il mio primo torneo di Capodanno

Scritto da:  | 26 Dicembre 2012 | 29 Commenti | Categoria: C'era una volta, Italiani, Italiani, Personaggi, Tornei

  ovvero: Reggio Emilia 1978-’79

Correva l’anno 1978 quando un giovane maestro di scacchi, classe 1957, venne chiamato ad adempiere i suoi obblighi militari.

Non era di maggio e… non arrivò a varcar la frontiera in un bel giorno di primavera, ma capelli lunghi non portò più: il primo giorno glieli tosarono come a tutti gli altri soldatini.

Il tempo della naja passava, con le stagioni a passo di giava – ça va sans dire – e il giovane maestro fu costretto a una prolungata inattività scacchistica. Rinunciando a qualche libera uscita e sobbarcandosi qualche nottata in più di sentinella, il giovane maestro riuscì a convincere il suo capitano d’Artiglieria a concedergli la fusione della licenza natalizia con la licenza ordinaria (quella cui avevi diritto una sola volta nei dodici mesi del “servizio”), per permettergli di partecipare al primo Torneo di Capodanno della sua vita.

Perfezionate le trattative con il grande Enrico Paoli, infine il nostro scese all’albergo Cairoli, in verità una locanda modestissima dove alloggiavano anche alcuni titolati stranieri, accompagnato come sempre in quegli anni dal suo secondo (se così lo si poteva definire… con un briciolo di perspicacia capirete meglio osservando la foto di gruppo che segue).

Ora non è tanto la vicenda agonistica del giovane maestro che voglio riportare alla luce, quanto una breve storia illustrata di quel torneo e di quell’atmosfera.

La fonte è il Libro del Torneo…

… redatto, dattiloscritto e ciclostilato in proprio, anzi in persona, da Enrico Paoli.

Il futuro grande maestro ad honorem era già allora una leggenda vivente per gli scacchisti di mezzo mondo, proprio in virtù della costanza e dell’abnegazione che gli permettevano di anno in anno di tenere in vita e far crescere il suo torneo, “mio figlio” come amava chiamarlo.

In alcune edizioni del torneo Paoli fu giocatore, in altre fu arbitro, ma io lo ricordo soprattutto per la dignità con la quale preparava e serviva lui stesso le bevande calde ai giocatori. Per risparmiare sulla caffetteria, ovviamente!

Torniamo per un attimo agli scacchi giocati, ovvero al tabellone del torneo, così come appare nel “Libro”

Questa è la prima delle 40 pagine in carta ruvida ciclostilata che compongono il “Libro” insieme a due fogli in carta patinata e stampa tipografica – un lusso! – con il frontespizio e l’immancabile foto di gruppo.

Lo so, lo so che aspettavate solo la foto di gruppo…

La didascalia merita una spiegazione, là dove Paoli scrive: “Taruffi in… zeitnot”.

Il buon Daniele, uno dei giovani maestri più promettenti in quegli anni, per non spendere di albergo faceva il pendolare dalla sua Bologna, ma era soprattutto noto per il suo vizio di finire in Zeitnot terribili, una fase che spesso riusciva a condurre benissimo (e non ditemi che questa era l’arma segreta di molti giovani autodidatti della “scuola italiana”, perché Michele Godena era piccolissimo, anche se già lo si notava nelle categorie minori dei grandi festival estivi).

Torniamo a bomba: Paoli il giorno precedente si era raccomandato più volte di presentarsi con una quindicina di minuti di anticipo, perché come ogni anno era stato convocato un fotografo professionista, bisognava mettersi bene in posa e il ritratto di gruppo era il fiore all’occhiello dei Libri del Torneo. Quel giorno il treno Bologna-Reggio fece più ritardo del solito e Taruffi non arrivò in tempo per la foto, con grande dispiacere del papà del torneo… il quale sicuramente aveva previsto che molti anni dopo ci saremmo ritrovati qui a domandarci: ma che faccia aveva il bel Daniele nel 1978-79?

Ah, ma voi volete le partite! Eccovi serviti con una paginata qualsiasi del Libro:

Non ho capito? Volevate partite autorevolmente commentate? Eccovi allora quella annotata da un altro indimenticabile, il caro Alvise:

Commentare una partita per il Libro del torneo era un impegno morale cui ogni partecipante era tenuto, anche perché il Libro era una fonte di finanziamento per il torneo stesso, un must che non poteva mancare nella biblioteca di un vero appassionato.

Paoli raccoglieva prenotazioni del Libro e piccoli contributi dalle Alpi al Canale di Sicilia, nonché all’estero. E noi oggi possiamo leggere i nomi di quei benefattori a pagina 4 del Libro stesso:

Si noti, sotto la testatina di questa pagina, il motto “…molti con poco fanno molto…” e i ringraziamenti di Paoli. Altre pagine del Libro ci informano delle copie prenotate dai sottoscrittori, capitanati per la cronaca dal Circolo Scacchistico Bolognese con 20 copie per 30.000 lire, seguito a ruota dai circoli di Bergamo, Asti e Venezia; mi piace segnalare anche l’impegno del genovese Claudio Cangiotti, recentemente scomparso, che da solo ne prenotò 10 copie per 15.000 lire.

Ma quanto valevano questi contributi nell’economia generale del torneo? Facile: 918.700 lire, come precisamente documentato da Paoli nel rendiconto finanziario pubblicato nella penultima pagina del Libro:

Alcuni dicono che le fonti migliori per studiare la storia delle civiltà e dei popoli sono le note contabili, se qualcuno si prende la briga di tramandarle ai posteri.

Da questo rendiconto apprendiamo per esempio che il contributo della Federazione Scacchistica Italiana era tutt’altro che indifferente e abbiamo la prova che i giocatori non titolati, italiani e stranieri, partecipavano a proprie spese o addirittura a titolo oneroso. Del resto in una o due delle edizioni successive io e il mio “secondo” soggiornammo in camper nel centro di Reggio per tutta la durata del torneo, mentre in un’altra giocai facendo la spola da Bologna insieme a Stefano de Eccher, che all’epoca aveva una stanza da studente nel capoluogo emiliano.

A distanza di 34 anni mi chiedo come potevo essere così affamato di scacchi per scegliermi quella vita, poi evolutasi in “questa” vita.

Ebbene lo ero, perché mai non avrei dovuto?

 

avatar Scritto da: IM Roberto Messa (Qui gli altri suoi articoli)


29 Commenti a il mio primo torneo di Capodanno

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    paolo bagnoli 26 Dicembre 2012 at 00:41

    Dell’assente Daniele Taruffi conservo alcune foto di età molto giovanile (una di esse appare nella mia “Storia degli Scacchi” dove assiste, come spettatore, alla mia partita contro Nona Gaprindashvili). Ricordo, ovviamente, Paoli, che mi presentò alla Mursia per il mio primo “Scacchi Matti”, Sergio Pederzoli, Renato Cappello (un grande talento perso per strada…;), e ringrazio Messa per il ricordo: mi ha fatto ringiovanire di qualche decina d’anni…

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    Marco Pacchiarini 26 Dicembre 2012 at 10:53

    Bei tempi !.. Grazie per quest’articolo ( quasi un regalo ) davvero interessante, così pieno di affetto e di sensibilità. Auguri di tante buone cose !… Marco Pacchiarini – Empoli / FI.

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    Jas Fasola 26 Dicembre 2012 at 11:18

    Questo era lo spirito piu’ bello del torneo di Reggio Emilia. Poi sono venuti gli anni grassi e si e’ strafatto, con tornei A e B fortissimi e gli italiani nel C. Peccato che questo spirito sia andato perduto, in tempo di crisi andava riscoperto.
    Complimenti all’Autore per il bellissimo articolo.

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    Genesio 26 Dicembre 2012 at 11:42

    C’è anche un finanziamento della “Federazione scacchistica sovietica” di 500.000 Lire!!!
    Motivi politici o solo scacchistici?
    K

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      Genesio 26 Dicembre 2012 at 11:45

      Inoltre figuri anche come sponsor del torneo!
      Cosa particolare questa… purtroppo non capita più…
      K

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      Roberto Messa 28 Dicembre 2012 at 19:00

      Credo che il finanziamento dall’URSS altro non fosse che la copertura delle spese per Bykhovski, che non a caso pochi anni dopo divenne un pezzo da novanta tra i burocrati della Fed. Scacchistica Sovietica.
      Anche i contributi del sottoscritto e degli altri giocatori non titolati (cfr. Rendiconto Finanziario) non vanno interpretati come sponsorizzazioni ma come pagamento totale o quasi dell’albergo che probabilmente – non ricordo i dettagli – Paoli eseguiva cumulativamente per conto dei giocatori. Sono stato sponsor del torneo di Capodanno (per precisione formale: Torre & Cavallo è stata sponsor del Circolo Ippogrifo) nell’edizione 2009-2010, ma lasciamo da parte la storia recente.

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    Uno a cui Piace ogni tanto giocare 26 Dicembre 2012 at 13:05

    Mi suscita molta simpatia quest’articolo, non appartengo per più giovane età a questa “serietà” scacchistica ma mi da idea di semplicemente buono ed onesto, di approfondimento e abnegazione culturale.
    immagino che sia un bel ricordo, complimenti.

    p.s. per ringraziamento, comprerò la rivista “Torre”: di solito ne sono spinto da qualche evento importante ma i tempi giovani e diversi avranno pure qualcosa di bello da offrire, no? Io poi sono proprio giovane 😉

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      Roberto Messa 28 Dicembre 2012 at 18:41

      Grazie per il “ringraziamento”, ma non è “dovuto”!
      Riguardo ai tempi “giovani”, non hanno un qualsiasi “qualcosa di bello da offrire”, hanno un grande settore giovanile – che allora proprio mancava – con tornei studenteschi e campionati under 16 oceanici.

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    Marramaquis 26 Dicembre 2012 at 18:17

    Bravissimo, questo è uno splendido ricordo, arrivato nel momento più giusto.
    Possiedo anch’io un paio di edizioni del “Libro del Torneo”, dattiloscritto, e condivido (anche se più in piccolo) le sensazioni di Roberto Messa e quelle di Paolo Bagnoli.
    Eh, sì, le più belle pagine di storia, in qualunque campo, non arrivano mai per caso. Le scrivono gli uomini, ma sono in grado di scriverle soltanto gli uomini speciali e straordinari, com’era appunto Enrico Paoli.

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    Giorgio Gozzi 28 Dicembre 2012 at 15:41

    Un bell’articolo che letto il 28 dicembre, quando dovrebbe essere in corso il 1° o 2° turno del 55° Torneo di Capodanno (e purtroppo non è così) , induce a tante nostalgie…sniff
    Per la cronaca tra i più munifici sottoscrittori dell’epoca ricordo anche il G.M.(Grande Musicista) Ennio Morricone.

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      Roberto Messa 28 Dicembre 2012 at 18:31

      Giorgio, solo per amor di precisione, hai per caso un riscontro delle sottoscrizioni di Ennio Morricone, perché nel Libro dell’edizione 78/79 non v’è traccia, eppure Paoli era così puntiglioso che non mancò di aggiungere in ultima pagina una noticina per i due contributi dell’ “ultima ora”: Riccardo Quaranta da Moncalieri 10.000 lire e Nunzio Santini da Comiso, Ragusa, 2.400 lire!
      Nell’articolo non mi sono dilungato con i nomi dei sostenitori e dei sottoscrittori del Libro del torneo, che Paoli elenca in pagine diverse, ma vorrei rimediare parzialmente citando due grandi signori dello scacchismo di quel periodo, i maestri Pierluigi Beggi di Pisa e lo statunitense residente a Livorno Stuart Wagman. Da notare, nelle liste, altri nomi noti di quegli anni, come Guido Cortuso di Padova, e scacchisti ancora oggi in attività agonistica, come il maestro Pino Valenti.

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        Giorgio Gozzi 29 Dicembre 2012 at 11:48

        Infatti Roberto avevo parlato di epoca perchè ricordavo di aver letto il nome di Morricone tra i sottoscrittori in almeno 1 libretto ma non avevo in mente l’anno esatto. Ho controllato ed era nella lista dei Sostenitori del libretto del Torneo dell’82-83 (probabilmente l’hai anche tu)

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    Roberto Messa 28 Dicembre 2012 at 19:07

    Parole rubate: spero che tutti abbiano colto il piccolo saccheggio di parole dal testo de “La Guerra di Piero” di Fabrizio de Andrè, ma nell’articolo c’è un’altra frase rubata a una celebre canzone. Forse non tutti l’hanno individuata.
    Facciamo indovinello?
    (hint: non è di de Andrè)

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      Luca Monti 28 Dicembre 2012 at 20:39

      Gianni Morandi : C’era un ragazzo come me…… .
      “….capelli lunghi non portò più…” .

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    Marramaquis 29 Dicembre 2012 at 15:29

    A proposito, arrivo un poco tardi ma non posso tacere. Ricordo di aver conosciuto il valido e simpatico “secondo” di Roberto, per averci giocato un paio di volte ad Arco di Trento (1982 e 1983). E allora tanti auguri a tutti i “secondi”!

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      Roberto Messa 29 Dicembre 2012 at 23:54

      Caro Marramaquis, allora magari ci conosciamo e io non conosco nemmeno il tuo nome…
      Detesto molto cordialmente tutti questi vostri nick, a me sembrate degli ectoplasmi e invece siete delle “persone”.
      Non è meglio firmarsi col proprio nome? Io poi mi dimentico – credo che succeda anche ad altri lettori discontinui – e non so più nemmeno chi è Riccardo e chi è Roberto (gli unici che credo di conoscere qui dentro, a parte Luca Monti che si firma Luca Monti). Ma forse è proprio ciò che desiderate: “allontanarvi” dai Riccardi e dai Roberti che sono in voi. Contenti voi…
      Secondo me perfino quella di schifezza di Facebook in questo senso è meglio dei blog, almeno lì sai con chi stai sviluppando un discorso (lo so, lo so che anche lì si può taroccare la propria identità ma pochi lo fanno, credo).
      Perché non provate a fare un blog davvero innovativo, diciamo pure sovversivo, in cui ognuno, anche chi lascia i commenti, si firma con nome e cognome?

      • avatar
        Marramaquis 30 Dicembre 2012 at 14:55

        Roberto, ti ringrazio per aver toccato questo argomento. Era giusto che, prima o poi, qualcuno lo facesse e non mi dispiace affatto che il primo sia stato tu, e con incisivo garbo.
        E consentimi il tu, ti prego, anche se non ci conosciamo (mi pare) di persona.
        E’ fuor di dubbio che hai molte ragioni al riguardo. Devo spiegare che io non ho mai avuto remore nell’utilizzo del mio nome e cognome, né trent’anni fa, quando scrivevo su “Zeitnot”, né oggi quando “posto”, col mio cognome e nome, dei commenti su alcuni blog che si occupano di attualità e di politica e dove, pertanto, esprimo opinioni senz’altro più impegnative e rivelatrici del mio pensiero.

        Su SoloScacchi la cosa del nick nacque un po’ per caso e un po’ per una nostra “valutazione tecnica”.
        E si è andati avanti così, e mi sono ritrovato ad indossare da anni questo soprannome da gattone della letteratura spagnola, che pure mi piace benché complicato, ma che sento talvolta come una maschera inutile e, come correttamente sostieni, per vari aspetti limitativa sì da apparire perfino un “ectoplasma” (però ho messo accanto una mia foto!).
        Sono più che certo, in ogni caso, che Soloscacchi e “Martin Eden” (e Mongo, e cserica, e Jas, e Zenone ed altri amici) sapranno, come me, fare tesoro di questo tuo intervento e dei tuoi saggi suggerimenti.

        Per quanto mi concerne, nick o non nick, visto il mio attuale “status” di persona che da tempo è esterna all’ambiente scacchistico in senso stretto e che è definitivamente esterna anche al mondo del lavoro, lasciami dire che ciò che mi auguro (qui è sempre stato questo il mio esclusivo obiettivo) è soltanto di riuscire a divertirmi, scrivendo qualche strambo pezzo, e nello stesso tempo di riuscire a coinvolgere un poco nelle mie stramberie qualche benevolo e paziente (e attento) lettore.
        Grazie, Roberto, e auguri per un felice 2013 da Riccardo Moneta.

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          Roberto Messa 31 Dicembre 2012 at 12:01

          Naturalmente la mia voleva essere solo una piccola provocazione semiseria, non vorrei diventare invadente in questo spazio libero, tantomeno suggerire cambiamenti di rotta a chi di blog ci capisce molto più di me… Tornando ai nick, in effetti è un problema tutto mio: ho una certa memoria per i nomi e le persone, ma i nick proprio non mi si fissano. Per esempio, quando prima accennavo ai “Riccardi” che scrivono in Soloscacchi, pensavo che ce ne fosse solo uno, l’altro, invece siete almeno in due! E ora, appena ho letto il tuo nome e cognome, mi si è accesa una lampadina e mi sono ricordato di uno scambio di mail che abbiamo avuto circa mese fa, in occasione di un tuo ordine di libri a Messaggerie Scacchistiche (e non solo)!

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          Zenone 2 Gennaio 2013 at 19:36

          Amo i ricordi e, quindi, questo pezzo non può che essere da me apprezzato. Ho avuto la fortuna di frequentare questo torneo, naturalmente come spettatore, dal ’93 al ’97. Entrare nella sala da gioco era un’emozione unica, la chiara sensazione di entrare nella storia degli scacchi.
          Alessandro Colosimo 😉

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        fds 30 Dicembre 2012 at 23:11

        Ciao Roberto (e tutti).

        Mia piccola motivazione perché uso spesso (non sempre) un nick sul web.

        In famiglia sono me stesso, e spesso/quasi sempre devo essere serioso.
        Al lavoro sono me stesso, e quasi sempre devo essere serioso.
        In ambito scacchistico sono me stesso, e sempre devo essere serioso.

        Lasciati alle spalle la famiglia, il lavoro e impegni istituzionali, per rilassarmi mi piace accedere a ben definite pagine web, leggerle, gustarle e… qualche volta cazzeggiare 😛
        In questo contesto quando scrivo non ritengo utile o necessario a nessuno che mi presenti. Fa testo quello che scrivo, e uso un nick (non l’anonimato) per evitare la confusione che si creerebbe se tutti quelli che scrivono fossero anonimi.
        In certe situazioni che diventano seriose, o desidero lo diventino, uso nome e cognome. E mi secca quando l’interlocutore (un pò vigliaccamente) non fa lo stesso.

        Tutto ciò premesso, visto l’uso ignobile o distorto che spesso si fa dell’anonimato sul web, certo non mi tirerei indietro a firmarmi in chiaro in ogni occasione, se desiderato e richiesto.

        Un caro saluto (a tutti)

        Francesco De Sio aka fds

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    Massimo 29 Dicembre 2012 at 20:47

    E’ anche bello che nessuno si ricordi di quei poveri disgraziati ( io ho il record) che si sorbivano il prima, il durante e il dopo del Torneo. Nel durante c’erano i giornalisti che chiamavano in pieno zeitnot per sapere i risultati, nel prima c’era l’accoglienza ai giocatori ( il 25 Dicembre di un anno che non ricordo andai io a prendere a Milano all’aeroporto Ivanchuk, Helvest e Gurevich per portarli a Reggio)e il dopo ( secondo voi chi doveva decifrare centinaia di formulari e riscrivere in bella calligrafia le mosse di giocatori slavi in zeitnot?)senza praticamnete ricevere compenso. Everworkers underpaid! Dimenticavo… nella foto ci sono anche io!

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      Roberto Messa 29 Dicembre 2012 at 23:32

      Ma allora tu sei Nunnari! In verità io mi ricordo benissimo di tutte le edizioni che hai arbitrato (e di come Paoli ti faceva “trottare” per ogni cosa) ma è da anni che non ti incrocio al torneo di Capodanno, o magari non ci siamo nemmeno più riconosciuti. Lo stesso dicasi per Afro Ambanelli, altro “schiavo consenziente” dei tornei di quegli anni.

      • avatar
        Massimo 30 Dicembre 2012 at 01:06

        E già… in effetti ci siamo rivisti di sfuggita all’ Hotel Astoria ma tu eri sempre troppo impegnato e io sempre troppo di fretta….

      • avatar
        fds 30 Dicembre 2012 at 23:18

        Il buon Afro, carissimo amico, è oramai troppo impegnato con la libera professione.
        A quanto ne so, il pochissimo tempo libero del quale dispone lo usa per giocare su gameknot ove (sotto nick) è un campione!

        Domani, quando lo chiamo per gli auguri di buon anno, gli segnalo questo articolo.

        • avatar
          aa 31 Dicembre 2012 at 01:45

          Un saluto a tutti!
          Veramente dei ricordi bellissimi (anche se nel 78/79 ero solo uno spettatore)
          Afro Ambanelli

          • avatar
            Roberto Messa 31 Dicembre 2012 at 10:15

            Caro Afro,
            e così ci ritroviamo, dopo tanti anni, con Massimo e gli altri, in questa bella “piazza virtuale” che oggi mi sembrerebbe riduttivo definire “luogo-non-luogo”. Nel 78/79 eri solo uno spettatore, ma poi fosti arbitro, nonché direttore di gara nel Memorial Franco Reggiani che affiancò la storica edizione del 1991-92. Ricordo che in un’edizione dei primi anni Ottanta fummo pure ospiti a casa tua a Parma, mentre in un’altra edizione fu Sergio Pederzoli ad invitarci a casa sua a Reggio per la notte di San Silvestro.
            Auguri e arrivederci!

  11. avatar
    Rosaria 30 Dicembre 2012 at 14:56

    Che ricordi e che tenerezza… Bellissimo articolo, bravo Roberto!!!

    • avatar
      Roberto Messa 31 Dicembre 2012 at 12:10

      Toh, c’è pure la mia prima moglie!
      Forse questi giovincelli non sanno che hai giocato più Olimpiadi tu di quante non ne abbia giocate io (e per questo ancora ti invidio).
      Forza ragazzi, visto che vi piace andare a mangiar polvere tra le vecchie scartoffie, vediamo chi è il primo che riesce a dirci in quante e quali Olimpiadi Scacchistiche Rosaria Iacono fece parte della nazionale femminile italiana, che io non mi ricordo bene, e probabilmente nemmeno lei…

      • avatar
        Luca Monti 31 Dicembre 2012 at 13:40

        Sicuramente presenziò a Lucerna nel 1982; l’unica Olimpiade che vidi da
        spettatore. Non erano molte le giocatrici di buon livello allora, per cui
        immagino giocò in successive edizioni. Buon anno a tutti.

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