Il giocatore di scacchi che non impiccarono

Scritto da:  | 27 Aprile 2012 | 3 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri

Alle sei di sera del 19 gennaio 1931 Samuel Beattie, capitano del Liverpool Central Chess Club, entrò nei locali del bar, il City Café, situato nel seminterrato che ospitava il Circolo al numero 24 di North John Street..

Liverpool contava, all’epoca, più di ottocentomila abitanti, con interi quartieri affollati da emigranti in attesa di potersi imbarcare per l’America; nel 1912 anche il Titanic avrebbe dovuto partire da Liverpool e soltanto all’ultimo momento, per motivi logistici, la partenza dell’ “inaffondabile” era stata spostata a Southampton.

La grande città, erroneamente definita “capitale del Galles del Nord”, in poche decine d’anni aveva avuto uno sviluppo urbano e sociale difficilmente prevedibile negli ultimi decenni del secolo precedente. I dock di ormeggio si stendevano per chilometri lungo la riva settentrionale della Mersey, alberghi, locande, affittacamere registravano costantemente il “tutto esaurito”, con un continuo ricambio di ospiti in attesa di imbarco. Per meglio capire la situazione di quel periodo si deve considerare l’attuale (2012) popolazione della città, cioè poco meno di mezzo milione di abitanti.

Liverpool è stata una delle “capitali” del football britannico, con l’ Everton Football Club e con il successivo Liverpool Football Club, nato da una scissione  operata da alcuni soci del  primo. Per quanto riguarda il titolo di “capitale del Galles del Nord” si deve dire che Liverpool è una città decisamente inglese, visto che i confini storici del Galles si stendono alcuni chilometri a sud e che un “Galles del Nord” non è mai esistito, né storicamente né geograficamente.

Il Central Chess Club di Liverpool era, all’epoca, un modesto circolo della zona meridionale della città. Beattie, capitano e presidente, era solito giungere al club con un certo anticipo nelle serate di torneo (lunedì e giovedì) per assicurarsi che i tavoli fossero pronti per ospitare le partite in programma.

La serata di lunedì 19 gennaio 1931 prevedeva lo svolgimento di un turno di gioco del torneo interno di seconda categoria, al quale erano iscritti sette soci. Il tabellone del torneo era stato affisso da Beattie il 6 novembre dell’anno precedente, e le partite dovevano essere disputate a lunedì alterni (due partite al mese) con inizio il 10 novembre 1930 e conclusione a febbraio 1931.

Questi tornei sociali si svolgevano con terribile irregolarità; molti partecipanti posticipavano turni di gioco, o erano assenti “ingiustificati”. L’orario di inizio del gioco era fissato alle 19.45.

Quella sera del 19 gennaio 1931, alle 19.20, il telefono del bar trillò, e Beattie entrò nella piccola cabina sollevando il ricevitore. Dall’altra parte del filo una voce roca e profonda, il cui possessore si presentò come Qualtrough (cognome abbastanza diffuso nel Galles e sull’Isola di Man), domandò se il signor Wallace fosse presente.

William Herbert Wallace era un cinquantaduenne agente assicurativo della società Prudential, socio del circolo ed il cui nome figurava nel tabellone affisso più di due mesi prima da Beattie e la cui presenza era prevista essendo in calendario il suo incontro con un certo Chandler. Quando Qualtrough telefonò al circolo né Wallace né Chandler erano presenti, e Beattie fece presente la situazione all’interlocutore, il quale chiese se fosse possibile parlare quella sera con Wallace. Beattie rispose di non poterne garantire l’arrivo  e Qualtrough, insistendo sulla necessità di parlare con   Wallace per una “faccenda assicurativa”, lasciò il proprio indirizzo (Menlove Gardens East 25) chiedendo che Wallace si presentasse a tale indirizzo alle 19.30 del giorno seguente, martedì 20 gennaio. Beattie suggerì a Qualtrough di richiamare, ma tale suggerimento non venne seguito.

Alle 19.30 i soci iniziarono a varcare la porta del bar; alle 19.35 circa giunse anche James Caird, un conoscente di Wallace che viveva ad Anfield, il grande sobborgo orientale di Liverpool , a poca distanza dall’abitazione di Wallace situata al numero 29 di Wolverton Street : Caird non aveva impegni “ufficiali” quella sera, essendo giocatore di terza categoria, ma aveva raggiunto il circolo sperando di trovare qualche socio disponibile ad una partita amichevole. In attesa di un avversario, Caird si aggirò tra i tavoli fino a quando, alle 19.45, vide entrare Wallace il quale si liberò di cappello e cappotto appendendoli e dirigendosi poi verso i tavoli.

Caird invitò Wallace a giocare, ma quest’ultimo declinò l’invito a causa dell’impegno di torneo che, quella sera, lo vedeva opposto a Chandler. Quando l’assenza di Chandler risultò evidente, Wallace decise di affrontare McCartney, altro socio iscritto al torneo di seconda categoria, ed i due iniziarono il gioco. Caird, ancora in attesa di un avversario, continuò ad aggirarsi tra i tavoli, su uno dei quali erano impegnati – in partita “non ufficiale” – il presidente Beattie ed un socio di nome Deyes. Non appena il tratto spettò a Deyes, Caird avvisò Beattie che Wallace era arrivato, ed il presidente del circolo si avvicinò a Wallac e consegnandogli l’appunto relativo alla telefonata di Qualtrough; Wallace lo ringraziò, intascando l’appunto e dichiarando che la sera seguente si sarebbe sicuramente recato all’indirizzo segnalato.

Poco dopo le dieci tutte le partite risultarono concluse. Wallace interpellò sia Beattie che Deyes chiedendo indicazioni sull’indirizzo lasciato da Qualtrough nel corso della telefonata, ma i due non gli furono d’aiuto, visto che la zona di Menlove Gardens era abbastanza distante dalla sede del circolo. Wallace  ed alcuni altri soci lasciarono assieme il City Café, e l’agente assicurativo si avviò verso casa accompagnato da Caird e da un altro socio, Bethurn, chiedendo anche a costoro se conoscessero l’indirizzo, ma ne ebbe risposte negative. Durante il ritorno verso Anfield Wallace risultò; molto loquace ed entusiasta della sua vittoria di quella sera contro McCartney, descrivendo praticamente mossa per mossa l’intera partita a Caird.

(continua…;)

avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


3 Commenti a Il giocatore di scacchi che non impiccarono

  1. avatar
    Luca Monti 27 Aprile 2012 at 20:49

    É uno dei casi giudiziari più controversi quello legato a una delle
    figure descritte dal Bagnoli in questo primo segmento del pezzo.
    Attendo con curiosità la continuazione,non per il finale,ma per come
    l’autore intende arrivarci,cioè rimanendo fedele alla storia o
    elaborandola un poco,da buon giallista.Nella seconda eventualità,
    avremmo un competitore casalingo di Fabio Lotti ❗ 🙂

  2. avatar
    paolo bagnoli 28 Aprile 2012 at 09:57

    … e aspetta che arrivi il “giallo” sulla morte di Morphy!…

  3. avatar
    Santiago 28 Aprile 2012 at 10:01

    Complimenti Paolo! 😉

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