Il farmacista di Parga

Scritto da:  | 27 Dicembre 2009 | Nessun Commento | Categoria: Racconti

Taverna

“Ena ouzaki ghià mena parakalò”

E Spiros, sorridendo di sottecchi sotto i suoi baffetti neri alla Clark Gable, già alla seconda sillaba della fatidica frase, tirava fuori da sotto il banco un elegante bicchierino di cristallo e la bottiglia dell’Ouzo, per mescere la bevanda richiesta, debitamente allungata con un po’ di acqua e ghiaccio, a quell’abituale cliente che tutte le sere, dopo cena, era solito andare a godersi la dolce brezza dello Ionio beatamente seduto ad uno dei tavolini del Café Anarghiros a Parga.
Vaglianos Livadas in quel posto c’era capitato per caso, tanti tantissimi anni prima, e l’impatto non era stato, come si suol dire, propriamente dei migliori. Lui era ateniese, primo genito di una famiglia benestante di affermati professionisti, ed il padre, Gregorio, aveva voluto mandarlo a studiare in Italia, a Napoli per la precisione, alla Facoltà di Farmacia. Colà aveva conosciuto una ragazza del luogo, Ermelinda, e presa la laurea l’aveva convinta a seguirlo in Grecia.

Parga dal mare
Zia Ermelinda come bonariamente avevano preso a chiamarla i parenti greci, a sottolinearne le origini straniere, per la verità non s’era mai abituata del tutto alle abitudini greche e soprattutto non era mai riuscita ad accettare la scelta del marito di lasciare la capitale Atene, per andare a fare il farmacista in quello sperduto villaggio di pescatori di fronte a Kerkira, il cui ultimo tratto di strada prima di arrivarci, lo raccontava sempre ai nipoti, lo si doveva fare a dorso di asino. All’epoca c’era la malaria ma il Dottor Vaglianos si sentiva investito dello spirito eroico a metà tra l’uomo di scienza ed il missionario e delle notti insonni trascorse a miscelare chinino e altre strane sostanze medicamentose, tra ampolle e alambicchi, per i figli scalzi dei contadini della zona s’era perso il conto da quel dì. Col tempo le cose erano andate migliorando ed anche la malaria ormai era debellata, tuttavia il tanto sperato rientro ad Atene, tra le “persone civili” come ne chiamava Zia Ermelinda gli abitanti, era stato sempre rimandato ed alla fine non se ne parlava quasi neppure più, tranne alla vigilia delle Feste, quando arrivavano e si spedivano le cartoline con gli auguri di Natale ai parenti lontani. Era l’unica famiglia del paese, quella del Dottor Vaglianos in cui le feste importanti si festeggiavano due volte, quelle greche ortodosse e quelle cattoliche a cui Zia Ermelinda non aveva mai voluto rinunciare, per una sorta di vezzo o forse di nostalgia, verso la terra d’origine.

Castello

CaronteParga, la perla dell’Epiro, all’epoca non era ancora quella cittadina turistica e rinomata che in seguito è diventata, c’erano giusto le case dei pescatori, il castello veneziano costruito secoli addietro come tanti sulla costa dagli antichi dominatori adriatici, una sola taverna e quello appunto che era considerato il ritrovo “chic” del paese, il Café Anarghiros. Tutt’intorno spiagge dalla sabbia dorata e finissima, rocce e sassi. Per la verità non lontano si potevano visitare le sorgenti dello Stige che, dalla mitologia classica, è diventato il moderno Acheronte sulle cui acque, oltre alle anime dei morti di Caronte, sono state traghettate tutte le agitazioni della vigilia di interrogazione di generazioni intere di ginnasiali.

Nel Fedone Platone sosteneva che l’Acheronte è il secondo fiume più grande del mondo, solamente superato dall’Oceano. Ma si sa, la mitologia ha sempre esagerato alquanto, e forse di Platone, o di Ouzo, chissà, s’era imbevuto troppo anche il Dottor Vaglianos quando sulla veranda del Café Anarghiros di Parga raccontava, in sproloqui interminabili, le sue mirabolanti gesta scacchistiche di gioventù. Spesso chi andava in farmacia ad acquistare le sue pozioni miracolose usciva dall’esercizio con il medicamento o la pozione avvolta in uno sgualcito foglio di quaderno con indecifrabili scarabocchi di partite dell’anziano farmacista.
ScoresheetOra il Dottor Vaglianos non c’è più da tempo, e anche Zia Ermelinda se n’è andata poco dopo di lui, ma conservo ancora in una vecchia scatola di cartoline antiche uno di quei fogli di quaderno da cui son riuscito, non senza sforzo, a ricostruire le mosse di una di quelle partite dei bei tempi che furono.

Vaglianos

Il Nero ha appena giocato 9…Ce5 ed il Dottor Vaglianos inizia i fuochi d’artificio!

avatar Scritto da: Martin (Qui gli altri suoi articoli)


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