Mondiale, occasione sprecata

Scritto da:  | 26 Maggio 2012 | 63 Commenti | Categoria: Campionati, Internazionale

Se gli scacchi siano o no uno sport non so bene, ma diciamo pure che adesso lo sono.

Orbene, in ogni altro sport l’intero movimento di praticanti, appassionati, addetti, sponsor, spettatori, tifosi eccetera, attende con ansia e mille aspettative l’evento del proprio Campionato Mondiale. Sia esso annuale, biennale o, come nel caso del calcio, quadriennale.

E ciò mi pare naturale. Ci sono sovente fortissimi interessi commerciali a sostenere e a favorire la diffusione mediatica dell’evento, ma c’è anche, in prima battuta, l’interesse primario dello sport stesso, che dalla pubblicità riceve ogni volta un flusso di nuovi adepti e sponsor, quindi un ricambio generazionale, giovani promesse, futuri campioni, possibili aperture di nuove attività e iniziative in località non interessate fino ad allora, possibili nuove rubriche su giornali e televisioni, nuovi siti, libri e riviste, da ultimo -perché no?- anche posti di lavoro.

Il mondo degli scacchi, invece, non sembra eccessivamente interessato a tutto questo, visto come è stata miseramente bruciata la carta del mondiale, stavolta ancor più miseramente di altre volte.

Considerato che quasi nulla avviene per caso, ritengo che sia proprio il movimento degli scacchi a non volere adeguatamente, sempre e ovunque, un’ espansione e una crescita del gioco e dei praticanti.

E ritengo pure che questo atteggiamento sia un po’ la conseguenza di una mentalità che, con i dovuti distinguo, è spesso, forse in Italia ancor più che altrove, provinciale, minimale, elitaria, chiusa al cambiamento e al rinnovamento dei partecipanti e delle linee dirigenziali.

Fra i personaggi che conobbi quando giocavo, c’era ad un certo livello quasi il solo Alvise Zichichi a distinguersi per l’ambizione di allargare la base degli appassionati, mentre a livello cittadino non posso non dimenticare, qui a Roma, l’attivismo mirabile e volontario di un divulgatore stoico come Ascenzo Lombardi.

Altri, pur nobili e bravissime persone, mostravano di accontentarsi dello “status quo”, della propria fetta di notorietà nazionale o locale, del proprio conquistato ruolo, quasi di essere restii ad aprire la porta a tanti altri che forse avrebbero potuto, prima o poi, far loro ombra o dividere con loro il magro raccolto dell’orto.

Così ancor oggi, pur essendone fisicamente più lontano, ma tenendomi costantemente informato, rimango inevitabilmente della stessa opinione: è, più che altri, una minoranza silenziosa e generosa ad adoperarsi per la propagazione e il successo degli scacchi, tanti benemeriti che, come fu il Lombardi, si sacrificano disinteressatamente per un ideale.

Ma i più, e proprio quelli che più contano, è come se giocassero per il pareggio, ovvero per mantenere le loro posizioni, temendo forse che altri più capaci possano mettere in pericolo il loro spazio, in dubbio le loro classifiche, in crisi il loro effimero potere.

Non è certo per caso che, ieri come oggi, si assista ad azioni e comportamenti universalmente diffusi che potrei definire di vero e proprio arroccamento da parte di protagonisti giunti agli altari: a partire dagli stessi campioni del mondo, che un tempo puntavano innanzi tutto a non mollare lo scettro mondiale, procrastinando sfide per il massimo titolo finché potevano farlo, fino a responsabili di organismi, federazioni, associazioni, circoli o altro che a loro volta miravano o mirano, fondamentalmente per il prestigio che ne deriva, a conservare a vita titoli, scrivanie, sedie e sgabelli.

Tutto ciò -è vero- è nella natura umana e avviene anche in altri sport (e non soltanto nello sport, politica docet, specie in Italia), tuttavia in altri sport ciò è bilanciato da una grossa spinta dal basso, spesso fortemente critica, che facilita lo sradicamento e il cambiamento.

Nel pianeta degli scacchi, purtroppo, si ha quasi la sensazione che lo stesso giocatore classificato e inquadrato in una qualunque categoria abbia spesso come primo obiettivo quello di evitare scalate di troppi alla propria posizione e al proprio giardinetto, ché meno ne può guardare “dal basso in alto” e meglio si sente.

Della serie “Meglio pochi e mediocri, piuttosto che tanti e buoni …”

Aggiungo che, per fortuna, non sempre è così, che in giro ce ne sono parecchi di organizzatori, divulgatori, agonisti e insegnanti in gamba.

Se quanto sopra detto non fosse vero, non si spiegherebbe che senso abbia avuto organizzare un mondiale come l’Anand-Gelfand di quest’anno (mentre scrivo il mio articolo si è alla decima partita sul 5 pari e non ne aspetto il risultato finale, che non cambierebbe certo di una virgola il contenuto di queste mie considerazioni), mondiale la cui risonanza mediatica fra i “non addetti” ai lavori è stata in Italia (e credo non solo in Italia) disgraziatamente prossima allo zero.

Pochissimo spazio mi pare sia stato dedicato da giornali, internet e televisioni a questo mondiale, forse con l’eccezione del paese organizzatore e dei due paesi coinvolti direttamente, e non per colpa dei due bravi e rispettabilissimi protagonisti, che pur non potevano pensare di confrontarsi (ma neanche ci tenevano) con i vari Kasparov, Spassky o Fischer.

Insomma, il mondiale è stato un’occasione (al di là del livello del gioco espresso, non è per niente questo il punto) molto miseramente sprecata, per l’ennesima volta e più di altre volte.

Ho nominato Spassky e Fischer. Non è un caso che quaranta anni fa il movimento mondiale abbia avuto un soprassalto ed una esplosione universale enorme a seguito di quell’evento.

Se non ci fosse stata quella straordinaria e casuale sfida, neppure io sarei qui oggi a scrivere queste quattro righe, né qualcun altro a leggerle.

Ma non possiamo sempre star fermi ad aspettare e sperare che spunti fuori un Fischer da dietro l’angolo.

Bisogna che ci diamo da fare anche noi, tutti noi, a tutti i livelli, ovunque, mettendo in piedi iniziative e strutture e operando unicamente per lo sviluppo e la partecipazione, a partire dalle scuole, per proseguire con internet, i circoli culturali, i dopolavoro, proponendo manifestazioni e corsi, proponendo meccanismi e regole che compensino, nelle competizioni, l’assenza di grandi nomi di richiamo e che siano capaci di attirare ugualmente l’attenzione dei mass-media e quindi in primo luogo dei giovanissimi.

Bisognerebbe agire e intervenire coraggiosamente e in modo innovativo sempre, senza la solita paura di farsi dei nemici o di dar fastidio ad altri. E senza inseguire o farsi condizionare dal dio denaro.

Nessuno dovrebbe sentirsi, a sua volta, impaurito e infastidito da altrui presenze quando si opera e ci si propone unicamente con l’obiettivo della crescita e del bene comune, nel nostro caso la diffusione del gioco (anzi, dello sport).

Sono ben consapevole che tutto questo non è semplice, ma, come affermava (ops, un altro indiano!) il grande Gandhi, “la gloria è insita nel tentativo di raggiungere l’obiettivo, non nel suo raggiungimento” .

E’ importante ora sottolineare come il regolamento attuale del campionato mondiale sia qualcosa di assurdo.

Non capiscono, nella FIDE, o fanno finta di non capire, che così non si fa assolutamente il bene degli scacchi.

In altri sport, ad esempio, la fase finale del mondiale vede in gara più squadre e più protagonisti. Perché allora negli scacchi soltanto due giocatori? Perché non quattro o di più?

Ma voi lo immaginereste il mondiale di calcio per nazionali basato su una sfida di 12 partite tra Italia e Brasile o tra Germania e Spagna? Una balordaggine, o meglio un clamoroso autogol.

Perché, poi, come già nelle fasi eliminatorie, continuare ad insistere con gli stupidi spareggi “blitz” che rappresentano la classica, ridicola lotteria che deprime la qualità del gioco e non aggiunge nulla allo spettacolo?

Consentitemi, a questo punto, di proporre per la fase finale del mondiale alcune diverse regole, ovvero queste:

Un quadrangolare fra i primi tre giocatori usciti dalle fasi eliminatorie, più il campione uscente.

Ognuno incontra ciascuno degli altri tre per 6 volte, quindi 18 partite in tutto a testa (se è un mondiale, trovo ben logico che ci siano parecchi più turni che in altri tornei), quindi 2 partite in ogni turno di gioco anziché una.

In caso di parità di risultati, vale il miglior risultato della fase eliminatoria; in caso di parità finale col campione uscente, quest’ultimo conserva il titolo.

Così, in effetti, si avrebbe già una classifica virtuale prima del primo turno (esempio:campione uscente +0,20, gli altri tre: +0,15, +0,10 e +0,05 secondo la rispettiva classifica nella fase eliminatoria).

Così la patta non basterà mai a priori ad uno dei due colori, non ci saranno mai due giocatori con classifica parziale o finale pari, ci sarà chi sarà indotto a rischiare sempre qualcosa di più, magari anche con i pezzi neri, magari uscendo presto dalle vie più battute e super-analizzate (che, come si sa, conducono spesso a posizioni dall’eterno equilibrio).

Avere 4 anziché 2 giocatori darebbe inoltre maggior lustro internazionale all’evento: pensate se oltre all’indiano e all’israeliano avessimo avuto quest’anno a Mosca, ad esempio, anche un russo (Kramnik) o un americano (Nakamura) oppure un armeno (Aronian) o un norvegese (Carlsen) o un italiano (Caruana).

Ci pensate a quanti milioni di persone in più avrebbero seguito le partite in diretta?

Al livello dei migliori giocatori del mondo, tra l’altro, accordi sottobanco sarebbero pressoché da escludere, in quanto ogni piazzamento e ogni partita sarebbe in sé importante e prestigiosa per i quattro protagonisti di una tal fase conclusiva.

E poi non ci starebbero male anche dei premi supplementari per ogni vittoria, oltre che per il piazzamento finale.

E smettiamola di pensare alle “combine”, chi pensa alle “combine” è di solito un misero, il primo disposto e disponibile a concedersi ad esse!

Al limite si potrebbe pensare, questo sì, di inibire l’accesso alla fase finale a più di 2 giocatori della stessa nazione.

Completamente da abolire e dimenticare, come detto, gli inqualificabili e vergognosi spareggi veloci, “rapid” o “blitz” che dir si voglia. Sarebbe come se due atleti che gareggiano in pista sui diecimila metri giungessero insieme sul filo di lana e dovessero perciò disputarsi, subito dopo, il titolo dei diecimila attraverso una sfida-spareggio sui 100 metri piani: una stupidaggine inaudita.

Ho qui concluso questa lunga chiacchierata.

Non so chi vincerà il duello ancora in corso fra i due bravi “And”, potrei anche augurarmi che la sua conclusione sia quella che più di altre metta in risalto le clamorose lacune della formula e così si possa avere una spinta decisiva per abbandonarla.

Mi piacerebbe ora che i lettori di SoloScacchi scrivessero quella che è la loro opinione sull’attuale regolamento di campionato mondiale e soprattutto portassero qui ulteriori loro proposte, magari migliori della mia.

Chi sa mai che qualcuna di esse possa cogliere nel segno e vedersi un giorno accolta e realizzata?

avatar Scritto da: Marramaquís (Qui gli altri suoi articoli)


63 Commenti a Mondiale, occasione sprecata

  1. avatar
    Giangiuseppe Pili 26 Maggio 2012 at 12:51

    Sono d’accordo su tutto. Uno dei problemi principali, a mio avviso, è il settarismo diffuso, come giustamente facevi osservare; e, a livello istituzionale, la volontà unica di avere e mantenere la propria fetta di potere. Per come si è costituito il movimento degli scacchi, in Italia specialmente, la democrazia è come in tutte le cose italiane… A livello di FIDE le cose, forse, stanno ancora peggio, se si tiene conto che i vertici sono praticamente inamovibili e dettano leggi assurde, appunto.
    Immagino che ciò che si possa fare sia quello di promuovere una visione diversa degli scacchi ALLA BASE, innescando un circolo virtuoso a lungo termine. Ma nel medio e breve termine, temo, che ci si debba rassegnare.

  2. avatar
    Jas Fasola 26 Maggio 2012 at 14:28

    Un torneo a 4 (o a 5 cosi’ uno riposa e giocano tutti i giorni) lo capisco ma i tempi sono cambiati, la Guerra Fredda e’ lontana.
    Qualsiasi mondiale avrebbe una risonanza minima rispetto a “quello del 1972” e se si trattera’ di un torneo ci sara’ il rischio che diventi un “torneo mondiale” ma non il “Campionato mondiale”.
    Abbiamo gia’ avuto un esempio nel 2005 (vinto da Topalov davanti ad Anand e Svidler)e non so in quanti se lo ricordano. Se poi c’e’ gente (come allora fece Kramnik) che non vi vuole partecipare o come Carlsen e Aronian che non hanno voluto partecipare alle qualificazioni dell’attuale e’ questione di personalita’ che mancano non di scelta tra match e torneo.
    Allora andiamo sul sicuro prendiamo i primi due per punteggio Elo + il campione + uno o altri due ad esempio dalla Coppa del Mondo e almeno tutti i migliori questo torneo lo faranno. Pero’ non aspettiamoci (se non ci dovesse essere Caruana) di vedere piu’ di un articoletto sui nostri giornali.

  3. avatar
    Roberto Messa 26 Maggio 2012 at 16:07

    Prima di tutto un grazie all’autore dell’articolo per le appassionate riflessioni, di fronte alle quali mi viene da pensare a quante volte ho io stesso percorso e ripercorso questi stretti sentieri negli ultimi trent’anni.
    A questo punto ho anche il timore di aver già scritto tutto e il contrario di tutto: meglio il torneo ottagonale come nel 2005 e nel 2007, ma no, meglio il ritorno alla gloriosa tradizione del classico match lungo come sempre coerentemente predicato da Kasparov. Macché, è proprio Kasparov che ha combinato la frittata con la scissione del 1993. Però anche la Fide aveva le sue colpe… Evviva la Fide! Abbasso la Fide di Ilyumzhinov (ma quando prima delle elezioni del 2010 proposi una mobilitazione di indignados, pare che solo uno scacchista in tutta Italia, oltre al sottoscritto, abbia preso carta e penna per scrivere in FSI… vuol dire che in fondo abbiamo negli scacchi il governante che ci meritiamo, parafrasando una nota massima della politica).
    2006 – Evviva il match di riunificazione… no, no, che vergogna un match di riunificazione sperduto nelle steppe di Elista e deriso urbi et orbi per lo scandalo della toilette. Scandalo della toilette che in fondo è una delle tante conseguenze nefaste dell’avvento dei computer negli scacchi. Però il computer è anche un grande alleato, pensiamo al gioco on-line e alle partite in diretta dei grandi tornei…
    Certo che dopo Kasparov vs Deep Blue qualcosa è cambiato per sempre, gli scacchi hanno perso quell’aurea di mistero che avevano prima, per i profani come per gli scacchisti stessi, che veneravano i grandi maestri quasi fossero dei santoni, anziché demolire le loro partite con un click…

    Ma non voglio cadere in un loop negativo proprio oggi che devo rifinire l’editoriale per la rivista che andrà in stampa lunedì mattina. Allora, sforziamoci di pensare positivo, o almeno di fissare alcuni punti da cui ripartire:

    1) se le Olimpiadi di Monaco di Baviera del 1972 non fossero iniziate alla fine di agosto di quell’estate memorabile, ma si fossero svolte nel periodo più tradizionale di luglio-agosto, forse il mondo avrebbe ignorato Fischer e Spassky e io stesso anziché avvicinarmi agli scacchi avrei guardato l’atletica in TV (no, no… questa dell’evento un po’ casuale, come fu Azzurra per la popolarità della vela in Italia, l’ho già scritta di sicuro, non ricordo quanto è una cartuccia che ho già sparato…)

    2) Maria Teresa e Mattia, che non sono “giocatori di scacchi” ma che ovviamente ne sanno molto più dell’uomo della strada, avendo la sfortuna di essere moglie e figlio del sottoscritto, l’altro giorno a tavola parlando delle patte di Mosca e della super-preparazione teorica di Anand e Gelfand hanno sentenziato che se gli scacchi sono arrivati a questo punto l’unico rimedio è abbandonare la partita lunga per la partita rapid (credo intendessero qualcosa come 30 minuti a testa + incremento). Almeno ci sarà “movimento” e la qualità del gioco non sarà malaccio, in fondo in qualsiasi sport il gesto atletico, il virtuosismo, devono essere istantanei, non freddamente preparati con l’aiuto di 10 computer e 5 secondi che non dormono per un mese. Quando devi tirare in porta mica puoi consultare un database e analizzare la posizione per mezz’ora… Ok, se dobbiamo abbandonare la partita lunga siamo alla frutta, comunque ricordiamo che Kasparov ha profetizzato la fine della storia del campionato del mondo di scacchi entro il 2030 se non ricordo male.

    3) Andrei Filatov, lo sponsor (o mecenate?) amico di Gelfand nell’intervista che ha concesso a Ian Rogers e che pubblichiamo in questo numero ha ideato questa bella formula di associare gli scacchi all’arte, scegliendo una location di prestigio assoluto come la Galleria Tretyakov. E da quello che dice sembra convinto. Oh, finalmente un bel tipo positivo! E ci ha messo pure 2 milioni e mezzo di dollari.
    Però mi ha colpito questa frase nell’intervista: “Non potevo credere che uno sport così incredibile potesse incontrare difficoltà a trovare degli sponsor.” E ancor di più la domanda che alla fine l’intervistato ha rivolto all’intervistatore: “Come mai il match non ha avuto un sostegno ampio ed entusiasta da parte degli scacchisti professionisti?” (facendo capire che si riferiva proprio a una categoria di persone che lui ammira molto e che si proponeva di aiutare, organizzando questo evento…)

    HELP!

    • avatar
      Marramaquis 26 Maggio 2012 at 19:28

      Ringrazio Roberto Messa per l’apprezzamento dimostrato e soprattutto per il suo simpatico ed articolato commento, sia personalmente sia a nome della Redazione.

  4. avatar
    paolo bagnoli 26 Maggio 2012 at 18:35

    Certo, il 1972 non ritorna e non ritornerà; non è questione di formule, ma di protagonisti, e rimane, inevitabile ed insopprimibile, la presenza dei maledetti (benedetti?) computer. Parecchi anni fa, il grande David Bronstein affermava che, per un GM, un’ora di tempo totale per l’intera partita bastava e avanzava. E’ forse questa la “formula” giusta? Potrebbe essere…
    Sono rimasto fuori dall’ ambiente scacchistico per oltre vent’anni (all’incirca gli ultimi vent’anni del secolo scorso) e, quando mi sono timidamente riaffacciato a bassissimo livello, constatando quanti danni fossero stati fatti da dirigenze… ehm… spregiudicate, mi è venuta in mente un’altra battuta del grandissimo Petrosian: “Ottanta Grandi Maestri? Troppi!”

  5. avatar
    Mongo 26 Maggio 2012 at 18:44

    Tanto per cambiare: patta anche l’undicesima. 😉
    “A l’è tutto sbagliato; a l’è tutto da rifare” – diceva un altro grandissimo!!

  6. avatar
    frengo 26 Maggio 2012 at 18:55

    Sono d’accordo con i parenti di Messa, anche se non mi e’ chiaro come l’accorciare i tempi di riflessione possa combattere la preparazione casalinga. Onestamente non vedo il nesso.

    frengo

    • avatar
      fds 26 Maggio 2012 at 19:24

      Mi vien da dire che è vero il contrario: in partita con tempi di riflessione accorciati la migliore preparazione casalinga farebbe la differenza.

      Comunque, bell’articolo e interessanti commenti.

    • avatar
      Roberto Messa 26 Maggio 2012 at 19:39

      Infatti è la soluzione proposta da due incompetenti! 😉
      La loro speranza o illusione è che con meno tempo la regola principe dei match (safety first, come ha ricordato Kasparov pochi giorni fa) possa lasciare spazio a una maggiore intraprendenza, alla convenienza di scegliere aperture più sbilanciate, magari contando su un numero di partite ben superiore a 12 che permetta di rimontare facilmente una sconfitta di percorso.
      Riguardo alla preparazione super-computerizzata i due incompetenti di cui sopra proponevano addirittura di isolare i due giocatori per tutta la durata del match, senza secondi e soprattutto senza computer!

      • avatar
        Massimo Benedetto 27 Maggio 2012 at 08:38

        Il problema è che ormai gli scacchi sono diventati un gioco noioso.
        Tutte le scoperte in campo teorico sono state fatte. Non vi sono più misteri: di qualsiasi linea di apertura, di posizione del mediogioco, di finale di partita, si conosce praticamente tutto.
        I libri e le riviste di scacchi recenti non servono assolutamente a nulla. Sono solo un inutile ripasso di cose già dette e ridette da centinaia di autori precedenti.
        Con questi presupposti come si può pretendere l’attenzione degli sponsor verso il nostro gioco?
        Il tempo di riflessione conta ben poco, la verità è che assistiamo ad una controtendenza: gli scacchi moderni appassionano sempre meno persone.
        E allora che fare? Bisogna, a mio avviso, risolvere il problema alla radice: mettere fuori gioco il dannato computer! E ciò è possibile solo cambiando le regole del gioco rendendolo più complesso.
        E dico che la soluzione non sono i fischer-random, ma l’allargamento della scacchiera a 10×10 con l’aggiunta di nuovi pezzi.

        • avatar
          Marramaquis 27 Maggio 2012 at 09:03

          Mi hai letto nel pensiero, stavo per scrivere la stessa cosa.
          Una rivisitazione profonda del gioco potrebbe essere una soluzione, senz’attendere il 2030 e il prosciugamento definitivo dell’inventiva.
          Propongo anch’io una scacchiera 10×10.
          Fra l’Alfiere e il Re (e la Regina, quindi sulle colonne “d” e “g”, un nuovo pezzo: l’Elefante (o Pil).
          L’Elefante si muove in tutte le direzioni, quindi come il Re e la Regina, ma, diversamente dal Re, può scegliere, in ogni sua mossa, se spostarsi di una casa o di due case.
          Che ne dite?

          • avatar
            Roberto Messa 27 Maggio 2012 at 09:36

            Non so spiegare il perché, ma qualcosa dal profondo mi genera una sorta di allergia verso la sostituzione degli scacchi di secolare tradizione con nuovi giochi di maggiore complessità. E’ una banale reazione cutanea, non fateci caso 🙂

            • avatar
              Zenone 27 Maggio 2012 at 09:42

              Sì, è quello che volevo esprimere nel mio commento.Vanno migliorati gli attori (giocatori, dirigenti, appassionati ecc.) e non il gioco, così affascinante e carico di “umanità”.

            • avatar
              Massimo Benedetto 27 Maggio 2012 at 10:14

              Mi permetto di dire che la “secolare tradizione” è in realtà il frutto di un evoluzione delle sue regole. Gli regole degli scacchi al tempo dei Califfi erano diverse da quelle attuali.
              Non esisteva l’arrocco, la presa en-passant, la promozione a donna. La regina era un pezzo a corto raggio, l’alfiere controllava le diagonali a case alterne.
              Un gioco talmente statico insomma da richiedere l’introduzione dei cosiddetti tabiya, posizioni di apertura predeterminate con lo scopo di evitare di perdere tempo a portare a contatto i pezzi per iniziare il combattimento.
              Un evoluzione per molti versi simile agli scacchi l’hanno subita anche altri importanti giochi da tavolo come il backgammon, il bridge, e la dama.

              • avatar
                Massimo Benedetto 27 Maggio 2012 at 10:46

                Ovviamente volevo scrivere “le regole” e non “gli regole”. 😀
                Questo maledetto tablet spesso mi gioca brutti scherzi. Tra i vari difetti, la tastiera si blocca mentre scrivo, il correttore automatico funziona male etc.
                Un consiglio spassionato: se volete acquistare un tablet lasciate stare l’ipad. E’ un prodotto pessimo, come il sistema operativo OS. Orientatevi sul Galaxy col sistema Android.

                • avatar
                  Vincent 27 Maggio 2012 at 10:54

                  Grazie per le dritte Massimo! Come software scacchistico sai se c’è qualcosa, possibilmente freeware, su Android?
                  Ah, ci avevi promesso un articolo su SoloScacchi: non ci far aspettare troppo!
                  Grazie, saluti a tutti gli amici di SoloScacchi!
                  Vincent

                  • avatar
                    Massimo Benedetto 27 Maggio 2012 at 11:02

                    Ciao Vincent,
                    sicuramente c’è Stockfish per Android che è fortissimo (elo 2600 su processore quad core).
                    L’articolo è in dirittura di arrivo. Non vorrei scrivere le solite banalità quindi lo sto rifinendo.
                    Buona domenica.

  7. avatar
    Roberto Messa 27 Maggio 2012 at 09:21

    Aggiungo una considerazione molto marginale: oggi è domenica ed è giorno di riposo. Così il mondiale perde centinaia di spettatori in sala a Mosca e forse milioni di seguaci on-line. Avete mai visto un GP di formula uno il lunedì? E poi perché così tanti giorni di riposo? Con la stessa durata di questo match ci potevano stare 16 partite intercalate da 3 o 4 riposi. Più scacchi giocati e meno tempo per memorizzare estenuanti sequenze teoriche…

    • avatar
      Marramaquis 27 Maggio 2012 at 10:02

      Non è marginale, è esattamente ciò che sostenevo nel mio articolo: pare che chi comanda fa di tutto per nascondere il gioco agli occhi della gente.
      Sulla scacchiera 10×10 e l’Elefante, capisco bene la reazione cutanea.
      Anche a me, amante della tradizione, veniva mentre lo scrivevo. Ma l’idea era un frutto della disperazione, una sorta di ultima spiaggia, mai da scartare a priori.
      Mah, per fortuna che oggi c’è il Giro d’Italia …

      • avatar
        Massimo Benedetto 27 Maggio 2012 at 10:56

        Recentemente mi sono appassionato al flipper. 😉
        Uno sport divertentissimo e per nulla banale.
        Esiste anche una federazione mondiale (e la sua sezione italiana) che organizza un regolare campionato. E’ la IPFA (International Flipper Pinball Association).
        Me ne frego se Morgranzini ha guadagnato la seconda norma di GM quando al mondo ci sono ragazzi che alla tenera età di 14 anni hanno conseguito con facilità questo titolo.

        • avatar
          Roberto Messa 27 Maggio 2012 at 11:15

          No. Nessuno al mondo, nemmeno Capablanca, ha conseguito questo titolo con facilità.
          E’ dimostrato che oltre al talento ci vogliono circa 10 anni di passione, di studio, di allenamento, di fortissima determinazione per raggiungere l’eccellenza scacchistica.

          • avatar
            Massimo Benedetto 27 Maggio 2012 at 12:05

            La facilità con cui si consegue il titolo di GM, come qualunque altro traguardo nella vita, dipende principalmente dal talento, e Capablanca era un talento puro. Lo dimostra il fatto che, per sua stessa ammissione, Capablanca studiava pochissimo.
            Tra l’altro quando Capablanca iniziò la sua carriera il titolo di GM non esisteva nemmeno. Fu al termine del torneo di San Pietroburgo del 1914 che lo zar Nicola II creò questo titolo onorifico attribuendolo ai primi cinque classificati, e precisamente Lasker, Capablanca,Alekhine, Tarrasch e Marshall. Quindi i primi GM della storia – oggi li si definirebbe “super GM” – ottennero questo titolo praticamente honoris causa.
            L’introduzione dell’elo, delle norme etc. sarebbe venuta solo cinquant’anni dopo.
            Tutte queste belle cosine sono raccontate, tra l’altro, su un numero speciale della Sua rivista (credo l’ annata 1988) dedicato integralmente a Capablanca.
            Riguardo ai criteri con cui oggi si consegue il titolo di GM ci sarebbe molto da discutere (e da criticare).
            Penso ad un articolo di Tal pubblicato sempre da Torre & Cavallo negli anni ottanta, nel quale racconta come solo per conseguire il titolo di maestro, a parte i risultati conseguiti nei tornei di qualificazione, la federazione scacchistica sovietica imponeva di superare un esame finale. Gli oppose un forte maestro nazionale (un certo Sajgin) che Tal dovette battere in un match al meglio delle sei partite.

            • avatar
              El Chulo 27 Maggio 2012 at 18:03

              Credo che questo dei campioni che non hanno studiato o che hanno studiato poco sia un mito da sfatare. Col solo talento si arriva fino ad un certo punto. Capablanca, Fischer e Kasparov hanno studiato tantissimo, pensiamo per esempio solo ai finali: tutti e tre fortissimi e nel finale occorre studio, studio e ancora studio!

              • avatar
                Massimo Benedetto 27 Maggio 2012 at 20:23

                Del primo ne dubito: basta guardare il repertorio d’apertura.
                Il secondo e il terzo hanno studiato tantissimo ma senza l’aiuto del computer.
                Kasparov ha iniziato a utilizzare il computer solo diversi anni dopo essere diventato campione del mondo. Ciò gli ha permesso di raggiungere l’elo stratosferico di 2846 (se non ricordo male).
                Il computer ha accorciato drasticamente i tempi dello studio occorrente per arrivare ai livelli di maestria: basta solo saperlo usare con razionalità e senso critico.
                Se Fischer avesse avuto a disposizione un laptop da 600 euro, il programma Houdini che ne costa appena 50, e un database di cinque milioni di partite, per scoprire i segreti della variante del pedone avvelenato avrebbe impiegato un mese anzichè una decina d’anni!

            • avatar
              Roberto Messa 27 Maggio 2012 at 21:56

              Naturalmente sapevo che il titolo di grande maestro fu istituito ufficialmente dalla Fide solo nel secondo dopoguerra, se non altro perché è noto che Esteban Canal si rifiutò di presentare il carteggio necessario e solo molti anni dopo qualche benemerito della FSI si adopero per convincere la Fide a concedergli almeno il titolo “honoris causa”.
              Andando di fretta, quello che volevo far capire è che non credo sia del tutto vero che Capablanca non abbia messo la gobba negli scacchi, almeno per un certo e abbastanza lungo periodo della sua vita.
              Infine è vero che oggi ci sono troppi GM ma è anche vero che di giocatori fortissimi sul pianeta oggi ce ne sono mille volte di più che non ai tempi di Capablanca. E se il computer ha accorciato (ma solo di 2 o 3 anni e solo per alcuni supertalentosi) i tempi minimi per raggiungere la maestria, non vuol dire che passare migliaia di ore della propria vita davanti al monitor a vivisezionare aperture (e avversari) non richieda la massima dedizione e forza di volontà.

              • avatar
                Massimo Benedetto 27 Maggio 2012 at 22:56

                E su quest’ ultima affermazione sono in linea con lei.
                Lo sforzo intellettivo, peró, che tale tipo di preparazione richiede è di natura assai diversa – per non dire povera – e molto meno stimolante di quello richiesto all’epoca di Fischer.
                Sono convinto che gli scacchi hanno senso di esistere in quanto palestra della mente intesa principlmente come capacità di ragionare, di pianificare e di calcolare, e non di ricordare migliaia di varianti e posizioni teoriche.

  8. avatar
    Zenone 27 Maggio 2012 at 09:29

    Mi permetto di esprimere un punto di vista diverso da quelli fino a qui presi in considerazione dagli addetti ai lavori, ben più competenti di me, che sono intervenuti con i loro ottimi e condivisibili commenti.
    Sembra che l’uso dei computer sia la causa di tutti i mali del nostro gioco ad alto livello (perché nei tornei nazionali, per fortuna, il piacere e la voglia di giocare sono ancora presenti come il volano degli scacchi). Poichè credo che non si possa tornare indietro, bisogna intervenire non tanto sul gioco (la tecnologia probabilmente affronterebbe in maniera vincente/convincente la sfida di una scacchiera di dimensioni maggiori, dell’uso di nuovi pezzi e quant’altro), gioco bello e affascinante così com’è perché porta con sè anche la tradizione e la storia, ma sui giocatori.
    Se si è ritenuto da più parti di dover intervenire per impedire le “patte veloci” (giuta o sbagliata che sia tale proposta) ciò sta a significare che vi è una scarsa combattività tra i giocatorie al “top” (che sono quelli che attirano l’interesse degli appassionati e quindi degli sponsor), che mi sembra sia stata lamentata anche nei commenti al mondiale.
    Quindi indurre alla maggiore combattività chi è giunto ad altissimi livelli (perché a liveli più bassi forse è comprensibile che il professionista che non ha ambizioni mondiali pensi a portare lo stipendio a casa) e deve dimostrare di avere qualcosa in più per il pubblico e per il gioco, potrebbe essere una soluzione. Ma come farlo? Aumentando il valore del titolo di Campione del Mondo. Siamo sicuri che il mondiale di oggi no sia solo un altro modo per dividersi una borsa tra due grandi giocatori e quindi sia considerato alla stregua di un qualsiasi torneo?
    Beh, qui mi fermo. Le risposte devono essere date proprio dagli addetti ai lavori, anzi dalla “politica” scacchistica internazionale. A proposito, chi si propone come prossimo presidente della federazione internazionale? Nessuno? Ah peccato…
    La “base”? E’ quella che muove il movimento, quella che acquista i libri, i programmi, frequenta corsi, si iscrive ai tornei e alle federazioni, che guarda i tornei on-line e quindi permettere agli organizzatori di vendere il “prodotto” scacchi al meglio e trovare sponsor. La possibilità che la “base” possa intervenire sulle decisioni che contano è bassissima, se non nulla, proprio perché ampia, non organizzata e ancora legata all’amore per il gioco. E’ in alto che ci vuole la sufficiente onestà intelettuale per prendere decisioni e fare scelte per il futuro del nostro gioco, che comunque, statene certi, rimarrà immutabile e legato all’uomo perché gli scacchi veri,scusatemi, si giocano nei circolo, tra gli amici, per il piacere di giocare, senza temere di commettere errori (alla faccia del computer)e magari commentare davanti ad una birra.
    Grazie.

  9. avatar
    Roberto Messa 27 Maggio 2012 at 09:29

    En passant complimenti a Mogranzini che a Gallipoli ha centrato la seconda norma di GM.
    Sono notizie che aiutano, insieme a tutte quelle che riguardano Caruana, sempre più “inseguito” dai media nazionali.
    Forse conviene concentrarsi sul lavoro che c’è da fare in Italia. Come scrive Marramaquis nell’articolo, sono la diffusione e la promozione dalla base, nelle scuole ma non solo, che danno i frutti più duraturi. Vedasi i numeri dei vari camp. italiani giovanili e studenteschi.

    • avatar
      Ramon 27 Maggio 2012 at 10:02

      Direttore, l’ho vista tra i preiscritti a Porto Mannu… non mi son sbagliato vero?!? 😉 Grande e graditissimo ritorno agli scacchi giocati in un torneo a cadenza lunga! Ci può raccontare qualcosa su questo tanto atteso rientro? 😛

      • avatar
        Roberto Messa 27 Maggio 2012 at 11:25

        Sono di fatto inattivo del gennaio 1988 quando assunsi la direzione di Scacco. Non per mancanza di “desiderio” ma per assoluta mancanza di tempo.
        Poi ho giocato un paio di festival nel 1995 e 96. Finalmente ho pensato che era ora di farne almeno un altro, ma a una settimana da Porto Mannu la mia autodiagnosi è: livello di gioco obiettivamente scarso, preparazione quasi zero.
        Comunque vada temo che il lavoro mi impedirà di iscrivermi ad altri tornei nei prossimi anni.
        Comunque vada sarà una bella emozione!

        • avatar
          alfredo 29 Maggio 2012 at 12:08

          In bocca al lupo!!!

  10. avatar
    paolo bagnoli 27 Maggio 2012 at 10:25

    Zenone non ha tutti i torti, anzi… Ricorro ancora ai miei ammuffiti ricordi, e mi sovviene di una proposta che conta quasi cento anni e che va – creco – considerata.
    Patta col Nero = 0,6 , patta col Bianco = 0,45 (sia in torneo che in match). Si creerebbe uno “scompenso” che renderebbe un po’ più difficili i calcoli di classifica da parte di ogni singolo giocatore, così come il supplemento di proposta che contempla 0,95 per la vittoria col Bianco e 1,1 per quella col Nero.
    Oppure: 50 minuti col Bianco, 1 ora col Nero con eventuale +30 secondi per mossa.
    Proposte di un incompetente, ovvio, e ricalco le orme di Zenone proponendo un incremento dei tornei di livello medio-basso (open bloccati a livello di CM, ad esempio, o a livello Elo 2000, sempre ad esempio).
    E scusate l’incompetenza…

  11. avatar
    Vincent 27 Maggio 2012 at 10:44

    Altro che incompetente! Un plauso alla modestia… e poi si tratta di idee originali e creative, direi spunti interessantissimi!
    In ogni caso sono anch’io per il “partito Zenone”: sono gli attori su cui bisogna “lavorare”, il gioco è già meraviglioso così. Ovvio che da 2700 in su ci può stare un livellamento dei valori ma il 99,99% della popolazione scacchistica mondiale sta, ahimé, ben sotto quella fascia, no?
    Saluti da un incompetentissimo!!! 😉

  12. avatar
    Mongo 27 Maggio 2012 at 12:12

    Uhm, su questo sito ‘girano’ troppi incompetenti. 😉
    Ce la avessi io la vostra incompetenza, minimo avrei circa 800 punti Elo in più. 😆

  13. avatar
    Fabio Lotti 27 Maggio 2012 at 13:32

    Gli scacchi sono un gioco noioso se lo si fa diventare noioso. Ieri al Cral del Monte dei Paschi di Siena torneo del quarantennale dalla nascita dell’associazione per grandi e piccini. Poi presentazione del libro “Ottocento anni di scacchi a Siena” di Mario Leoncini e infine abbuffata sul rinfresco. Io mi sono divertito (anche perché mi sono beccato una coppa)… 🙂
    Salutone a Roberto Messa e alla sua magnifica creatura (la rivista).

    • avatar
      Zenone 27 Maggio 2012 at 13:47

      Vedi che ci intendiamo. Gli scacchi sono belli per essere giocati ad ogni livello, sono belli per le amicizie che nascono (e anche per le rivalità), sono belli per noi della “base” in ogni occasione che abbiamo per giocare. Se quelli lassù..i “top” dei “top” capissero che noi ci facciamo venire il torcicollo per guardarli e aspettare qualche colpo di classe e sentissero tutto il peso morale di ciò, forse si impegnerebbero un tantino di più per noi, per loro e, soprattutto, per gli scacchi.
      Grazie.

  14. avatar
    Rober 27 Maggio 2012 at 20:11

    Trovo che il problema di eventi scacchistici noiosi riguardi oggi solo quelli fra i top-player; quindi non vedo motivo di stravolgere le regole di un gioco che per il 99,9% dei praticanti vanno benissimo; piuttosto bisognerebbe sperimentare nuove strade (oltre a nuove location: va bene il museo ma sempre a mosca siamo!!!) che rendano più difficile la superpreparazione a casa.
    Due esempi possibili: 1)ridurre al massimo dei tempi di recupero fisiologici (2 settimane/1 mese e non 1 anno!) gli intervalli fra torneo dei candidati e match finale (secondo me il format più affascinate); 2) come mi pare succede nella dama internazionale e come ha fatto di recente un norvegese in un torneo riuscitissimo fra computer sorteggiare, in modo equo naturalmente, le prime 3/4 mosse dell’apertura.

  15. avatar
    paolo bagnoli 27 Maggio 2012 at 22:29

    Quando, una quarantina d’anni fa, si seppe che nella dama si stava realizzando il sistema di sorteggio dell’apertura, parecchi scacchisti di ogni livello scrollarono le spalle dicendo: “Negli scacchi non succederà mai”. La presenza di una tale proposta testimonia dello squallore che si sta manifestando ai più alti livelli, ma… cosa importa a noi schiapponi dei “massimi livelli”?
    Sono comunque d’accordo sul fatto che il supporto fornito dai computer non ha vie d’uscita: tatticamente, quei cosi sono formidabili.
    Sono d’accordo anche con Messa sull’orticaria che si manifesta di fronte a proposte di scacchiere più larghe, o più profonde, o più densamente popolate.

    • avatar
      lordste 28 Maggio 2012 at 16:40

      Quoto Bagnoli e Messa sull’orticaria.
      :mrgreen:
      (anche perchè… proprio l’Elefante? e perchè non altri pezzi eterodossi, dal Grillo all’Amazzone? oppure una bella coppia di Bombarde stile scacchi cinesi?? e poi.. perchè quel movimento, l’Elefante? quello degli scacchi cinesei -ad esempio – si muove in diagonale come l’Alfil degli scacchi medioevali…;)
      Sarei più possibilista sugli scacchi 960, regole già ben definite, non servono pezzi nuovi ma con una teoria delle aperture 960 volte più vasta (e tutta da scrivere) 💡

      • avatar
        Marramaquis 28 Maggio 2012 at 17:45

        Ricordavo che Chicco citava l’Elefante (o Pil) come uno dei pezzi del persiano “Chaturanga” (VI o VII sec. d.C.), mi è venuto alla mente mentre scrivevo, ma è un esempio come ce ne possono essere altri mille.
        Lo stesso vale per il suo movimento, che a me piace immaginare molto diverso dagli altri, quindi: perché “non” quello?
        Nessuno, del resto, può dire come sarà, se ancora ci sarà, il nostro gioco fra dieci o quindici secoli, una ulteriore evoluzione (di cui parlava anche Massimo Benedetto) potrebbe essere inevitabile.

  16. avatar
    Mongo 28 Maggio 2012 at 15:55

    Mondiale: Patta anche la 12esima, Anand e Gelfand chiodono la loro sfida mondiale sul 6 pari. Da domani a meno di ulteriori turni di riposo, i due sono ‘stanchissimi’, il tie-break. 👿

    • avatar
      Jas Fasola 28 Maggio 2012 at 21:54

      Giocano mercoledi’ 30 alle 10 di mattina (a Mosca mezzogiorno di fuoco)

  17. avatar
    Roberto Messa 28 Maggio 2012 at 17:04

    Solo 22 mosse, che delusione. Il titolo mondiale verrà assegnato agli spareggi rapid o lampo.
    Avranno ragione anche quelli che, portando esempi pratici di partite patte probabilmente combinate e statistiche di qualche torneo, dicono che la regola di Sofia non serve a diminuire le patte, ma almeno, se oggi quei due avessero continuato, anch’io scacchista miserabile avrei visto quale poteva essere la conclusione pattante. Tutto quello che mi riesce di capire alla 22esima mossa è che ci sono due Torri parte, un Alfiere contro Cavallo, 6 pedoni bianchi e 5 neri. Il pedone in più non sembra importante per tutta una serie di motivi, ma se avessi visto le loro mosse successive avrei capito, avrei imparato, mi sarei convinto appieno della lungimiranza di Gelfand nel sacrificare un pedone per liberare i pezzi dopo l’apertura…
    Basta, passo e chiudo. Ora penserò solo ai “miei scacchi” in vista di Porto Mannu…

    • avatar
      Massimo Benedetto 28 Maggio 2012 at 22:14

      Al di la delle sue giuste critiche per un match non entusiasmante, i due contendenti hanno giocato degli scacchi di altissimo livello e molto istruttivi.
      Seguendo con attenzione i commenti alle partite dei GM in sala stampa posso dire di aver imparato molto sia di teoria delle aperture (ad esempio il modo corretto di trattare la variante Karpov della Nimzo-Indiana) che della teoria del mediogioco (il trattamento dei pedoni doppiati nelle posizioni che derivano dalla siciliana Rossolimo).
      E lei pecca di falsa modestia quando si definisce “scacchista miserabile”. Io, come tutti gli appassionati che seguono gli scacchi da almeno trent’anni, la considero un pezzo di storia importante dello scacchismo italiano, sia come giocatore che come giornalista.
      Auguri per Porto Mannu.

      • avatar
        Roberto Messa 29 Maggio 2012 at 00:26

        In effetti mi sento un po’ meno miserabile dopo aver letto che anche Kramnik non ha capito perché hanno pattato a quel punto (ma qualche maligno interpreterà la dichiarazione di Vlad nel senso che lui avrebbe offerto la patta già qualche mossa PRIMA 😉
        Io avrei davvero voluto vedere come i due protagonisti arrivavano alla patta nel gioco vivo, non con le spiegazioni a posteriori.
        Per me è un giorno infausto. Buonanotte.

        • avatar
          Marramaquis 29 Maggio 2012 at 06:38

          Mi piacerebbe sapere se in un match Nakamura-Morozevich l’importanza della posta in palio e l’inevitabile tensione avrebbero condotto, o no, allo stesso triste risultato.

  18. avatar
    Zenone 28 Maggio 2012 at 21:19

    Tutto questo non fa che ribadire il concetto da me espresso: il problema non è la patta in sè, che io ritengo un risultato che deve assolutamente persistere nel nostro gioco, ma il tipo di patta. Se due “top” pensano di giocarsi un mondiale a partite veloci e non si preoccupano di ciò che pensano i “tifosi”, vuol dire che è garantita la borsa, sono garantiti i futuri tornei, gli sponsor ecc. insommma il titolo di campione del Mondo non ha alcun valore aggiunto.
    Se poi restano delusi gli addetti ai lavori probabilmente “Houston abbiamo un problema”.
    Peccato!

  19. avatar
    paolo bagnoli 28 Maggio 2012 at 21:59

    Ricordate Brissago? Un match vergognoso, sia dal punto di vista tecnico che da quello agonistico, come venne detto da quasi tutti gli addetti ai lavori. Oggi siamo ancora una volta in questa situazione: aperture computerizzate, medio gioco “tecnico” e tanti saluti…
    Aridatece i puzzoni: Alekhine, Capablanca, Lasker e via fantasticando. Ripeto: non è tanto questione di formula, ma di protagonisti (e di quattrini).
    A proposito di quattrini: un bel fifty-fifty e non se ne parla più. O no? Ma guarda ‘sto Bagnoli, così maligno e sospettoso…

    • avatar
      Massimo Benedetto 28 Maggio 2012 at 22:19

      Lo vede allora che ho ragione io? 😉
      Auguri per le sue 71 primavere!

  20. avatar
    paolo bagnoli 28 Maggio 2012 at 22:01

    … e domani per me sono settantuno!…

  21. avatar
    Mongo 29 Maggio 2012 at 00:08

    Mi è venuto in mente la prima sfida mondiale tra i due K, poi annullata dalla FIDE.
    Quante patte fecero i due?
    D’accordissimo con voi che c’è poi patta e patta; quoto in pieno ciò che ha detto Messa e cioè che la partita di oggi sarebbe dovuta continuare ancora una ventina di mosse per consentire agli internauti che la seguivano di apprendere la giusta strategia pattante.
    In ogni caso, se ci va bene, avremo il futuro campione del mondo che è ‘solo’ il sesto giocatore in lista Elo!!! 👿

  22. avatar
    Fabio Lotti 29 Maggio 2012 at 08:21

    Dunque: 1) Auguri a Paolo Bagnoli.
    2) Un in bocca al lupo a Messa per il suo torneo.
    3) Un invito a tutti, compreso me stesso, a vivere gli scacchi in maniera più spensierata.

    • avatar
      Jas Fasola 29 Maggio 2012 at 13:08

      mi associo negli auguri a Paolo, nell’in bocca al lupo a Roberto e anche per il terzo punto 😉

  23. avatar
    alfredo 29 Maggio 2012 at 12:06

    Auguri a Paolo Bagnoli e grazie per tutto quello che ha fatto e farà

  24. avatar
    LB 29 Maggio 2012 at 13:58

    Anand e Gelfand non sono tenuti a spiegare alla scacchiera il motivo di una patta.. per quello c’è la conferenza stampa oppure abilissimi commentatori e motori.

    Considerazioni finali dopo le 12 partite a cadenza classica:
    – anand e gelfand sono giocatori fortissimi e preparatissimi
    – sia per stile che per scelta tattica hanno entrambi cercato di minimizzare i rischi
    – anand non è al massimo, può essere il normale declino o un periodo di poca forma, e questo ha avuto vari risvolti psicologici

    Sulla struttura del mondiale, meno giorni di riposo e 16 partite, spareggi rapid e in caso di parità il campione rimane in carica (l’armageddon è abbastanza truce..).

    Sullo “spettacolo”: la causa principale del poco spettacolo è dovuta allo stile dei giocatori, ma chi comprende gli scacchi e prova ad immaginarsi l’agonismo e la tensione di un mondiale, ha trovato questa sfida estremamente eccitante, anche grazie alla diretta. Secondo me il problema nasce tutto dal computer.. in troppi fanno i fenomeni con le loro varianti lette sul motore, sembra tutto facile ahah lontanissimi dalla realtà.. ogni mossa di questa sfida è stata di una pesantezza agonistica e tecnica assoluta.
    C’è di meglio?? Certo, con altri protagonisti si avranno altre partite in futuro, ma questo è quello che passa il convento ora, questi sono gli scacchi attuali.. a quei livelli c’è un forte livellamento (e sto parlando solo dell’elite, e non in termini di elo, caruana per esempio ancora non ci fa parte). In futuro non è detto che la cosa cambi.. penso che il livello dei top si sia alzato tantissimo e tutto si giocherà sul filo del rasoio (penso ad un aronian-carlsen).

    • avatar
      Pantagruel 29 Maggio 2012 at 15:18

      Sì, alla fine sono sempre grandi campioni e forse abbiamo un po’ eagerato nelle critiche.
      La verità è che l’amatore, l’appassionato, vorrebbe vedere qualcosa di più frizzante, tagliente, emozionante. Le mosse giocate fin qui forse sono le migliori, forse ci sono piani e strategie sottese in ogni singola mossa che a noi comuni mortali sfuggono, eppure qualcosa manca. Chiamatela fantasia, coraggio di sperimentare a tavolino “il nuovo” e l’inatteso, non fino al “romantico” ma qualcosa che sappia meno di silicio, di piattamente corretto. Ecco, sì, ci manca un po’ di anima, di sentimento anche se capisco che a nessuno piaccia perdere e soprattutto ci sono interessi che non permettono di osare, di regalare bel gioco,di sperimentare…

  25. avatar
    LB 29 Maggio 2012 at 15:32

    Io questo lo capisco, sono un amante della tattica e della strategia.. il problema degli scacchi è che se qualcuno non fa qualche imprecisione non si creano i presupposti per i fuochi d’artificio. Vai tranquillo che questi due avessero avuto una minima chance di attacco (corretto eh! con questi due sacrificare “alla Tal” non so quanto sia conveniente) l’avrebbero colta al volo. Certo con giocatori come Kasparov o più di recente Topalov forse qualche novità più elettrizzante in apertura si sarebbe vista, ma anche da questo punto di vista dipende dallo stile, dalle aperture scelte e dalla strategia su tutto il match.. inoltre qualche novità si è vista. Anche l’ultima partita è stata abbastanza didattica su sviluppo-tempi-materiale.

  26. avatar
    Marramaquis 29 Maggio 2012 at 16:07

    Siamo tutti convinti (perfino Mongo, Martin ed io) di essere di fronte a due campioni e ad un alto, altissimo livello di gioco, e ciò è apprezzabile e apprezzato.
    E’ parimenti naturale che, come dice Pantagruel, il pubblico degli appassionati ambisca vedere qualcosa di più elettrizzante.
    Tutto ciò non toglie, lo vorrei ripetere, che il mondiale, questo mondiale, e lo dico con personale spensieratezza (credimi, Fabio)ma con amarezza (ed era appunto il tema di fondo del mio articolo), ha rappresentato l’ennesima occasione perduta per la propaganda del gioco.
    Noi, appassionati di oggi o di ieri, lo viviamo, come appare dai qui presenti commenti, sotto diversi e ugualmente rispettabili punti di vista, ma sarebbe molto, molto bello se queste rare occasioni sapessero anche trasformarsi in semina per tantissimi appassionati di domani.
    Così non è stato, e non sarà mai finché riterremo di accettare, senza discuterle e provare a migliorarle, le scelte e le decisioni di chi ha il potere.

  27. avatar
    paolo bagnoli 30 Maggio 2012 at 09:40

    Ringrazio tutti per gli auguri, e vado a commentare il messaggio di Pantagruel, che mi trova d’accordo al 99 % . L’invocazione al coraggio, al “rischio”, alla “novità” era insita nel mio messaggio precedente (Aridatece i puzzoni), ma mi rendo conto che la preparazione computerizzata ormai la fa da padrona.
    Per un vecchietto come me è un po’ malinconico…

    • avatar
      Massimo Benedetto 30 Maggio 2012 at 20:04

      La gioventù è una condizione dell’animo che si raggiunge solo ad una certa età.
      Mi pare che l’abbia detto Pascal.

      Comunque studiare gli scacchi col computer può dare enormi soddisfazioni. Io spesso rimango estasiato di fronte all’elegante bellezza delle combinazioni di matto che la macchina riesce a scovare anche nelle posizioni apparentemente piatte o con un numero ridotto di pezzi.

  28. avatar
    Marramaquis 30 Maggio 2012 at 20:16

    Sarà senz’altro così, però consentitemi almeno di sperare che a Porto Mannu uno come Roberto Messa sappia far meglio di qualche giovane computer …e che, comunque vada, sappia ritrovare le emozioni di un tempo, quelle emozioni che, fortunatamente, ancora ci dividono dalle macchine.

  29. avatar
    HK 8 Giugno 2012 at 12:20

    Interessante la proposta di Paolo Bagnoli, Patta col Nero = 0,6 , patta col Bianco = 0,45.
    Da ora in poi con i miei amici scacchisti proverò a proporla.

    Le critiche mosse sopra però mi sembrano eccessive, è la finale di un Campionato del Mondo di scacchi che ha richiesto per entrambi i partecipanti tanto studio e sudore, liquidarla come noiosa non è giusto nei confronti dei due contendenti.

    Se le nuove generazioni sapranno fare meglio (rif. a Carlsen & C.) che si rimbocchino le maniche invece di fare i bambini capricciosi sbattendo i piedi a terra.
    Anand sta aspettando il suo successore, basta sedersi di fronte a lui e batterlo in maniera spettacolare come nei vostri sogni.

  30. avatar
    chess 28 Ottobre 2015 at 14:55

    Bellissimo articolo e vedo che gia’ dal 2012 non se ne poteva piu’ di questi scacchi. E si’ che Anand Gelfand, tutto sommato, fu un Mondiale ancora godibile fosse solo per l’incertezza che lo contraddistinse fino alla fine. Che dire, allora, di quelli dopo? Gli ultimi due, Carlsen – Anand, sono stati di una noia mortale tra due giocatori che ahime’ non lasceranno niente in eredita’. Eh si! Forse gli scacchi tradizionali non hanno piu’ niente da dire.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


CLICCA QUI PER MOSTRARE LE FACCINE DA INSERIRE NEL COMMENTO Locco.Ro

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

La Palestra dei Finali

Chess Lessons from a Champion Coach

Torre & Cavallo - Scacco!

Strategia di avamposti

I racconti del Grifo

57 Storie di Scacchi
2700chess.com for more details and full list

Ultimi commenti

Problema di oggi