L’ora di Barga

 Barga

Parte prima

La strada che da Castelnuovo si inerpica nel cuore della Garfagnana, spesso piena di curve e tortuosa, poco prima di Barga si raddrizza per un breve tratto, in fondo al quale si trova appunto la cittadina menzionata dal Pascoli. Castelvecchio di Garfagnana, dove il poeta romagnolo si stabilì con la sorella per ricostruire il nido familiare decimato dalla morte, è una frazione di Barga; e la casa di Pascoli si trova molto vicino alla strada, poco fuori del centro abitato, e vicinissima al viale in salita, piuttosto stretto e scarsamente segnalato, che conduce al Ciocco.

Villa Pascoli

Il giovane amico seduto in macchina accanto a me dorme già da un po’, e questo mi fa molto piacere, perché mi permette di concentrarmi sui miei pensieri (o meglio, e immancabilmente, sui miei ricordi). Qualche mese prima un collega e amico di Roma mi aveva parlato di un convegno internazionale che aveva avuto l’incarico di organizzare, e di tutte le rogne che questa faccenda gli procurava. “Dove si svolge questo convegno?” gli ho chiesto”. “Come se non bastasse – ha replicato – in un posto in culo ai lupi, quasi impossibile da raggiungere con i mezzi pubblici (pensa agli invitati stranieri): mi pare che si chiami ‘il Ciocco’, o giù di lì”. “Il Ciocco?” – ho risposto – ma allora vengo anch’io”.

Tornare lì, ho pensato subito, quasi trent’anni dopo…

E’ vero che arrivare al Ciocco con i mezzi pubblici è quasi un’impresa. Allora – se non ricordo male – c’era un trenino lento come un asino da soma, che batteva stazione dopo stazione tutta la Garfagnana, da Aulla sino a Lucca e ritorno. Era autunno inoltrato, forse i primi di novembre, e i colori erano già al meglio delle loro possibilità. Per cui il viaggio su quel trabiccolo, per quanto infinito, era stato davvero piacevole. Mi ero detto: arrivo alla stazione di Castelvecchio (che sta a fondo valle) e lì, crepi l’avarizia, prendo un taxi e mi faccio portare su fino al Ciocco. Del resto con l’enorme valigia piena di libri (tre o quattro volumi dell’”enciclopedia”, almeno gli ultimi quindici “informatori”, più un paio di manuali sui finali da consultare in caso di “busta”: insomma, il corredo di ordinanza degli scacchisti pre-digitali), non c’era molta alternativa. Ma alla stazione di Castelvecchio non c’era, non dico un taxi; non c’era un cane di nessuno. Solo foglie secche che svolazzavano sul piazzale. Per fortuna è scesa dal treno con me una maestrina lì relegata per prima nomina, che tornava a casa a Firenze ogni fine settimana; e nel frattempo lasciava la sua cinquecento posteggiata alla stazione. Con l‘immensa valigia malamente piazzata sulle ginocchia (la tipa credeva che al Ciocco mi avessero assunto come cameriere; e non senza ragione, perché visibilmente non avevo né l’età né i soldi né le caratteristiche antropologiche di chi va a farsi da solo una lunga e costosa vacanza fuori stagione), il macinino mi ha felicemente condotto a destinazione.

il Ciocco 1977 Classifica

Il campionato italiano del Ciocco, novembre 1977, è stato il torneo più brillante della mia carriera. Mi ero illuso, in quell’occasione, di essere entrato stabilmente nell’élite nazionale, e di poter ragionevolmente puntare in un prossimo futuro, se non al titolo di grande maestro, almeno a quello di maestro internazionale. Purtroppo mi sarei accorto ben presto che mi sbagliavo. Ma proprio per questa ragione quel torneo, e quelle tre settimane passate lì, fanno parte dei miei ricordi più belli, perché mi riconducono a quella sensazione di promessa e di speranza che poi è tutt’uno, come ha ben visto il grande Leopardi, con la giovinezza.

il Duomo di Barga

Posteggiamo la macchina e andiamo a prendere le camere. I lavori del convegno iniziano domani mattina, per cui c’è ancora uno scampolo di pomeriggio libero. Tolgo dalla valigia il numero dell’Italia Scacchistica in cui c’è il reportage di quella finale di campionato, con partite, foto, commenti. La cosa che vorrei fare, proprio grazie a quelle foto, è rintracciare la sala torneo. Ricordo che si giocava in una specie di ampio gazebo tutto vetri, qualche decina di metri più in basso in rapporto all’hotel. Pian piano inizio a riconoscere alcune cose, la breve passeggiata a piedi che facevamo per andare a giocare, i piccoli negozietti sparsi lì intorno. Ma purtroppo la sala torneo è irriconoscibile; e non sono nemmeno sicuro che ci sia ancora. Mi pare che al suo posto adesso ci sia una specie di pizzeria, o qualcosa del genere. Persino il profilo dei monti che si intravede nelle fotografie non corrisponde per niente a quello che appare dal vero.

il Ciocco 1977 Sala di gioco esterno

il Ciocco 1977 Sala di gioco

Chiudo mestamente l’Italia Scacchistica, risalgo verso l’albergo, dove cominciano ad arrivare uno dopo l’altro i miei amici e colleghi di oggi. Mentre io ancora mi aspetto di veder comparire da qualche parte il faccione sorridente di Alvise Zichichi, il presente riprende via via possesso dei suoi diritti.

Alvise Zichichi

Parte seconda

Ho tralasciato un particolare. Mentre aprivo quel vecchio numero dell’Italia Scacchistica è scivolato fuori un foglietto, ormai piuttosto ingiallito. In fondo c’è scritto: “Castelvecchio Pascoli, 1977”. Sarà l’atmosfera poetica della Garfagnana (non solo a causa di Pascoli: a Castelnuovo, poco lontano da Barga, ha soggiornato per qualche tempo l’Ariosto; e possiamo menzionare anche il Serchio, uno dei Fiumi di Ungaretti, che percorre tutta la valle); sarà il fatto che ormai su soloscacchi la poesia è di casa; sarà quello che volete, mi azzardo a proporre agli indulgenti frequentatori di questo sito il contenuto di quel foglietto, che sino ad ora non aveva mai visto la luce del sole.

Sonetto antico

Le possibilità che tu possa mai leggere quello che ho appena scritto sono praticamente nulle; e se anche ti capitasse di farlo, non credo capiresti che si parla di te; ma se per uno strano caso si verificasse questa doppia improbabilità, spero almeno di averti strappato un mezzo sorriso. Trentotto anni dopo.

Verso Barga

avatar Scritto da: FM Franco Trabattoni (Qui gli altri suoi articoli)


98 Commenti a L’ora di Barga

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    Martin Eden 26 Marzo 2013 at 22:14

    Ho letto e riletto queste righe piene di poesia… mi sono emozionato come un bambino…

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      alfredo 27 Marzo 2013 at 17:21

      il ” fanciullino” di Pascoli ?

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    Mongo 26 Marzo 2013 at 23:23

    Bello!!
    E che torneo fece il nostro Trab nel 1977, da incorniciare.
    😎

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    alfredo 27 Marzo 2013 at 08:45

    essi’
    fini’ con i tre grandi del nostro scacchismo di quel periodo . il titolo di GM lo aveva solo Mariotti ma il mio modesto parere è che lo valessero anche Tatai e Toth ( tempo fa ho proposto all’amico Roberto una ” petizione” per il titolo di GM honoris causa per Tatai . ricordo le cronache domenicali di Capece su Il Giornale e l’appendice di questo torneo che valeva come qualificazione allo zonale
    come ex ciclista ricordo invece la salita che portava a Il ciocco che scalai due volte in corsa . ci arrivò piu’ volte anche il Giro d’ Italia , la prima volta mi sembra nel 1977 . l’ultima se non sbaglio nel 95 . Da morire , anche se non lunghissima . un muro dietro l’altro , impossibile riprendere fiato , cosa che permettono i tornanti . allora il Ciocco aveva prima conteso e poi preso il posto dell’ Hotel Leonardo da Vinci il posto centrale degli scacchi ad alto livello in Italia . e quando passando dall’autostrada Mi – Ve vedo il Leonardo da Vinci ridotto a un rudere mi commuovo quasi pensando alle meravigliose sfide che li’ si svolsero .
    comunque devo dedurre dall’articolo che i filosofi non solo giocano bene a scacchi ma si innamorano pure . o sbaglio ?
    un caro saluto al prof . Trab . proprio nei giorni scorsi ho incrociato una sua ex allieva . i casi della vita

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    Luca Monti 27 Marzo 2013 at 13:24

    Scritto con il cuore,come a me piace.Sembra ieri ed invece queste memorie hanno già un sapore vintage;tempus fugit ahinoi.Certo è una fortuna per il sito avere intercettato l’autore di questo pregevole lavoro e precedenti.

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    alfredo 27 Marzo 2013 at 13:40

    caro Franco
    ma la foto di Alvise non lo ritrae proprio ritratto mentre gioca con te ?
    adesso non posso controllare ma ricordo che su l’IS tu commentasti una tua bella vittoria in stile posizionale contro Alvise che commentasti su l’IS .
    ricordo che fu una siciliana e tu giocasti c4 e Ca4.
    La foto di Alvise non è molto nitida ma la collocazione dei pezzi fa pensare proprio a quella partita … che cerchero’ con calma
    ciao ! a presto

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    alfredo 27 Marzo 2013 at 14:25

    http://www.fcolella.com/Scacchi/ShowPartita.asp?N=ITALIA&C=FSI&S=1977&G=9&P=6

    la partita potrebbe essere questa
    gli indizi sono ( la foto non è chiara)
    il ca4 ( sembra
    la Te1
    il fianchetto di re .
    magari Franco puo’ ricordare se la foto a Zichichi fu scattata mentre giocava l’apertura contro di lui 😉

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    alfredo 27 Marzo 2013 at 15:01

    sembra che il p. bianco sia in b3 e quello nero in c5
    fosse questa partita franco starebbe per giocare Cb2

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      Ramon 27 Marzo 2013 at 21:39

      Ciao Alfredo, credo che la fotografia dell’articolo si riferisca alla semimossa precedente a quella date ricordata (tra parentesi: che memoria prodigiosa! ma come fai?!?). Zichichi ha il tratto e sta per giocare 12…c6-c5
      Posizione dopo 12.b3

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        alfredo 27 Marzo 2013 at 21:54

        caro Ramon
        si , probabilmente hai ragioni ma dalla foto non si capisce bene se il pedone N è in c5 o c6 . Quello che è notevole è la manovra del prof. Trab che migliora il seguito di Suetin ( a proposito bella anche quella partita)
        non so se ho una memoria prodigiosa . una volta forse si’ …ora un po’ meno . me lo hanno detto sempre
        un testimone è Ado Capece che mi ha visto ricostruire partite di alcuni giocatori , davanti a loro, che neppure se le ricordavano .
        ma penso che sia solo passione . quando vedo una foto cerco di ricostruire la partita . una volta c’era solo la memoria e i support cartacei , ora con i database è tutto diverso .
        l’ho detto mi sono autodiagnosticato una sorta di paranoia ricostruttiva scacchistica da non tesserato
        temo che non guarirà mai a meno che incontri il signor alzheimer 😉 😉 😉 😉 😉 😉 😉 😉 😉

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    Franco trabattoni 27 Marzo 2013 at 15:04

    Sì, Alfredo, con Zichichi sto giocando proprio io.

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    alfredo 27 Marzo 2013 at 15:20

    ciao franco !
    tecnicamente temo trattarsi di paranoia ma è una cosa di cui ho sempre ” sofferto”
    capire da una posizione la partita
    comunque una bellissima partita che ricordo molto bene in quanto la commentasti per l’ IS .
    dura eh la salita per arrivare su al ciocco eh ?
    ricordo che io usavo il 42 x 25 … in macchina penso si potesse andare su in prima .

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    Roberto Messa 27 Marzo 2013 at 15:45

    Grazie Franco, per aver fatto riaffiorare questi lirici ricordi.
    Quello del Ciocco, autunno 1977, fu il mio primo campionato, con una rosa di giocatori decisamente troppo forte per me, che ero diventato maestro solo l’anno prima. Se non altro quel campionato mi fece capire quanto fosse acerbo il mio gioco.
    En passant, ricordo altrettanto bene la prima volta che salii al Ciocco, nella primavera del 1977, per assistere a una partita del match dei candidati Korchnoi-Petrosian. In quei mesi facevo finta di fare l’università a Firenze, così con altri due o tre scioperati un giorno prendemmo il trenino della Garfagnana. Non ricordo con quale mezzo di fortuna riuscimmo a raggiungere il Ciocco, ma ho il ricordo indelebile di una magnifica giornata di primavera e di una specie di pic-nic con pane sciapo toscano e mortadella. Scherzi della memoria o scherzi del destino? A te una struggente poesia, a me pane e mortadella!
    Vorrei aggiungere al tuo articolo una dedica speciale per il vincitore Stefano Tatai, che pochi giorni fa (il 23 marzo) ha compiuto 75 anni. E tutti naturalmente sapete che Tatai vanta il record incredibile di 12 titoli italiani assoluti (il primo nel 1962, l’ultimo nel 1994).

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      alfredo 27 Marzo 2013 at 17:12

      bici no ?

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      Franco Trabattoni 29 Marzo 2013 at 09:58

      Caro Roberto, ora che ci penso anch’io ero diventato maestro da poco, credo proprio nel ’77, a La Spezia. Però ero più anziano di te, sia anagraficamente sia scacchisticamente, e anche già piuttosto in ritardo rispetto a un ruolino di marcia normale. È comunque (lo dico come al solito per un sano realismo, e non per sciocca modestia) i miei risultati di quel periodo erano indubbiamente superiori alla mia forza reale e all’effettiva conoscenza del gioco (mi riferisco in particolare alle aperture). Renato Cappello mi diceva spesso, ridendo, che trovavo le mosse buone “a caso”. Forse, più concretamente, avevo quello che il vecchio maestro Siveri chiamava “un buon colpo d’occhio”. Ma alla lunga non basta.

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        Yanez 29 Marzo 2013 at 10:27

        In parte la spiegazione relativa alle mie curiosità… infatti nell’altro (stupendo) pezzo Partite fantasma Lei aveva modestamente dichiarato di non aver mai approfondito troppo la teoria delle aperture. Sul numero dell’Italia Scacchistica in questo articolo citato, Zichichi invece La loda apertamente quale “giovane con la miglior preparazione”. Se oggi a distanza di tre decenni abbondanti trova la preparazione di allora ben più saltuaria e superficiale rispetto a quella attuale questo fa concretamente riflettere su come sia cambiato l’approccio allo studio soprattutto rivolto al miglioramento agonistico.
        Sarebbe un regalo stupendo se si sentisse, quando ritiene e quando ne ha voglia, donarci magari un altro articolo su come personalmente affrontava lo studio degli scacchi in quegli anni…
        Grazie in ogni caso per questi contributi interessantissimi.

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          Franco Trabattoni 29 Marzo 2013 at 22:37

          Carissimo, grazie per il tuo commento. In realtà allora Zichichi non mi conosceva abbastanza; avrà poi occasione di ricredersi. Ma non aggiungo altro, perché poi, in fondo, questo non è molto interessante. Invece della preparazione magari si riparla. Per ora solo una cosa: per carità, ragazzi, diamoci del tu. Già questi articoli di ricordi, belli o brutti che siano, sono sintomo di vecchiaia, per non dire di peggio; per favore, non calcate la mano…

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            alfredo 29 Marzo 2013 at 22:54

            Caro Franco, “forse giovinezza è solo questo perenne amare i sensi e mai pentirsi” – Sandro Penna
            Beh sui ‘sensi’ penso siamo tutti d’accordo, credo.
            Però potremmo sostituire la parola scacchi a sensi e se ti conforta accreditati studi scientifici mostrano come gli scacchi siano l’attività che più di tutte rallenta il nostro invecchiamento cerebrale.
            Il colore del pelo insomma non sarà più lo stesso, io non farei più la salita de il ciocco neppure a piedi, ma insomma rallegriamoci che le nostre cellule più preziose funzionano ancora.
            Ed alla nostra età, ti assicuro, come medico, vedo esemplari già belli ‘lessi’.

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    alfredo 27 Marzo 2013 at 17:09

    ciao Roberto
    e riagganciandomi a Tatai ( che secondo me meriterebbe il titolo di GM honoris causa) devo dire che la partita fu commentata proprio da Tatai su l’IS del maggio 78 in un articolo intitolato “Contro la variante Paulsen”
    Tatai considera la sequenza 11 Ca4 e 12 b3 molto forte ( !) In particolare b3 evitava di giocare c4 che a causa dell’indebolimento della casa d4 permetteva al N. un valido conrogioco e cita ad esempio la partita Suetin Zichichi (Tunisi 77)
    ebbene Alvise era nel suo ” territorio” e Franco si ” permise” di migliorare quanto giocato da un super teorico come Suetin
    A dimostrazione della modestia di Franco e del fatto che la sue non era velleità ma forza di gioco riporto la classifica dei giocatori italiani al gennaio 1978
    1) toth 2480
    2) mariotti 2475
    3) Tatai 2455
    4) trabattoni 2435

    Karpov il primo al mondo aveva allora un Elo di 2725 .
    Korcnoy il secondo 2665
    tenendo conto di cio’ direi che l’elo del 78 di Franco sarebbe oggi di ben lunga superiore ai 2500 , come minimo .
    Partita degna di profondo studio ancora oggi 😉

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    Bernardino 27 Marzo 2013 at 22:14

    Dicono che rating e titoli non abbiano risentito di quella che si chiama “inflazione”.
    Io però son sorpreso dall’eccezionalità dei partecipanti a quell’ormai lontana edizione del Campionato Italiano: avete letto bene i nomi??
    Chi è che mancava? Forse Micheli… eppure i titolati erano giusto 4 o 5, Mariotti l’unico GM. Ora al Campionato Italiano son quasi più i GM che gli altri ma non mi sento di affermare che la qualità dei partecipanti sia migliore rispetto ad un tempo (senza offesa per nessuno, per carità). Che ne pensate?

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      Brambati Felice 27 Marzo 2013 at 22:17

      I due Maestri triestini giocano ancora? Mi riferisco a Rupeni e Spinetti…
      Spinetti, classe ’26, forse è il Maestro italiano più anziano ancora in vita, no?

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      alfredo 27 Marzo 2013 at 22:27

      caro Bernardino
      attualmente ad avere 2726 punti Elo è il GM francese Vachier – Lagrave, numero 25 al mondo.
      Un giocatore con un elo di 2665 si colloca attualmente circa al numero 80 al mondo.

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    Franco Trabattoni 27 Marzo 2013 at 23:19

    E’ vero, Tatai commentò da qualche parte la mia partita con Zichichi, lodando come novità teorica – mi pare – la manovra Cb2-c4 (invece della normale spinta di pedone in c4). Ma a onor del vero lo zio Chico (così lo chiamavamo affettuosamente noi “giovani”;) a un certo punto ha commesso un brutto errore, se no il gioco era pari. Ricordo che Alvise – che mi divertivo con altri a prendere un po’ in giro, ma a cui volevo un bene dell’anima – per quella sconfitta si incazzò molto. Come pure fece a Chianciano pochi anni dopo, quando bissai il successo (con Zichichi ho 2 su 2). Ma Alvise è l’unica persona che ho conosciuto capace di sorridere in modo franco anche quando era incazzato. Magari un’altra volta dico qualcosa di più di questo grandissimo amico, che mi manca molto. Quanto ai paragoni tra passato e presente, io credo sinceramente, e non per modestia, che si giochi meglio adesso. Il che non significa necessariamente che noi fossimo più scarsi. Il fatto è che era molto più faticoso prepararsi, e io – ma non ero solo io! -,questa fatica davvero non riuscivo a supportarla. Tanti cari auguri a Stefano Tatai.

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      alfredo 27 Marzo 2013 at 23:24

      caro Franco anch’io volevo molto bene a Zichichi .
      e lui mi stimava . mi chiamo a fare il medico fsi
      e una soddisfazione per me , anche se dolorosa ( accetta questa ossimoro) fu quando Adolivio mi chiese di scrivere il suo ricordo per l’IS con l’amico Sanvito
      su di lui ho un anedoto interessante … anche qella una bella soddisfazione
      una bella persona oltre che un giocatore mica male
      mi associo agli auguri a Tatai

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        alfredo 27 Marzo 2013 at 23:27

        per errore peso tu ti rifersca a 36 .. Dc7 . o no ?

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          Franco Trabattoni 27 Marzo 2013 at 23:59

          Non te lo so dire. Sono in Francia e non ho qui niente.

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    Franco Trabattoni 27 Marzo 2013 at 23:35

    La stradina del Ciocco, ha ragione Alfredo, è davvero ripida. La ragazza che mi ci ha portato con il suo macinino secondo me mentre veniva su per quella strada infernale ha bestemmiato tutti i santi e si è amaramente pentita del suo buon cuore. Nessun problema, viceversa, per la Ford Capri scarburata di Bela Toth, che affrontava le curve in puro stile da rally. Ed è un vero miracolo se i capelli non mi sono diventati bianchi già allora.

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      alfredo 27 Marzo 2013 at 23:43

      me la ricordo … recentemente ho fatto una gaffe colossale con la attuale moglie , ilona . è tornato a budapest ( dove non sono messsi bene mi sembra) si difende ancora strabene sulla scacchiera e la cosa impressionante che a 70 anni , tra poco, sembra un cinquantenne tenuto bene . solo la chioma ora da volpe argentata tradisce l’età …
      ecco anche Toth ora non sarebbe un Gm ?
      PS : non chiedermi se ilona peraltro molto simpaica che nmero di moglie sia . mi ha detto che è comunque in ottimi rapporti con marinella , la prima , e con il figlio oramai 40 enne . è nonno anche credo .
      mi piacerebbe che gli amici lo ricordassero per i suoi 70 anni

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      alfredo 27 Marzo 2013 at 23:44

      forse si è pentita del suo buon cuore .
      ma mi sembra che ne abbia contemporaneamente infranto un altro 😉

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        Franco Trabattoni 27 Marzo 2013 at 23:50

        Non era lei

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          alfredo 28 Marzo 2013 at 00:07

          mi scuso 😐

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            Franco Trabattoni 28 Marzo 2013 at 00:23

            Figurati

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              alfredo 28 Marzo 2013 at 00:29

              beh questa è una inezia
              ti raccontero cosa mi è successo con Ilona
              ma si è messa a ridere via chat come una pazza !!!

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                Jas Fasola 28 Marzo 2013 at 20:39

                Ricordo la trasmissione che andò in onda di domenica su Rai 1 tanti anni fa all’ora di pranzo (la presentava Romano Battaglia?) in cui Bela e Marinella raccontarono che galeotti furono i loro cani :mrgreen:

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                  alfredo 29 Marzo 2013 at 12:42

                  No, l’intervistatore era Piero Pasini 😉

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                  alfredo 29 Marzo 2013 at 13:12

                  lo ricordo bene . marzo 77 . toth era campione italiano . ricordo che vicino a lui c’era marinella ( la prima moglie) a cui fece un gesto affettuoso . disse che riteneva che lui mariotti e tatai fossero sulllo stesso livello e acenno’ alla sua vittoria con il n. contro il fortissimo kavaleek a haifa 76 . di questo parlai un po’ di tempo fa e mi fece un commento paolo bagnoli . piero pasini era molto apppassionato di scacchi e fece altre cose . mi ricordo ad esempio la ripresa di una simultanea alla cieca di taruffi .

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                  alfredo 29 Marzo 2013 at 13:27

                  il titolo era molto politico . Mi sembra fosse ” scacco al comunismo” e faceva ovviamente riferimento alla esperienza di rifugiato politico di Bela . Penso che ci sia unanimità di consensi sul fatto che Marinella fosse uno splendore . lui aveva molto successo con le donne. dopo un torneo che aveva vinto Paoli (castissimo e fedelissimo) mi disse che aveva avuto piu’ donne nel corso del torneo che punti fatti ( i punti dovevano essere 8 su 9 …;)

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                  Jas Fasola 29 Marzo 2013 at 14:57

                  La trasmissione c’era ogni domenica verso le 12,00 (forse si chiamava mezzogiorno italiano o qualcosa del genere) ed era condotta da Battaglia se ricordo bene.

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                  alfredo 29 Marzo 2013 at 15:12

                  Si la ricordo bene; mi sembra che fosse condotta da Battaglia, ma c’erano poi servizi fatti da altri giornalisti. Mi pare proprio che quello fosse stato fatto da Piero Pasini, grande appassionato di scacchi .
                  Me lo ricordo come fosse ora… Mi ricordo che ero appena tornato da una corsa ed ero arrabbiato perché avevo fatto una volata pietosa…

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                  Jas Fasola 29 Marzo 2013 at 16:31

                  La trasmissione era TG L’Una che andò in onda dal novembre 1976.
                  Qui la storia della trasmissione http://www.spot80.it/forum/viewtopic.php?f=8&t=49

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                  alfredo 29 Marzo 2013 at 20:41

                  Ecco, se mi ricordo bene c’era Battaglia in studio che faceva da ‘collante’ ai vari servizi. 😉
                  Ciao Jas, salutami la splendida Varsavia.

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      alfredo 28 Marzo 2013 at 00:20

      è una salita particolarissima a farla in bici .
      li ho veramente creduto di morire come sul ventoux
      è che non offre un attimo di tregua
      è un susseguirsi di muri al 20 % e devi farla praticamente in apnea .
      il ventoux è feroce perchè a un cero punto non essedoci vegetazione ti manca letteralmente l’ossigeno .

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    Franco Trabattoni 27 Marzo 2013 at 23:57

    Che Bela non sia messo bene non mi stupisce. Ha sempre sovranamente disprezzato il denaro. Non importa quanto guadagnava, tanto spendeva sempre tutto, e anche di più. Alla fine di un campionato italiano (credo fosse proprio quello del Ciocco) siamo andati a mangiare in pizzeria. Bela ha preteso di pagare per tutti, spendendo i soldi del premio, che poi erano anche gli ultimi che gli erano rimasti in tasca.

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      Roberto Messa 28 Marzo 2013 at 11:44

      Ciao Franco, confermo l’episodio del Bela ma – anche se io non c’ero in quella pizzeria – sono quasi sicuro che accadde alla fine del campionato a Venezia Lido nel 1979, quello al mitico Hotel des Bains.
      Riprendendo il discorso su Tatai, oggi sembra impossibile eppure negli anni Settanta un forte maestro internazionale come lui era invitato ai tornei chiusi più importanti, dai Paesi Bassi a Cuba, dalla Spagna alle Filippine, dove si misurava “quasi” alla pari con campioni del mondo o grandi stelle come Larsen, Timman ecc.
      Comunque credo anch’io che oggi il livello sia molto più alto: allora anche i pochi professionisti che giravano in Europa avevano un approccio al “lavoro” e una (mancanza di) disciplina durante i tornei che oggi quasi nessuno si può più permettere.

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        alfredo 28 Marzo 2013 at 11:55

        caro Roberto
        beh hai fatto due nomi di giocatori che il nostro ora 75 enne MI 12 volte campione italiano ha anche battuto , pur essendo forse lo score totale per lui negativo.
        penso sia il MI che abbia battuto piu’ GM di tutti .
        non mi viene in mente un nome di MI così “GM”.
        Ti scrivero’ in privato appena posso per una iniziativa che potrebbe essere interessante
        ciao
        buona giornata 😉

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          alfredo 28 Marzo 2013 at 12:00

          beh anche Paoli veniva invitato dappertutto … da Cuba alla Russia . ma i risultati esteri di Paoli erano inferiori . un giorno Paoli mi disse di aver collezionato 15 “scalpi” ( quando i GM in tutto erano forse 200 )
          Tatai sicuramente molti di piu’ …e mi vengono in mente giocatori anche molto in su nelle clasifiche mondiali
          la vittoria su Larsen, Las Palmas 72 , fu in realtà un po’ fortunosa e la racconta gustosissimamente il nosto amico Paolo nel suo scacchi matti .

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        Franco Trabattoni 29 Marzo 2013 at 09:30

        Si, hai ragione, era Venezia.

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    alfredo 28 Marzo 2013 at 00:03

    francamente non so come sia messo economicamente
    mi riferivo alla situazione politica ungherse
    scapppato dai comunisti adesso si trova i nazi fascisti razzisti e xenofobi
    uno spirito libero .
    comunque non sottvalutare il web
    io mi sono svegliato una volta e ho trovato una lettera della vedova di Fischer !
    magari la ragazza del macinino passa di qua 🙂
    si ricordo che del denaro non gliene fregva nulla
    pero’ gli interesseva qualcosa d’altro … e in quello mi sembra non fosse ” povero”
    Ps : comunque hai presente la partita Zichichi – Hort ?

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    Agenore 28 Marzo 2013 at 06:52

    Che bel racconto… emozionante e avvincente

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    Luca Monti 28 Marzo 2013 at 13:06

    Caspita Alfredo,ma sei una miniera inesauribile di conoscenza ed aneddoti.Io neppure
    raggiungendo l’età di Matusalemme,potrei accumulare tante esperienze!

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    alfredo 28 Marzo 2013 at 13:45

    ma no luca
    semplicemente pur non giocando attivamente ( il mio ultimo torneo tra i 3 o 4 in tutto) risale al 75 ho sempre amato questo gioco che è con il ciclismo la mia pasione
    e vi ho trovato tante persone interessanti che apprezzo molto
    come te per il tuo meraviglioso lavoro su Canal per cui ti sono anche debitore di alcune cose
    ma purtroppo è un periodo in cui devo stare dietro a tante cose
    soloscacchi è veramente un bellissimo diversivo che mi tiene tanta compagnia !

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    alfredo 28 Marzo 2013 at 13:47

    quello sulla partita Zichichi – Hort te lo raccontero’..
    una divertente e simpatica analogia con un’altra partita da cui trassi una paginetta per l’ IS .
    e che mi fu ” rubato” poco dopo da un rappresentante della perfida albione

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    Yanez 28 Marzo 2013 at 21:12

    Raccontare è condurre la fantasia di chi legge in un viaggio magico… come questo racconto, magico e affascinante al tempo stesso.
    Giusto una curiosità: riesce a ricordare l’Autore il titolo dei due manuali sui finali da consultare in caso di “busta”??
    Parliamo spesso di libri su questo sito e da qui la curiosità… 😉
    Grazie e complimenti vivissimi!

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      Franco Trabattoni 28 Marzo 2013 at 21:35

      Io posso dire che cosa portavo io: un libro generico, nella fattispecie I finali di scacchi di Paoli (ne ho una copia autografa regalatami dall’autore) e I finali di Torre di Averbach (i finali di torre sono di gr an lunga i più frequenti nell’area tocca).

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        Franco Trabattoni 28 Marzo 2013 at 21:38

        Mamma mia, questo cavolo di iPad mi fa scrivere quello che vuole lui. Leggasi: “di gran lunga i più frequenti nella pratica”

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        Ramon 29 Marzo 2013 at 10:15

        Giusto perché Martin -io lo conosco- ci muore se non glielo dici…
        il volume sui finali di Torre di Averbakh era quello in spagnolo edito da Martinez-Roca oppure il gemello inglese della Batsford dalla copertina rigida?? 🙄

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          Franco Trabattoni 29 Marzo 2013 at 22:14

          Il primo, in spagnolo.

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            Martin Eden 3 Aprile 2013 at 00:05

            Allora forse, se è quello in spagnolo, dovrebbe essere la prima edizione del mitico Smyslov-Levenfish, perché della trilogia edita da Martinez-Roca mi pare che Averbakh abbia curato il solo volume sui finali di Cavallo e Alfiere, mentre quello dedicato ai finali di soli Pedoni è di Maizelis.
            Successivamente, per Fizkultura i Sport, all’inizio degli anni ’80 è stata pubblicata in cinque volumi la leggendaria serie sui finali sotto la supervisione, appunto, di Averbakh.

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              Filologo 3 Aprile 2013 at 12:44

              In effetti, nei miei primi tornei, nella seconda metà degli anni ottanta, ho potuto sperimentare che i maestri portavano con sé i cinque volumi dell’Averbach in russo. Io mi accontentavo del più modesto Paoli, che comunque era un’autentica miniera di informazioni.

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              Franco Trabattoni 4 Aprile 2013 at 23:32

              Giusto, la mia memoria ha fatto acqua un’altra volta. Si trattava del Levenfish-Smyslov.

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                Martin Eden 5 Aprile 2013 at 07:32

                La differenza tra i microbi come me e gli scacchisti veri come Franco è sostanziale: io magari mi ricordo alla perfezione autori, titolo ed edizione di un libro, ma anche leggendolo non posso che assorbirne una parte infinitesima, Franco invece, dopo qualche decennio, forse può non rammentare tutte le cifre esatte del codice Dewey, ma lui il contenuto del libro, quello cioè che conta veramente, l’ha ben metabolizzato!
                Differenza sostanziale, ripeto! 😉

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      alfredo 29 Marzo 2013 at 13:32

      no .. non lo conosco . ma ora nel tempo dei finali rapid quick finish andare in busta sembra quasi una cosa romantica. Eppure una volta andare in busta aveva un suo prestigio. insomma voleva dire che eri quasi un giocatore serio .
      se non ci fosse stato l’andare in busta non avremmo avuto le splendide analisi ormai conclusive di Botvinnik – Fischer 1962
      e poi c’era una sorta di sotile gioco psicologico nella mossa da mettere in busta . un esempio lo cita proprio il nostro amico Marramaquís nella sua rubrica illo tempore dedicata agli articoletti sul corriere di mario monticelli

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        alfredo 29 Marzo 2013 at 20:43

        Ho sbagliato. Monticelli prese come esempio la Larsen – Keres 1972, in cui Larsen, in vantaggio, mise in busta una mossa suicida.

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    Aramis 31 Marzo 2013 at 10:13

    Lo so che è una domanda poco “politically correct” ma è l’interrogativo che mi trascino da una vita (in senso buono!): chi tra Mariotti e Tatai è stato il più forte??
    Complimenti per il bellissimo articolo!

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      alfredo 31 Marzo 2013 at 11:07

      Ci sono stati due match tra loro. Uno nel 1973, l’altro negli anni ’80 , entrambi sulle 6 partite.
      Il primo terminò 3 a 3, il secondo fu vinto di misura da Tatai.
      La mia impressione è che i due si equivalessero (e negli anni 70 – 80 Toth equivaleva loro).
      Mariotti ha giocato alcune partite che sono passate nella storia e sono conosciutissime.
      Tatai alcune partite che avrebbero meritato
      al di là del titolo di GM (Tatai lo meriterebbe honoris causa come da tempo sostengo) la mia idea è che si equivalessero.
      Per fare una metafora ciclistica Mariotti era un passista veloce, Tatai un passista scalatore .
      La carriera di Tatai mi sembra complessivamente più ricca.
      Mariotti ha giocato meno anche se spesso a livelli vicinissimi al top mondiale (Manila ’76)
      ma sulla bilancia di Stefano pesano i 12 Campionati Italiani contro 1.
      Anche i punteggi Elo dimostrano una sostale parità tra i due.
      A differeziarli non era la forza ma lo stile anche se ricordo partita molto brillanti di Tatai e partite finemente posizionali di Mariotti.
      Comunque a tutti e due dobbiamo essere grati. Per me non c’è un motivo decisivo per sostenere la superiorità dell’uno sull’altro.

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      Franco Trabattoni 2 Aprile 2013 at 12:21

      Da un punto di vista generale – e con le precisazioni che farò dopo – era più forte Mariotti. Negli anni d’oro della sua carriera (diciamo 1969-76) ha ottenuto alcuni risultati davvero eccellenti. Ed anche il titolo di GM non va sottovalutato. Negli anni ’60 in tutta l’Europa occidentale i GM si contavano sulle dita: 0 in Gran Bretagna, Francia e Italia, 1 in Spagna (Pomar), 1 in Olanda (Donner), pochissimi in Germania (Unzicker, Darga, Schmidt…;), 1 in Danimarca (Larsen). Detto questo, la superiorità di Mariotti era più astratta che concreta, perché spesso gli capitava di giocare in modo svogliato, gli piaceva molto la dolce vita (e non era il solo…;) e la sua preparazione teorica era abbastanza singolare. Per non perdere troppo tempo nello studio delle aperture, cosa che non amava, per parecchi anni (tra cui anche il periodo aureo menzionato sopra) il suo principale strumento di lavoro è stato il libretto di tale Gunderam, che prendeva in considerazione solo aperture piuttosto bizzarre (l’est indiana “sei pedoni”, impartita dal nostro a Gligoric nel 1969, la Spagnola con la precoce Df6, ecc.). E ben si capisce da un lato quanto talento dovesse avere Sergio, se con questo spirito davvero guascone ha ottenuto i risultati che tutti sanno; dall’altro che a queste condizioni oltre un certo limite proprio non poteva andare. Ovvio il contrasto con Tatai: una volta gli ho chiesto (dopo aver perso contro di lui una partita in cui avevo tentato una continuazione minore, che però Stefano mostrò di conoscere meglio di me) se qualcuno lo avesse mai sorpreso in apertura con una variante ignota. Mi ha risposto, semplicemente, “No”. Ecco perché, concretamente parlando, ha ragione Alfredo: all’atto pratico, e sulla lunga distanza, Tatai non può certo essere considerato meno forte di Mariotti.

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        Franco Trabattoni 2 Aprile 2013 at 13:22

        A proposito di Sergio vorrei aggiungere qualcos’altro. Personalmente la sua perizia nel gioco mi ha sempre molto colpito. E non mi riferisco alle brillanti combinazioni, o al modo dissacrante con cui trattava determinate aperture (si pensi ai suoi mitici sacrifici di qualità: “la qualità è concime”, diceva). Penso piuttosto alla profonda conoscenza del gioco che dimostrava in analisi, specialmente quando c’erano in ballo delle “buste”. Studiava la posizione con calma, valutando accuratamente tutti gli elementi strategici, oltre che tattici, e produceva un numero considerevole di buone idee. A chi di noi diceva con foga, “spingi questo, o spingi quello”, replicava con un simpatico aforisma di Vincenzo Castaldi: “i pedoni non tornano più indietro”. Mitici erano i momenti in cui, mentre un assembramento di teste e di mani frenetiche si accalcava intorno ad una scacchiera, si sentiva da fuori il suo potente urlo di guerra: “Fermi tutti!”. Immediatamente tutti alzavamo teste e mani, come se ci avesse fermati la polizia, per vedere “l’idea di Sergio”; che se non sempre era la migliore, meritava sicuramente molta attenzione. Mi ha raccontato una volta Giorgio Coppini che durante una seduta di analisi di quella che fu la squadra del Banco di Roma (da un pezzo non esiste più nemmeno la banca), mentre tre quarti della squadra tentava disperatamente di risolvere una posizione, “Sergio uscendo dal gabinetto, mentre ancora si stava sgrullando il pisello (metaforicamente parlando, si intende), guardò con un occhio la posizione, che non aveva mai visto prima, e indicò subito la mossa giusta”. Nei momenti felici Sergio è stato davvero un genio degli scacchi.

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          Jas Fasola 2 Aprile 2013 at 13:57

          Match Korchnoi-Spassky 1977, prima partita del match, mossa in busta dopo 41. Cb6. Puo’ il Nero salvarsi?
          Arriva Monticelli alla Scacchistica Milanese, vede dei ragazzi che stanno guardando una posizione e chiede se e’ quella della partita sospesa. Un secondo o due dopo mostra come, pseudosacrificando un pezzo, si patta.

          In apparenza questo puo’ sembrare straordinario, ma non credo sia così. Penso che in questo caso e nei finali in generale giochi molto l’esperienza.

          http://www.chessgames.com/perl/chessgame?gid=1082376

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            alfredo 2 Aprile 2013 at 19:02

            beh stesso match .
            la posizione di una partita sospesa viene evidenziata in tv , succdeva anche questo una volta e vennero chiamati due maestri romami padre e figlio a commentarlo . entrami convennero che il nero avesse una posizione migliore e che sarebbe stata dura per boris strappare la patta . per inci mi ricordo che la apertura fu una viennese . il giorno dopo in quasi perdente boris in una dozina di mosse limpide ed eleganti sbriga la questine a suo favore . ma cento di quei maestr romani non valevano un monticelli ! mi sembra che questa vicenda sia stata narrata anche da chicco e sanvito nella loro storia degli scacchi !

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              alfredo 2 Aprile 2013 at 19:07

              ecco la partita

              http://www.chessgames.com/perl/chessgame?gid=1082390

              taccio il nome dei due , padre e figlio, anche se la stagione mi ricord qualcosa ….

            • avatar
              alfredo 2 Aprile 2013 at 19:18

              scusate …black out . i due maestri romani convennero che il nero stava meglio e che per Boris sarebe stata dura pattare ! ebbene il giorno dopo alla ripresa , Boris , in un dozzina di mosse limpide e armoniose , sbrigo’ la questione a suo favore . ma cento di quei maestri non valevano forse un monticelli . la cosa è stata riportata se non sbaglio anche da chicco- sanvito nella loro storia degli scacchi in italia .

              • avatar
                alfredo 2 Aprile 2013 at 19:18

                boh… quacosa non va forse oggi .. 😐

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        alfredo 2 Aprile 2013 at 19:09

        forse kasparov ….

  23. avatar
    alfredo 2 Aprile 2013 at 19:14

    intendo in risposta a Franco che forse Kasparov nella loro partita delle olimpiadi 86 apporto’ un miglioramenti ( Cd2 ) in una Ragozin che forse Tatai non aveva preso in considerazione .
    questa è la partita di Mariotti che mi ha impressionato di piu’
    un sacrificio di qualità con nero alla 5 mossa contro un forte MI inglese che viene poi letteralmente stritolato
    beh , in effetti se non si chiama genio questo
    http://www.chessgames.com/perl/chessgame?gid=1093256

  24. avatar
    Brambati Felice 4 Aprile 2013 at 21:28

    Ricordo che in quel Campionato lei iniziò il torneo alla grande. Subito in testa da solo a punteggio pieno se la memoria non mi inganna.
    Quali erano le sue sensazioni? Le posso anche domandare se per qualche giornata non accarezzò anche il sogno del successo finale?
    In ogni caso complimenti per il gradevolissimo ricordo di quel torneo, della sua esperienza ed anche per l’emozionante accenno personale con quei versi.
    E’ di pagine come queste che c’è bisogno nel nostro -per certi versi arido e solitario- mondo per ritrovare il piacere del gioco e della condivisione delle emozioni che questo sa darci.

  25. avatar
    Franco Trabattoni 4 Aprile 2013 at 23:48

    Carissimo, anzitutto la solita raccomandazione: mi piacerebbe che ci dessimo tutti del tu. Poi, grazie di cuore per le tue parole. Come sanno i redattori di soloscacchi, ero un po’ incerto sull’idea di pubblicare un pezzo così personale. Per cui commenti come il tuo sono proprio quello che ci voleva. Alle tue domande le risposte sono semplici. Il fatto che iniziassi il torneo vincendo tutte quelle partite mi aveva molto sorpreso. È in realtà no, non pensavo che avrei potuto vincere. Mi chiedevo piuttosto fino a quando il bluff avrebbe resistito. Ma qui entrano in gioco fattori psicologici. Se cominci perdendo finirai per perdere ancora, perché tu perdi fiducia e i tuoi avversari la acquistano; tu giochi peggio di come sai e loro meglio. Se cominci vincendo accade il contrario. Tu acquisti fiducia e i tuoi avversari ti temono; tu giochi meglio di come sai e loro peggio.

  26. avatar
    Yanez 5 Aprile 2013 at 02:08

    La sincerità e la modestia le doti de’ forti…

    Allora se fosse proprio Foscolo in persona a chiederti in cuor tuo cos’è che ti è mancato in fondo per non riuscire ad assestare il colpo di reni vincente nello sprint per il primo posto cosa ti/gli risponderesti?

    Martedì 18 ottobre 1977, mentre a Stoccarda di primo mattino tre membri della Rote Armee Fraktion vengono trovati senza vita in carcere, a Castelvecchio in Garfagnana nel pomeriggio di quello stesso giorno di autunno ci si appresta ad assistere al sesto turno di un’avvincente ed incertissima edizione del Campionato Italiano. In palio il primo posto in classifica nello scontro più atteso della giornata. Col Bianco il cinque volte campione d’Italia e Maestro Internazionale Stefano Tatai, distanziato di appena mezzo punto dal sorprendente capolista, un giovanissimo riccioluto promettente ed ambizioso Maestro di Seregno, poco più che ventenne, imbattuto e già forte del successo ottenuto il giorno precedente con il Campione in carica: il Bela Toth! Ovvero uno dei favoriti della vigilia per il successo finale, spazzato via dall’outsider lombardo in una Siciliana senza esclusione di colpi in nemmeno 40 mosse di gioco.
    Ecco, Franco, ti senti di raccontarci cosa è successo quel giorno con Tatai?
    Lui ha impostato una non certo arrembante Catalana… hai parlato di psicologia, questa forse la sua strategia vincente?? Ci puoi dire cosa pensi ti sia mancato quel giorno per “sciupare” una partita in appena 25 mosse in una sfida che ti poteva già virtualmente proiettare, ipotetico ma meritatissimo vincitore di quel titolo italiano?
    Fu la paura di vincere a bloccarti? Timore reverenziale??
    Grazie… e non mi “sgridare” per favore per la confidenza che un modesto appassionato come il sottoscritto si è picarescamente permesso di prendersi con chi invece ha in qualche modo tracciato un pezzo di storia degli scacchi in quegli anni in Italia.

    Con simpatia e stima!
    Da Mompracem il vostro affezionato
    De Gomera Yanez

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      franco trabattoni 5 Aprile 2013 at 23:38

      Touché! e non alla superficie. Devo proprio dire che su questo sito si incontra un’umanità eccezionale (e la mia poca esperienza di blog mi suggerisce che è cosa rara). Non sapevo di quella concomitanza; anche qui in Italia non erano anni facili, come sai. Che cosa mi è mancato, mi chiedi. Non ero abbastanza maturo: semplicemente non conoscevo abbastanza il gioco. C’erano troppe posizioni di cui non sapevo nulla (anche perché non mi interessavano), e che dunque non sapevo come trattare. Certo, se gli avversari entravano nel mio terreno sapevo che cosa fare. Ma non sempre era possibile. C’erano davvero troppi buchi. Il periodo in cui mi è sembrato di capire gli scacchi un po’ più a fondo è venuto molto dopo (è quello, per intenderci, delle “partite fantasma”, che ho iniziato a raccontare altrove). La partita con Tatai di quella volta rimane, in parte, un mistero anche per me. La cosa certa che ricordo è che ho preso un clamoroso abbaglio. Dopo 11…Cf6 credevo che in caso di 12.Dxc6 il bianco dovesse accontentarsi della patta, a causa di 12…Ad7; 13.Db7, Ac8 (??), senza vedere la Torre in presa. Ma questo non spiega perché sono entrato in uno schema d’apertura a me ignoto, giocando 3…d5. Probabilmente non volevo giocare 3…b6, perché questa mossa ha lo scopo di controllare la casa e4 quando il Bianco ha già giocato d4 (mentre in questo caso può ancora adottare la struttura d3/e4, mandando il mio Alfiere campochiaro a sbattere contro il muro). Ma oggi giocherei senz’altro 3…c5 (dal momento che il Bianco non ha giocato d4, non può ora giocare d5); e non so nemmeno perché non ho continuato, poi, con 4…c5, che era più nel mio stile (occupare il centro se si può). Un’altra cosa sicura è che non avevo alcuna idea di quanto fosse pericolosa la Catalana e di che cosa debba fare il Nero per difendersi (mi avrebbe illuminato, in proposito, una sconfitta subita dal GM Kovacevic – uno dei soci del club esclusivo “vincitori di Fischer” -)
      Grazie di cuore, Tigrotto.

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        alfredo 6 Aprile 2013 at 11:40

        in realtà a essere ” socia” dicunt dovrebbe essere la moglie di un giocatore piuttosto famoso . anche lo janosevic di Bratto faceva parte del club dei 4 che sconfissero ( mi sembra) il mostruoso fischer 1970
        Janosevic – kovacevic o tipa – spassky – Larsen
        Janosevic era un tipo brillante i ricordo , un viveur , bevitore .
        lo ricordo a caorle 73 . per dire che anche allora in italia si giocava a buoni livelli lo ricordo a un certo punto intorno alla 10 – 12 scacchiera . poi si rifà avanti ma toth che era una furia in quel periodo lo batte con la sua Russa ( intendo la difesa . visto il tipo meglio specificare ) e vince il torneo . beh li vinse tutti , tranne un paio

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        alfredo 6 Aprile 2013 at 11:47

        e allora vediamola ‘sta catalana
        penso che 36 anni siano sufficienti per metabolizzare

        http://www.fcolella.com/Scacchi/ShowPartita.asp?N=ITALIA&C=FSI&S=1977&G=6&P=4

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          alfredo 6 Aprile 2013 at 13:02

          visto che si parla di Castelvecchio Pascoli vorrei ricordare che proprio 101 anni fa moriva il poeta de “il fanciullino”
          non certo uno dei miei preferiti, uomo infelice e tormentato.
          ma mi sembra il caso di ricordarlo

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        Yanez 6 Aprile 2013 at 19:36

        Ti ho apprezzato tanto come giocatore ma come persona posso dire che sei ancora più grande…

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          alfredo 6 Aprile 2013 at 19:42

          Yanez:
          Mi saluti la Perla di Labuan splendida turbatrice dei miei sonni di adolescente^
          Dio come era bella !
          ami Salgari ? ( mai capito dove si metta l’accento )

          • avatar
            Yanez 6 Aprile 2013 at 19:55

            Alfredo, ho letto nei commenti qui come è nata la tua amicizia con Martin e, devo dire, anche quello è stato un bell’episodio…
            Comunque non ti fermare: sei il sale di questo sito! 😉

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              alfredo 6 Aprile 2013 at 20:00

              ma troppo sale fa salire la pressione 😆

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              Jas Fasola 6 Aprile 2013 at 20:20

              diciamolo pure… Alfredo per questo sito è un po’ come la cubista per la discoteca 😉

              • avatar
                Joe Dawson 6 Aprile 2013 at 20:29

                …infatti!
                Tanto che in Redazione stanno studiando una nuova formula: Alfredo mette lì una dozzina di commenti dei suoi, sugosi sugosi come nel suo stile, poi loro, a posteriori, ci agganciano sopra un articolo qualsiasi… che ne pensi?!? 😉

              • avatar
                alfredo 6 Aprile 2013 at 21:45

                o la minetti per il bunga – bunga ? 😆

                • avatar
                  Vince 6 Aprile 2013 at 22:04

                  Ma no… Alfredo sta a SoloScacchi come il mitico Sandro Ciotti stava a “Tutto il calcio minuto per minuto”: impensabile prescinderne!

                • avatar
                  alfredo 6 Aprile 2013 at 22:12

                  Sandro Ciotti era bravissimo. Un fuoriclasse. Metteva delle cravatte grosse come una testa di un bambino di 12 anni e fumava 80 sigarette al giorno, ma ricordo quando diede la terribile notizia della morte di Scirea. Nessuno al mondo sarebbe stato capace di trovare le parole e i toni giusti come lui.

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            Luca Monti 6 Aprile 2013 at 19:59

            Alfredo, se non avesse il sapore di una cattiveria gratuita, quasi quasi mi augurerei che la tua frattura calcificasse mai, tanto è il piacere nel continuare a leggere i tuoi interventi!
            Ma prima o poi, stampelle o gesso, mi sa’ che il dovere chiamerà… 😉

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              alfredo 6 Aprile 2013 at 20:02

              No, la frattura è guarita e sto lavorando tantissimo, purtroppo.
              è che con questo sito mi diverto troppo.
              Tante persone garbate, intelligenti, stimolanti…
              e spero di poter fare una bella sorpresa agli amici
              attendo una risposta.
              ciao e buona serata 😀

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                Mongo 6 Aprile 2013 at 23:47

                Quel giorno piansi!! 😕
                Se ben ricordo ebbe un incidente in Polonia, dove era andato a visionare la squadra che la sua Juve (era il vice di Zoff) avrebbe dovuto affrontare nel primo turno della coppa Uefa.

  27. avatar
    Mattia R. 6 Aprile 2013 at 20:19

    Articolo stupendo, da cui risalta una enorme ricchezza interiore.
    Poi i versi son davvero emozionanti…

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    Stefano de Eccher 11 Aprile 2013 at 19:25

    Mi affaccio per la prima volta a questo sito, in seguito alla comunicazione che vi era stata riportata un’intervista fattami da Luca Zanin per il sito del circolo di Arco.
    Sono sempre stato restio a frequentare blog/forum in quanto, anche sul versante scacchistico, vi ho riscontrato stupidità e cafonaggine a profusione.
    Questo tuttavia mi intriga e rilevare la partecipazione di vecchi amici quali Roberto Messa e Franco Trabattoni mi conforta e tranquillizza riguardo all’assenza di quanto sopra.
    L’ora di Barga, poi, che mi sono – per ora – limitato a scorrere a volo d’uccello, non poteva che risvegliare potenti ricordi.
    Innanzitutto, Franco, vecchia ….. della scacchiera, come stai ? Credo non ci si veda da qualche decennio.
    Il Ciocco 1977: che torneo ! Tutti i big consolidati e le nuove leve.
    Quanto a me, vi presi parte in un momento in cui la voglia di giocare era prossima allo zero, a causa di un interesse di tutt’altro genere sorto poco prima ( un interesse che è tuttora mia moglie ! ).
    Vi giocai tuttavia una delle migliori partite posizionali della mia carriera, contro Cosulich, che da un lato mi fece e mi fa piacere, dall’altro riempì e riempie di rimorsi.
    Ecco perchè.
    Conoscevo già Cosulich e tra i finalisti del Ciocco ero senz’altro quello con maggiori affinità con il suo stravagante pensiero; un po’ meno con il suo andazzo di vita.
    A parte il rifiuto a condividere con lui serate dal particolare fumoso aroma ( male feci ), ci si trovava e parlava sovente.
    Mi disse che il suo obbiettivo era di diventare campione italiano, ottenere così qualche soldo tramite articoli, simultanee e quant’altro e di conseguenza avere la possibilità di continuare a campare nel modo scelto da qualche anno ( pare vivesse in una sorta di capanna sulle rive del Po ) senza morire di fame.
    La sconfitta contro di me praticamente lo escluse definitivamente dalla corsa per il titolo.
    A fine partita, assai contrariato, mi insultò, accusandomi di aver giocato benissimo nel mentre con gli altri forti avevo ” tirato i pezzi a caso “. Ed era, a un dipresso, vero.
    Mi scusai sinceramente, dicendogli peraltro che proprio la stima che avevo nei suoi confronti, scacchistica e non, mi aveva indotto ad impegnarmi e a giocare bene.
    Sta di fatto che uno o due anni dopo partì, destinazione India, senza più far ritorno in Italia. Varie voci girarono in seguito, ma neppure a Trieste si sa esattamente cosa ne sia stato.
    Mi è venuto in mente tutto ciò specie perché ho notato che ben poca attenzione è stata riservata a Cosulich nei sovrastanti commenti, ma a torto: secondo me, ma credo che in molti condividano tale opinione, Cosulich aveva un cospicuo talento, pari a quello di Mariotti, con corrispondente livello di gioco.
    Guardatevi qualche partita per convincervene.
    Termino con un aneddoto curioso.
    Nel corso del torneo Franco Trabattoni mi chiese in prestito un Informatore.
    Glielo diedi.
    A non ricordo quale turno ci incontrammo.
    Nel corso della partita notai come una parvenza di infastidita sorpresa nelle movenze ( e nelle mosse ) del mio avversario.
    Al termine della partita – patta – il Trabba, a questo punto sghignazzando, confessò che tra le pagine dell’Informatore aveva trovato un foglietto in cui comparivano tutte le aperture che avevo programmato di giocare con i vari avversari.
    Ma gli avevo giocato tutt’altra cosa…
    Vi saluto e spero di non avervi tediato.

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      Joe Dawson 11 Aprile 2013 at 22:31

      …si era fatto prestare un Informatore?!?

      ma con tutti quelli già stipati nella valigia?? 😉

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      Franco trabattoni 12 Aprile 2013 at 12:35

      Ciao Stefano. Si, sto bene, e spero anche tu. Condivido quello che dici di Cosulich. Aggiungo che il suo maggiore difetto era la scarsa combattività. Ma qui si dovrebbe aprire tutto un capitolo. Per quanto riguarda l’episodio buffo che racconti, io davvero non ricordo nulla del genere. Ma sei sicuro di quello che dici? A me parrebbe davvero strano…Anche perché è vero che mi portavo in giro tutti quegli informatori. Ma è anche vero che poi non li aprivo mai! Però, tutto è possibile…Un abbraccio, Stefano.

  29. avatar
    alfredo 12 Aprile 2013 at 00:29

    Comunque sembra molto fondata l’ipotesi che Cosulich, il cui talento era veramente grande, sia morto sotto le macerie causate da un terremoto che colpì il Peru (paese in cui lui soggiornò a lungo da giovane tanto da parlare perfettamente il peruviano con Canal). Fu ritrovata una carta di idendità che riportava il nome Roberto Cosulich di professione scacchista e sembra recapitata, non si sa il motivo, alla federazione francese.
    Comunque chi ha visto la trasformazione anche fisica di Cosulich non può non esserne rimasto impressionato.
    Un grande enigma.
    Con le dovute proporzioni mi ha sempre ricordato la scomparsa di Ettore Majorana.

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