Uno scacchista, un orso e Monte Cassino

Scritto da:  | 26 Febbraio 2012 | 23 Commenti | Categoria: C'era una volta, Curiosità, Personaggi, Stranieri

Il primo settembre 1939, con l’invasione della Polonia, iniziò la seconda guerra mondiale. Proprio in quei giorni (21 agosto – 19 settembre ) si svolsero a Buenos Aires le Olimpiadi di scacchi. Alla conclusione del torneo i giocatori della squadra polacca si trovarono davanti ad un dilemma: tornare in patria oppure no? Ci pensarono i sovietici a risolvere il dilemma, attaccando la Polonia da est il 17 settembre.

Najdorf e Frydman decisero di accettare l’ospitalità di ebrei argentini, anche Tartakower rimase per un poco ma poi tornò in Europa dove servì come ufficiale nell’esercito del generale De Gaulle. Un quarto componente la squadra, Regedzinski, decise di tornare in Polonia e servì come interprete dell’esercito tedesco. Partecipò ai tornei organizzati dal Terzo Reich, tra cui il campionato tedesco del 1940. Alla fine della guerra per la sua condotta fu condannato a quattro anni di campo di lavoro.

L’ultimo componente della squadra polacca, Franciszek Sulik, rimase per un poco in Argentina e poi si arruolò e combattè, prima su una nave inglese, poi nel Secondo Corpo d’Armata Polacco che come noto conquistò Monte Cassino.

Torneo de las Naciones, Buenos Aires 1939: Paulin Frydman, Savielly Tartakower, Teodor Regedziński, Franciszek Sulik

Di tale Corpo d’Armata faceva parte anche il soldato Wojtek, che operava nella 22esima Compagnia di rifornimento Artiglieria.

“Arruolatosi” in Iran Wojtek aveva seguito i militari polacchi in Egitto e poi in Italia. Piccoli vizi non gli mancavano, cioccolato e sigarette. Da bravo soldato polacco poi non rifiutava mai una bottiglia di birra. Amava andare in giro sui camioncini militari, a fianco del guidatore, anche se qualche volta terrorizzava la gente del posto per il suo aspetto un po’ selvaggio. Molto popolare fra la truppa, divenne il simbolo della Compagnia: il logo con la sua figura fu dipinto su tutti i veicoli, sui berretti venne applicato un distintivo in metallo con i suoi tratti.

Wojtek eccelleva in “terribili” corpo a corpo. Talvolta combatteva da solo anche contro quattro compagni d’arme. Qui potete vedere uno di questi corpo a corpo, lo trovate al minuto 38,30 (Dura, con una breve pausa in cui il signore polacco, ex militare, spiega che Wojtek non ha mai fatto del male ai vinti, due minuti, non perdetevi la seconda parte!) si tratta di un bel documentario del 2011 di BBC e TVP:

Qui vedete in breve (tre minuti) un po’ tutta la sua storia, in italiano:

Soldati polacchi al lavoro

Nella battaglia di Monte Cassino Wojtek si dette da fare portando munizioni – pezzi di artiglieria -, tanto che si guadagnò la promozione a caporale.

Alla fine della guerra le strade dei soldati Sulik e Wojtek si divisero, ma ambedue non andarono in Polonia. La maggior parte dei soldati del Secondo Corpo d’Armata Polacco decise di non ritornare nella Polonia che era diventata comunista.

Sulik andò in Australia. In un campo per immigrati gli chiesero cosa sapesse fare. Rispose che era giudice e conosceva cinque lingue (polacco, tedesco, spagnolo, inglese e latino). Gli dissero: “allora prendi la pala!” e lo spedirono in una fabbrica di cemento.

Per fortuna in seguito trovò lavori migliori.

Continuò a giocare a scacchi vincendo diverse volte il campionato dell’Australia del sud. Morì nel 2000 a Adelaide.

Wojtek finì allo zoo di Edinburgo, dove in cattività visse con disagio il resto della sua vita, anche se era molto amato e popolare. La sua storia è stata poi raccontata in libri, film, canzoni.

Sorprendentemente, nè di Sulik nè di Wojtek si seppe nulla in Polonia fino all’inizio degli anni ’90. Infatti Sulik non ebbe dopo la guerra contatti con la Polonia e venne dato per morto, mentre sotto il regime comunista la storia del Secondo Corpo d’Armata fu cancellata. Ma non per sempre.

Abbraccio tra commilitoni

Unità motorizzata

avatar Scritto da: Jas Fasola (Qui gli altri suoi articoli)


23 Commenti a Uno scacchista, un orso e Monte Cassino

  1. avatar
    Luca Monti 27 Febbraio 2012 at 09:20

    Un frammento di storia curioso ed interessante che ignoravo.Per certi versi illuminante il premio riservato al plantigrado Woitek : una
    gabbia.Avrei una domanda al Signor Fasola:la coccarda appuntata al
    bavero dei giocatori polacchi , è l’argento vinto a Buenos Aires 1939?Le assegno 5 stellette;per il pezzo e come incoraggiamento a ben
    proseguire in SoloScacchi.

    • avatar
      Jas Fasola 27 Febbraio 2012 at 09:26

      Grazie. La foto e’ merito della Redazione che e’ riuscita a trovarla e lascio volentieri a loro eventualmente rispondere per la coccarda, io non saprei.

  2. avatar
    Mongo 27 Febbraio 2012 at 11:40

    Come amante della Storia e degli animali, mi sono comosso leggendo questo interessante articolo.
    Complimenti Jas.

    • avatar
      Jas Fasola 27 Febbraio 2012 at 12:04

      Purtroppo il filmato e’ in polacco, altrimenti avresti un’altra occasione ben piu’ significativa per commuoverti 😥

  3. avatar
    Massimo Benedetto 27 Febbraio 2012 at 12:52

    A proposito di Najdorf, ho letto su “I miei Grandi Predecessori” vol.4 che rimase in Argentina lasciando in Polonia moglie e figli, i quali in seguito furono tutti sterminati nei campi di concentramento nazisti.
    Non ho mai capito per quale motivo Najdorf abbia deciso di abbandonare i familiari al proprio destino: vigliaccheria o puro calcolo di scacchista? D’altra parte la probabilità che egli, tornando in Polonia, condividesse la stessa sorte dei suoi cari era altissima.
    E’ sorprendente pure la sua inusuale capacità di reazione ad una tragedia del genere. Najdorf infatti divenne noto nell’ambiente scacchistico non solo per la sua grande forza, ma anche per la grande carica di entusiasmo e di allegria che sapeva trasmettere.

    • avatar
      Luca Monti 27 Febbraio 2012 at 14:41

      Signor Benedetto,in merito alle ragioni da Lei sollevate ed
      ascrivili al mancato rientro in Polonia di Miguel Najdorf al termine del Torneo delle Nazioni del 1939 a Buenos Aires,qualora
      ne fosse interessato e non ancora a conoscenza,la rimanderei alla
      lettura di un capitoletto del volume NAJDORF : LIFE AND GAMES.Non
      che venga risolta la questione neppure lì;almeno tra i motivi
      dovremmo escludere una qualsiasi,anche blanda,forma di vigliaccheria.Rimango a sua disposizione per i documenti.Mi contatti pure.Se lo desiderasse la mia EMail la trova in fondo
      all’articolo Alvise ed Esteban.Suo,Luca Monti.

    • avatar
      Jas Fasola 27 Febbraio 2012 at 15:40

      Najdorf era ebreo, percio’ (differentemente da Regedziński, che era di origini tedesche) non ritorno’. Ci si potrebbe invece chiedere perche’ non si comporto’ come Sulik.

      • avatar
        Luca Monti 27 Febbraio 2012 at 16:26

        Dopo la evacuazione del governo polacco in Romania in quei tragici giorni:“The tragic news reached the embassy in Buenos Aires.Tartakower,Frydman,Najdorf,Regedzinski and Sulik argued heatedly over what course they should take.Should they stay in Argentina fot the time being,or risk returning to Poland?In the end, Najdorf and Frydman, ACCEPTED INVITATIONS FROM ARGENTINE JEWS.Tartakower secceeded in returning to Europe and later served under De Gaulle.After spending some months in South America and the USA,Sulik arrived in Europe and was to figth on the Italian front in General Anders’s Second Corps.”

        Segue qualche riga su Regedzinsky. Sorgente: “Najdorf :Life and Games”.
        Pagine 23-24: Si accenna alla ragione per cui Najdorf rimase in Argentina.
        Poi perchè si comportò in maniera diversa da Sulik non saprei proprio.

        • avatar
          Jas Fasola 27 Febbraio 2012 at 18:34

          Caro Luca, temo non hai letto con attenzione l’articolo perche’ praticamente tutto quello che hai scritto in inglese c’era gia’ in italiano 😉

          • avatar
            Luca Monti 27 Febbraio 2012 at 18:51

            Si lo so.Volevo solo citare la fonte a mia conoscenza. 😛

  4. avatar
    Fabio Lotti 27 Febbraio 2012 at 16:35

    Complimientos!

  5. avatar
    Massimo Benedetto 27 Febbraio 2012 at 20:07

    Ed aggiungo che l’estratto del libro di Najdorf citato dal sig. Monti é proprio quello riportato nel libro di Kasparov, il quale peró non approfondisce oltre la questione.
    Per quanto credo sia evidente dal mio commento, sapendo poco dell’argomento, non potrei assolutamente accusare Najdorf di vigliaccheria per aver abbandonato la famiglia nelle grinfie dell’infame Gestapo.
    Vorrei solo porre il problema della “fuga” di Najdorf a chi magari ha più notizie o può accedere a fonti bibliografiche più approfondite delle mie, per aggiungere un tassello importante alla conoscenza di un uomo che rappresenta pezzo di storia importante del nostro gioco.
    Saluti e complimenti a Jas per l’ottimo articolo.

    • avatar
      Mongo 27 Febbraio 2012 at 23:38

      Qualche aspetto in più sulla questione, virgolettato sotto, l’ho trovato su un bell’articolo pubblicato sul blog ‘Scacchierando’, al quale sono arrivato leggendo su Wikipedia la storia di Najdorf.
      “Quella di Najdorf e degli altri polacchi (molti di origine ebrea) è in apparenza la decisione più facile: pur senza immaginare, senza poter immaginare, quello che sarebbe stato l’Olocausto, la politica del Reich verso gli ebrei era già abbondantemente nota. Inoltre durante l’ultima guerra la Germania aveva occupato la Polonia per tre anni e nulla sembrava ancora indicare che questa guerra dovesse eventualmente durare di meno, la blitzkrieg in Francia era ancora da venire (e comunque non dovette essere certo accolta con entusiasmo dagli esuli polacchi, che davvero videro la prospettiva della loro nazione divisa tra il Reich e l’URSS a tempo indeterminato farsi terribilmente reale). Ma in Polonia stavano le loro case, le loro famiglie, tutta la loro vita. Si poteva davvero abbandonare tutto? Lì sarebbero stati al sicuro ma non si sarebbe invece dovuto tornare indietro? Combattere per la propria patria o, eliminando tutta la retorica possibile, per i propri cari? Devono essere state notti lunghe di discussioni, le prime del Team polacco dopo le Olimpiadi… Fu presto accademia: in tre settimane la resistenza polacca fu infranta dalle divisioni corazzate tedesche: raggiungere la propria casa divenne impossibile. Najdorf e gli altri restarono in Argentina. “

      • avatar
        Luca Monti 28 Febbraio 2012 at 10:20

        Vorrei integrare all’interessante intervento postato da Mongo,
        un altro stralcio sempre dal: Najdorf:Live and games.Pazienza
        per la mia traduzione.Con i suoi congiunti in Polonia,Najdorf
        non ebbe alcun contatto.Nessuna notizia di quanto accadeva a
        sua moglie,alla figlia di quattro anni ed a ogni altro componente la sua famiglia.Nulla sapeva del ghetto di Varsavia e della persecuzione di massa agli Ebrei.Quando cercò di ristabilire i contatti,fallì.Segue un passo di
        Najdorf.”During the war I tried to get through to my homeland
        with news,money and parcel,and I tried to gather SOME INFORMATION ABOUT MY REMANING RELATIVES.But all the corrispondence sent from Buenos Aires to Poland either got
        lost or did not reached the people it was addressed…”.

        • avatar
          Massimo Benedetto 29 Febbraio 2012 at 20:32

          Grazie ad entrambi per gli interessanti contributi bibliografici.
          Effettivamente a quei tempi, a parte il disastro della guerra, non esistendo televisione ed internet, doveva essere estremamente complicato ricevere in Argentina notizie di ciò che accadeva in Polonia. Alcune questioni restano aperte, ma ora ho certamente le idee piú chiare.
          Aggiungeró presto anche il libro di Najdorf alla mia collezione.
          Per quanto riguarda invece la storia degli scacchi durante la II Guerra Mondiale, e piú in generale durante il periodo della dominazione nazista, sarebbe interessante fare una serie di articoli continuando il filone intrapreso dal sig. Fasola.
          Saluti a tutti gli scacchisti 😉

          • avatar
            Jas Fasola 29 Febbraio 2012 at 22:57

            Meglio lasciar perdere diversa gente ci farebbe una brutta figura 🙁 … le Olimpiadi del 1939 le vinsero i tedeschi, risulta da un articolo in polacco che era una squadra di “hitlerowców” (escluso Michel) che già sulla nave (le squadre europee andarono in Argentina insieme) diede un sacco di rogne a tanta gente. Poi dovettero restare in Argentina perché l’Atlantico era sotto il controllo degli inglesi.

  6. avatar
    carla paciolla 14 Marzo 2014 at 21:46

    questo è il photo story dei miei alunni di 2 primaria
    cassino

    • avatar
      fds 14 Marzo 2014 at 22:20

      Salve Carla.

      Grazie del contributo.
      Solo per curiosità: come ha saputo di questa pagina web?

      Cordiali saluti.
      Francesco De Sio

  7. avatar
    Jas Fasola 14 Marzo 2014 at 22:47

    Suggerirei alla Redazione poiché i due link vecchi dell’articolo non sono più attivi
    di sostituire il primo con questo (è lo stesso filmato)

    Invece il secondo filmato (quello in inglese) si potrebbe sostituire con quello bellissimo degli alunni 🙂

    • avatar
      Yanez 14 Marzo 2014 at 23:24

      Fatto, grazie per la segnalazione! 😉

      • avatar
        Jas Fasola 14 Marzo 2014 at 23:31

        Grazie, bisognerebbe anche cambiare il testo, da “Qui vedete in breve (due minuti) un po’ tutta la sua storia, con qualche informazione in inglese” a
        Qui vedete in breve (tre minuti) un po’ tutta la sua storia, in italiano:

        • avatar
          Yanez 14 Marzo 2014 at 23:34

          Rifatto!

          …ogni desiderio di Jas è per il popolo di Mompracem un ordine! 😉

          • avatar
            Jas Fasola 14 Marzo 2014 at 23:39

            Grazie Yanez, so che anche Sandokan amava gi orsi e i bambini 🙂

Rispondi a Jas Fasola Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


CLICCA QUI PER MOSTRARE LE FACCINE DA INSERIRE NEL COMMENTO Locco.Ro

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

La Palestra dei Finali

Chess Lessons from a Champion Coach

Torre & Cavallo - Scacco!

Strategia di avamposti

I racconti del Grifo

57 Storie di Scacchi
2700chess.com for more details and full list

Ultimi commenti

Problema di oggi