osservazione. Il periodo (cit.) “a beneficio di coloro che potrebbero avere poca dimestichezza con l’inglese, in particolare l’inglese alquanto sgrammaticato utilizzato dai teutonici redattori di Chessbase.com. Mi sono spesso chiesto dove e come questi redattori abbiano imparato l’inglese, e se davvero sono convinti di ritenere quello che scrivono, ancorché grammaticalmente, sintatticamente e soprattutto semanticamente corretto, anche comprensibile e logicamente sensato” è un insulto alle capacità di scrittura dei redattori di chessbase, che a mio parere (ma non solo), scrivono in un inglese assai superiore alla media di noi italiani, e le “critiche” linguistiche le potrei accettare solo se fatte da un madrelingua.
      L’accusa di scrivere “fesserie” è invece un insulto toutcourt.

      L'”accapponamento della pelle” di fronte alle ossservazioni riportate è assolutamente personale, e le frasi citate sono a mio giudizio un tentativo di ironia, magari non riuscitissimo (anche a causa del DOPPIO passaggio di traduzione tedesco-inglese-italiano), sicuramente non compreso dall’articolista.

      Aggiungo che alle mie “poco circostanziate” critiche non sono state date alcune risposte, in particolare quando parlo della “farina del sacco di fritz13” e sulla questione-Rybka (vicenda al momento assai oscura)

      Infine, invito nuovamente lo strafottente articolista Massimo Benedetto a leggere almeno un paio di volte le critiche invece di liquidarle con una battuta tanto stupida e scontata quanto sballata: la mia firma è LS e non FS!

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        Massimo Benedetto 22 Febbraio 2012 at 14:37

        Egregio signor LS il fatto che lei continui a lanciare i suoi strali nascondendosi dietro un acronimo mi induce a credere che lei abbia qualche valido motivo per voler evitare di rendere noto il suo vero nome e cognome.
        Altrimenti devo pensare che si tratti di timidezza o peggio di mancanza di autostima o complesso di inferiorità.
        O forse ha intenzione di offendermi gratuitamente, credendo erroneamente (e glielo dico da tecnico) che non sia possibile risalire all’autore dei messaggi?

        Un ultima annotazione: invece di accalorarsi tanto le consiglio di leggere bene quello che ho scritto. Lei ad esempio continua a citare Fritz 13 quando io ho citato il 12. Si da il caso infatti che alla data in cui Chessbase ha pubblicato l’articolo (giugno 2011) Fritz 13 non fosse ancora stato inventato.

        Con questo chiudo ogni discussione, presente e futura, con lei, egregio sig. LS

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          LS 22 Febbraio 2012 at 16:31

          Caro Benedetto, se avesse la pazienza di fare qualche ricerca, avrebbe facilmente scoperto che nei vari siti scacchistici sotto l’acronimo di LS si “nasconde” (ma neanche tanto) Lord Ste, alias Stefano Ranfagni, CM bergamasco.
          Chiedo ammenda per aver scritto erroneamente fritz 13 al posto di 12; credo che questo comunque non cambi la sostanza del mio intervento, nè porti nuove argomentazioni al suo mulino.
          Ad maiora.
          LS, a.k.a. LordSte

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    Massimiliano Orsi 22 Febbraio 2012 at 14:03

    Un articolo davvero scritto con un tono fastidioso, da chi tra l’altro legge LS, capisce FS e ci ironizza pure sopra.

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      Massimo Benedetto 22 Febbraio 2012 at 16:28

      Caro Orsi, lei non ci crederà ma mia moglie (il mio più severo critico) ha detto esattamente la stessa cosa quando le ho sottoposto l’articolo per avere un suo parere prima di inviarlo a SoloScacchi.
      Come è mia abitudine, giusta o sbagliata non saprei, non ho dato alcun peso alla sua squisita sensibilità femminile ed sono andato dritto per la mia strada… Errore madornale!
      Stasera per causa sua mi tocchera sopportare anche i suoi rimproveri, del tipo: “lo vedi che avevo ragione io?! fai sempre di testa tua, non ascolti mai i miei consigli! ma come ho fatto a sposarti?!?”
      Povero me… 😥 😥 😥

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    Massimiliano Orsi 22 Febbraio 2012 at 14:08

    .. aggiungo che di solito gli articoli di ChessBase non firmati sono opera di Frederic Friedl, un cui breve profilo e’ rintracciabile qui: http://en.wikipedia.org/wiki/Frederic_Friedel

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    Jas Fasola 22 Febbraio 2012 at 15:25

    Le polemiche sono il sale dei Blog 😉
    (purche’ non finiscano in tribunale o a cazzotti 😆 )

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      Massimo Benedetto 22 Febbraio 2012 at 18:46

      Caro Jas, sono abbastanza scafato da saper distinguere una “polemica” da un messaggio provocatorio di un “troll” scritto ad arte per stuzzicare il lato emozionale del destinatario, con l’obiettivo ultimo di innescare una incontrollabile reazione a catena di risposte, naturalmente offensive e rancorose, e perciò estremamente dannose per la reputazione del blog.
      Purtroppo per i troll io non ci casco, non fosse altro per il grande rispetto che devo a coloro che hanno avuto la benevolenza di pubblicare le mie umili considerazioni su un sito scacchistico così prestigioso.

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        fds 22 Febbraio 2012 at 19:21

        Salve Massimo.

        LS, che conosco di persona, non è un troll.
        Ha un suo stile espositivo che può apparire ‘irruento’, ma sicuramente non provocatorio e non con ricercata polemica fine a se stessa.
        A mio parere, ha argomentato sufficientemente le critiche che ha rivolto al tuo lavoro.
        Questo lo dovrebbe assolvere dall’accusa di trollaggio.

        Visto che mi ci trovo, dico la mia, con la speranza di non apparire o essere considerato “professorello”.

        Secondo me, per come hai scritto il pezzo che nei contenuti è di valore, hai troppo spostato il focus dall’analisi storica e tecnica alla critica ai redattori di CB.
        Quest’ultima poteva e doveva avere minore spazio e ‘visibilità’.

        Facci sapere poi come è andata con la moglie 😛

        Saluti cordiali.

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          Massimo Benedetto 22 Febbraio 2012 at 20:05

          Caro fds, per ora me la sono cavata…fortunatamente la mia gentile consorte non ha ancora avuto il tempo di leggere le reazioni al mio articoletto. E spero proprio che non lo faccia, altrimenti addio a quella splendida, fumante torta di mele che ha appena sfornato… 🙁
          Riguardo Ranfagni avrei potuto apprezzare le critiche (e in qualità di lettore aveva tutto il diritto di farle) senza reagire con ironia se solo avesse evitato di usare espressioni come “lo strafottente articolista Massimo Benedetto” per esprimere il suo dissenso. Inoltre il Ranfagni pecca pure di presunzione ritenendo scontato che la mia conoscenza della lingua inglese rientri nella media italiana, pertanto di livello inferiore a quella di un tedesco. Per mia sventura per la professione che svolgo sono stato costretto ad imparare e praticare l’inglese meglio di un madrelingua. E dico per mia sfortuna perché io quella lingua la detesto! Amo invece il tedesco, ma a 42 anni è troppo tardi per impararlo come ho potuto verificare cimentandomi in un corso al Goethe Institut.
          Tornando a Ranfagni, il problema che solleva circa la originalità di Rybka è di grande complessità e la risposta alle sue critiche meriterebbe piú di un articolo. Cosa che intendo fare quando deciderò di parlare di informatica scacchistica, magari riprendendo le lezioni che qualche anno fa tenni sull’argomento ai soci della Scacchistica Partenopea, di cui fui direttore tecnico.

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            LS 23 Febbraio 2012 at 11:24

            Lo “strafottente” era rivolto al tono con cui Benedetto chiudeva la prima replica, con l’ironia fuori luogo su FS. La mia prima critica non conteneva questa espressione. Quindi, a voler ben vedere, chi ha cominciato a usare ironia fuori luogo è stato Benedetto.
            (tralascio il discorso sulla conoscenza dell’inglese “meglio di un madrelingua”, cosa IMHO impossibile. Da qui comunque a ritenere sgrammaticati gli scritti dei redattori di chessbase è come dire che un Francese critica uno Spagnolo perchè non scrive in italiano come il Manzoni…;)
            Chiudo qui la polemica approvando l’intervento del sempre ottimo fds (e della moglie di Benedetto), evidenziando come già nel mio primo intervento fossi sostanzialmente d’accordo sulla “denuncia” (“Mi sta bene criticare l’esagerazione del pezzo su una (non) novità teorica”;) e le mie critiche fossero sostanzialmente rivolte al tono troppo polemico dell’articolo, per altro poco “in sintonia” con lo stile sobrio e pacato di Soloscacchi.

            LS

            ps: per quanto riguarda il tema Rybka, concordo che non si può trattare in due righe, e ribadisco che, essendo il caso ancora poco chiaro, liquidarlo come “clone” è fuori luogo.

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              Ramon 23 Febbraio 2012 at 22:49

              Se posso intervenire solo su un’affermazione di quanto scritto mi sentirei di dire che non è “assolutamente impossibile parlare una lingua straniera meglio di un madrelingua”.
              Pensiamo infatti a quanti nostri connazionali parlano un italiano sgrammaticato, raffazzonato, povero e del tutto inaccettabile. Eppure sono “madrelingua” e per questo semplice motivo uno straniero dovrebbe allora prender per oro colato tutto quello che diciamo solo per il fatto che siamo italiani madrelingua?!?
              Di contro conosco non pochi stranieri, persone di cultura, che hanno studiato la nostra lingua all’università, su ottimi testi, con fior di professori, approfondendo la nostra letteratura ed i nostri scrittori.
              Ecco, magari non tutti essi hanno l’affascinante accento toscano di Renzi ma in quanto a conoscenza della nostra lingua molti ci danno dei punti.
              Saluti

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                Massimo Benedetto 24 Febbraio 2012 at 21:21

                Ben detto!
                A conferma di ciò basta andare a leggere l’articolo di Gojko Laketic, madrelingua serbo, pubblicato su questo sito.

  9. avatar
    Harry 22 Febbraio 2012 at 15:59

    Già si scriveva molti decenni fa :

    A new move? In these days one can hardly make such a claim, for, sooner or later, some person will come forward and prove black on white that he used this move decades ago in some class C tournament or perchance in a coffeehouse game and hence demand parental recognition. But many very promising moves are well forgotten. – Alexander Alekhine

    Non traduco , dato che qui son tutti professori di Inglese.. 😛

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