Si vince e si perde…

Scritto da:  | 13 Settembre 2012 | 10 Commenti | Categoria: Zibaldone
Purtroppo, per motivi sia economici che di salute, sono costretto da alcuni anni, a giocare unicamente su Internet (Chesscube). Anche in questa dimensione scacchistica figurano parecchi esemplari di “renitenti alla sconfitta”, ma tant’è… Se ancora non sono riusciti a capire che gli scacchi sono un “gioco” che prevede tre possibili risultati, affari loro…
Si tratta, tuttavia, di un malcostume antico quanto il gioco stesso, e ne è testimonianza un episodio risalente se non alla preistoria almeno alla protostoria scacchistica, e mi piace ricordarlo.
Henry Thomas Buckle (ottimo giocatore, detto tra noi) venne definito da un contemporaneo come “una persona sgradevole”, ma l’episodio che vado a riferire potrebbe essere interpretato in modi diametralmente opposti.
Nel 1859 Buckle visitò il circolo scacchistico di Boulogne, sulla sponda continentale della Manica, e venne invitato a giocare contro un valido dilettante locale, tale Thomas Winter Wood, padre della problemista (Mrs. Baird, nata Winter Wood) che diverrà famosa verso la fine del secolo.
“Che vantaggio vuole?” ringhiò Buckle rivolto all’avversario, il quale sollevò le sopracciglia. “Gioco soltanto così” proseguì Buckle e tolse dalla scacchiera il proprio Pf7 concludendo: “Le dò Pedone e tratto”.
Dopo una lunga serie di cambi, Buckle si ritrovò con un pugno di mosche: posizione inferiore e il Pedone in meno. Osservò la scacchiera e sentenziò: “Non sto molto bene, abbandono”.
Winter Wood fece rilevare che Buckle in realtà non godeva, in quel periodo (morirà tre anni dopo), di buona salute.
Agli anni Trenta del XIX secolo (siamo alla Régence) risale invece  l’episodio che segue.
Leduc, un forte dilettante frequentatore del famoso club parigino, nel corso di una partita contro un avversario sia stizzoso che ostico, venne a trovarsi in posizione chiaramente perduta col Re nudo contro Re e Pedone. L’avversario, tuttavia, non aveva la minima idea sulla regola dell’opposizione, ed i due andarono avanti per un bel po’ di mosse senza arrivare ad alcuna conclusione, fino a quando Leduc commise un errore imperdonabile (anche lui, quanto a opposizione…;) e l’avversario strillò: “Adesso ho vinto!” al che Leduc, rabbioso, replicò: “Hai vinto perchè non sai giocare a scacchi!”
Diggle riferisce un episodio vissuto in prima persona in anni più recenti.
Opposto ad un giovane avversario orientale venne a trovarsi in posizione tragicamente inferiore ed il ragazzo osservò: “Benzo che voi potete abandonale. Ho due belli Pedoni passati, non bazta?”. Diggle, offeso, replicò: “Giovanotto, non ti ho accordato l’autorità di abbandonare a mio nome”, ma l’avversario, ignorando la battuta, concluse: “Molto bene signole. Ploplio molto bene. Tu peldi così hai bella sconfitta, sì?”.
Per concludere, alcuni suggerimenti di Harston, il quale affermava che, in caso di sconfitta, si dovrebbe rivolgere all’avversario una “adeguata congratulazione”, e forniva il seguente esempio: “Spero tu sia felice, presuntuoso bastardo”, con l’alternativa: “Divertente aver perso con te” specificando che il “bastardo” era stato non solo presuntuoso ma anche incredibilmente fortunato.
avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


10 Commenti a Si vince e si perde…

  1. avatar
    Pantagruel 13 Settembre 2012 at 12:21

    Credo che il problema della cattiva educazione nel corso delle partite via internet sia davvero irresolvibile. Personaggi piuttosto bizzarri popolano tale mondo e si muovono protetti dall’anonimato. E’ IL problema di internet e dei blog. L’unico modo per aggirare parzialmente l’ostacolo è quello di valutare su quali portali giocare. Anche nel gioco “vivo” è possibile incappare in casi di maleducazione dovuta, come nel gioco via internet, dall’incapacità di accettare la sconfitta e di gestire la tensione nervosa. Ma nei tornei, se nn altro, la presenza dell’avversario è reale, hai un nome e un cognome davanti e magari puo richiedere l’intervento dell’arbitro.
    Purtroppo l’ignoranza fa più male della cattivaria!

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    lordste 13 Settembre 2012 at 17:27

    Tartakower, mi pare, scrisse che “non aveva mai battuto un avversario in perfette condizioni di salute” (ironizzando sulla scusa di moda a quei tempi di aver perso a causa di un fulmineo quanto inopportuno raffreddore o simili).
    Ai nostri tempi, posso dire di non aver mai battuto un avversario che non fosse incappato in una svista in posizione superiore 😀

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    Giangiuseppe Pili 13 Settembre 2012 at 19:02

    Molto interessante questo articoletto! In effetti, possiedo un database di circa 50 luoghi comuni di atti socialmente nefasti che vengono attribuiti alla nostra epoca (come l’abuso di stupefacenti, la solitudine etc.). In realtà, chi è un frequentatore assiduo della storia scopre con un certo interesse (non senza, talvolta, un certo sgomento) che ciò che pensa capitare nei giorni suoi sia, in realtà, solo l’eco di un malcostume che già era presente nel passato. Così, si incomincia a vedere il presente come il punto culminante, o meno, di un lungo periodo di gestazione passato. Questo articolo è una conferma di uno dei malcostumi più sciocchi e, forse per questo, più diffusi nel mondo scacchistico! Per tanto, un lavoro encomiabile!

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    paolo bagnoli 13 Settembre 2012 at 20:46

    Un piccolo P.S. : ricordo che, sei o sette anni fa, in un torneo semilampo a Turbigo (organizzatore il solito infaticabile Ottolini) si assistette ad un letterale “lancio della scacchiera” da parte di un giocatore – pare di provenienza pavese – il quale,sconfitto al secondo o terzo turno, effettuò un “lancio con ribaltamento tavolo”, per poi scomparire dalla sala e mai più farvi ritorno.
    Si vince e si perde…

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    Giangiuseppe Pili 13 Settembre 2012 at 23:37

    Be’, su questo argomento, io stesso ho due aneddoti proprio notevoli, capitati a me personalmente! E poi, ce n’è uno che girava a Siena, su un tale che aveva preso a morsi l’avversario. Non seppi mai se fosse vero ma la fonte sembrava persuasa!

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    Fabio Lotti 14 Settembre 2012 at 09:03

    “Si dice che Baldwin, figlio di Ogier il danese, uccidesse Charlot, il figlio di Carlo Magno, spaccandogli la testa con la scacchiera perché era stufo di perdere e che il figlio di Pipino il Breve per una sconfitta a scacchi con un nobile bavarese lo abbia soffocato ficcandogli in gola una torre. Forse sono leggende ma quello che faceva Voltaire, l’illuminista francese, è pura verità. Se perdeva con suo padre gli tirava i pezzi e lo prendeva a bastonate. In un torneo degli anni settanta disputato in Toscana un giocatore alzò la mano per catturare la Regina. L’avversario gliela prese quando era ancora per aria e gli dette un morso. L’episodio fa sorridere ma anche pensare”. Dalla mia introduzione ad una antologia.

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    alfiepa 14 Settembre 2012 at 14:00

    al campionato francese di circa 20 anni fa la partita Seret – Andruet fini’ con un cazzotto in pieno volto da parte di Seret nei confronti del povero Andruet ( poi scomparso in circostanze drammatiche)
    e si’ che Il bianco aveva vinto dando matto !!!!

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    Jas Fasola 14 Settembre 2012 at 15:45

    Come ho scritto tempo fa, quando andai a Parigi non mi persi l’occasione di andare al circolo degli scacchi (uscita della metro, grande piazza con tutti negozi a luci rosse, si imboccava una via e si arrivava)dove c’era il lampo settimanale. Mi iscrivo, gioco con varia fortuna, poi mi imbatto con un MI francese (se ricordassi il nome…;). Io (stranamente) vado in vantaggio di tempo e anche se la posizione non e’ vantaggiosa, “valuto” di avere buone chances di vincere per il tempo. In zeitnot pero’ lui si mette a giocare cosi’ velocemente che appena faccio la mia mossa e ancora non ho schiacciato l’orologio lui fa la sua. In pratica va sempre il mio orologio! Beh’, non conoscendo nessuno ed essendo una lampo non ci fu tempo per protestare. Forse feci bene, se era Seret…

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    paolo bagnoli 14 Settembre 2012 at 18:09

    Sono lieto di aver suscitato ricordi di vario tipo, unitamente ad interessanti e gustose osservazioni. Si potrebbe (esempi alla mano) costituire un elenco di… ehm… “scorretti” di ogni livello e battezzare tale elenco come “letamaio degli scacchi” o qualcosa del genere.

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    Gianni Palumb 15 Settembre 2012 at 11:55

    Le miserie nel mondo della competizione scacchistica vanno di pari passo ad una certa, nemmeno tanto nascosta, ignoranza generale. Non è la regola ma provate a farci caso …
    Tendenzialmente in un gioco di guerra chi perde dovrebbe riconoscere la vittoria dell’avversario. Tuttavia la guerra di cui sopra è molto più psicologica e intellettiva che di campo e per molti sarebbe più facile accettare una “morte” passati da una baionetta piuttosto che uno scacco brillante determinato da una costruzione di gioco superiore!
    Bisognerebbe radiare la miseria dagli albi di ogni tipo … ma la storia dell’umanità non lo prevede!

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