Capitani coraggiosi

Scritto da:  | 19 Ottobre 2012 | 6 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri
Si è recentemente festeggiato il primo anniversario del trasferimento della World Chess Hall of Fame nella nuova sede di Saint Louis, dopo il lungo peregrinare di tale istituzione da New York a Washington, e da Washington a Miami.
Vent’anni fa un personaggio scacchistico dai più dimenticato venne inserito nell’elenco della cinquantina di campioni che vengono ricordati dall’istituzione; si tratta dello scozzese George Henry Mackenzie.

George Henry Mackenzie

Mackenzie nasce il 24 marzo 1834 nel villaggio di North Kessock, separato da Inverness da un braccio di mare che già nel XV secolo veniva attraversato da regolari traghetti e che oggi è scavalcato da un ponte inaugurato nel 1982.

Se c’è un’esistenza che può essere definita “ottocentesca”, questa è la sua. Studia ad Aberdeen, tuttavia dal 1853 al 1855 prosegue tali studi a Rouen, un Francia, ed a Stettino, in Prussia. Poi, a ventuno anni, entra nei King’s Royal Rifle Corps  col grado di sottotenente (ensign) e segue il reggimento prima in Africa Meridionale e di là in India; promosso tenente, rientra in Gran Bretagna nel 1858, ma tre anni dopo rassegna le dimissioni.
Aveva iniziato a praticare gli scacchi nel ’53, rivelando doti non comuni, e nel 1861 lo troviamo a Londra come professionista della scacchiera. Nella capitale britannica vince, nel ’62, un torneo ad handicap nel corso del quale batte Anderssene quello stesso anno disputa, a Dublino, un match contro il reverendo MacDonnell, vincendolo nettamente (+6 =1 -3).
Nel ’63, in piena Guerra Civile americana, emigra negli Stati Uniti, si arruola nell’esercito “nordista” e, dopo poco più di tre mesi come soldato semplice, viene insignito del grado di capitano e messo al comando di una compagnia di truppe di colore.
Qui si verifica il primo piccolo mistero della sua vita: il 16 giugno 1864 Mackenzie viene denunciato come disertore (pare fosse da qualche parte a giocare a scacchi), poi viene reintegrato , combatte coraggiosamente in tre scontri a fuoco, viene nuovamente arrestato ed imprigionato a causa della precedente diserzione fino a quando, nel maggio 1865, viene definitivamente rilasciato e si stabilisce a New York riprendendo a giocare come professionista.
Inizia a questo punto una serie di notevoli successi: nel ’66 batte Reichhelm (famoso anche come problemista) a New York con un secco +5 =2 -0 , inizia a curare una rubrica scacchistica per il New York Albion , e l’anno seguente batte nuovamente (a Philadelphia) Reichhelm con un +7 =2 -0 . Nel ’69 vince, a New York, il torneo più lungo della storia degli scacchi (48 giocatori a doppio girone all’italiana, 94 partite!) con 82 vittorie e 8 sole sconfitte. Nel ’70 il New York Turf, Field & Farm gli affida una rubrica scacchistica che durerà otto anni e nel ’71 vince a Cleveland il torneo del 2° Congresso Americano, intascando i 100 dollari del primo premio.
Negli anni dal 1865 al 1880 Mackenzie vince il primo premio in 13 tornei e vince 6 match pattandone soltanto uno.
Nel ’78 inizia una attività di “pendolare” tra gli USA e l’Europa grazie agli inviti rivoltigli da molti organizzatori di tornei internazionali, ma queste sue visite al Vecchio Mondo avvengono quando ormai la sua verve inizia ad entrare nella fase calante. Non mancano, tuttavia, suoi onorevoli piazzamenti , come il 4° posto al grande torneo di Vienna del 1882, vinto da Steinitz e Winawer (Mackenzie interruppe con una patta l’impressionante serie di 25 vittorie consecutive del campione mondiale). Nel 1887 vinse il grande torneo di Francoforte sul Meno (+13 =4 -3), risultando così il primo giocatore statunitense vincitore di un torneo internazionale, ma già si stavano manifestando i primi s intomi del disturbo che lo afflisse negli ultimi anni di vita.
E qui si registra il secondo piccolo mistero della sua esistenza, anzi, della fine della sua esistenza.
Il 15 aprile 1891 il New York Times scriveva: “Il capitano George H. Mackenzie, il giocatore di scacchi, è stato trovato morto in una stanza del secondo piano del Cooper Union Hotel (…) Fu visto vivo per l’ultima volta quando andò nella sua stanza lunedì notte (13 aprile). Era sofferente e l’impressione fu che fosse tubercolotico, ma non ci si preoccupò per lui fino alle cinque del pomeriggio di ieri, quando si notò che non lo si era visto nel corso della giornata (…) Sul corpo vennero trovati 140 dollari e quando una delegazione del Manhattan Chess Club, del quale egli era membro onorario, chiamò l’albergo, venne informata che il Coroner avrebbe provveduto al funerale (…) Nel corso di una sua recente visita all’Avana era indebolito dalla febbre (…) Era troppo debole per partecipare al torneo internazionale del Sesto Congresso Americano (…)”
Il giorno 29 aprile, tuttavia, un altro quotidiano di New York, il Sun, pubblicava il seguente articolo: “La morte del capitano Mackenzie – Il sospetto del dottor Minden che lo scacchista si sia suicidato” e seguiva il testo: “Ieri, secondo le affermazioni del dottor Minden abitante al numero 8 di St. Mark Place, il capitano George Mackenzie, il giocatore di scacchi trovato morto nella sua stanza del Cooper Union Hotel nella notte del 14 aprile, si sarebbe suicidato. Il dottor Minden aveva visitato alcune volte il capitano Mackenzie. Il capitano era tubercolotico. Parecchie settimane prima della morte aveva chiesto al dottor Minden u na iniezione ipodermica di morfina. Il dottore aveva rifiutato. Quando la morte di Mackenzie venne accertata verso le sette di sera una persona venne inviata dal dottor Minden. Il dottore dice che quanto vide nella stanza lo convinse che Mackenzie non era morto di morte naturale. Il dottor  Minden inviò un appunto al Coroner Messemer. La scorsa domenica uno degli eredi del capitano Mackenzie richiese un certificato di morte al dottor Minden. Il dottore rifiutò. Ieri, il dottor Minden ha dichiarato:’ Quando rifiutai di fornirgli una dose ipodermica di morfina, il capitano Mackenzie si recò dal dottor Muellenbach della Weismann & Muellenbach, la cui farmacia si trova nella Bible House. Suppongo che il dottor Muellenbach abbia rifiutato di fornirgli l’iniezione, ma gli abbia dato un preparato contenente un sesto di grano di morfina per dose. Esso venne messo in una fiala da quattro once, contenente tr entadue dosi. Questo preparato venne ricevuto dal capitano ai primi di aprile, ed ho ragione di credere che la fiala sia stata nuovamente riempita per lui. La notte precedente la scoperta della morte un cameriere dell’albergo notò che la fiala era piena. Quando trovai il capitano cadavere la fiala vuota era su un tavolo vicino al letto. Mi parve strano poiché se avesse seguito le istruzioni, cioè un cucchiaino da the ogni ora, la fiala  si sarebbe svuotata in parecchi giorni. Presi la fiala e ne avvertii l’ufficio del Coroner. Sono fermamente convinto che il capitano Mackenzie si sia suicidato’. Il dottor Minden ha detto che l’ufficio del Coroner non ha esaminato a fondo la morte del capitano Mackenzie. Il Coroner Messemer è indisposto e ieri non lo si poteva incontrare. Il Coroner ha rilasciato il permesso per la rimozione del corpo del capitano Mackenzie da parte di un necroforo. Il sos tituto Coroner Conway, che ha rilasciato un certificato di inumazione, ha detto che era evidente che il capitano Mackenzie era morto di tubercolosi. Aveva sentito che c’erano dei dubbi sulla morte del capitano ed aveva trattenuto per un giorno il certificato di inumazione. La ricerca da lui fatta l’aveva convinto che non si trattasse di un caso di suicidio. Il dottor Muellenbach ha riso quando gli è stato riferito quanto detto dal dottor Minden: ‘ Il capitano Mackenzie’ ha detto ‘ era tubercolotico da circa due anni. Gli ho spesso rilasciato ricette. Era abituato alla morfina ed aveva assunto ogni tipo di medicina. Inoltre, c’era ancora rimasta un’oncia nella fiala che il dottor Minden mi ha portato. La tubercolosi e nient’altro ha ucciso il capitano Mackenzie”.    
Si concluse così, con qualche dubbio, l’esistenza del grande giocatore americano (anche se di nascita scozzese) . Ricordiamolo pubblicando la seguente partita, giocata il 15 luglio 1878 nel corso del Torneo Internazionale di Parigi.


Abbiamo visto come, a 53 anni, Mackenzie abbia vinto il grande Torneo Internazionale di Francoforte sul Meno, sbaragliando un campo di avversari di tutto rispetto. La sua vittoria contro Amos Burn destò sensazione.



avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


6 Commenti a Capitani coraggiosi

  1. avatar
    Ivano E. Pollini 19 Ottobre 2012 at 09:22

    Caro Bagnoli,

    ho trovato molto interessante il tuo breve, ma ben documentato, articolo sul grande giocatore George H. Mackenzie.

    Complimenti vivissimi per questo tuo bel contributo.

    In anni abbastanza recenti (intorno al 2007) mi ero molto interessato a questo giocatore, una piacevole “scoperta”. Mi ero imbattuto in Mackenzie per caso, dopo aver acquistato a Londra (in Baker Street!)il magnifico volume di Andy Soltis (Mc Farland, 1997): “The United States Chess Championship, 1845-1996″, 2nd Edition.

    Così ho potuto seguire la sua carriera scacchistica ufficiale. In Chapter Three si trova:” 1871-1889: The King Is a Captain”. Desidero sottolineare che il Chapter Two è: “1857: Paul Morphy”. E Mackenzie è il suo degno successore!

    Grazie per questa piacevole riscoperta

    Saluti

    IEP

  2. avatar
    Fabio Lotti 19 Ottobre 2012 at 09:24

    Bravo Paolo. Una bella lettura con “giallo” incorporato… 🙂

  3. avatar
    paolo bagnoli 19 Ottobre 2012 at 17:55

    Un grazie a Fabio per il “giallo incorporato”, ed una lode a Ivano per aver svolto gli acquisti londinesi nell’immortale Baker Street. A proposito: esisteranno ancora gli “irregolari”?

  4. avatar
    Marramaquis 19 Ottobre 2012 at 18:45

    Mi aspetto ora che Paolo raccolga interessanti, e quasi dimenticate, vicende come questa in un libro dal titolo “Le storie fra gli scacchi”, o qualcosa di simile.

  5. avatar
    paolo bagnoli 19 Ottobre 2012 at 22:02

    Sai che ci avevo pensato? Tra qualche giorno, comunque, ve ne rifilo un’altra…

    • avatar
      Mastro Ciliegia 20 Ottobre 2012 at 00:06

      Mi prenoto immediatamente sia per l’acquisto che per la prossima puntata qui su SoloScacchi! 😉

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