Intervista a tutto campo al Presidente del Centurini
Ciao Marco, sulle pagine online del Centurini sono apparse in questi anni tante interessanti interviste o stralci di chiacchierate fatte con i più svariati personaggi del mondo degli scacchi. Spesso ti sei trovato nelle vesti dell’intervistatore, ora però si ribaltano i ruoli e tocca a te l’onore (….o forse è meglio dire l’onere?) di trovarti a vestire i panni dell’intervistato… Bene, per sciogliere un po’ il ghiaccio raccontaci come e quando ti sei avvicinato agli scacchi.
“Ho imparato le regole del gioco nel 1970, ma la prima volta che varcai la porta di un circolo fu nel 1972, avevo tredici anni anni. Il Circolo Pegliese era allora in lungomare di Pegli e la sfida Spasskij-Fischer calamitava l’attenzione di tutti i media. Anche chi era sempre stato lontano dal nostro mondo, e non aveva alcuna intenzione di avvicinarsi ad esso, conosceva le vicende di quel match… Era la sfida non solo tra due grandi campioni, ma anche tra due superpotenze (USA e URSS), due ideologie, due modelli di società. Con il senno di poi, è interessante notare che quei due giocatori, che subirono le pressioni “politiche” dei rispettivi campi di appartenenza (è testimoniato dagli archivi segreti del PCUS, ma anche dalle rivelazioni sulle pressioni di Kissinger su Fischer), in realtà erano ben poco organici ai paesi di appartenenza: Fischer, personaggio incredibile, è stato in seguito perseguito dalla giustizia americana, mentre Spasskij, inviso agli apparati del partito dopo la sconfitta, appena ha potuto se ne è trasferito in Francia.
Tornando alla mia esperienza del ‘72, del Pegliese non posso certo dimenticare Pietro Tonna, che proprio in quei giorni si dava un gran daffare per organizzare incontri a squadre con equipaggi di navi russe ormeggate nel porto…
Poi, fra studio e attività varie, feci una lunga sosta. Ripresi nel novembre 1986 partecipando al mio primo torneo come esordiente al Pegliese, che nel frattempo si era trasferito in via Rizzo. Lì conobbi Massimo Rivara, che era già del Centurini, un circolo prestigioso di cui avevo sentito parlare. Per me era più comodo e forse più stimolante frequentare il Centurini e così ai primi di dicembre varcai il portone verde di piazza Giustiniani, per iscrivermi. Ricordo che appena entrai al circolo mi diressi in segreteria dove sedeva ieratico il segretario Giancarlo Berardi. Capii da un lampo di gioia nei suoi occhi che gli ero entrato in simpatia quando gli dissi che intendevo pagare subito la quota di iscrizione annuale…”
e, scacchisticamente parlando, cosa ci puoi invece dire di significativo della tua carriera scacchistica come giocatore?
“Intanto rimpiango il tempo in cui potevo giocare di più, almeno cinque o sei tornei all’anno. Il torneo che mi ha dato più soddisfazioni è stato a Madonna di Campiglio, dove sono stato un habituè, nel 1991, quando vinsi il torneo di categoria e passai in prima. Quello che mi è piaciuto di più per l’ambiente, l’organizzazione e il livello dei giocatori è stato a Coopenaghen nel 2005.”
C’è qualche episodio o qualche aneddoto che, dopo tanti anni trascorsi nell’ambiente degli scacchi genovese, rammenti con piacere?
“Ognuno di noi conosce aneddoti su giocatori, situazioni bizzarre, almeno dal nostro punto di vista. Potrei raccontarti di tanti personaggi, tic, manie di giocatori, situazioni a volte divertenti, altre volte paradossali, ma preferisco qui ricordare quella volta che come Circolo donammo un computer a una disabile che viveva in un “polmone d’acciaio” e aveva lanciato un appello al TG3 Liguria. Oppure la soddisfazione provata quando ci è giunta la notizia che Flavio Guido aveva abbattuto, meritatamente, il muro dei 2400 laureandosi maestro internazionale. Una grande soddisfazione per tutta la comunità scacchistica genovese, un risultato che mai nessuno prima aveva raggiunto. Anche la conoscenza, al di là della scacchiera, di grandi giocatori che abbiamo invitato ai nostri tornei, è stata arricchente: penso a Pia Cramling, Skembris, l’allora giovanissima Anne Caoilli, il vice campione del mondo Korcnoj e altri ancora.
A proposito di sportività, ho visto che è un tema che hai trattato sul blog: una volta ricordo che in un nostro torneo internazionale il GM Laketic, in posizione superiore e in vantaggio di tempo, “chiese” la patta, in segno di rispetto, al decano dello scacchismo italiano, Enrico Paoli, che ancora in età molto avanzata partecipava ai tornei.
Ma mi piace ricordare anche i momenti più faticosi che chi organizza manifestazioni conosce benissimo: quante volte ci siamo tenuti in “forma” (sempre pochi e sempre gli stessi, peraltro) a trasportare tavoli e sedie, ad affrontare situazioni “estreme”, come quando in largo Lanfranco, durante una semilampo con un’ottantina di giocatori, non solo ci sono saltati i computer ma abbiamo dovuto persino andare alla ricerca disperata di una postazione nei bar della zona, mentre la gara era in corso…”
Bene, veniamo ora alle domande più strettamente legate al Circolo di cui da alcuni anni, raccogliendo l’eredità di illustri predecessori, sei diventato Presidente: puoi provare, per questo primo reportage di “Scacchi sotto la Lanterna”, a tracciare un bilancio anche sommario della tua esperienza di dirigente e poi Presidente del più importante e prestigioso sodalizio scacchistico genovese?
“Io sono diventato presidente nell’autunno 2006, anche se a dire la verità non ho notato molte differenze rispetto a quello che facevo prima, proprio per il rapporto di stretta collaborazione e condivisione che avevo con Giorgio Di Liberto, che è stato una delle figure più importanti e significative dello scacchismo genovese degli ultimi 40 anni.
Ho iniziato a svolgere attività già nei primi anni ‘90, con l’organizzazione di parecchie iniziative. La prima, che forse non tutti ricorderanno, è stato un interessante torneo delle circoscrizioni al Palazzo della Commenda di Prè, un bellissimo complesso medievale. È stato l’inizio di una lunga catena di manifestazioni che ci hanno portato a Palazzo Ducale, al Porto Antico, alla Fiera del Mare, al museo del Risorgimento e altri luoghi importanti della città.
Ma prima il Circolo, sebbene agonisticamente fortissimo (vincemmo il campionato a squade nel ’91), non versava in buonissime condizioni di salute: dopo il torneo FIDE del 1989 c’era stato un calo di entusiasmo, a seguito dei problemi finanziari che si erano creati e della scarsità di un quadro attivo di soci. Il circolo sembrava ristagnare e di vivere di rendita, non si proiettava all’esterno. Siamo riusciti a rilanciarlo con le iniziative che dicevo, a stabilire buoni rapporti con il Comune di Genova, culminati con partecipazione alle manifestazioni di Genova 2004. In tutta questa fase si è coagulato un gruppo che ancora oggi, insieme ai veterani inossidabili come Berardi e a quelli che si sono aggiunti successivamente, costituisce una grande risorsa, parlo di Rivara, Nanni, Gardini e altri.
Nel frattempo c’è stata data la possibilità da parte del Comune di avere una nuova sede, con una proposta cui non potemmo dire di no, per ragioni economiche (qui ricordo che abbiamo sempre dovuto fronteggiare spese non indifferenti per una piccola associazione come la nostra, ma abbiamo sempre ritenuto giusto lottare per l’indipendenze economica perché è quello che garantisce) , di maggiore tranquillità per il futuro e, se vuoi, di prestigio.
Quando Giorgio è venuto a mancare è apparso naturale che gli succedessi, anche se devo dire che per problemi personali avrei preferito un’altra soluzione.
Sono diventato Presidente in un momento difficile e di transizione per la vita del circolo: sono perfettamente consapevole che il trasferimento nella nuova sede di Corso Firenze, una sede istituzionale, ha causato dei problemi, essendo certo più accogliente ma meno centrale.
L’esperienza come Presidente nella sede di corso Firenze non è stata, purtroppo, quella che avrei desiderato di fare, problemi personali vari me lo hanno impedito. Il Circolo nella nuova collocazione deve ancora dispiegare le sue potenzialità, seppure collocato in una posizione diversa.
Il mio bilancio complessivo è comunque positivo, considerando tutto quello che abbiamo fatto in questi anni.
Ma ora mi rendo conto che è necessario qualcosa di diverso.”
Cosa intendi dire, Marco? C’è per caso qualche novità in vista??
“Alla prossima assemblea annuale il sottoscritto e il Consiglio Direttivo, al di là delle scadenze statutarie, si presenteranno dimissionari per favorire l’elezione di un nuovo gruppo dirigente, di cui sentiamo tutti la necessità. Un gruppo che potrà contare dell’appoggio di tutti, in particolare di quei soci che sono, e rimarranno, decennali punti di riferimento per il sodalizio. Io per primo sento la necessità di questa scossa, dell’innesto di nuove energie. Io credo di avere dato un grosso contributo al Circolo e continuerò a darlo. Ma viene un momento in cui ti rendi conto che una fase sta terminando e c’è bisogno di un nuovo slancio, di nuove energie. Anche questa sarà una sfida, che vinceremo se ci sentiremo legati ai valori fondanti di questa associazione. Ricordiamoci che il Centurini è nato nel 1893 ed una delle associazioni culturali e sportive più antiche di Genova, un patrimonio di storia e di cultura che penso che non si disperderà mai.”
Ci puoi dire invece qualcosa di quelli che invece sono i progetti del Circolo per il futuro?
“Faccio una premessa: nei cassetti siamo pieni di progetti, tutti validi, parlo del Centurini ma credo di potere parlare anche per gli altri circoli cittadini. Tutti abbiamo belle idee in testa, ma rimarranno tali se non riusciamo stimolare l’impegno collettivo, lo slancio volontaristico e la disponibilità concreta dei soci.
Per prima cosa dobbiamo radicarci maggiormente sul territorio, rilanciare il circolo come luogo di aggregazione, di divertimento e gioco libero, ma organizzare anche corsi, momenti di approfondimento. E poi naturalmente è fondamentale il discorso della diffusione del gioco nelle scuole.
Ma alla base c’è la necessità di rafforzare il senso di appartenenza dei soci a questo club, rinsaldare i vincoli solidaristici che rischiano di venire meno se prevale unicamente un’ottica individualistica.”
E’ da tempo che il Centurini si è fatto, con pienomerito, paladino del “progetto giovani”, ovvero Scacchi nelle Scuole: dopo tanto seminare i tempi sono ormai maturi per raccogliere qualche frutto. Quali, oltre a questo di investire nei giovani, sono per te gli aspetti da migliorare per fare crescere gli scacchi a Genova e nella nostra regione?
“Dicevo che la diffusione e lo sviluppo degli scacchi nelle scuole è fondamentale e darà frutti, spero, nel medio periodo. Maurizio Accardo è stata la grande novità di questi ultimi tempi. Come saprete, sta portando avanti un progetto con grande impegno e spirito di iniziativa. E i primi corsi sono già partiti con gli istruttori che abbiamo, a partire da Paolo Silvestri.
Un altro aspetto importante è la coordinazione tra i nostri circoli. Un tempo c’erano più divisioni, oggi ci sono le condizioni per essere più uniti e coordinati. Ormai abbiamo capito che coltivare l‘orticello non paga e soprattutto non fa crescere gli scacchi. Sai quanti sono i tesserati agonistici dei quattro circoli territoriali cittadini? Neppure 120. Vedrei positivamente fare progetti in comune, per esempio l’organizzazione di eventi di richiamo. Qualcosa si è già realizzato. Se ci presentiamo uniti avremo più credibilità anche di fronte agli sponsor.”
Visto che siamo in tema, Marco, dicci anche se realisticamente ci sono possibilità che in futuro si riesca ancora ad organizzare a Genova qualche manifestazione importante come in passato i Festival estivi di Palazzo Ducale oppure del Novotel…
“Sicuramente, ce n’è bisogno. Ci vuole un maggiore raccordo però. Tornei come il Ducale o Novotel potrebbero essere organizzati da più circoli insieme, ognuno mettendo le proprie capacità e la propria esperienza. Le ricadute sarebbero a vantaggio di tutti. Non sarebbe male se Canu, Astengo, Rossi e il presidente del Centurini si sedessero attorno a un tavolo per studiare insieme iniziative di interesse cittadino. “
Bene, ora che siamo lanciati, un’altra domanda su una questione di cui attualmente si discute tanto: per non essere “fagocitati” dal vortice Internet che ormai tanti giocatori sottrae alla partecipazione al Circolo, in passato, anche in realtà locali come le nostre, sono stati tentati esperimenti più o meno coronati da successo quali il Keizer o l’Auser, e altri ancora… Ecco, che bilancio ne hai tratto? Ci sono in particolare altre iniziative che si possono proporre agli appassionati, come per esempio tornei amichevoli tra i Circoli cittadini, simultanee, etc.
“Il torneo Auser è stato molto positivo, il Keizer molto meno. Il torneo Auser, che ha visto una buon partecipazione, ha avuto il merito di portare gli scacchi in luoghi dove non erano mai stati e ha permesso di rinsaldare un rapporto di collaborazione tra i circoli cittadini. Sono sicuro che sarà confermato il prossimo anno. Ma anche le altre iniziative che citi, a cominciare dagli incontri tra i circoli, possono cementare i rapporti tra di noi. I Circoli devono capire che sono tutti sulla stessa barca: il proliferare da una parte dell’offerta agonistica, per cui quasi ogni settimana puoi trovare un torneo week end o una semilampo, e, dall’altra parte, internet e la possibilità di giocare, comodamente a casa, mettono in discussione il ruolo e la funzione dei Circoli. Tuttavia ritengo che i Circoli rimangono la base fondante del nostro movimento, si tratta però di adeguarsi ai mutamenti in atto, affinando l’offerta, sviluppando idee nuove, momenti di analisi, corsi di perfezionamento, ecc… Internet è una grande risorsa, che se è bene sfruttata potrebbe semmai avvicinare le persone agli scacchi e al gioco a tavolino. Il circolo, nella nostra concezione, deve continuare anche essere un luogo di incontro, aggregazione, di gioco libero, preparare all’attività agonistica.”
Infine per concludere un paio di domandine piu’ frizzanti e leggere ma forse più insidiose: quale o quali elementi sottrarresti volentieri agli altri Circoli cittadini?
“Diversi giocatori, anche se alcuni hanno ultimamente rallentato l’attività agonistica, per esempio Fossati o Mollero. Poi ci sono alcune vecchie glorie come Cirabisi, peraltro cresciuto scacchisticamente e affermatosi proprio al Centurini. Anche Berni, che peraltro già oggi collabora con i suoi ottimi articoli al nostro Notiziario, lo vedrei molto bene.
La domanda mi dà lo spunto per un’osservazione: se guardiamo le classifiche elo, ci rendiamo conto che i giocatori più forti sono sempre gli stessi da troppi anni. Naturalmente onore al merito di Flavio Guido e Di Paolo. Ma dopo di loro scarso è stato il rinnovamento. La novità di questi anni è stata prima Fossati, poi Brun. Poi ci sono alcuni giovani molto promettenti come Cantoro oppure Mirata. Però direi che non abbiamo avuto un grande rinnovamento sulla scena agonistica e questo ci deve fare riflettere.
Poi apprezzo molto scacchisti negli altri circoli, persone che, pur non essendo giocatori di livello magistrale, sono una grande garanzia per le loro esperienza, per le loro capacità organizzative, per il grande attaccamento agli scacchi. I primi che mi vengono in mente, ma sicuramente ne dimentico parecchi, sono Iacono, Pedemonte, Forgione, Falcone, Baggiani, D’Ambrosio, Del Noce, Pino e tanti altri.”
e viceversa: di chi del tuo Circolo ti sbarazzeresti volentieri?
“La domanda è insidiosa, rispondo diplomaticamente: in un minestrone possono esserci anche ingredienti che, presi isolatamente, possono non piacere o persino risultare sgradevoli, ma se inseriti armoniosamente nel tutto contribuiscono anche loro, con la loro funzione, alla buona riuscita finale. “
Grazie, Marco, auguri, complimenti per tutto…. e, qualcuno maliziosamente suggerisce, se riuscissi anche a convincere Moreno a fumare un po’ meno sarebbe proprio il top!
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