A caccia di ricordi…

Scritto da:  | 20 Gennaio 2013 | 36 Commenti | Categoria: Zibaldone

Carissimi, buongiorno a tutti (alcuni vi conosco, altri no). Avanzando con l’età capita spesso, credo non solo a me, di gironzolare nella rete a caccia di ricordi e di amici persi di vista. Così mi sono imbattuto in questo sito, dove ho trovato più di uno spunto per rievocare la mia giovinezza, quando gli scacchi costituivano una buona metà della mia vita. Ho partecipato a due tornei di capodanno, più o meno negli stessi anni di Roberto, e tutto quello che lui scrive corrisponde alla perfezione ai miei ricordi: il (pessimo) hotel Cairoli, il “libro” del torneo, il bilancio certosino redatto da Paoli, le spese sostenute dai giocatori che poi figuravano nel libro del torneo come contributi liberali, ecc. C’è però un particolare interessante, che Roberto non ricorda. La regola, è vero, era che gli italiani si pagassero le spese, più l’iscrizione (per un torneo organizzato molto alla buona come quello, era una scelta praticamente obbligata). Ma quasi sempre capitava che il conte dal Verme (ci teneva moltissimo alla minuscola) intervenisse da dietro le quinte per pagare la partecipazione a un giovane. Così fece con me, ad esempio, nell’edizione 1976/77. E non saprei dire se dietro la voce “contributo della fsi” ci fosse (anche) questo intervento. La tentazione di lasciar scorrere i ricordi, e scrivere qualcosa di quegli anni, viene spesso anche a me; ma poi il tempo manca. Perciò aggiungo solo qualche altra cosetta sparsa. Ricordo con affetto i “dioscuri” bolognesi, Cappello e Taruffi, due fra i giocatori più talentuosi che l’Italia abbia avuto nel dopoguerra (e prima dell’avvento di queste ultime, brillanti generazioni). Con Cappello – che qui saluto, se per caso si collegasse ancora, come già fece una volta, a questo sito – sono stato compagno di tante battaglie, in Italia e all’estero (Malta e Tunisi, mi pare), e devo dire che era una compagnia propio divertente (una volta mentre giocavo contro di lui mossi per tre volte di seguito lo stesso alfiere, riportandolo con la terza mossa alla casa di partenza; lui alza gli occhi dalla scacchiera, mi guarda serissimo dritto negli occhi e mi sibila: “mi stai prendendo per il culo?”). Epici, senza dubbio, erano gli zeitnot di Taruffi. Mi ricordo una volta che incassai contro di lui un punto incredibile. Dopo essere emerso felicemente da uno zeitnot furioso, pieno di tatticismi, con un pedone in più in un finale semplice, Daniele impiegò vari minuti per eseguire la quarantesima, finendo poi per giocarla un secondo esatto (era una delle prime volte in cui si usava l’orologio digitale) dopo il controllo: sotto lo sguardo attonito di Piccinin che fu costretto ad assegnarmi il punto. Colgo altresì l’occasione per salutare in modo speciale il “secondo” di Roberto, che ricordo con grande affetto (le grasse risate che ci facevano insieme…), il vecchio amico Massimo Nunnari e, ovviamente, Roberto medesimo (col quale conservo un minimo contatto come abbonato della sua rivista).
Con simpatia e nostalgia.

avatar Scritto da: FM Franco Trabattoni (Qui gli altri suoi articoli)


36 Commenti a A caccia di ricordi…

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    paolo bagnoli 20 Gennaio 2013 at 10:41

    Anch’io mi abbandono ai ricordi, visto che l’Autore dell’articolo parla di due giocatori che ho conosciuto molto bene. Renato Cappello (sicuramente uno dei giocatori più talentuosi della sua generazione) maturò a Bologna sotto l’ala protettrice di Mario Tamburini; contro 1. e4 giocava sempre la sua prediletta Francese (a volte scivolava nella Siciliana), con la quale ottenne alcune brillanti vittorie contro quotati Maestri. Durante i tornei sociali bolognesi, al termine della partita ci si trasferiva “di là” e ci si lanciava in furibondi scontri a bridge.
    Daniele Taruffi aveva un padre, Sauro, che non avendo mai partecipato a tornei nazionali era un “Prima Sociale” in grado di infliggere severe batoste a diversi giocatori di rango nazionale. Di Mario Tamburini, di Fiorentino Palmiotto, di Renato Cappello, conservo alcune foto polaroid, mentre di Daniele Taruffi compare un’immagine di lui decenne o undicenne nella mia “Storia degli Scacchi”, mentre sta seguendo la mia partita contro Nona Gaprindashvili.
    Renato, Daniele, se state leggendo fatevi vivi…..

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    Franco Trabattoni 20 Gennaio 2013 at 12:05

    Ricordo bene la passione di Cappello per il bridge e…il poker (ma anche per il pianoforte, cosa forse meno nota). Quanto a Taruffi, ho ben presente suo padre Sauro, che da ragazzino lo accompagnava ai tornei (spesso insieme a una colorita e brillante compagnia di bolognesi, Di Pietro, Bonfà, Pulda, Cappello medesimo, ecc.). La prima volta che ho visto i due Taruffi fu nella primavera del 1970. A Gallarate si giocava un semilampo, che prevedeva anche un torneo per ragazzi. Taruffi, che allora aveva 12 anni, stravinse la gara, battendo con facilità irrisoria anche il sottoscritto (che di anni ne aveva 14). Del resto Daniele era reduce dal campionato italiano lampo, dove, pur essendo ancora solo “terza nazionale”, si era qualificato per la finale, giocando alla pari con maestri e candidati: ed è un risultato che farebbe una certa sensazione anche adesso, quando i tornei pullulano di lattanti che giocano già come dei maestri. L’umiliante sconfitta con Taruffi in quel torneo per ragazzi, ragionando a posteriori, fu per me salutare, non solo perché mi fece capire quanto ero scarso (nonostante qualche piccolo successo già ottenuto), ma anche perché mi stimolò fortemente sul piano agonistico.

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    alfredo 20 Gennaio 2013 at 17:50

    pur avendo giocato molto poco conservo anch’io un bellissimo ricordo di quegli anni e dei tanti talentuosi giocatori che poi presero per ovvi motivi altre vie ( lo stesso MF Trabattoni mi sembra abbia avuto brillantissima carriera in altro campo) . non ho perso penso un solo torneo di capodano dal 1970 . L’amicizia di Paoli era per me un dono troppo prezioso e ricordo anche quei tornei un po’ avventurosi ma in cui Paoli ci metteva l’anima e poi faceva il bollettino battendo a macchina i formulari. di Trabatoni mi ricordo il padre , splendida figura di uomo e di arbitro ( il numero 2 in Italia dopo l’inattacabie Picinin credo) e molte durissime battaglie con Bela Toth che mi dicono ancora in ottima forma fisica e cacchistica a 70 anni ( quasi) in particolare mi ricordo alcune billanti siciliane vinte da Trabattoni e il match del 78 alla scacchistica milanese valido per la ualificazione allo zonale dopo che toth e trabttoni si erano classificati 3- 4 ex aequo a ci . Trabattoni vinse molto bene la prima ( una famosa Russa Tothiana) ma nella seconda con il nero fu forse troppo ottimista … Toth pareggio è poi vinse il match comunque ribadisco al prof Trabattoni l’enorme piacere di un contatto privato ( e Martin Eden le potà fornire la mia e mail ) . per finire . Natale – Epifania senza il torneo di Capodanno è un dolore grandissimo .

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    paolo bagnoli 20 Gennaio 2013 at 23:34

    Trabattoni proprio non doveva suscitare tanti ricordi… Ileano Bonfà, ad esempio, è uno dei bolognesi che ricordo con maggior simpatia. Avevamo elaborato un linguaggio “salgariano” (ci univa la comune passione per il creatore di Sandokan) per commentare le partite nostre e degli altri: una mossa forte veniva commentata con “Diavolo d’un uomo!”, un contrattacco con “A me, tigrotti!”, mentre di un giocatore in una situazione disperata si diceva “E’ tra i paletuvieri”, citando, da Salgari appunto, “i paletuvieri, piante che provocano il vomito prieto, ovverossia la temutissima febbre gialla”.
    Alfonso Dipietro era il terrore dei tornei lampo del Circolo. Nel silenzio, punteggiato dal clic-clac degli orologi, si levava la sua voce lievemente stridula: “Mi balla un occhio!”, il che stava a significare che l’avversario era praticamente battuto. Mi è stato riferito che, come disposizione testamentaria, abbia lasciato al Circolo la sua ricca biblioteca scacchistica.
    Anche Pulda era un assiduo frequentatore dei tavoli da bridge, e devo dire che, per quanto riguarda la scacchiera, era un giocatore molto solido e preparatissimo sui finali di Torre e Pedoni. C’erano dei “prima sociale”, come Sauro Taruffi, in grado di impensierire anche Maestri: ricordo Cavallini, Masi, Elmi, Sartori, ed uno studente greco, Spiros Anagnastopoulos, che era il cruccio di Mario Tamburini. Quando Mario doveva scrivere una classifica o un turno, liquidava la faccenda con uno “Spiros”, mentre di tutti gli altri riportava diligentemente i cognomi.
    Sono passati circa quarant’anni… per la miseria!

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      Franco Trabattoni 21 Gennaio 2013 at 01:14

      Bagnoli ha ragione: giuro che adesso la smetto. Ma visto che si parla di Bonfà, perché non chiudere con due cosettine su di lui? Ileano è una persona coltissima e davvero spiritosa, in modo assolutamente imprevedibile e originale (il che, a mio avviso, è uno dei segnali più eoquenti di intellligenza): era davvero un piacere passare del tempo con lui. Vedo ora che è comparso al campionato a squadre seniores, in una squadra talmente amarcord da strappare le lacrime, capitanata (e probabilmente sollecitata) dal sempre giovane Antonio Rosino. Ma torniamo al passato. Ecco alcune sue battute. Un giocatore all’altro, durante una partita: “come stai?” “la situazione è molto fluida: ho l’acqua alla gola”. Torneo di Venezia, forse ’81. So solo che c’erano un paio di francesi, tra cui un tale di nome Chevaldonné. Un bel giorno Ileano gli si avvicina e alzando il dito gli dice: “à chevaldonné on ne regarde pas dans la bouche”: quello sgrana tanto d’occhi, non capisce niente, mentre Ileano si allontana sorridendo dopo avergli assestato una bella pacca sulla spalla. Infine, sempre a Venezia, a un certo punto arriva l’acqua alta. Noi andiamo subito a compraci gli stivali. Transitando per una calle con l’acqua a mezza gamba vediamo venirci incontro l’altro francese (se spulcio nel mio archivio trovo nomi e date, ma per adesso – è anche notte fonda – chiedo venia) che arranca a piedi nudi, con i pantaloni tirati sopra il ginocchio. Come se lo vede davanti, Ileano (con il suo consueto sorrisetto che non sapevi mai se ti prendeva per il culo o altro) gli dice: “C’est une journée un peu umide, n’est-ce pas?”. Un ricordo serio? una lunga bellissima mattinata, a San Biagio dei librai a Napoli, rovistando insieme tra le mille librerie che ci sono lì.

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        fds 21 Gennaio 2013 at 09:54

        …durante una partita: “come stai?” “la situazione è molto fluida: ho l’acqua alla gola”.

        Questa me la segno 🙂

        Grazie per i vostri scambi.

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          alfredo 21 Gennaio 2013 at 23:52

          la sconfitta contro Bonfà al CI del 74 al ciocco costo’ molto probabilmente a Toth il suo primo titolo italiano. Bellissima partita di Bonfà meritevole di attento studio

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    Giovanni 21 Gennaio 2013 at 07:19

    “…il naufragar m’è dolce in questo mare”

    Quanti bei ricordi… grazie!

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    antonio brambilla 21 Gennaio 2013 at 12:15

    ciao Franco…io sono un modesto prima nazionale…ti ho conosciuto e ammirato negli anni settanta e ho fatto il tifo per te …ho avuto anche il piacere di giocare una partita del campionato della Brianza in quel di Desio , partita che ( ovviamente ::: ) ho perso . Volevo solo dirti che ho avuto il piacere di conoscere in piu occasioni tuo padre Ferruccio , grande uomo e grande arbitro , con cui ho condiviso simpatia e stima ….purtroppo uomini cosi sono sempre piu rari !!

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    Roberto Messa 21 Gennaio 2013 at 15:28

    Ecco, guarda, alla fine è arrivato anche il Trabba! Avanti così e questo sito diventerà una sentina di raccolta per tutta la melassa e le lacrimucce di una generazione. Ci manca solo che giriamo un film, di quelli che cominciano in bianco e nero e finiscono a colori, tipo “Ci eravamo tanto amati”. Dai, allora tiriamo fuori anche la fumosa salabiliardo nel sottoscala del mitico bar Vittoria di Porto Maurizio. E mi sorprende che nessuno, in questo sito così deliziosamente decadente, si sia ricordato del quinto anniversario della morte di Fischer… e poi giù a rimembrare le 60 Partite in edizione Mursia… e da quelle al Romanovsky e al Grigoriev il passo è breve. Puah!
    Ti abbraccio Franco!

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    Roberto Messa 21 Gennaio 2013 at 15:31

    A proposito di Fischer, forse il più bell’epitaffio che uscì su Torre & Cavallo di febbraio 2008 è questo: “Robert James Fischer è morto molto tempo fa, per cause imprecisate, un giorno qualunque tra l’estate e l’autunno del 1972.”
    Indovinate chi lo scrisse.

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      alfredo 21 Gennaio 2013 at 21:06

      anche se l’unico necrologio di Bobby sulla stampa italiana e non solo credo lo scrissi io su la Repubblica . mi costo’ una piccola fortuna ma li considero soldi spesi benissimo

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        Roberto Messa 21 Gennaio 2013 at 22:17

        Davvero Alfredo? Un necrologio a pagamento su Repubblica? Ci puoi riportare il testo?

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          alfredo 21 Gennaio 2013 at 23:42

          si caro’ Roberto . ti mandero’ la scansione
          recitava semplicemente :
          “Alfredo Pasin piange sconvolto
          BOBBY FISCHER
          artista sublime ”
          avrei voluto scrivere di piu’ , malgrado il prezzo ma l’agenzia mi disse che avevo a disposizione solo poche righe in quanto il giorno prima era morto anche lo sceneggiatore Ugo Pirro e praticamente tutti i necrologi erano per lui

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    Roberto Messa 21 Gennaio 2013 at 15:36

    No scusate, ci vuole tutto: “Il 18 gennaio 2008 è morto a Reykjavik un attempato signore americano, assai male in arnese e apparentemente non del tutto lucido. Si dice che si tratti di Robert James Fischer, genio degli scacchi degli anni Cinquanta-Settanta, e undicesimo campione del mondo. Ma è una leggenda. Robert James Fischer è morto molto tempo fa, per cause imprecisate, un giorno qualunque tra l’estate e l’autunno del 1972.”

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      alfredo 21 Gennaio 2013 at 23:47

      caro Roberto
      sulla “non lucidità” di Fischer ho informazioni fornitemi direttamente dal suo amico personale Robert Mundell, premio Nobel per l’economia 1999, il padre dell’euro che lo frequentò’ molto in Islanda. Bastava non toccare alcuni argomenti (sappiamo quali), ma per il resto Bobby era una persona lucidissma, molto profonda, interessata a molte cose. Queste cose Mundell le ha dette anche in un’intervista a Piergiorgio Odifreddi pubblicata su l’Espresso in presentazione del festival della matematica 2009.
      La mia poesia su Bobby fu un dono proprio a Mundell che fu molto gentile con me a Roma e anche dopo quando mi rispose subito mostrando apprezzamento per il mio piccolo scritto.

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        alfredo 22 Gennaio 2013 at 00:01

        http://linuxinterflorence.blogspot.it/2009/03/mundell-ricorda-fischer.html
        questo è uno stralcio della intervista del prof odifreddi a mundell .
        mundell a roma fece una ” classifica” dei primi 15 giocatori di scacchi, dei primi 15 scacchisti e dei primi economisti . ricordo che dopo la sua conferenza chiesero a John Nash cosa ne pensasse . john Nash il Nobel che ha ispirato il film del tutto fuorviante ” a beautiful mind” ) . La risposta di Nash fu ” molto interessante . 15 è 5 x 3 , ovvero il prodotto di due numeri primi” ….Con Mundell Parlai del GM kenneth Rogoff ,economista di fama mondale e secondo Mundell futuro Nobel . Mi racconto’ che nel curiculum di Rogoff ( che ha coperto cariche di enorme prestigio) al primo posto c’è la citazione che una sua partita dl campionato amaricano juniores del 69 aveva vuto l’onore di essere stata commentata da Bobby Fischer!

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    Vince 21 Gennaio 2013 at 20:37

    Stupendo… ricordo che su Chess-Life per anni un anonimo fan pubblicò ogni mese questo annuncio: “Please come back, Bobby”

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    Tamerlano 21 Gennaio 2013 at 20:55

    Belli ricordi, ho letto tutto d’un fiato! Ho trovato facilmente sul web che lo scrisse proprio Franco Trabattoni.

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      Franco Trabattoni 21 Gennaio 2013 at 22:16

      Caspita, ragazzi (si fa per dire…;), che accoglienza! Grazie di cuore a tutti per la simpatia, le belle parole (anche e soprattutto quelle rivolte a mio padre), i commenti divertiti e divertenti. Per ora non vado oltre; sia per non incorrere negli strali di Roberto (a cui però potrei dire, come i bambini: sei stato tu a incominciare!), sia per non dare l’impressione di essere un vecchio rimbabito (c’è già mia moglie che me lo dice tutti i giorni). Se non fosse che mi è venuta in mente ancora una cosetta…Il protagonista è ancora Bonfà. 1979, finale di campionato italiano sontuosamente (e imprevedibilmente) ospitata al Grand Hotel Des Bains di Venezia Lido (Roberto – ti abbraccio anch’io! – se ne ricorda bene perchè c’era; e con una punta di perfidia gli ricordo che proprio contro di lui ho giocato lì l’unica mia partita decente del torneo – che poi è anche l’unica che gli ho mai vinto). Un bel giorno vedo Ileano che si aggira pensieroso nei giardini dell’albergo con un libro in mano. “Che cosa leggi?”, gli chiedo avvicinandomi. “Ma che domande sono?”, mi risponde: “Morte a Venezia, ovviamente”.
      Un’ultimissima cosa. Alla maggior parte di noi capita prima o poi di fare, prevalentemente o anche soltanto, qualcosa di diverso dal giocare a scacchi (soprattutto quando si scopre di non essere proprio un Caruana). Nondimeno si rimane scacchisti per sempre (con il rammarico di non aver voluto, saputo o potuto fare di meglio e di più). Un abbraccio a tutti.

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        Roberto Messa 21 Gennaio 2013 at 22:39

        Strali assolutamente scherzosi, spero si sia capito.
        Schiena dritta, uomini! Noi mica mettiamo le faccine che ridono, noi mica mettiamo le faccine che fanno l’occhiolino, noi!

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          Franco Trabattoni 21 Gennaio 2013 at 23:53

          Certo che l’ho capito, Roberto. E’ stato proprio il tuo reportage d’annata da Reggio Emilia a smuovere la valanga…Ma anche il pezzo di Del Dotto su Bagni di Lucca è una meraviglia. Bravi tutti.

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          alfredo 22 Gennaio 2013 at 18:45

          😉

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        alfredo 22 Gennaio 2013 at 16:40

        http://www.youtube.com/watch?v=hZnxyFlzojk

        cosa ha a che fare ? forse nulla se non che è una meravigliosa canzone ispirata al libro di Thomas Manne e che Vecchioni si è recentemente apassionato a scacchi ( nel suo Scacco a dio c’è un bel racconto sul matc Alekhine Capablanca)

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        Tristano Gargiulo 26 Novembre 2013 at 00:20

        Sì. Hai proprio ragione, Franco. Si rimane scacchisti per sempre. A volte senza saperlo

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    Marramaquis 21 Gennaio 2013 at 23:31

    Permettetemi una breve riflessione. Ho un po’ la presunzione di riassumere, bene o male, pur essendo arrivato non nei primissimi momenti, il pensiero dei fondatori di SoloScacchi (Martin, Mongo, Claudio … gli altri amici, tutti), se affermo che questo Blog sta sempre più diventando un piacevole punto di ritrovo e di conversazione per chi ha praticato (a lungo o poco che sia) e chi ha amato e ama il nostro gioco.
    Questo felice e inaspettato intervento del maestro Trabattoni ne è una bellissima conferma.
    Martin, io direi che la “home page” avrebbe bisogno di una rivisitazione, a questo punto.
    “Attualità, teoria, cronaca” sono aspetti ormai di secondo piano e quel “non solo” finale sta avendo piacevolmente e finalmente il sopravvento, come penso tu abbia da sempre auspicato.
    Piacevolmente e finalmente, dico, perché il “non solo” è invece di gran lunga il di più (anche se non sempre riusciamo a rendercene conto), è la vera ricchezza, in quanto rappresenta tutto ciò che hanno significato gli scacchi per noi e che vorremmo pure significasse per tutti gli appassionati e i lettori del Blog, al di là ed oltre i banali risultati, i numeri, le classifiche, gli onori.
    Bravi.

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      Martin Eden 22 Gennaio 2013 at 02:06

      Sì, dici bene, hai riassunto tutto alla perfezione… in quel sommario scaturito un po’ di getto ci son tante contraddizioni, come nel nome stesso del sito.
      “L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare” avrebbe detto giustamente il buon Bartali, ma un po’ per scaramanzia, un po’ per motivi affettivi e, soprattutto perché ormai è passato già tanto di quel tempo che non riesco più a trovar traccia né dei font adoperati per le scritte né dell’immagine utilizzata per lo sfondo, ecco, proporrei di portar un po’ di pazienza e di tenercelo ancora così, almeno per un po’… che in fondo sono i contenuti a costituire ciò che conta e non il colore dell’inchiostro con cui si esprimono, e questo l’hai già sottolineato tu, in più occasioni, in maniera nitidissima. Io vorrei solo riprendere l’immagine efficacissima e splendida del Professor Trabattoni: “si rimane scacchisti per sempre”

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        alfredo 22 Gennaio 2013 at 18:48

        una volta i miei vecchi colleghi cerusici dicevano
        ” semel ulcerosus , semper ulcerosus”
        ma poi venne la cimetidina , il famoso Tagamaet
        ci sarà mai un Tagamet per guarire dal ” mal di scacchi ” ?

  13. avatar
    paolo bagnoli 21 Gennaio 2013 at 23:51

    Trabattoni mi scatena dentro una gran voglia di risentire Ileano Bonfà, quel suo costante sorriso quasi si divertisse a vivere, quel suo spirito sottile, destinato a chi “poteva capirlo”. Per la miseria, Ileano, fatti vivo!

  14. avatar
    Daniele 22 Gennaio 2013 at 08:33

    OT Per Franco Trabattoni. Ottimo il suo manuale di Storia della Filosofia, complimenti.

  15. avatar
    Zenone 22 Gennaio 2013 at 09:07

    I ricordi fanno parte integrante dell’oggi e, come dimostrano i post a questo pezzo, appena qualcuno attiva l’interruttore ecco che si accendono sprazzi di luce sul percorso scacchistico della nostra Italia e non. Solo qui è possibile e voglio che continui!

  16. avatar
    alfredo 23 Gennaio 2013 at 11:52

    la frase di Zenone ricorda molto quella del prof Manara Valgimigli che era posta a prefazione del manuale di letteratura latina su cui studiai al liceo ( vado a memoria , mi sembra fosse il Perrelli )

    • avatar
      Zenone 23 Gennaio 2013 at 18:03

      Onestamente non ricordo su quale grammatica latina io abbia studiato al liceo, non credo sia quella citata (comunque darò un’occhiata). Comunque, per me si tratta di un concetto importante e mi fa piacere se, involontariamente, ho riportato il sentire di qualcuno di ben altro spessore rispetto al sottoscritto.

  17. avatar
    alfredo 3 Febbraio 2013 at 00:29

    questa è la partita di Franco con Chevaldonnet
    una Kavalek con la rara d x e5

    http://www.365chess.com/players/Franco_Trabattoni/?p=1&start=100

  18. avatar
    fuser 6 Febbraio 2013 at 18:24

    e invece qui godiamoci il nostro amico Franco e Bonfà l’ un contro l’altro armati

    http://www.365chess.com/view_game.php?g=2324849

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