Quattro chiacchiere con…

Scritto da:  | 9 Aprile 2013 | 7 Commenti | Categoria: Italiani, Le Interviste, Personaggi

…Stefano de Eccher, top player trentino

Stefano de Eccher 1

Un po’ di deformazione professionale (sono giornalista) mi ha motivato a cimentarmi in questa bella intervista a sfondo scacchistico. Ho sentito il maestro Stefano de Eccher, da anni il più forte giocatore trentino. Ne è uscito un colloquio decisamente interessante, absit la mia gaffe sul suo titolo.

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Lei è da tempo il giocatore trentino con il punteggio Elo più alto. E’ faticoso mantenersi a questo livello, è necessario studiare o ci si può affidare al talento?

Non mi sono mantenuto affatto al mio livello di un tempo. Il mio rating era molto più alto di quello attuale, nonostante il noto fenomeno inflattivo, per cui gli attuali over 2800 sono l’equivalente degli over 2600 degli anni ’70. Quanto alla seconda parte della domanda, con il mero talento non si va da nessuna parte; occorre studiare – sempre più di questi tempi – ed essere agonisticamente allenati.

Lei è avvocato, agricoltore e scacchista: quali sono le qualità utili a tutti tre questi impegni?

Credo proprio che un comun denominatore non ci sia. Anche i miei interessi sono piuttosto scollegati: sono appassionato di letteratura, russa in particolare, Jazz, entomologia, botanica e pratico diversi sport, tra cui la caccia.

Conversazione

Il suo repertorio di aperture è consolidato e inamovibile, oppure Lei cambia periodicamente per non diventare troppo prevedibile?

Purtroppo il mio repertorio è stato sempre alquanto lacunoso, anche negli anni ruggenti. Da qualche tempo ho comunque ripreso a studiare con un minimo di costanza e serietà. La preparazione dell’era precedente all’avvento dei computer non era così importante e purtroppo assillante come ora. La mole di materiale di studio disponibile e di dati sui giocatori impongono l’allestimento di un repertorio di aperture sufficientemente diversificato per non rendere troppo agevole la preparazione all’avversario. Inoltre è opportuno poter disporre, a seconda delle esigenze agonistiche della singola partita e delle caratteristiche di gioco dell’avversario, di aperture aggressive ed altre più tranquille. Ovviamente è anche il caso di cambiare con una certa frequenza, non solo per i motivi che ho esposto prima, ma anche per migliorare la comprensione di gioco ed avere nuovi stimoli.

Avremo un maestro Fide in Trentino? Ce la farà Lei, ce la potranno fare i nostri giovani?

Dal tenore della domanda deduco che sappia poco di me e quindi mi permetto di dirle qualcosa in proposito. Io sono Maestro FIDE da più di trent’anni. Nel 1980, vincendo il torneo FIDE del Banco di Roma, ottenni la prima norma di Maestro Internazionale. Fui il primo della generazione sorta sull’onda del match Spassky – Fischer e gli unici titolati italiani erano allora Mariotti, Zichichi, Tatai e Toth ( gli ultimi due peraltro erano in effetti ungheresi ). A quel punto dovetti decidere se dedicarmi professionalmente agli scacchi o meno. Zichichi mi propose di entrare a far parte della Squadra del Banco di Roma, i cui componenti ( tra gli altri Mariotti, Tatai e lo stesso Zichichi ) venivano assunti quali dipendenti della banca. Respinsi l’offerta e presi la decisione di non fare degli scacchi una professione, né in quello, né in altri modi. Alcuni anni dopo, intensi di altri impegni, ripresi un minimo a giocare e, poiché ero pur sempre rimasto nei primi dieci d’Italia ( il top era stato, mi pare, intorno al quinto posto ), riuscii a partecipare ad altre due finali del Campionato Italiano Assoluto ( nel 1986 e nel 1987 ). Successivamente, mi sono limitato a giocare saltuariamente tornei individuali e sempre il Campionato Italiano a Squadre per l’U.S.T.. Da qualche anno gioco per la Triestina nel Master. Quanto alla possibilità che qualche altro trentino ottenga il titolo di Maestro FIDE ( e sarebbe ora ! ) non saprei . Lo scacchismo trentino è però piuttosto arretrato rispetto al resto d’Italia dal punto di vista della crescita di giovani talenti, anche se qualcosa di positivo da qualche tempo comincia a vedersi. Per decenni si è registrata una negativa scollatura tra i giocatori più forti ( oltre a me, Moncher, Pangrazzi ed altri ) e le attività di circolo, che non ha favorito tale crescita. Ora poi, ovunque, i giovani vengono seguiti da allenatori che ne curano la preparazione, la qual cosa ha tra l’altro permesso un notevole sviluppo del professionismo e posto anche rimedio al drastico accorciamento dell’età agonistica. Stefano de Eccher 2

Secondo Lei è più facile che diventi maestro di scacchi un ingegnere o un professore di storia? Un laureato in matematica o un dottore in lettere?

Tendenzialmente è maggiormente portato a giocare bene chi sia dotato di intelligenza e metodica scientifiche, ma non ne farei una regola. Creatività e fantasia sono componenti del saper giocar bene che non mi sentirei di attribuire in privilegio ad una categoria di persone piuttosto che ad un’altra. Inoltre, ritengo che le attitudini agonistiche siano importantissime, ma a tal proposito si dovrebbe discettare di psicologia sportiva.

Qual è il campione di scacchi che Lei predilige e perché?

Tra gli attuali, Kramnik è il mio idolo e lo considero l’ultimo vero Campione del Mondo. Mi manda in sollucchero il suo raffinatissimo stile posizionale, con cui è stato in grado di strappare il titolo addirittura all’immenso Kasparov. Ora si è evoluto, adeguandosi ai tempi, e gioca pure posizioni molto tattiche e complicate, sempre con un marchio di qualità altissima. Tra i grandi del passato prediligo Rubinstein, probabilmente il più grande finalista di tutti i tempi, Bronstein per la possente carica creativa e Smislov per la naturalezza del suo gioco.

Quali sono i 3 libri di scacchi che non rinuncerebbe a tenere sulla scrivania?

Quanto al primo non ho nessun dubbio: “ Zurigo 1953 “ di Bronstein: la magnifica ed affascinante capacità dell’autore di spiegare si applica alle partite del torneo più importante di sempre dal punto di vista creativo e di sviluppo delle nuove idee. Gli altri due sono la trilogia “ Pensa, allenati e gioca come un Grande Maestro “ di Kotov e il monumentale “ I miei grandi predecessori “ di Kasparov.

Lei gioca a scacchi on line? Su quale piattaforma e con quale nickname?

Molto ( si dice sia “ addictive “, dia dipendenza cioè ), su ICC e ci metto la faccia ( deEccher ). Soprattutto, però, seguo i grandi tornei.

Da poco tempo ha smesso l’attività forense. La vedremo più spesso a giocare e a insegnare?

Certamente: si tratta di uno degli scopi per i quali ho assunto la decisione di liberarmi di un lavoro.

avatar Scritto da: Luca Zanin (Qui gli altri suoi articoli)


7 Commenti a Quattro chiacchiere con…

  1. avatar
    Mongo 9 Aprile 2013 at 09:51

    Bella l’intervista e belle le risposte!! 😎

  2. avatar
    alfredo 9 Aprile 2013 at 10:26

    davvero ! ricordo che giocai negli ultini turni a Marina Romea nl 74 contro de Eccher che mi colpii per il garbo e la correttezza . vinse il torneo con tale Di mezza di Roma e quelle contro di lui ( netta …una Pirc mia con IL N. e quella con Di mezza , probabilmente buttata via da me dopo la sospensione in una posizione in cui avevo un pedone di vantaggio , una variante Kavalek) furono le mie uniche sconfitte .
    smisi di giocare poco tempo dopo , non erano gli scacchi il mio sport , solo una passione .
    molti anni dopo a un torneo mia moglie fece delle foto a dei GM a un forte torneo internazional che girai all’amico Ado per l’IS . Una di queste ritraeva de Firmian ( molto fotografato da mia moglie con tkachiev … chissà perchè .)e Ado mi disse ” sai mi ha scritto una zia di Nick che aveva letto la mia rubrica domenicale su Il giornale dicendo che era orgogliosa del nipote ( il GM de Firmian ha nobile famiglia che viene da Mezzzacororona , dove c’è Castelfirmiano , l castello di un suo avo che fu un un potente politico in era asburgica , tra l’altro mecenate e sponsor di Mozart) .
    Allora c’eano le agende telefoniche per cui andai al punto SIP di Monza qui a monza e guardai l’indice di Trento . De Eccher – De Firmian ..la zia del GM !
    Mandai le foto alla signora che fu molto contenta.
    ma rimasi colpito a quei due nomi cosi’ vicini legati al mondo degli scacchi .
    ricordo che su de eccher usci’ un articolo proprio su l’is in cui veniva riportato se non sbaglio un giudizio molto positivo del MI koksic
    anche se non i ricorderà di me un saluto a stefano ( che ho visto qualche volta in qualche torneo , io come spettatore) . si ricorderà penso del torneo pero !
    ciao allora . ad maiora

  3. avatar
    alfredo 9 Aprile 2013 at 13:26

    Ah dimenticavo … la zia di de Firmian era di Trento.
    Dalla foto vedo che Stefano ha conservato i riccioli anche se un po’ imbiancati.
    A Marina Romea eravamo tra i top ten tra i riccioluti, penso, anche se la mia evoluzione è stata diversa: ho conservato tutti i capelli…. Ma mi sono diventati lisci o quasi.
    Mi ha fatto sempre impressione una cosa : ho giocato amichevolmente con molti giocatori per cui il mio grado di separazione con molti grandi era 1, ma mi ricordo di una bella patta di Stefano contro Eliskases, ungaro argentino se non sbaglio. Un pezzo di storia degli scacchi (Rovigo, mi sembra, torneo vinto da Mariotti. Organizzato per festeggiare gli 80 anni dell’ingegner Merlin, se non sbaglio mi sembra fosse fratello della Senatrice, quella della famosa legge che chiuse le “case chiuse”;).
    Qualcuno si ricorda l’ingegner Merlin e la sua strepitosa Lancia con cui andava ad assistere a TUTTI i tornei?

  4. avatar
    Roberto Messa 9 Aprile 2013 at 19:28

    Ciao Stefano, dunque dopo il sottoscritto e il Trabba, anche tu hai ceduto alle lusinghe di Soloscacchi…

    Prima o poi dovremo scrivere qualcosa anche della “nostra” squadra campione d’Italia 1986 e della conseguente partecipazione alla Coppa dei Campioni 1987 con Tatai, Braga, Vallifuoco, Messa, Arlandi, Sibilio, de Eccher. Ho ancora tutta la rassegna stampa!

  5. avatar
    Martin Eden 9 Aprile 2013 at 20:38

    Un ringraziamento a Luca per questa preziosa intervista, un saluto agli amici scacchisti di Arco e, appunto, insieme a Roberto, l’invito caloroso a Stefano a raggiungerci presto anche lui su questo sito 🙂

  6. avatar
    alfredo 10 Aprile 2013 at 12:08

    Il mio cambiamento di foto, da descamisado guevarista frequentatore di centri sociali (quale sono :grin:) al pensoso Forrest Gump è un omaggio all’amico Franco Trabattoni che mi ha definito, in maniera molto divertente e benevola, “Forrest Gump” per il fatto che pur non giocando a scacchi attivamente, come il succitato ingegner Merlin, ero sempre in giro a vedere tornei.
    Ma come discorrevo ieri con l’amico Roberto, noi ragazzi degli anni del boom sembra che viviamo più di ricordi che di presente.
    Non penso sia così; in realtà siamo profondamente diversi, proprio da un punto di vista neuro – psico – cognitivo di chi è nato nell’era dei computer che tanto hanno cambiato anche il nostro gioco. C’è addirittura un termine, che non uso tanto perché mi sembra brutto, per definire “noi” e “loro”.
    Forrest Gump è uno dei miei film preferiti. Amo incondizionatamente Truffaut e Woody Allen (non in tutti i film, chiaramente. Molti li ho tovati tira via) ma avrò visto 100 volte ‘Forrest Gump’ e 100 volte mi son ritrovato con le lacrime.
    La mia colonna sonora era però Chopin. La foto fu scattata a Varsavia su una panchina che iniziava a diffondere la musica di Chopin quando uno ci si sedeva… Beato Jas che ci vive in quella splendida città.

  7. avatar
    alfredo 10 Aprile 2013 at 12:21

    Quando assisto alla facilità vertiginosa con cui degli adolescenti, anzi dei bambini, si impadroniscono di nuovi gadget, della maestrìa con cui manovrano i tasti, i pulsanti, deputati alle più complesse operazioni, mi chiedo fino a che punto questa immane espansione delle conoscenze segnaletiche e informative vada a scapito dei faticosi sentieri della memoria e di quelli – un tempo beati – della fantasia creatrice.
    Gillo Dorles , 103 anni dopodomani

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