Porreca e Stean, l’immortale mai nata

Scritto da:  | 24 Ottobre 2012 | 5 Commenti | Categoria: C'era una volta, Personaggi, Stranieri

Capitolo numero tre della nostra rubrica, ma il protagonista estratto è ancora il nostro amato Giorgio Porreca.

In un mio recente articolo avevo ricordato che qualcuno disse che per giocare una grande partita occorre essere in due. Costui aveva perfettamente ragione, la collaborazione del perdente è strettamente necessaria. Ne sa qualcosa il protagonista di questa puntata, l’inglese Michael Stean.

Aggiungo che a me un giorno andò ancor peggio che a Stean: dopo 1.e4,e5 2.Cf3,Cc6 3.Cc3,Cf6 il mio avversario propose patta ed io accettai perché mi aspettavano gli amici per una pizza. Solo alcuni anni dopo seppi da una maga che quella sarebbe stata sicuramente la mia unica serata buona per la mia unica “partita immortale”. Pazienza.

Ma torniamo a cose più serie ed ascoltiamo cosa diceva quasi 36 anni fa il maestro Porreca:

La differenza tra l’artista e lo scacchista -ha lasciato scritto Alexander Alekhine, campione del mondo dal 1927 al 1935 e dal 1937 al 1946, anno della sua morte- è che la creazione del primo è libera, mentre le idee del secondo sono continuamente circoscritte e frenate dalla volontà contraria dell’avversario.

Accade così che lo scacchista getti le premesse per una splendida chiusura, senza però poterla realizzare a causa di un avversario dotato di una diversa sensibilità estetica.

Non c’è scacchista che non sia disposto a fare proprio questo rammarico di Alekhine; non di rado infatti succede che un maestro, dopo aver abilmente preparato una spettacolare conclusione, venga deluso da una risposta inadeguata dell’avversario prematuramente rassegnato.

E’ quel che è accaduto a Michael Stean, il giovane campione inglese che molti hanno potuto vedere all’opera a Cirella di Diamante nel torneo di Capodanno.

Il non più “giovane” campione inglese Michael Francis Stean

Stean è stato autore ad Haifa di una stupenda partita contro lo svedese Schneider. Dopo aver sacrificato un pezzo ed essersi così assicurato un violento attacco, Stean ha cercato di conferire alla partita una chiusura trionfale, come ai tempi romantici di Anderssen e Chigorin, quando era di prammatica dare scacco matto con l’olocausto della Donna: ahilui!, l’avversario ormai demoralizzato si è arreso senza combattere, negando al campione inglese la soddisfazione di una chiusura “immortale”.

(da notare come Stean si sia sempre esaltato nelle competizioni olimpiche : a Nizza nel 1974 la sua partita contro Browne vinse il primo premio come “la più bella partita” delle Olimpiadi, qui ad Haifa contribuì alla medaglia di bronzo inglese, dietro USA e Olanda, n.d.r.)

Stean – Schneider (Haifa, Olimpiadi 1976)

1.e4,c5 (piuttosto imprudente sfidare Stean nel campo della Siciliana, dal momento che l’inglese hascritto una monografia in proposito) 2.Cf3,Cc6 3.d4,cxd4 4.Cxd4,Cf6 5.Cc3,d6 6.Ac4,e6 7.Ae3,Ae7 8.De2,a6 9.0-0-0,Dc7 10.Ab3,0-0 (si è così verificata la posizione normale della variante Velimirovic, una delle più incerte della Siciliana, come lasciano prevedere gli arrocchi eterogenei) 11.Thg1,Ca5 (continuazione lenta che favorisce la mobilitazione dei pezzi bianchi; meglio 11….b5) 12.g4,b5 13.g5,Cxb3+ 14.axb3,Cd7 15.Tg3,b4 16.Cf5! (inizio di un travolgente attacco) 16…exf5 17.Cd5,Dd8 18.exf5,Te8 19.Df3,Af8 20.Cf6+!,Cxf6 (la migliore) 21.gxf6,Ad7 (per resistere si doveva giocare21…Dxf6) 22.Ad4,Da5 23.Txg7+,Rh8 24.Dg4

24.Dg4 ed il Nero abbandona

E qui il Nero ha abbandonato in vista della prosaica continuazione 24….h6 25.Tg1, laddove Stean sognava di collocarsi nell’empireo scacchistico, avendo preparato la stupenda conclusione 24….h6 25.Tg8+,Rh7 26.Dg6+,fxg6 27.fxg6+,Rxg8 28.f7 matto, puro con Alfiere e due pedoni!”

(G.Porreca, Scacchi, “Il Tempo”, 1977)

Stean è anche, come accennava Porreca, autore di apprezzate opere. Ad esempio:

“Scacchi semplici” …ed altro!

avatar Scritto da: Marramaquís (Qui gli altri suoi articoli)


5 Commenti a Porreca e Stean, l’immortale mai nata

  1. avatar
    Joe Dawson 24 Ottobre 2012 at 00:43

    Domanda per Santiago: quei due figuri sul biplano che si scambiano colpi da fondoala chi sarebbero?!? Sempre Marramaquìs e Martin?? 😉

  2. avatar
    Marramaquis 24 Ottobre 2012 at 07:17

    Posso risponderti io. No, quelli sono Martin Eden e Cserica, io ero ancora un ragazzino e facevo il raccattapalle! Mongo, invece, era il pilota del biplano.

  3. avatar
    Jas Fasola 24 Ottobre 2012 at 23:02

    Poiche’ quello sullo sfondo e’ una ragazza sarebbe curioso sapere chi fra Martin Eden e Cserica successivamente abbia fatto coming out 😆

    • avatar
      Marramaquis 25 Ottobre 2012 at 06:40

      Bravo Jas, ci hai scoperti. E allora confessiamolo. I due “trapezisti del cielo” erano in realtà Gladys Roy e Ivan Unger e la fotografia fu scattata all’altezza di 3.000 piedi sopra Los Angeles, nel 1925. Frank Tomac era il pilota dell’aereo (e non Mongo), l’autore della foto è sconosciuto. E forse io non ero il raccattapalle. Per la storia, Gladys Roy, attrice ed eccezionale paracadutista, aveva allora 23 anni. Due anni dopo morì a Youngstown, in Ohio, accidentalmente colpita alla testa dall’elica di un aereo.

      • avatar
        fds 26 Ottobre 2012 at 13:55

        Visto in che tipo di foto si esibiva Gladys, non è cinico affermare che difficilmente sarebbe arrivata ai 30 anni. Purtroppo.

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