il caso Morphy, 3ÂŞ parte: “una strana valigia”

Scritto da:  | 24 Settembre 2012 | 3 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri

New Orleans, luglio 1884

Il cadavere di Paul Morphy era stato asciugato, composto e steso sul grande letto. Il medico, accorso immediatamente, lo esaminò rapidamente: “Mah, sembrerebbe un collasso cardiaco, forse dovuto all’acqua del bagno troppo fredda, in contrasto con la temperatura esterna…”
Ripose gli strumenti nella borsa professionale, si avvicinò alla signora Thelcide, pronunciò qualche parola di circostanza, rimise il cappello ed uscì
I funerali vennero celebrati il giorno seguente, con una folta presenza di persone appartenenti alle famiglie piĂą in vista della cittĂ . Paul Morphy, in fondo, era stato il piĂą grande giocatore di scacchi del mondo.

Mosca, estate 2001

Mentre tornavo in redazione, pensando al rabbuffo che avrei subito in considerazione dell’intervista inconcludente con Baturinski, pensavo anche a “quella valigia di Bondarevski” citata dall’ex colonnello della NKVD.


Bondarevski era morto più di vent’anni prima; quella valigia, quindi, doveva essere stata riempita in precedenza. Cosa poteva contenere di tanto prezioso per dover essere conservata per tutto quel tempo?
Come mi aspettavo, il direttore rimase deluso dai risultati della mia visita a Baturinski: Non gli parlai della valigia, anche perché non riuscivo a collocare quello strano elemento in una serie di articoli dedicati agli “scacchi nel terzo millennio”. Stranamente, tuttavia, l’allusione a quella valigia mi era entrata nel cervello e non riuscivo a liberarmi dalla convinzione che si trattasse di qualcosa di importante, ma, per il momento, relegai il tutto in un angolo della mia materia grigia.
Rintracciai l’indirizzo di Smyslov, sperando che l’intervista all’ ex campione mondiale potesse dare risultati migliori di quella a Baturinski. Ricevuta la mia telefonata aveva accettato l’incontro di buon grado, visto il suo carattere estremamente cortese, ed in cuor mio speravo di ricavare qualche possibile informazione su “quella valigia di Bondarevski”.
Il taxi mi scaricò di fronte al grande palazzo di appartamenti dove viveva l’ottantenne Vasili Vasilievich Smyslov, campione mondiale di scacchi dal 1957 al 1958. L’orario che aveva indicato al telefono era esattamente quello che il mio orologio segnava ed entrai nel vasto atrio, presidiato da un portiere in uniforme.
“Smyslov?”
Mi squadrò con aria sospettosa. “Lei è atteso?”
“Certamente. Mi chiamo Salov”
Il portiere, senza perdermi d’occhio, scambiò qualche parola al citofono, riattaccò e mi indicò l’ascensore: “Terzo piano, interno 2”.
Avevo visto qualche immagine recente di Smyslov e l’uomo che venne ad aprirmi la porta corrispondeva esattamente alle foto: alto, stempiato, con radi capelli bianchissimi. Come sua abitudine, era perfettamente rasato, impeccabilmente abbigliato, con una discreta cravatta azzurra su di una camicia bianca a completare un vestito grigio di taglio recente.
“Si accomodi, prego”. La sua voce baritonale, per la quale era divenuto famoso, non aveva alcun cedimento. Mi indicò una poltrona nella quale sedetti e, sedutosi a sua volta, sorrise chiedendomi: “Cosa voleva sapere, signor Salov?”.
“Come le ho accennato per telefono stiamo preparando una serie di articoli dedicati agli scacchi nel terzo millennio e la sua opinione ci interesserebbe moltissimo”.
Fece una risatina: “Se si trattasse di ricordi potrei forse esserle utile, ma per quanto riguarda il futuro…”
“E il presente?”
“Mah, il presente è condizionato da elementi che definirei estranei al gioco degli scacchi. I computer stanno grandemente influenzando il comportamento dei Maestri e penso che negli anni a venire la loro importanza aumenterà”.
“In un certo senso è quanto pensa anche Baturinski”
“Ha visto Baturinski? Ho saputo che non gode di buona salute. Dovrebbe ormai avere quasi novant’anni”
“Ottantasette, per l’esattezza. Anche a me è sembrato un po’… malandato”

Volsi lo sguardo in giro per l’ampio salotto. Coppe, trofei, medaglie, foto celebrative, alcune delle quali con il suo eterno rivale Botvinnik, una stretta di mano con Krushev, un abbraccio col suo grande amico Taimanov, una su di un palcoscenico davanti ad un microfono… Quell’uomo era stato uno dei protagonisti degli scacchi mondiali per circa trent’anni, dopo aver rinunciato all’altra sua grande passione: la musica.
“Lei gioca ancora?”
“No, no, fino all’anno scorso ho giocato volentieri, ma adesso, ottant’anni…”
“Frequenta il Circolo Centrale?”
“Frequentavo. Intendiamoci, una capatina di tanto in tanto, vecchi amici… e avversari”
concluse con un sorriso ironico.
“Ad esempio?” incalzai.
“Non faccio nomi, ovviamente, il tempo è una grande medicina, ma non riesco a dimenticare – lo confesso – alcune poco velate offese ricevute parecchi anni fa”
“Che rapporti aveva con Bondarevski?”
azzardai.
Mi squadrò con curiosità: “Perché mi fa questa domanda? E perché proprio il nome di Bondarevski? E’ morto da tanti anni e, se proprio devo darle una risposta, le dirò che lo stimavo come giocatore e come studioso delle aperture, come analista insomma, e come storico”
Notai che la mia domanda, certamente fuori luogo, aveva provocato in lui un certo irrigidimento e tentai di allentare la tensione.
“Mi scusi, signor Smyslov, ma ultimamente mi sto interessando alla carriera di Bondarevski, sia come giocatore che come dirigente della Federazione. Una mia personale curiosità che nulla ha a che vedere con l’argomento del nostro incontro di oggi”

“Signor Salov, non sono giunto alla mia veneranda età per non notare un… come dire? … salto logico nel corso di una conversazione. E’ precisamente ciò che lei ha appena commesso” dichiarò fissandomi con due occhi di ghiaccio.
“Signor Smyslov, le chiedo scusa per non essere stato del tutto sincero poco fa, ma da questa mattina mi arrovello su un particolare rivelatomi dal signor Baturinski e che mi ha incuriosito”
“Sarebbe?”
Si stava rilassando dopo la mia ammissione di colpa.
“Baturinski mi ha parlato della riunione, avvenuta al Circolo Centrale, nel corso della quale egli passò le consegne al successore. Parliamo di quindici anni fa, al Circolo Centrale” ripetei.
Mi guardò in silenzio per qualche istante: “Credo che il nostro incontro possa finire qui” disse poi tranquillamente. “Signor Salov, lei probabilmente è un buon giornalista ma un pessimo intervistatore e dovrà soddisfare le sue curiosità personali in altro modo”. Si alzò indicandomi la direzione da prendere: quella della porta.

UniversitĂ  Lomonosov, Mosca, dicembre 1958

I due vecchi compagni di università erano immobili di fronte ad un piccolo tavolo dove gli aiutanti del bibliotecario capo avevano spostato, con la massima attenzione, la quarantina di fogli ingialliti scritti – alcuni in inglese, altri in francese – tutti con la medesima calligrafia.
Ogni foglio recava, al centro in alto, un monogramma, una “M” piena di svolazzi e riccioli di foggia ottocentesca. La carta era sicuramente di pregioe la calligrafia era quella di una persona colta. Pur avendo scorso soltanto alcuni fogli, i due avevano convenuto sul fatto che si trattasse di analisi scacchistiche stilate, parecchi decenni prima, da qualche giocatore del secolo precedente, forse per essere destinate alla pubblicazione.
“Una cosa è certamente strana” commentò Bondarevski.
“Cosa intendi?”
“Questo materiale ha parecchi anni, forse un centinaio, e a quell’epoca analisi del genere erano sicuramente… insolite”.
“Perché?”
“Hai notato che sono quasi tutte analisi sulla Partita di Donna?”
“N-no, non l’avevo notato”
“Ebbene, nell’Ottocento la Partita di Donna era una autentica rarità. Tutti i giocatori aprivano col Pedone di Re e non con quello di Donna, a parte rari casi. Soltanto verso la fine del secolo, diciamo dal 1880 in poi, si iniziò ad impiegare con una certa regolarità l’apertura di Pedone di Donna, e soltanto da parte di alcuni giocatori. Certamente” concluse Bondarevski “questi fogli possono rivestire un notevole interesse storico e la prima cosa da fare è individuare il misterioso giocatore poliglotta che li ha scritti”.

“Sì, certamente” convenne il bibliotecario capo “ma come?”
“Questo è compito tuo, Valeri, e non ti nascondo che sarei ben felice di aiutarti nella decifrazione del piccolo enigma che ci troviamo davanti, ma i miei impegni al ministero…”
“Senti, Igor” lo interruppe l’altro “avrai sicuramente la possibilità di liberarti di tanto in tanto, come hai fatto questa mattina. La tua… ehm… consulenza sarebbe preziosissima”. Il bibliotecario capo stava anche pensando al successo di carattere professionale che sarebbe derivato dall’identificazione del misterioso autore.
Bondarevski lo guardò in silenzio. “Domenica? Ti andrebbe bene lavorare la domenica?”
“Sicuramente!”

“Bene, inizieremo domenica mattina. Tu, nel frattempo, fai allestire un tavolo sul quale si possa lavorare in due – tu ed io – e con un po’ di spazio a disposizione. Poi dobbiamo capire se quei fogli hanno già un loro ordine – cosa della quale dubito – oppure se sono stati raccolti senza un preciso ordine. L’uso dell’inglese e del francese potrebbe complicare le cose… vedremo”.

(continua)

avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


3 Commenti a il caso Morphy, 3ÂŞ parte: “una strana valigia”

  1. avatar
    fede 24 Settembre 2012 at 09:49

    appassionante, complimenti!

  2. avatar
    paolo bagnoli 24 Settembre 2012 at 14:34

    … poi la faccenda si complica…

  3. avatar
    danieleg 1 Ottobre 2012 at 22:12

    scritto davvero benissimo, meriterebbe una pubblicazione

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