il caso Morphy, 4ª parte: Tatiana

Scritto da:  | 25 Ottobre 2012 | 5 Commenti | Categoria: Racconti
Università Lomonosov, Mosca, dicembre 1958
Igor Bondarevski stava lentamente esaminando i misteriosi fogli provenienti dalla Germania. Il bibliotecario conservava il più assoluto silenzio.
“Come si potrebbe fare…” riflettè Bondarevski.
“Fare cosa?”
“Trovare da qualche parte un campione di questa calligrafia”
“Il classico ago nel pagliaio”
 “Già. Proviamo ad usare il sistema di Sherlock Holmes”. Si sistemò sulla sedia e, quasi rivolgendosi a se stesso, disse: “Diamo per scontato che questa ‘M’ sia il monogramma relativo alla persona che ha scritto questi fogli; è un punto di partenza come un altro. Diamo anche per scontato che questi fogli abbiano un centinaio d’anni, poco più poco meno. Diamo inoltre per scontato che l’autore di queste analisi sia stato una persona di elevata cultura, e la cui lingua madre sia stata l’inglese o il francese. Ci siamo?”
“Sì, Igor, un po’ di strada l’abbiamo fatta, ma ne manca tanta e, soprattutto, cosa ci faceva in Germania un manoscritto il cui autore sia inglese o francese?”
Bondarevski ignorò l’osservazione dell’ex compagno di studi e, facendo appello alla memoria, azzardò: “Mongredien, ad esempio: padre francese e madre britannica, e vissuto nel periodo ‘giusto’… mmm… Mackenzie forse? Ha girato mezzo mondo, parlava diverse lingue, ma era scozzese, e l’uso del francese sarebbe stato… no, scartiamo Mackenzie. Forse Mortimer! Americano, ma parigino d’adozione, perché no? Oppure… De Rivière, anche lui con padre francese e madre inglese, vissuto anche nel periodo giusto, come Mongredien, ma nel nome di De Rivière la M proprio non c’é…”
Il bibliotecario intervenne ad interrompere le elucubrazioni dell’amico: “Perché non Morphy?”
“No, no. Non può essere Morphy”.
“Perché?”
“Perché Morphy ha sempre vissuto in America, a parte qualche viaggio in Europa, compreso quello famoso del 1858. Quelli che ho nominato prima erano europei e si potrebbe immaginare che un loro manoscritto sia in qualche modo arrivato in Germania, ma Morphy ha trascorso tutta la vita a New Orleans… tuttavia ammetto che era bilingue e che si esprimeva perfettamente  sia  in inglese – sua lingua d’origine – che in francese”. Poi aggiunse: “Anche quando venne in Europa, è difficilmente immaginabile che si sia portato appresso la propria carta da lettere. E poi era pigro, le lettere, a nche quelle alla famiglia, gliele scriveva quel giornalista, Edge”.
“E siamo tornati al punto di partenza” commentò Valeri. “Però…” e lasciò in sospeso la frase.
“Però cosa?” ribattè Bondarevski con una punta di irritazione nella voce.
“Potremmo provare con la calligrafia” disse timidamente Valeri.
“Dove trovi un campione di calligrafia di un giocatore di scacchi?”
“Qui”.
 “Come, qui?”
“La nostra biblioteca è una miniera inesauribile” dichiarò con orgoglio il bibliotecario capo.
Bondarevski lo fissò perplesso. “Cosa dobbiamo fare?”
“Andiamo allo schedario”.
Lo schedario era una specie di monumento che occupava una intera parete di una stanza vicina all’ufficio di Valeri. Quest’ultimo andò direttamente verso uno delle centinaia di cassetti che componevano lo schedario ed iniziò a sfilare velocemente le schede all’interno. “Ora che mi hai dato una traccia” spiegò Valeri continuando a sfilare le schede “possiamo fare un ragionevole tentativo. Ecco qua”.
Estrasse una scheda rettangolare. “Tatiana Jakovlevna Brodsky”.
“Chi è?”
“Una nostra studentessa che ha svolto una tesi di laurea l’anno scorso, mi capitò sott’occhio perché se ne parlò parecchio. La tesi riguardava analisi calligrafiche in caratteri cirillici ed anche in caratteri latini, con riferimenti all’Ottocento, e ricordo che vi erano citati parecchi giocatori di scacchi, con analisi delle personalità decisamente acute”.
“Non credo che ci servirà a qualcosa”.
“Ma potrebbe fornire qualche traccia che ci aiuti a restringere il campo di ricerca”.
“Bah, proviamo” commentò con scetticismo Bondarevski.
“Andiamo in archivio. Fascicolo 312/57”.
Ci vollero pochi minuti per rintracciare il fascicolo in questione. Lo estrassero e lo aprirono; erano un centinaio di pagine dattiloscritte, corredate da diverse immagini.
“Quello è Von der Lasa, tedesco” disse Bondarevski indicando una foto. Alla foto era affiancata una riproduzione di una lettera scritta nel 1849. “Quello è Labourdonnais, francese, e non sapeva una sola parola di inglese. Stiamo perdendo tempo”. Proseguirono nella consultazione del fascicolo. “Quello è Staunton” disse Bondarevski, “e la nostra calligrafia non assomiglia nemmeno lontanamente alla sua, come non assomigliava nemmeno alla precedente”.
“Non sto cercando la nostra calligrafia, ma l’indicazione del testo o dei testi dai quali questa ragazza ha ricavato le immagini”.
“Ho capito. Pensi che questi testi si trovino qui, all’università?”
“Lo spero, Igor”
Giunsero alle ultime pagine del fascicolo. La bibliografia indicata dalla studentessa nominava alcuni titoli, uno dei quali era un trattato di indagine grafologica scritto nel 1911 da un professore tedesco, insegnante a Tubingen.
Dopo qualche minuto trovarono il testo, che giaceva in uno scaffale della grande biblioteca, ma neppure quella risultò una fonte di informazioni atte a risolvere il mistero. Bondarevski sbuffò per la frustrazione ed il volume tornò al suo posto.
“Un vicolo cieco”
“Già” ammise sconsolato il bibliotecario. “Andiamo a mangiare qualcosa, la mensa è aperta anche la domenica per gli studenti non residenti”.
Mentre scendevano le scale per raggiungere la mensa Valeri ebbe un’ispirazione: “Che stupidi! Possiamo chiedere direttamente a lei”.
“Alla studentessa che ha scritto la tesi?”
“Certo, a lei, se è rintracciabile, e questo lo sapremo subito. Torniamo nel mio ufficio”.
La scheda personale di Tatiana Jakovlevna Brodsky riportava un indirizzo di Mosca ed un numero di telefono. Valeri afferrò il ricevitore e compose il numero sul disco. Rispose una voce di donna: “Pronto?”
“Buongiorno compagna. Sono il bibliotecario capo della Lomonosov, e sto cercando Tatiana. E’ lì?”
“Sì compagno, te la passo”:
Dall’altra parte del filo si sentì una specie di sussurro, poi una voce giovanile disse un “pronto” con voce incerta.
“Tatiana? Sono il bibliotecario capo dell’università, e avrei bisogno del tuo aiuto per risolvere un piccolo problema di catalogazione”.
“Se posso…”
“Sono interessato all’argomento della tua tesi di laurea, che tu certamente ricorderai”.
Una risatina: “Certo, compagno, come potrei…”
“Bene, ho visto che nella tua tesi nomini parecchi giocatori di scacchi dell’Ottocento, con acute deduzioni sulla loro calligrafia messa in relazione sia con la loro professione che con la loro passione per gli scacchi. Nel corso delle tue ricerche ti sei imbattuta, per caso, in un manoscritto di Paul Morphy e, in caso affermativo, per quale motivo non l’hai citato nella tesi?”
“Morphy? L’avevo scartato perché l’unico campione di calligrafia che ero riuscita a trovare era… scarso, un paio di righe”.
“Dove avevi rinvenuto questo campione?”
“In biblioteca”
“Qui? All’università?”
“No,  alla biblioteca del Circolo Centrale. La nuova sede, in viale Gogol”.
“Ti ringrazio, compagna, e auguri per il futuro”. Riagganciò. “Dobbiamo andare al Circolo Centrale”
Bondarevski aggrottò le sopracciglia: “Al Circolo Centrale?”
“Se c’è una chiave del mistero è lì”
Dopo aver frettolosamente consumato un pessimo pasto alla mensa universitaria, verso le tre del pomeriggio Bondarevski ed il bibliotecario capo salirono le scale del numero 14 di viale Gogol dove, trasferitasi la Corte Suprema in locali più acconci, si era da un paio d’anni insediato il Circolo Centrale di Scacchi moscovita.
La temperatura dell’interno contrastava con quella esterna, ed i due si affrettarono a liberarsi dei cappotti e dei colbacchi.
“Compagno Bondarevski! Che piacere! Non ti si vede spesso”. Il segretario del circolo venne loro incontro con un largo sorriso e, con un breve cenno del capo ed una stretta di mano, rispose alla presentazione che Bondarevski fece del suo accompagnatore.
“Posso esserti utile in qualcosa, compagno?” chiese il segretario rivolto al Grande Maestro.
“Probabilmente sì” rispose Bondarevski.
Pochi minuti dopo entravano, preceduti dal segretario, nella zona destinata ad ospitare la ricchissima biblioteca del circolo. Alcuni scaffali erano già in perfetto ordine, ma la maggioranza dei volumi era ancora confusamente accatastata. Prima di trovare una loro sistemazione era necessario esaminarli e catalogarli.
“Posso sapere cosa stai cercando, compagno? Forse posso aiutarti”
“Francamente non lo sappiamo nemmeno noi. Un campione di calligrafia di… qualcuno”.
“Un campione di calligrafia? Qui? Tra questi?” domandò perplesso il segretario del circolo indicando la massa di volumi sparsa nella lunga stanza.
“S-sì” intervenne Valeri “forse un autografo messo dall’autore su qualche volume”.
Il segretario guardò prima uno e poi l’altro. “Può darsi che qualcuno dei volumi non ancora esaminati porti l’autografo dell’autore, qui in giro c’è materiale di lavoro per una generazione, però vi posso garantire che…”. Si diresse verso uno degli scaffali dove stavano allineati i volumi già catalogati: “A meno che non siate alla ricerca di qualcosa di veramente raro”
“Ehm, sì, direi proprio di sì” ammise Bondarevski.
Il segretario si concesse un sorriso di complicità: “Allora dobbiamo guardare da un’altra parte”. Percorse il corridoio tra gli scaffali, aprì una porta usando una chiave che faceva parte di un grosso mazzo, ed entrarono in una stanza molto più piccola dove, allineati su di un tavolo, stavano alcune decine di volumi dall’aspetto decisamente vetusto.
“Date un’occhiata qui” disse, sfoderando un altro sorrisetto di complicità.
Bondarevski ed il bibliotecario capo si avvicinarono al tavolo ed il secondo prese un volume dalla copertina scura. Il titolo, in inglese, recitava: “The exploits and triumphs, in Europe, of Paul Morphy, the Chess Champion”  con un lunghissimo seguito, e l’autore risultava essere “an englishman”.
“Vediamo”. Bondarevski si avvicinò e Valeri aprì la consunta copertina. La prima pagina era interamente occupata da una foto giovanile di Morphy, con dedica e autografo in calce.
Bondarevski e l’amico si scambiarono un’occhiata. “Ti sembra…?”
“Sembra proprio quella” confermò Valeri.
Bondarevski si girò verso il segretario del circolo: “Compagno Nikolai, devo chiederti un grosso favore”.
“Dimmi, compagno” rispose l’altro con tono incerto.
“Vorrei tornare domani con alcuni campioni di calligrafia per verificare alcune… corrispondenze. Potresti…?”
“Sei socio del circolo, Grande Maestro, ed autorevole componente del Consiglio Federale. Come potrei dirti di no? Però, non credere che io sia del tutto sprovveduto, quindi ti rivolgo una domanda diretta: avete da qualche parte rinvenuto un manoscritto di Morphy? La cosa potrebbe avere un notevole interesse storico, non è così? Devo anche dire che non siete i primi ad effettuare una ricerca simile: l’anno scorso una studentessa universitaria…”
“Tatiana Brodsky” lo interruppe Valeri.
“Nikolai” intervenne Bondarevski appoggiandogli una mano sulla spalla “non siamo ancora certi di aver messo le mani su qualcosa di importante, quindi ti prego di conservare questo piccolo segreto ancora per qualche tempo. Il tutto potrebbe rivelarsi una delusione o un falso, quindi…” e lasciò in sospeso la frase.
“Certo, capisco. Domani sarò qui dalle undici del mattino in poi”
Il mattino seguente, di buon ora, il bibliotecario capo chiese un paio d’ore di permesso al rettore, il quale gliele accordò. Le copie fotostatiche di alcuni fogli del manoscritto erano già pronte ed alle undici in punto Bondarevski e l’amico salirono le scale del Circolo Centrale. Il segretario li precedette aprendo le porte e finalmente i due poterono confrontare le calligrafie. Pochi minuti furono necessari per decretare la assoluta corrispondenza tra la grafìa del manoscritto e la dedica apposta sul volume.
Anche Tatiana Brodsky, che era stata convocata sul posto grazie alla sua esperienza in fatto di calligrafia e sotto l’impegno del massimo riserbo, convenne che, a parte l’estrema somiglianza dei tratti, anche il “ritmo” grafico indicava che l’autore della dedica e quello del manoscritto dovevano essere della stessa mano. Dopo aver espresso timidamente ma fermamente il proprio parere la ragazza se ne tornò a casa.
“Morphy. E’ Morphy, senza dubbio” sentenziò Valeri.
Bondarevski si rivolse al segretario: “Compagno Nikolai, ti prego di voler tenere per te questa nostra… scoperta, ancora per qualche giorno, fino a quando non avremo compiuto tutte le verifiche necessarie. Per il momento, ti ringrazio”
“Di nulla, compagno Bondarevski, di nulla. Sono orgoglioso di aver contribuito, nel mio piccolo, a questa importante scoperta storica”.
Le porte della biblioteca vennero richiuse ed i tre si salutarono. Bondarevski e Valeri scesero in strada. Nevicava copiosamente.
“Ed ora?”
“Ora” rispose Bondarevski “non ci rimane che analizzare il testo dal punto di vista tecnico, di tecnica scacchistica intendo, e valutarne il contenuto. E’ il nostro compito per i prossimi giorni. Per il momento, torno al ministero. Ciao, Valeri”
“Ciao, Igor”.
Quella sera, verso le cinque, il segretario del Circolo Centrale infilò cappotto, guanti e colbacco, si affacciò nell’ufficio e annunciò: “Vado a casa”. Scese le scale pronto ad affrontare il terribile freddo dell’esterno, dove la nevicata stava aumentando di intensità. Il marciapiede era assolutamente impraticabile e dopo un paio di scivoloni il segretario decise di attraversare la strada per tentare di reggersi in piedi sul marciapiede opposto.
Il caporale Sergei Gavrikov vide all’ultimo momento quella figura e tentò di frenare agendo contemporaneamente sullo sterzo del pesante automezzo, ma non riuscì ad evitare l’urto. Il camion militare travolse il segretario del Circolo Centrale di Mosca uccidendolo sul colpo.
(continua…;)
avatar Scritto da: Paolo Bagnoli (Qui gli altri suoi articoli)


5 Commenti a il caso Morphy, 4ª parte: Tatiana

  1. avatar
    Mongo 25 Ottobre 2012 at 14:36

    E dai… Così non vale!! Questa notte non dormirò cercando di arrivare ad una soluzione dell’arcano.
    Comunque caro Paolo questo scritto è un ottimo lavoro, complimenti sinceri ed un po’ ‘invidiosi’. 😉

  2. avatar
    fede 25 Ottobre 2012 at 14:55

    Sig. Paolo, mi dichiaro un suo affezionato lettore.

  3. avatar
    paolo bagnoli 25 Ottobre 2012 at 18:59

    Ringrazio fede (lascia perdere il “sig”;) e, per quanto riguarda Mongo, una domanda ed una constatazione. L’invidia è reciproca, e la domanda è: chi sei, quanti anni hai, dove ..zzo abiti? Etc., etc., …

    • avatar
      Mongo 25 Ottobre 2012 at 21:35

      Mi hai dedicato una copia della tua magnifica (e l’invidia cresce) ‘Storia degli scacchi’.
      Cerca nella tua rubrica un corso Carlo Marx (in una città in dissesto economico per colpa principale dell’ex sindaco pidiellino) e mi hai trovato. 😎

  4. avatar
    paolo bagnoli 26 Ottobre 2012 at 21:09

    Per Mongo: mi chiedi troppo… I miei andirivieni per ospedali mi hanno provocato un casino pazzesco su spedizioni, indirizzi, ecc. Grazie per gli elogi per la “Storia degli Scacchi” (è pronta, quasi, la terza edizione in formato e-book) e, per quanto riguarda il dissesto provocato da un pidiellino, be’, non è proprio una gran novità…

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