La via maestra che conduce all’incontro con Esteban Canal è, senza ombra di dubbio, individuabile negli scacchi e nella riconosciuta maestria che egli raggiunse in tale ambito. Tuttavia il nostro gioco, rappresentò solo una porzione del suo vasto sapere; forse rilevante, ma tale in ogni caso. Se ce lo figurassimo come un discepolo per intero asservito all’antica pratica degli scacchi, commetteremmo un errore grave quanto una svista in settima traversa. Con l’articolino odierno vorrei porre ad indagine alcune pieghe dell’Esteban Canal meno noto, eppure, dal punto di vista della riscoperta dell’uomo (non solo dello scacchista), di una qualche forma d’interesse. È ben noto come egli, pur possedendo il giusto grado di comprensione per poter legittimamente aspirare ad una proficua carriera professionistica nel mondo degli scacchi, mai si decise con fermezza per quella strada. Dunque verrebbe da domandarsi: oltre al magro profitto della 64 caselle, quali furono le sue principali occupazioni? Ritengo che un felice spunto per la modesta ricerca, possa essere rappresentato da un capoverso, parte di una lettera datata 3 Marzo 1976, indirizzata ad un suo estimatore in Lima : Señor Jorge Boisset.
Desterà qualche sorpresa leggere le ultime parole: “… i aun ajedrecista”. Come rimarcando quella dello scacchista, essere stata solo una tra le altre esperienze citate. Le poche righe presentate, rivestono importanza in quanto confermano la verosimiglianza dei molti racconti, affidati alla parola e ancora ben presenti negli anziani che lo conobbero. Una gustosa sorpresa è insita in acròbata che suona nuova anche allo scrivente. Forse possiamo intuire qui una lieve forma di autoironia, una sorta di rimando ai volteggi da saltimbanco che quotidianamente dovette eseguire nella vita. Per la pratica nautica, segnalata con marinero, possiamo trovarne ancora traccia negli scritti che seguono.
I frammenti sono parte di un racconto a sua volta incompleto, ricco di quelli che appaiono come precisi riferimenti a carattere autobiografici, dal titolo L’onesto Tambo. Ad oggi ancora ignoro se il lavoro ebbe una pubblicazione o sia rimasto allo stato larvale di semplice manoscritto come qui presentato. Ci conforta tuttavia ed ancora una volta, la corrispondenza tra l’incanto delle altrui narrazioni ed un suo scritto originale.
Ma tutto ciò e molto altro immagino, appartenne ai suoi giorni verdi, come pure l’esperienza da revolucionario nella Spagna del 1936.Vicenda personale quest’ultima che ben meriterebbe un serio approfondimento.
Trascorsi gli anni ed abbandonata ogni velleità giovanile, Canal al pari di chiunque, alle continue ed incessanti necessità giornaliere dovette dar risposta. Non potendo far conto su alcuna forma di assistenza pensionistica s’industriò mettendo a frutto le ampie conoscenze linguistiche sviluppate in precedenza durante i soggiorni nei tanti luoghi. Fu questa l’attività di maggior rilievo messa in cantiere durante il lungo asilo a Cocquio Trevisago. Affiancò a quella l’insegnamento privato della chitarra una più che decennale collaborazione alla rivista Fenarete, curandone una rubrica di scacchi e saltuariamente qualche racconto ed ancora lezioni individuali e di gruppo del nostro gioco. Taluni sostengono che si recasse spesso nella vicina Svizzera dove poteva esercitare la professione di medico. Ma è questa una voce che non ho mai potuto appurare e la do per quel che vale : una voce appunto. Sebbene lui stesso citasse, quella di médico, tra le professioni praticate. Immutabile ed incombente, rimaneva purtroppo l’amara realtà di un uomo dall’ingegno multiforme, sempre alle prese con una realtà economica personale scassata, appena lenita dagli espedienti citati. Sotto voce ed en passant ricordo quale tragedia rappresentò per lui l’improvvisa scomparsa dell’amata moglie Anna Klupàcs, a mezz’anno del 1965: “…mia adorata compagna di gioie e dolori…” scrisse. Amarissimo episodio che incise profondamente negli anni restanti.
Anna in posa nel giardino di casa; anni cinquanta. Fotografia di Giancarlo Cassani.
Pur lacerata, la vita dovette continuare.
Anna ed Esteban; anni sessanta.
Appartengono proprio a quel tempo, preziosi documenti custoditi dalla Famiglia Cassani che ci rimandano alla sua attività di traduttore ed interpretariato. Cominciamo dalla collaborazione con la ANIT-SNITI poi, dall’anno 1978 solo ANITI (Associazione Nazionale Italiana Traduttori Interpreti). Se tra le funzioni principali dell’associazione, innanzitutto dovremmo citare la tutela e promozione dell’ordine professionale specifico, ragionevole sarebbe concludere come Esteban Canal, affiliandosi ad essa, intese proporre di sé una immagine come traduttore od interprete, il più professionale possibile. Fu questo un modus operandi, la massima serietà sempre, comune nelle sue tante attività praticate, fossero esse legate agli scacchi o meno.
Ricorre un’altra volta leggendo i dati, la scritta medica nella sezione Specializzazione. Le due affrancature presenti sul retro della tesserina, non traggano in inganno. Il matrimonio con l’ANITI continuò sino agli anni più tardi; ne siano testimonianza i vari documenti ritrovati. A titolo illustrativo ne proporremo solo uno, lettera con relativa busta di accompagnamento; ogni aspetto risulterà chiaro.
Il timbro alla sinistra del francobollo, recita : 13-10-1980.
Alla origine delle costanti ed evidenti difficoltà con le quali da sempre si misura la ricerca su Canal, porrei la frammentarietà e la pochezza delle testimonianze certe e documentate ancora rintracciabili; benedette le eccezioni. Nemmeno questo segmento affascinante dello studio, la più che decennale collaborazione con ANITI, sembra sottrarsi alla deficiente condizione. Così che neppure gli archivi dell’associazione, portino più alcuna sua memoria. Il presente regala ciò ed a volte bisogna accontentarsi. L’incontro con il suo biglietto da visita, strappa un sorriso .Ne esistono alcune decine, ognuno dei quali scritto e ritagliato a mano, 100% made in Esteban Canal.
Sparse e confuse rimangono delle carte che potrebbero essere ricondotte ad alcune commissioni svolte nel privato e presso aziende. Appaiono testi di carattere prettamente tecnico, ordinati dalle parti in trattativa, tradotte e forse preparate da Canal. Si osservi il supporto sul quale venivano scritte.
L’intero corpo di una traduzione e riduzione in lingua spagnola della celebre opera di Carlo Collodi Le avventure di Pinocchio , rimane forse l’unico lavoro completo di Esteban Canal, giunto a noi. Composto da una settantina di pagine manoscritte e suddivise in quindici capitoli, venne proposto dall’editore Francesco Montuoro all’Editorial Molino di Barcellona per una possibile pubblicazione. Al momento non saprei pronunciarmi circa il buon esito della trattativa; tuttavia i primi riscontri sono negativi. La prima pagina:
Altri documenti avevamo in cuore di mostrare per il fruitore del bel sito, senza tuttavia che gli stessi potessero aggiungere motivo di un qualche significativo interesse alla ricerca. Il compito che assegnai a questo pezzo, consistette principalmente nel sottrarre dalla polvere del tempo e dell’oblio parte delle testimonianze che, a torto, giudicai d’interesse secondario nella riscoperta di Canal. Riconsegnarli alla attenzione e giudizio di SoloScacchi, fu il passo successivo. Cosciente in ogni caso, d’avere portato alla luce poco o niente dello straordinario che fu.
Desidero ringraziare personalmente gli amici Luca e Giancarlo che hanno scelto ancora una volta SoloScacchi per questa testimonianza di eccezionale rilevanza storica ed umana.
La passione di Luca per questo giocatore e per questo uomo è travolgente.
Come sempre interessantissimo. Io credo, seriamente, che si dovrebbe pensare a raccogliere i pezzi di Luca Monti e i documenti raccolti in un unico lavoro, da far pubblicare, per non perdere la memoria e i commenti.
Penso anch’io la stessa cosa e fin da ora prenoto il volume.
mi associo !
E ci sarebbe già un editore disponibile!
È da alcuni che invito Luca Monti a mettere insieme quest’opera, che lui solo in Italia è moralmente legittimato a comporre, dopo non so quanti anni di appassionate ricerche. Ma il nostro si ritrae… non so se per modestia o perché non si sente “ancora pronto”.
Diteglielo anche voi…
Roberto ciao.Certo la tua offerta mi fa molto onore e di sicuro
non l’ho dimenticata.Il fatto è che il lavoro su Esteban Canal
procede a volte con una lentezza che solo la passione,la rende
sopportabile.Vi sono interi capitoli d’interesse primario che
a malapena riesco a sfiorare.In tali condizioni avremmo un
lavoro di scarso interesse e che di sicuro male rappresenterebbe la casa editrice che con tanto onore ti fregi
di condurre.Ciò al momento.Ciao.Luca Monti.
Questa volta, caro Luca, permettimi di dire che non posso sentirmi d’accordo. Ho l’impressione che tu sia ipercritico nei tuoi confronti.
Anche Dante avrebbe probabilmente potuto produrre qualche Canto della Divina ancora migliore di quanto ha fatto, ma non per questo ha atteso o si è fermato.
Se tutti la pensassero così, le librerie rimarrebbero tristemente semivuote.
Coraggio, prova a riflettere seriamente sull’invito di Roberto Messa. Chi altri, se non te?
E non sempre le occasioni (o “i momenti”, ritornano.
Quoto!
😉
Mi permetto di intervenire pur non conoscendo Luca Monti – se non da queste pagine -, ma parlando per esperienza personale, per proporgli alcune riflessioni e dire qualcosa di significativo per spingerlo a fare il “grande passo”.
C’è una cosa che rende possibili le grandi imprese (e le scelte personali in generale) e che a volte le impedisce: il perfezionismo.
Il perfezionismo nasce però da due aspetti psicologici importanti: 1)la volontà di fare le cose nel migliore dei modi, per amore e per passione. Questo genera “la grande impresa”; 2) il timore di sbagliare in qualcosa, errore che assolutamente vogliamo evitare per amore e per passione, e che ci impedisce di prendere la decisione.
Credo, forse sbagliando, che Luca Monti si trovi, comprensibilmente, in quest’ultima situazione.
Ecco perché lo invito, come altri prima di me, a mandare il manoscritto ai professionisti, a farsi utilmente consigliare da loro e a regalarci un’opera da tutti attesa.
Grazie
Caro Luca, come vedi siamo in tanti. Ormai lo devi scrivere… per acclamazione!
Alvise Zichichi – che pure su Canal ha scritto “qualche riga” – ricorreva spesso a questo proverbio: “il meglio è nemico del bene”.
Come già detto in precedenti occasioni la sua amicizia con il maestro Beggi mi permise di conoscerlo. Fu veramente un uomo straordinario ed un grande affabulatore; il fascino delle proprie vicende e peripezie personali che amava raccontare da vecchio scaturisce anche dal dubbio che non tutto fosse vero, ma cosa? Le raccontava talmente bene che comunque “volevi” crederci. Probabilmente calcava soltanto un pò la mano della fantasia su eventi davvero vissuti. Chiedo a Luca Monti cosa può dirci delle origini di Canal, dei genitori, se ci sono trascorsi di un infanzia felice che giustifichi una maturità così ricca e travolgente, tenuta a freno da una rettitudine ed orgoglio oggigiorno sconosciuta.
Le farò sapere quanto conosco.
Infinita ammirazione!! 😛
Delizioso, dotto ed interessantissimo!
Forse non è inutile ricordare che a Lima, Perù, nel moderno quartiere di Miraflores, si trova una piccola piazza dedicata totalmente agli scacchi e intitolata a Estéban Canal.
http://lahabitaciondehenryspencer.com/2009/12/04/video-plaza-ajedrez-ajedrecistas-esteban-canal-miraflores-lima-peru/
Credo che il buon Luca, appena leggerà il tuo post, si recherà subito a Lima in pellegrinaggio. 😀
P:S: Lì si che ad agosto fa freddino!!! 😉