Eteronimi, Fado e Konstantinovo

Scritto da:  | 19 Maggio 2012 | 2 Commenti | Categoria: Scacchi e letteratura, Zibaldone

Martin? Ramón?? Joe Dawson??? Santiago???? Yanez?????


Non starei ad aggiungere altri punti interrogativi in merito e vorrei limitarmi a ricordare invece due grandi poeti dei cui versi ho nutrito di sogni la mia adolescenza e giovinezza… uno è stato Fernando Pessoa, o meglio lasciatemi dire Ricardo Reis, e con lui ho riempito pomeriggi di fantasticherie lusitane fatte di viaggi immaginari, di coste spruzzate dalla salsedine dell’atlantico e di chiari colori di case di pescatori, di azulejos e fermate della linea 28… giocava anch’egli a scacchi e forse usava quei pezzi di legno per inventare nuovi personaggi proiettati nel fantastico viaggio della vita, spesso senza tempo e senza dimensioni… i versi forse più famosi che egli dedicò al nostro gioco sono questi:

“Ho sentito che un tempo, quando in Persia
C’era non so che guerra,
Quando l’assalto nella Città avvampava,
E urlavano le donne,
Due giocatori di scacchi giocavano
Perenne una partita.

All’ombra di un grande albero fissavano
L’antica scacchiera,
Ed accanto a ciascuno, pronta per i
Momenti più distesi,
Quando, mosso il pezzo, si aspettava
Che muovesse l’avversario,
Una brocca di vino a rinfrescare
La sete sobriamente.

Bruciavano le case, saccheggiate
Le arche e le pareti,
Violate, le donne erano spinte
Contro le mura in crollo,
Trafitti dalle lance, i ragazzini
Nelle strade erano sangue…
Ma là seduti, vicino alla città,
Lontani dal boato,
I giocatori di scacchi giocavano
Al gioco degli scacchi.

Sebbene l’ermo vento gli portasse
Messaggio delle grida,
E, a pensarci, sapessero in cuor loro
Che di certo le mogli
E le tenere figlie venivano violate
Con la vittoria in pugno,
E malgrado quando ci pensassero
Un’ombra fuggitiva
Gli passasse sulle menti intente e vuote,
Presto i loro occhi calmi
Tornavano attenta la fiducia
Alla vecchia scacchiera.

Quand’è in pericolo il re d’avorio,
Che contano ossa e carne
Di sorelle, di madri e di fanciulli?
Se la torre non copre
La ritirata della regina alta,
Poco importa la vittoria.
E se l’abile mano mette in scacco
Il re dell’avversario,
Sull’anima non pesa che laggiù
Morendo stiano i figli.

Anche se, ad un tratto, da sopra il muro
Spuntasse il volto irato
Di un guerriero invasore, e presto lì dovesse
Nel sangue stramazzare
Degli scacchi il solenne giocatore,
L’attimo appena prima
Resta in balia del gioco prediletto
Dai grandi indifferenti.
Cadano città, soffrano genti, cessi
La libertà e la vita,
Le avite ricchezze sicure
Ardano alla malora,
Ma quando la guerra interrompesse il gioco,
Il re in scacco non sia,
E il pedone d’avorio più avanzato
Si mangi anche la torre.

Fratelli, noi devoti ad Epicuro
E che lo comprendiamo
Più sulla nostra che sulla sua misura,
Dalla storia impariamo
Dei calmi giocatori degli scacchi
A passare la vita.

Poco c’importi di tutto quel che è serio,
Il grave poco pesi,
L’impulso naturale degli istinti
Ceda al piacere vano
(Sotto l’ombra tranquilla degli alberi)
Di giocare un buon gioco.

Ciò che da questa vana vita ricaviamo
Qualunque cosa sia,
Gloria, fama, amore, scienza o vita,
Sia come solamente
Il ricordo di un gioco ben giocato
E una partita vinta
Contro un bravo avversario.

La gloria opprime come un ricco fardello,
La fama come febbre,
L’amore stanca, ché fa sul serio e brama,
La scienza è un fallimento,
E la vita passa e duole perché sa…
Il gioco degli scacchi
L’anima prende, ma, quand’è finito,
Non pesa, perché è niente.

Ah, sotto ombre che ci amano per caso,
Con un litro di vino
Al lato, e intenti solo al vuoto impegno
Del gioco degli scacchi,
Fosse anche il gioco solamente un sogno
E mancasse un compagno,
Imitiamo i persiani della storia,
E mentre che là fuori
Vicino o lontano, guerra, patria e vita
Ci chiamano, lasciamo
Che chiamino invano, ognuno di noi
Sotto l’ombra amica
Sogni i propri compagni, e la scacchiera
La propria indifferenza.”

Lisbona 1930: Aleister Crowley contro Fernando Pessoa

…amo anche illudermi che Pessoa si fosse ispirato ad un immaginario giocatore di scacchi quando la sua magica penna tratteggiò in un baleno il ritratto del poeta…

Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
Che arriva a fingere che è dolore
Il dolore che davvero sente.

Di Sergej Esenin vorrei invece ricordare appena il nome, senza aggiunger nulla, per rispetto del Poeta, dei suoi versi immortali e infiniti… per non sciuparne l’incanto coi miei inutili e banali aggettivi… con lui ho sognato i suoi luoghi: anche quelli degli scacchi, della grande terra russa, quella che ho visitato sulle sue pagine meravigliose, che ho conosciuto coi suoi occhi… con lui mi sono innamorato mille volte e con lui ho sofferto…

Non rimpiango, non lacrimo, non chiamo.
Fumo dai meli bianchi, tutto passa.
In preda all’oro della sfioritura,
io non sarò più giovane.

Non batterai più forte come un tempo,
cuore, toccato già dal primo freddo.
Né più mi tenterà a vagare scalzo
la terra delle betulle telose.

Sempre più rara agiti tu la fiamma,
anima vagabonda, delle labbra.
O freschezza perduta,
piena dei sensi e violenta di sguardi.

Di desideri son fatto più avaro
O ti ho soltanto, mia vita, sognato?
Come al galoppo, in sognante mattino,
sopra un cavallo rosa, a primavera.

Tutti noi, tutti siamo caduchi a questo mondo,
lento cola dagli aceri il rame delle foglie…
e sia allora per sempre benedetto
quel che è venuto a fiorire e morire.

avatar Scritto da: Ferdinand Personne (Qui gli altri suoi articoli)


2 Commenti a Eteronimi, Fado e Konstantinovo

  1. avatar
    Zenone 19 Maggio 2012 at 10:27

    Uno splendido e toccante tuffo nella Poesia da parte dell’ “eteronimo” Ferdinand Personne. Anche questo è un enigma nell’enigmatica passione per gli ancor più enigmatici Pessoa, Álvaro de Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro e forse anche per Bernardo Soares:

    “Non sono niente.
    Non sarò mai niente.
    Non posso volere d’essere niente.
    A parte questo, ho in me tutti i sogni del mondo”

  2. avatar
    Pantraguel 19 Maggio 2012 at 10:31

    Scusate, ma cos’è tutta questa questa Saudade? Mi è sfuggito qualcosa? lo sapete che gli enigmi mi fanno venire fame!

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