Un giro di roulette

Scritto da:  | 2 Giugno 2012 | 10 Commenti | Categoria: Zibaldone

Ogni amico scacchista privo di preconcetti sarà giunto alla conclusione che in una partita di scacchi la fortuna gioca un ruolo frequente quanto in un giro di roulette. In ciò non vi è nulla di sorprendente; la probabilità che in una data posizione critica un Maestro sceglierà la mossa migliore (o, come minimo, una buona mossa) può essere valutata, anche sotto la pressione del limite di tempo, al valore di 0,9 . Inoltre, la probabilità che le mosse corrette, sia per il Bianco che per il Nero, vengano effettuate 5, 10, 20, … 50 volte in successione, porteranno ad un valore di 10, 20, 40, … 100 volte 0,9 . Con l’aiuto di una tavola logaritmica è facile dimostrare che il valore diminuisce molto rapidamente, e la probabilità di trovare sempre la mossa corretta si riduce in modo molto allarmante.

Considerate anche la debolezza fisica, la stanchezza dopo una lunga lotta, la tendenza all’ottimismo qualora la posizione sia favorevole, la tendenza allo sconforto quando la posizione è inferiore, e diverrà chiaro che la correttezza assoluta è un ideale cui ciascuno aspira, ma che nessuno realizza e mai realizzerà.
Si tratta di una singolare osservazione ultracentenaria. La fonte è il numero di Dicembre 1907 della BCM e l’autore è Georg Marco.

Georg Marco (Czernowitz, 1863 – Vienna, 1923)

avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


10 Commenti a Un giro di roulette

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    Pantagruel 2 Giugno 2012 at 08:45

    Non credo nella fortuna negli scacchi se per fortuna intendiamo la casualità o il fato. La fortuna sono le carte “buone” che ti vengono servite – poi la capacità del giocatore è quella di gestirle al meglio, oppure la pallina nel tennis che tocca il nastro e cade mollemente nel campo avversario garantendoci il punto – poi il giocatore più forte di solito vince -, o ancora il tiro del calciatore che colpisce l’avversario e inganna il portiere facendoci segnare. No, negli scacchi non credo che ci sia la fortuna ma solo variabili di gioco (tempo, stanchezza, posizioni più o meno conosciute e studiate ecc.).

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      Joe Dawson 2 Giugno 2012 at 09:09

      Nel gioco degli scacchi la fortuna certo non esiste, verissimo caro Zenone! …ma essendo esseri umani gli attori coinvolti allora sì che la fortuna entra in gioco: se incontro Anand nel giorno in cui ha un’emicrania assurda forse una speranzuccia ce l’ho anch’io, no? 😉

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      Jas Fasola 2 Giugno 2012 at 14:31

      Anche nel tennis non esiste la fortuna, se la pallina tocca il nastro e poi va nel campo avversario ci va perche’ il tiro e’ stato sufficiente, se ritorna nel nostro campo perche’ abbiamo tirato troppo basso.
      Mi sembra che qualsiasi gioco (esclusi roulette e simili)abbia le sue regole e queste non diano spazio alla fortuna. Sono gli attori come dice Joe che la fanno entrare in gioco.

      Ricordo in un torneo molti anni fa vidi un tale che discuteva con altri della Francese e sosteneva la bonta’ di una certa variante che lui giocava con il Bianco. Rimasi ad ascoltare con attenzione… e pochi giorni dopo misi in opera quanto appreso…

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        Vincent 2 Giugno 2012 at 15:25

        …non ci far stare col fiato sospeso, ti prego. Cosa successe?? 😯

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          Jas Fasola 2 Giugno 2012 at 16:10

          semplicemente che lui era uno “specialista” dopo 1. e4 e6 2. d4 d5 3. Cc3 Ab4 4. e5 c5 di 5. Ad2, cosi’ lo sorpresi con 4. … b6! (e vinsi)

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    Kob 2 Giugno 2012 at 13:09

    “non credo nella fortuna negli scacchi ma credo nelle buone mosse!” (Fischer dixit … se non ricordo male)

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    Filologo 2 Giugno 2012 at 13:40

    Ricordi male: diceva “non credo nella psicologia”…

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    paolo bagnoli 2 Giugno 2012 at 17:09

    Ovviamente sono il primo ad essere d’accordo con Pantagruel: la citazione che ho inviato era, altrettanto ovviamente, una chicca storica e, da parte mia, un po’ provocatoria. Infatti sono lieto che abbia suscitato un po’ di interesse e di divertente polemica.
    L’autore della citazione, comunque, non era certamente – se paragonato ai grandi dell’epoca – un fulmine di guerra, e gli argomenti da lui addotti appaiono a dir poco singolari. Al massimo si potrebbe dire che, anche a scacchi, un po’ di “culo” non guasta…

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    paolo bagnoli 2 Giugno 2012 at 22:46

    Nel libro del torneo di Norimberga del 1896, Tarrasch mise in rilievo la fortuna di Lasker (data da allora la reciproca antipatia?) e di altri partecipanti nel corso del torneo, documentandola con il tabellone del torneo e con altre osservazioni.
    Una decina di anni prima Steinitz scriveva: “Una volta Anderssen mi disse: ‘Per vincere un torneo un giocatore deve innanzitutto giocare bene, ma deve anche avere una buona dose di fortuna’. Sono d’accordo, ma ne consegue ovviamente che nei tornei può verificarsi anche la sfortuna, a proposito della quale si può citare il caso di Winawer il quale, dopo essere giunto primo ex-aequo a Vienna, ed appena qualche settimana prima di risultare vincitore a Norimberga, non riuscì a vincere uno degli otto premi in ballo a Londra. Tutto ciò sta a significare che, come minimo, un singolo torneo, soprattutto se a girone unico, non può essere considerato come prova attendibile”.
    Come vedete, continuo a provocare…

  6. avatar
    anon28 7 Giugno 2012 at 01:05

    Per chi mastica l’inglese:
    http://www.chessbase.com/newsdetail.asp?newsid=5314

    Tra le altre cose Tomashevski dice: “Thus I felt like a man who won at the lottery rather than a chess event”.
    Ovviamente il caso è singolare, ma la fortuna esiste!

    P.S.: perchè non si dice un giro di roulotte 😀
    Anche la roulette gira non meno casualmente di una roulette…

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