Glossario Scacchistico Napoletano

Scritto da:  | 20 Giugno 2012 | 6 Commenti | Categoria: Zibaldone

…il seguito di Catello ‘o Bianco e il motore Ca.Ca.

Salve a tutti,

mi chiamo Brunov e sono un vecchio amico di Marramaquís.

Questo pezzo poteva chiamarsi anche “Catello ‘o Bianco Parte Seconda” (se non avete ancora letto la recente prima parte di Marramaquís, allora non potrete comprendere questo mio seguito), ma preferisco identificarlo così perché posso immaginare che ai lettori di SoloScacchi, più che le nostre personali avventure, interessi sorridere un poco con questo “Glossario Scacchistico Napoletano” di cui nessuno, ma proprio nessuno, e ne ho motivi per esserne ben certo, poteva fino ad oggi conoscere l’esistenza.

Insomma, quando apparve sul display del cellulare il numero di Marramaquís, ne fui contento, ma me lo aspettavo. Ascoltai il suo racconto, o meglio lo sfogo, poi gli dissi di star tranquillo, che tutto poteva andare a posto, che bastava aprire la busta gialla e leggere, con calma, il contenuto della lettera. Poi ci saremmo risentiti.

Non sono un chiaroveggente né un pazzo. Vi spiego. La lettera l’ho scritta io di mio pugno, mentre stavo lì, io ho chiuso la busta e l’ho lasciata a Catello Capone perché la desse a Marramaquís!

Tutto nacque quando incontrai al Bar del Lotto il comune amico Giacomino, che mi riferì di aver appena visto Marramaquis e mi parlò del computer di ‘o Bianco e dell’interesse fortissimo del Marram. Poco dopo arrivò una mail di Marram che chiedeva un time-out per le nostre partite. Capii subito che lui era sul punto di partire per Napoli.

Orbene, mio padre era napoletano, conosco perfettamente la città e addirittura Catello Capone, detto ‘o Bianco, perché è un mio lontanissimo cugino di 6°o 7° grado o giù di lì, che peraltro non vedo e non sento da almeno vent’anni. Il tutto era chiaro. Dovevo intervenire in tempo e fermare l’amico Marramaquís. Ma come? Conoscendo la sua testardaggine, difficilmente lo avrei convinto a non andare a Napoli a concludere “l’affare”.

Mi venne un’idea. Dovevo assolutamente rintracciare il cugino Catello (sapevo come fare) e parlargli, ma di corsa, prima che il Marram arrivasse. Salii in macchina e partii per Napoli senza pensarci due volte.

Detto ciò, ecco il testo della mia lettera a Marramaquís chiusa nella ormai famosa busta gialla e, subito di seguito, il Glossario di cui vi parlavo.

Caro amico mio, caro Marramaquis,

quando ho saputo della tua intenzione di andare a Napoli a comprare il supercomputer di scacchi SuperChessChess Ca.Ca. da quel tal Catello Capone “O Bianco” sono rimasto a dir poco perplesso. Tu sai che le mie origini sono in parte partenopee (scusa il bisticcio di parole) ed ho subito intuito che ti stavi cacciando in un impresa non “completamente” a te favorevole. Quando avrai letto fino in fondo questa mia lettera capirai bene perché ho usato l’avverbio “completamente”. Abbi un po’ di pazienza.

La sera me ne andai a letto pensieroso e passai l‘intera notte smaniando, ma poi, verso l’alba, a veder bene le cose, come per miracolo, sono stato pervaso da un chiaro sentimento di fiducia che da tale impresa, in apparenza del tutto catastrofica, sarebbe potuto derivare un effetto per te benefico. Non bisogna mai dimenticare che nella vita quello che ci sembra una nostra vittoria può nascondere un risvolto negativo, mentre, al contrario, è completamente veritiero il detto popolare che “non tutto il male viene per nuocere”. Questa è una cosa che io ho toccato con mano più volte nel mio lavoro di curare le persone; questa è una cosa che noi, appassionati di scacchi, conosciamo bene. Da una posizione vittoriosa, se non è gestita bene, può derivare una disfatta, mentre una situazione critica può stimolare idee, tattiche e strategie che possono condurre alla fine alla vittoria.

Allora, senza dirti niente, sono andato di corsa a Napoli da Catello Capone “O Bianco”, il quale, guarda la straordinaria coincidenza, è un mio lontano cugino. Non mi dilungherò riguardo quello che ci siamo detti (è stato un lungo colloquio), ma, in nome della nostra comune origine, siamo giunti a configurare una soluzione positiva per tutti. E sono tornato a Roma.

Tu mi dirai: ma non era più semplice sconsigliarti di andare a comprare quel computer, dicendomi che in certi posti si prendono solo fregature? Ti rispondo di no. Primo: perché forse non sarei riuscito a convincerti a rinunciare al computer (ti vedevo troppo, troppo desideroso di averlo). Secondo: nel caso ti avessi convinto, non ti avrei, in definitiva, fatto un buon servizio (saresti rimasto per sempre con il rimpianto). Terzo: da tutta l’impresa vedevo un beneficio, a cose fatte, superiore. Quarto: avrei fatto passare presso di te un immagine della “napoletanità”, completamente distorta ed ingiusta. Capirai tutto alla fine.

La storia di Napoli ci insegna tante cose. Tanti colonizzatori ed invasori hanno voluto comandare, o peggio, sfruttare, il popolo napoletano. Da sempre. Greci, Romani, Barbari, Saraceni, Angioini, Aragonesi, Francesi, Spagnoli, Borboni, Savoia, Nazisti. Pochi gli hanno dato qualcosa. Tutti lo hanno fatto soffrire. Ma non sono mai riusciti a togliergli l’anima e a cambiargli il carattere, che è rimasto sempre lo stesso: un miscuglio mirabile di furbizie, di comportamenti anche “illeciti”, di insofferenza per le regole imposte da altri, di modi di arrangiarsi, ma anche di sentimenti nobili, generosi, appassionati. Ti consiglio, a tale proposito, di vedere (o rivedere) la storia dello spirito e dell’anima napoletana attraverso i secoli, nel film del 1954 “Carosello Napoletano” di Ettore Giannini, cui mio padre Remigio collaborò intensamente nella sceneggiatura.


Ecco perché, nonostante tutto, Napoli e i napoletani, resistono a tutto, sopravvivono a tutti, insegnano a tutto il mondo.

E anche Catello Capone “O Bianco” sicuramente ti avrà insegnato qualcosa, quando tu sarai tornato da lui (e devi tornarci al più presto, sai bene come trovarlo). Ti aspetta. Ti restituirà i soldi, ma è sottinteso che dovrai lasciargli qualcosa (a titolo di rimborso spese, ti dirà). In realtà, con quello che gli darai (e so che tu sei un uomo generoso), ci sfamerà i suoi “piccerelli” ed anche i suoi numerosi gatti. Tu avrai fatto certamente un’opera buona e avrai imparato cose importanti. Ti lascerà il SuperChessChessCa.Ca. come ricordo. Il computer ti ricorderà sempre che “’O Bianco” è sempre in vantaggio e se tu sarai nella vita un po’ (appena un po’, però) come lui, sarai sempre in vantaggio.

Infine mi ha consegnato questo “Glossario Scacchistico Napoletano”, perché te lo dia, al fine di farti capire come i Napoletani, popolo unico, eterodosso, insofferente delle regole, interpretano e praticano il nostro nobile gioco. Eccolo qua di seguito. E, mi raccomando, non dimenticare di farmi vedere la macchina magica che hai comprato!

Il tuo amico Brunov


Glossario Napoletano scacchistico

(ovvero come si gioca a scacchi a Napoli e dintorni)

Scacchiera: Bella Napule

Casa: ‘O Vascio

Traversa: ‘O Vico (arrivare in settima: accupà ‘nu vascio ro settimo vico)

Colonna: ‘O Pallunetto (aperta: arapùto: semiaperta: miezo arapùto o miezo ‘nzerrato: chiusa: ‘nzerrato)

Le Quattro case centrali: Rione Sanità (occupare: accupà; controllare: tené d’uocchio)

I Pezzi:

  • Il Re: ‘O Mammasantissima
  • La Donna: ‘A Femmena
  • L’Alfiere: ‘O Guappo
  • Il Cavallo: ‘O Sgobbone
  • La Torre: ‘O Maschio (Angioino)
  • Il Pedone: ‘O Guaglione

Prendere: Pappà, accompagnando la mossa con un sonoro pernacchio

Prendere en passant: Pappà ‘ntrasatte (senza pernacchio, perché era prevista)

Arroccare: ‘Nzerrarse (curto detto anche allazzato oppure luongo detto anche lario)

Minacciare: ‘Nzidiare

Dare scacco: non esiste un termine corrispondente ma chi lo da deve esclamare, facendo la faccia feroce: “Ascite fuori, se site n’ommo!”

Dare scacco doppio: Esclamare quanto sopra, ma accompagnando la frase con due pacchere sulla faccia dell’avversario, una a destra e una a sinistra

Scacco matto: vedi alla fine

Trappola: Casaròla, galàppio

Sacrificio: Fare l’aroie (cioè l’eroe)

Mettere in Zugzwang: Sturzà; essere in _: essere sturzato

Essere in Zeitnot: Esse scarzo a tiempo

Trovarsi in cattiva posizione: Stare ‘na schifezza

Trovarsi in posizione vantaggiosa: Stare ‘bbuono

Mossa buona: Marpione

Mossa molto buona: Macchiaviello

Mossa debole: Strunzata

Errore grave: Strunzata cchiù gruossa ancora

Doppio di cavallo: quando un giocatore minaccia il doppio, c’è sempre qualche spettatore che sussurra: “’O sgobbone tène l’uocchie stuorte!”. Al che è immancabile l’imprecazione: “Facìteve ‘e cazzi vostri!”; e l’altro giocatore, che non se ne era accorto affatto, finge calma assoluta e dice: ”L’aggio visto, l’aggio visto…”.

Forchetta: uno spettatore commenta alla minaccia di forchetta con: “’O guaglione tène ‘e ccorna!”, cui fanno immancabilmente sèguito le frasi di cui sopra

Inchiodatura: Venerdì Santo

Infilata: Fare come Toro Seduto

Promozione: ‘O guaglione appruvato

Pedone libero, bloccato, doppiato, isolato: Guaglione franco, ‘nzerrato, cu’ ‘u frate piccerillo appriesso, scurfaniello

Alfiere buono, cattivo: Guappo capace, chiachiello

Iniziare una combinazione: Zumpa’ ‘n cuollo

Sacrificare uno o più pezzi su un’ala e attaccare il Re nemico sull’altra ala: Chiàgnere e fottere

Gambetto o controgambetto: Angarella

Fianchetto: Guappo guardia ro corpo (a Mammasantissima, alla Femmena)

Matto affogato (dare): Accidere a beveriello

Matto Barbiere, matto degli Imbecilli: non vi è un termine specifico, ma quando si verifica, se ne vanno tutti in silenzio, schifati. Quello che lo ha ricevuto, con la testa fra le mani, dice: “Ma ch’aggio fatto?” e rimane lì per una buona mezz’ora poi se ne va a Mergellina e si butta a mare.

Abbandonare: si esclama: ”M’aje futtute”, mentre l’avversario, sardonico, dice: ”Sì, t’agge propete futtute!”

Offrire la patta: si dichiara la formula: “Chi ha rate, ha rate, ha rate, chi ha avute, ha avute, ha avute, scurdammece ‘o passato, simme ‘e Napule, paisà”. Se l’altro rifiuta, il primo replica: “Tu sì proprio ‘nu strunz!”

Se la partita finisce con lo scacco matto, poiché lo sconfitto non si era voluto arrendere prima, si verifica la seguente sceneggiata. Il vincitore sottolinea il fatto con la frase: “T’aggia acciso, fetente ‘e mmerda”; nel contempo chi prende scacco matto, si butta a terra e, con gli occhi di fuori, minaccia vendette su figli e nipoti, gridando: “tu sì ‘nu ’nfame!”. Poi, i sostenitori del vincitore lo portano a Piedigrotta mentre i sonatori, vestiti da Pulcinella, azionano mandolini, triccheballacche, scetavajasse e putipù. Lo sconfitto, a terra, viene coperto di sputacchi. Fuochi artificiali, pizza e tarantella fanno da contorno. ’A muntagna da lontano, mentre assiste alla scena compiaciuto, si mette a fumare…

avatar Scritto da: Brunov (Qui gli altri suoi articoli)


6 Commenti a Glossario Scacchistico Napoletano

  1. avatar
    Mongo 20 Giugno 2012 at 16:01

    Mi sembra di rivedere la Napoli, quella vera, di Piedone lo sbirro!! 😉

  2. avatar
    Luca Monti 21 Giugno 2012 at 10:13

    Brunov,la ringrazio per il simpatico, primo scritto.Augurandole ogni fortuna,le do’il benvenuto nella famiglia di SoloScacchi.

  3. avatar
    Brunov 21 Giugno 2012 at 20:32

    Bravo!

  4. avatar
    Brunov 22 Giugno 2012 at 11:46

    Sì,caro Mongo, l’ho messo apposta, perché richiama le ultime parole del romanzo di Jack London, Martin Eden (appunto): “nell’istante in cui seppe, cessò di sapere”

  5. avatar
    Contro gambetto 22 Giugno 2012 at 12:51

    Di gusto mi sono pappato i due articoli “napoletani”, mi pare che il blog stia prendendo il volo!!!
    Ma accidenti..da sempre le chiacchiere, le storielle, i divertissements , si tiran dietro le pietre di chi mostra di conoscere ma certo non di comprendere.. Tutta la mia stima a chi con un sorriso e una storia mi ricorda continuamente quanto sia innamorato del nobil gioco…

  6. avatar
    alfredo 23 Giugno 2012 at 09:13

    Un caro saluto a te !
    purtroppo per motivi lavorativi sono un po’ latitante in questo periodo .
    buone cose
    Alfredo

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