Figure di bianco e di nero vestite, costumi dal sapore antico, elmi, lance e corone regali, avanzano al ritmo di una danza medioevale e si dispongono sulle caselle di una grande scacchiera di marmo. Il dubbio ci assale. Siamo stati proiettati nel passato? L’Alfiere mangia il Cavallo, il Pedone avanza, il Re nero tenta una fuga disperata, la Regina da scacco matto, ed ecco i candidi costumi bianchi esultare di gioia. Ma subito la rivincita, i pezzi tornano, come mossi da una mano invisibile, al loro posto, la battaglia ricomincia, e questa volta sono i neri a trionfare. Non è un racconto di fantasia, ne il set di un film, ma più semplicemente il resoconto di una “partita a scacchi vivente”.
Il primo pensiero corre a Marostica, dove la “”partita” si gioca, con tanto di cavalli in carne ed ossa, dal lontano 1454. La storia vuole che due nobili guerrieri, Rinaldo e Vieri, si innamorarono contemporaneamente della bella Lionora, figlia di Taddeo il Castellano, e come costume di quei tempi si sfidarono a duello. Ma il Castellano, per evitare spargimenti di sangue, decise che Lionora sarebbe andata in sposa a quello dei rivali che avesse vinto una partita al nobile gioco degli scacchi. Tale incontro si disputò in piazza, in un giorno di festa, utilizzando “pezzi vivi”, cioè uomini, donne e cavalli, che si mossero su una scacchiera gigante.
Da allora le partite a scacchi viventi si diffusero in tutto il mondo, e oggi si tengono annualmente in decine di paesi e città. Molti campioni si sono cimentati muovendo i pezzi viventi, ed uno che ci provò particolarmente gusto fu Capablanca.
Ebbene, l’idea di organizzare un evento simile può spaventare, ma a volte la sorte aiuta. Nella borgata di Cerreto di Montignoso, in provincia di Massa, dove insegno scacchi in una scuola elementare, ho scovato una piccola piazza con una ottima visibilità dall’alto, ideale per il pubblico di una partita vivente.
In breve tempo la piazza è stata dotata, grazie alla buona volontà di alcuni artigiani del luogo, di una scacchiera in marmo con le caselle di 60 centimetri.
Poi è stata la volta dei costumi, vesti bianche e nere, copricapi e anche cavalli di legno. Tutto realizzato in economia dai bravissimi abitanti del luogo, che si sono veramente superati per confezionarli in tempi brevi.
Infine è toccato a me istruire i figuranti, per i pedoni ho utilizzato bambini di 1a, 2a e 3a primaria, per i pezzi i più grandicelli. Il maltempo che ha imperversato per un paio di mesi, ha fatto si che le prove fossero veramente poche, ma il grande giorno i ragazzi non hanno deluso.
Sabato 16 giugno, in serata, abbiamo giocato le due partite. Non c’era in campo la professionalità di Marostica, ma tutto è filato liscio, con in più quel tocco di genuinità e di stupore che manca negli eventi maggiori. I bambini non sono stati fermi come veri e propri pezzi, ma era naturale aspettarsi da loro quel comportamento. C’è stato anche il tempo di ridere alle battute dello speaker Alfio.
Grazie a tutti, grazie alla Procerreto, che attraverso la sua “capa” Laura, ha assicurato un futuro alla manifestazione. L’inverno prossimo verranno studiate, con tutta calma, le migliorie.
L’organizzazione di una partita vivente è stata una splendida esperienza, e mi sento di consigliarla di cuore. La popolarità degli scacchi è in costante aumento, ed un evento come questo è il metodo migliore per attrarre il grande pubblico.
Straordinario…. vivissimi complimenti !!
Avanti…. Soloscacchi c’è!! 😀
Una bellissima notizia … In bocca al lupo!!! ( e la scacchiera gigante par una meraviglia!)
bella iniziativa!
tre volte Bravi