Ad memoriam…
Pierluigi Beggi scriveva e parlava ch’era una delizia leggerlo ed ascoltarlo; pochi altri come lui incontrai. Le sue conversazioni rimangono un regalo, un dono semplice ed autentico che mai saranno cancellate. Negli ultimi periodi, con il tempo inesorabile a serrar la corda, le piacevolissime chiacchierate telefoniche come l’epistolario, anziché diradarsi, presero a moltiplicare. Sarà stato per quel suo naturale amore verso la parola, sarà stato forse perché ogni volta, ahinoi, poteva davvero essere l’ultima. O piuttosto perché a Pierluigi Beggi piaceva tanto, ma tanto tanto, raccontare di Esteban Canal. Ascoltandolo al telefono, me lo immaginavo gli brillassero gli occhi al pensiero di quel suo vecchio e caro amico; al suo pari i miei.
Ancora adesso, quante volte in affanno ad inseguire le labili tracce di quel misterioso corso d’acqua carsico che fu l’esistenza di Esteban Canal, in attesa alla fonda di una spiaggia cubana che notizie giungano di un favoleggiato torneo del 1949 o su, per la Cordigliera Andina, alla ricerca di una sua e solo sussurrata nuova visita in quelle terre natie pochi anni dopo, quante volte il mio pensiero va a Lui?
É il tempo a ricordarmelo; sempre. La sua narrazione al solito precisa e circostanziata da spaccare un capello, altre volte pareva divenire vaga e sfumata, in perfetta somiglianza all’altra dell’amico. Che fosse prosa piuttosto che romanza poco importa. Della persona che fu, di tutti quei memorabili momenti e di tutti questi incantati racconti, preziosissimi e ripeto preziosissimi al divenire del lavoro di ricerca, conserverò un ricordo indelebile e struggente.
I documenti seguenti, per una lettura comprensibile, vengono presentati in ordine cronologico. Rappresentano una porzione di un più vasto epistolario, presentato in parte in altri giorni di SoloScacchi.
Per questa fotografia mi rimane un dubbio : spiaggia di Tirrenia o Forte dei Marmi, Estate 1966. Ecco un piccolo nodo che una telefonata avrebbe sciolto. Nella partitura sotto, alla 40ª mossa si legga: Ca2 – Ag2.
Questo ultimo documento, è una mia fedele trascrizione dall’originale che si rovinò irrimediabilmente causa una sciagurata infiltrazione d’acqua. La firma è quanto rimasto del manoscritto.
Lasciato poltrire per lungo tempo in un cassetto, solo successivamente, ritrovate le copie originali delle partite citate nel gustoso aneddoto, rivide la luce. Ancora ricorre, a quasi quarant’anni di distanza, calligrafica e di uno stupefacente nitore la sua memoria.
Due paroline ancora. La vittoria di Canal a spese del GM Mato Damjanovic fu la sua ultima in carriera contro un giocatore in possesso del massimo titolo. La partita è presente nella biografia curata da Alvise Zichichi. La partita con Milan Keserovic è invece inedita.
Dedico questa mia modesta fatica alla memoria di Pierluigi Beggi.
Di Beggi mi è rimasta pure in mente la sua ironia spassosa tutta toscana. Grazie di avercelo ricordato.
Un pensiero al M° Beggi – venuto a mancare, se non erro il 12.03.2008 – del quale gli scacchisti versiliesi ricordano lo spirito combattivo sulla scacchiera e l’ironia fuori dalle 64 caselle. Più volte ha partecipato senza supponenza, malgrado la sua forza di gioco, ma con la sua consueta serietà di scacchista esperto ai “piccoli” ma piacevolissimi tornei UISP organizzati alla fine degli anni ’90 dal Circolo Scacchistico della Versilia presso la sede della bocciofila “Parodi” di Viareggio.
Grande Luca.
Con il compianto maestro Beggi giocai solo una partita, credo fosse nel settembre 2000, a San Giuliano Terme nel corso di un torneo ‘amichevole’ organizzato dalla UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare). Tempo di gioco 30 ‘. Lui aveva il bianco, io giocai una est-indiana perdendo in una trentina (forse anche meno) di mosse. Me lo ricorderò per sempre: al termine della partita, si fermò con me alla scacchiera spiegandomi gli erorri (orrori, rende di più l’idea) che avevo commesso e suggerendomi le alternative corrette.
Bravo, Luca.
Sono il figlio del Maestro Beggi….grazie per la pubblicazione di mio padre.
Gentile Signor Carlo.
Sono io che devo ringraziare il suo papà per il contributo che ha
fornito al mio lavoro di ricerca su Esteban Canal.Se un cruccio mi rimane è certo per non averlo ringraziato a sufficienza.Avrei solo
una supplica da rivolgerle qualora non sia già stato fatto.Non
lasci che l’eredità scacchistica del suo papà venga dispersa.Troppe
volte in passato è successo con altri campioni del nostro bel gioco,anche qui da noi e l’elenco è lungo.Che non c’è peggior
sciagura che la perdita della memoria.La saluto caramente.Luca Monti.
Gentile Luca, mi ricordo perfettamente quando mio padre le telefonava o scriveva a lei (che mi sembra sia di Castellanza, della provincia di Varese). E mi ricordo anche di quando mio padre parlava di Canal e di tutti i suoi aneddoti, fra i quali, l’aver conosciuto Ernest Hemingway, all’inizio rivali in amore e poi grandissimi amici (e questo e solo un’aneddoto sulla vita “travagliata” di Esteban Canal. Cordiali saluti, Carlo Beggi
Credo che molti siano gli scacchisti italiani che debbano qualcosa al M° Beggi o che conservino un suo splendido ricordo. Non era facile prima e, forsem è ancor più difficile adesso incontrare, nel nostro piccolo mondo scacchistico, persone così disponiobili.
Pura estasi. Anch’io ricordo molto bene a Marina Romea il maestro Beggi; malgrado la differenza d’età parlammo con piacere, negli scacchi la diffferenza d’età a volte sembra non contare. Mi pare fosse dentista, come un altro grande toscano: Castaldi. Castaldi la seconda gloria di Marradi, ovviamente essendo primo il da me amatissimo Dino Campana. Mi chiedo sei i due si possano essere incontrati? Io credo proprio di si.
Comunque Damjanovic era abbastanza forte, ma non proprio uno dei fuoriclasse dell’ ex-Jugoslavia. La sapete la famosa battuta di Korchnoy su Damjanovic?
Hai perfettamente ragione, Alfredo, mio padre era un dentista, e non so se si sono incontrati con Castaldi…e anche il mio fratello, Andrea, giocava a scacchi, ma non venne preso dal sacro fuoco (come dici tu). Putroppo sia mio padre che Andrea ci hanno lasciati (il mio fratello a 48 anni).
Signor Carlo Beggi,avrei bisogno di parlare con Lei.
Potrebbe scrivere alla mail della Redazione di SoloScacchi?
Un caro saluto.
Ok.
In quell’anno giocava anche il figlio che pero’ non sembrava preso dal sacro fuoco, infatti penso che quello fu uno dei suoi pochi tornei. Ricordo una partita molto bella di Beggi , la Kindey – Beggi di Imperia 1974 e una sua vittoria con il nero in 30 mosse contro Toth a Reggio, quando battere Bela non era facile per nessuno.
caro carlo
ovviamente sapevo di tuo papà ma non ti tuo fratello
mi dispiace molto e a distanza ti abbraccio
in quanto alla mia fantasticheria letteraria era se si erano incontrati tuo papà e castaldi , penso proprio cosi’ ma i due grandi di marradi . ovvero castaldi e dino campana . devo fare alcune considerazioni su date ma è possibile . il caffè delle giubbe rosse ricordi ? li’ montale sembra incontro’ canal e venne ispirato per una poesia . e il circolo delle giubbe rosse era l posto in cui il povero dino cerava di far circolare il suo capolavoro , i canti orfici senza essere capito . comunque da giudizi usciti di recente in un libro sembra che campana si sia vendicati di quegli scrittori con la puzza sotto il naso ( in tutti i sensi visto le condizioni igienihe in cui versava campana)che si credevano grandi senza esserlo . il vero immortale gigante rimarra sempre lui non papini o bontempelli . per montale il discorso ovviamente è diverso . ancora un abbraccio e quando vai a salutare tuo papà e tuo fratello metti un piccolo fiore a nome mio . per Luca : contattami pure . il mio progetto non è morto affatto …. anche se dia poma si parla molto per Roma , in questi giorni !
Comunque la battuta del terribile Viktor su Damjanovic era questa.
Una volta un neo GM ( e 50 anni fa era molto piu’ difficile) si presentà a Viktor dicendo “collega” e Viktor lo fulminò rispondendogli: “tu sarai collega di damjanovin con mio!” 🙂
Bill Hartston (raccontando che non è vera la storia che rifiutando una patta perse l’occasione di diventare il primo GM inglese): “Sai quella storia di quando Gufeld divenne GM e disse a Korchnoi “Adesso siamo colleghi? Korchnoi replicò “No. Ora sei collega di Damjanovic”. Se mi fosse stato dato il titolo onorario di GM sarei diventato collega di Golombek” (ridendo)
http://streathambrixtonchess.blogspot.it/2011/01/not-becoming-grandmaster-bill-hartston.html
Tra il 2002 ed il 2004 Beggi venne alla Scuola Normale a farci un po’ di lezioni di scacchi, arricchite dai suoi racconti piu’ divertenti. Gli studenti che lo ascoltavano, tra cui io, erano piu’ o meno della forza di una 3N o 2N.
Durante uno di quei pomeriggi ci illustro’ una partita (forse di Karpov, ma non ricordo l’avversario). Il Maestro Beggi commento’ l’abbandono del bianco ed accenno’ a liberare la scacchiera per passare ad un’altra partita. Rimanemmo tutti sorpresi: era evidente il piano del nero, ma altrettanto evidente era che questo piano non si sarebbe concretizzato prima di qualche decina di mosse. Quindi protestammo: “perche’ il nero ha abbandonato?!”. E lui ci rispose con un espressione che attribui’ a Canal: “meglio una fine senza tormento che un tormento senza fine!”.
La famosissima espressione è di von Schill, e agli scacchisti è particolarmente cara perché usata da Tarrasch a commento della decima mossa del Nero nella celebre partita Lasker-Capablanca, San Pietroburgo 1914.
Pare quasi una parafrasi della terza strofa del coro “Aspra del militar” dall’opera “Donna Caritea” di Mercadante. Coro che contiene i versi “Chi per la patria muor vissuto è assai” che tutti conoscono, ma di cui pochi sanno la provenienza.
Aspra del militar
benché la vita,
al lampo dell’acciar
gioja l’invita.
Chi per la patria muor
vissuto è assai;
la fronda dell’allor
non langue mai.
Più tosto che languir
per lunghi affanni,
è meglio di morir
sul fior degli anni.
Chi muore e che non dà
di gloria un segno
alla futura età,
di fama è indegno.
La frase fu pronunziata da von Schill prima di mettersi in marcia per affrontare le truppe napoleoniche a Stralsund nel 1809, e rimandava a un versetto dei Salmi, 73,19: “come sono distrutti in un istante, sono finiti, periscono di spavento!”. Tarrasch la cita a sostegno della sua idea per cui Capablanca non avrebbe dovuto giocare 10… Te8 ma piuttosto 10…f5.