Mariotti e Tatai… i Coppi e Bartali degli scacchi

Scritto da:  | 2 Aprile 2013 | 63 Commenti | Categoria: C'era una volta, Italiani, Personaggi

Ricordi estemporanei sui due grandi degli scacchi italiani negli anni ’70 e ’80

Coppi e Bartali

Aramis: Lo so che è una domanda poco “politically correct” ma è l’interrogativo che mi trascino da una vita (in senso buono!): chi tra Mariotti e Tatai è stato il più forte??

Alfredo: Ci sono stati due match tra loro. Uno nel 1973, l’altro negli anni ’80 , entrambi sulle 6 partite. Il primo terminò 3 a 3, il secondo fu vinto di misura da Tatai. La mia impressione è che i due si equivalessero (e negli anni 70 – 80 Toth equivaleva loro). Mariotti ha giocato alcune partite che sono passate nella storia e sono conosciutissime. Tatai alcune partite che avrebbero meritato al di là del titolo di GM (Tatai lo meriterebbe honoris causa come da tempo sostengo) la mia idea è che si equivalessero. Per fare una metafora ciclistica Mariotti era un passista veloce, Tatai un passista scalatore. La carriera di Tatai mi sembra complessivamente più ricca. Mariotti ha giocato meno anche se spesso a livelli vicinissimi al top mondiale (Manila ’76) ma sulla bilancia di Stefano pesano i 12 Campionati Italiani contro 1. Anche i punteggi Elo dimostrano una sostale parità tra i due. A differeziarli non era la forza ma lo stile anche se ricordo partita molto brillanti di Tatai e partite finemente posizionali di Mariotti. Comunque a tutti e due dobbiamo essere grati. Per me non c’è un motivo decisivo per sostenere la superiorità dell’uno sull’altro.

Sergio MariottiDa un punto di vista generale – e con le precisazioni che farò dopo – era più forte Mariotti. Negli anni d’oro della sua carriera (diciamo 1969-76) ha ottenuto alcuni risultati davvero eccellenti. Ed anche il titolo di GM non va sottovalutato. Negli anni ’60 in tutta l’Europa occidentale i GM si contavano sulle dita: 0 in Gran Bretagna, Francia e Italia, 1 in Spagna (Pomar), 1 in Olanda (Donner), pochissimi in Germania (Unzicker, Darga, Schmidt…), 1 in Danimarca (Larsen). Detto questo, la superiorità di Mariotti era più astratta che concreta, perché spesso gli capitava di giocare in modo svogliato, gli piaceva molto la dolce vita (e non era il solo…) e la sua preparazione teorica era abbastanza singolare. Per non perdere troppo tempo nello studio delle aperture, cosa che non amava, per parecchi anni (tra cui anche il periodo aureo menzionato sopra) il suo principale strumento di lavoro è stato il libretto di tale Gunderam, che prendeva in considerazione solo aperture piuttosto bizzarre (l’est indiana “sei pedoni”, impartita dal nostro a Gligoric nel 1969, la Spagnola con la precoce Df6, ecc.). E ben si capisce da un lato quanto talento dovesse avere Sergio, se con questo spirito davvero guascone ha ottenuto i risultati che tutti sanno; dall’altro che a queste condizioni oltre un certo limite proprio non poteva andare. Ovvio il contrasto con Tatai: una volta gli ho chiesto (dopo aver perso contro di lui una partita in cui avevo tentato una continuazione minore, che però Stefano mostrò di conoscere meglio di me) se qualcuno lo avesse mai sorpreso in apertura con una variante ignota. Mi ha risposto, semplicemente, “No”. Ecco perché, concretamente parlando, ha ragione Alfredo: all’atto pratico, e sulla lunga distanza, Tatai non può certo essere considerato meno forte di Mariotti.

separator4A proposito di Sergio vorrei aggiungere qualcos’altro. Personalmente la sua perizia nel gioco mi ha sempre molto colpito. E non mi riferisco alle brillanti combinazioni, o al modo dissacrante con cui trattava determinate aperture (si pensi ai suoi mitici sacrifici di qualità: “la qualità è concime”, diceva). Penso piuttosto alla profonda conoscenza del gioco che dimostrava in analisi, specialmente quando c’erano in ballo delle “buste”. Studiava la posizione con calma, valutando accuratamente tutti gli elementi strategici, oltre che tattici, e produceva un numero considerevole di buone idee. A chi di noi diceva con foga, “spingi questo, o spingi quello”, replicava con un simpatico aforisma di Vincenzo Castaldi: “i pedoni non tornano più indietro”. Mitici erano i momenti in cui, mentre un assembramento di teste e di mani frenetiche si accalcava intorno ad una scacchiera, si sentiva da fuori il suo potente urlo di guerra: “Fermi tutti!”. Immediatamente tutti alzavamo teste e mani, come se ci avesse fermati la polizia, per vedere “l’idea di Sergio”; che se non sempre era la migliore, meritava sicuramente molta attenzione. Mi ha raccontato una volta Giorgio Coppini che durante una seduta di analisi di quella che fu la squadra del Banco di Roma (da un pezzo non esiste più nemmeno la banca), mentre tre quarti della squadra tentava disperatamente di risolvere una posizione, “Sergio uscendo dal gabinetto, mentre ancora si stava sgrullando il pisello (metaforicamente parlando, si intende), guardò con un occhio la posizione, che non aveva mai visto prima, e indicò subito la mossa giusta”. Nei momenti felici Sergio è stato davvero un genio degli scacchi.

Stefano Tatai

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63 Commenti a Mariotti e Tatai… i Coppi e Bartali degli scacchi

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    alfredo 2 Aprile 2013 at 21:50

    Per rimanere ad un paragone ciclistico io mi rifarei a corridori come Argentin, Bugno, Saronni o l’immenso De Vlaeminck e li paragonerei a il grillo Bettini.
    I primi 4 che ho citato avevano mezzi atletici eccezionali e classe purissima.
    Bettini non aveva mezzi eccezionali e certo non era dotato di “classe” eccelsa (basta vedere un filmato per capire la differenza.
    Eppure a carriera conclusa l’albo d’oro di Paolo Bettini non era affatto inferiore a gente come quella da me citata, baciati in fronte dal dio del pedale.
    Sopperiva con la costanza, l’impegno e la caparbietà.
    Coppi e Bartali sono due casi molto particolari. Magari mi soffermerò un poco su di loro. Anche se anche qui la diatriba sarà perenne. Ho avuto a che fare con molta gente che ha conosciuto Coppi e Bartali (ex corridori che quando correvo io negli anni ’70 era stata prof negli anni ’50 e che ai miei tempi facevano i DS, o meccanici, come il mio, l’indimenticabile “lupo” Mascheroni).
    Coppi fu un grande “personaggio”, sicuramente ma la sua superiorità su Bartali fu più presunta che reale, secondo loro.
    O perlomeno molto meno netta di quanto la gente creda.
    PS: ma anche Bartali lo fu. Tra poco sarà proclamato “giusto d’Israele” per il suo impegno durante la persecuzione nazista nel salvare ebrei. La storia mi sembra possa essere a molti abbastanza nota.

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    Martin Eden 3 Aprile 2013 at 00:12

    E’ curioso osservare come Walter Browne nella sua recente autobiografia edita da New in Chess (peraltro eccellente ed oggetto di uno dei miei prossimi sproloqui: domando umilmente perdono con largo anticipo! ;-)) citi quale miglior risultato di sempre di Mariotti il suo secondo posto al Torneo Internazionale di Venezia del 1971. Chissà… mi verrebbe da pensare perché il vincitore fu proprio Browne…

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      alfredo 3 Aprile 2013 at 19:22

      caro Martin, veramente un bel libro, assai vivo e vivace.
      A me fa una certa impressione vedere lì commentata una partita di Browne che riprodussi su una scacchiera gigante.
      Secondo me il miglior risultato di sempre di Mariotti fu Manila ’76, al netto della classifica bruta. Anche lì c’era Browne ma Browne come altri fortisimimi giocatori (Andersson, Ljubojevic, Nunn ) era un “animale” da torneo, poco adatto alla scalata al titolo iridato. Certo al suo meglio giocatore di forza impressionante. Anche nello sbattere il pulsante dell’orologo dopo la mossa. Ricordo che a Milano ’75 ne mise fuori uso due o tre. Aveva anche una bella moglie 😉 😉 😉

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      Franco Trabattoni 3 Aprile 2013 at 22:18

      Nel 1971 a Venezia c’ero anch’io. Avevo 15 anni, ero seconda nazionale, e giocavo (maluccio) in un torneo riservato a prime e seconde. Mi ricordo la fantastica impressione che mi fece il torneo a inviti, ospitato nelle splendide sale di Ca’ Vendramin Calergi (ogni coppia di giocatori aveva una specie di saletta, o meglio di ampia nicchia, davanti a cui, come a teatro, si sedeva il pubblico). Rammento in particolare l’emozione di vedere dal vivo Gligoric, l’unico fra quei campioni che mi era noto dai libri (o meglio dal “libro”, praticamente il solo che possedevo, ossia il Giuoco degli scacchi di Carlo Salvioli, “aggiornato” – si fermava al 1951! – da Giuseppe Stalda. Una sera, non riesco a ricodarmi perché, Mariotti aveva deciso di cenare con noi (intendo io, mia sorella, e un paio di altri brianzoli). Quando all’improvviso, a metà cena, ha fatto irruzione nel ristorante Browne (chissà come aveva fatto a sapere che Sergio era lì), ha biascicato qualcosa in inglese a Sergio, e entrambi sono corsi fuori (Sergio cammina velocissimo, ma Browne è molto più veloce di lui). Mentre stava correndo fuori, Sergio ci ha urlato: “Scusate, Walter ha rimediato du’ ragazze…”

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        alfredo 4 Aprile 2013 at 05:21

        Caro Franco, sulle eccezionali qualità di camminatore si sofferma anche il tuo omonimo Brady nella biografia di Fischer.
        Ricordo che anch’io da semplice appassionato assistetti ad alcuni turni di quel torneo.
        In quegli anni in effetti Browne era fortissimo (a quel tempo aveva 22 anni) giocava ancora e4. Poi si trasformò in un grande interpete di d4.
        Certo che torneo con gente come Gligoric, Hort, Kavalek!
        Lì per la seconda volta l’Italian fury si abbattè sul malcapitato Gliga un Gambetto Evans, così tanto per rimanere sul banale. Fu la prima norma di Mariotti ma anche Tatai la conseguì, solo che Tatai non la confermò. Ma anche lì mi sembra che i nostri si classificarono 2-3, mostrando un sostanziale equilibrio tra di loro. Ma Mariotti a 25 anni, allora considerata ancor età giovane era in crescita. Tatai a 33 era già “maturo”. A una partita di quel torneo è legata una mia bella soddisfazione. 23 anni dopo!

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        alfredo 6 Aprile 2013 at 11:14

        caro Franco hai ancora quel libro del Salvioli ?

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    Paolo 3 Aprile 2013 at 07:10

    Non vorrei dire delle inesattezze ma, in questo ipotetico confronto tra le figure di questi due campioni, bisogna tener probabilmente conto che mentre Tatai è stato probabilmente il primo “professionista” in senso moderno degli scacchi in Italia, Mariotti invece è stato un normale impiegato come tanti di noi giocando i tornei nelle ferie come semplice hobby.

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      Franco Trabattoni 3 Aprile 2013 at 22:52

      In realtà per almeno alcuni anni Mariotti ha potuto giocare solo a scacchi (qui sono io che non voglio dire inesattezze, ma mi pare di ricordare che sia stato concretamente aiutato in questo da un lungimirante mecenate fiorentino). Tornando a parlare della sua forza di gioco, forse giova rammentare che possiede gli scalpi (per limitarsi ai grandi maestri russi di primo piano) di Kuzmin, Beliavsky, Polugajevsky e Korchnoj: tutti giocatori che veleggiavano intorno ai 2600 (Korchnoj anche sopra) in un periodo in cui questo significava ancora qualcosa, e mentre costoro erano nel periodo migliore della loro carriera. Aggiungi che nel 1970 ha vinto in Inghilterra con Miles e Nunn, e a Sombor con Andersson. Va bene che Miles e Nunn avevano 15 anni, ma erano già decisamente forti (io ne so qualcosa, perché due anni dopo li ho visti all’opera come prima e seconda scacchiera in un torneo giovanile a squadre, in cui l’Inghilterra ha asfaltato tutti gli avversari, e Miles ottenne un “fischeriano” 7 su 7). Insomma, se questo non è talento… Per certi versi (visto che i paragoni con altri sport su questo sito sono molto ben visti) Sergio assomiglia all’Adriano Panatta di quegli stessi anni: grandissimo campione, ma tutti sempre a dire che cosa sarebbe potuto diventare se si fosse allenato di più, se avesse amato un po’ di meno la buona tavola e le donne. Ma temo che siano tutti discorsi oziosi. E’ impossibile disgiungere i risultati sportivi dalla persona. Un Mariotti posato, tranquillo, professionale e coscienzioso nella preparazione, che va a letto presto di sera e si alza di buon’ora al mattino, che vive come un’asceta…beh, probabilmente non avrebbe vinto contro Polugajevsky sacrificando due pezzi per un attacco tutto da verificare; o non avrebbe aggredito Gligoric con il gambetto Evans. La verità è che siamo quello che siamo, e siamo spesso troppo ottimisti nel distinguere le cose che non dipendono da noi da quelle che possiamo governare. A chi dice “se solo avessi avuto più forza di volontà sarei riuscito a fare questo, perché le possibilità le avevo” io risponderei: “la tua scarsa forza di volontà è una parte di te stesso esattamente come le altre, per cui non è vero che avevi realmente le possibilità di conseguire quel traguardo”

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        alfredo 4 Aprile 2013 at 18:07

        Penso che nessuno penserebbe mai che Franco è un filosofo, non solo un bravissimo scacchista.
        La tua considerazione, o massima o aforisma, è molto bella e reale. Si può aplicare a moltissime persone… anche a me!

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    Marramaquis 3 Aprile 2013 at 17:37

    Un ricordo personale.
    Sull’ultimo numero della rivistina “Zeitnot” pubblicammo (era il giugno 1984) un’intervista a Mariotti di pochi mesi prima. Mariotti, che è sempre stato un personaggio senza peli sulla lingua, si era lì espresso con accenti piuttosto critici (seppur brevi) nei confronti di Tatai.
    Quasi subito Tatai ci scrisse chiedendoci di pubblicare la sua replica.
    Purtroppo in quei giorni avevamo già deciso di abbandonare la nostra insostenibile avventura editoriale e così la lettera di Tatai rimase, con nostro rammarico, lettera morta dentro un fascicolo dismesso.
    L’ho ritrovata, e non è escluso che, prima o poi, si decida di lasciare qui uno spazio sia alla riproposizione di quella vivace chiacchierata con Sergio Mariotti sia alla inedita risposta di Stefano Tatai, tagliente come un controgambetto.
    Ormai, infatti, dopo trent’anni e tanta acqua passata sotto i ponti, ai due documenti rimarrebbe soltanto un significato storico e non certo una volontà di far rivivere giovanili polemiche pressoché (supponiamo) dimenticate o sepolte.

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      Franco Trabattoni 3 Aprile 2013 at 22:58

      E’ vero, Tatai e Mariotti non si amavano. Ora, non lo so per certo, ma credo che tutto si sia appianato da un pezzo. Naturalmente molta parte di questa antipatia era dovuta alla semplice rivalità. Aggiungi che Tatai era l’unico vero professionista italiano, e le possibilità di sopravvivenza con questo mestiere erano allora abbastanza ridotte (oggi, francamente, non so) per far pensare (o dire) cose del tipo “questa città è troppo piccola per noi due”. Lo stesso dicasi di Toth, che con Stefano aveva davvero un rapporto pessimo. Ma molto giocava anche il carattere. Sarebbe difficile trovare due persone più diverse, e non solo nell’ambiente scacchistico, da Tatai e Mariotti. E questo lo dice uno che ha sempre avuto ottime relazioni con entrambi.

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        alfredo 4 Aprile 2013 at 05:42

        caro Franco e se aprissimo un dibattito se come “Casanova” era meglio Mariotti o Toth non sarebbe più divertente.
        Due tipi molto diversi, ma devo dire che Bela aveva un aspetto fisico molto piacevole (come pochi altri giocatori, a detta di donne che conosco. De Firmian , Tkachiev, Morozevich, Nielsen.. pochi però).
        Comunque mi ricordo, per dire, di Mariotti l’ultimo turno del Torneo di Milano ’75: giocava con il Nero contro Karpov. Si presentò al tavolo con birra alla Fantozzi e pantagruelico panino da almeno 1200 kcal.
        Pattò in posizione forse leggermente superiore ma, penso, senza reali posssibilità di vittoria.
        Comuque anche Tatai ha una buona collezione di scalpi. Li cito alla rinfusa: Larsen, Ljubojevic, Kavalek, Ivkov, Najdorf, Gheorghiu, Beliavsky, Vaganian (splendida, Roma ’77 se no sbaglio c’eri anche tu o no ?), Reshevsky. Insomma non proprio woodpusher.

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        Marramaquis 4 Aprile 2013 at 06:58

        Se è vero che tutto si è appianato da un pezzo e che, comunque, si è semplicemente trattato di pura rivalità sportiva, penso che la ri-pubblicazione di quell’intervista e della lettera inedita di Tatai non dia fastidio a nessuno. Magari oggi ci fanno sopra una risata.
        Lei, Franco, cosa ne pensa?

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          alfredo 4 Aprile 2013 at 18:12

          caro Marramaquìs … penso di sì.
          Tempo fa “don Esteban”, come lo chiama un mio amico, commentò una mia frase pubblicata su FB (era tra i miei contatti) con “che volgarità… da vergognarsi”. In privato feci notare che la frase era tratta da un disco capolavoro di uno dei più grandi poeti italiani: Faber.
          Si scusò dicendo che non conosceva la mia citazione e concluse con una frase che mi colpì molto… Continua a voler bene a noi vecchi scacchisti. Penso che non serbi ora rancore con nessuno ora. Tempi passati, e i dualismi sono sempre stati il sale dello sport.

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          Franco Trabattoni 4 Aprile 2013 at 23:21

          Caro Marramaquis, la prima cosa che mi viene in mente, per dirlo alla romana, è “arridaje”. Per favore, datemi del tu. Non mi fate sentire troppo vecchio (del resto neppure tu, se nel 1984 pubblicavi un rivista, mi sembri proprio nato ieri). Quanto al merito, devo dirti che personalmente muoio dalla curiosità. Dovresti ripubblicare sia il pezzo di Mariotti sia la replica di Tatai. Che le cose fra i due si siano appianate, però, non lo so per certo. Se qualcuno è più informato di me si faccia avanti.

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            Roberto Messa 5 Aprile 2013 at 14:24

            Anch’io credo che tra Mariotti e Tatai non ci siano più conflitti di sorta, ma bisognerebbe chiedere a chi recentemente è stato in trasferta con loro nella nazionale italiana over 60 (tra parentesi un’ottima nazionale, quasi protagonista nell’ultimo – o penultimo? – camp. mondiale seniores a squadre). Un po’ come Kasparov e Karpov: due personalità agli antipodi che, passati gli anni e deposta l’ascia di guerra, riconoscono l’uno nell’altro i grandissimi avversari che hanno reso ruggenti i loro… anni ruggenti.

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              franco trabattoni 5 Aprile 2013 at 23:43

              Esatto, Roberto, la mia impressione veniva proprio da lì (ed anche il paragone con Karpov/Kasparov è azzeccato).

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                alfredo 6 Aprile 2013 at 08:08

                Caro Franco nel 2007 asistetti a una intervista di Kasparov data a un mio amico tuo collega, pubblicata poi su Repubblica. Molto interessante e lui un carisma straordinario. Riconosceva in Karpov qualità scacchistiche eccezionali ma disse in maniera netta in inglese (che come sai parla alla perfezione : MA LO DISPREZZO TOTALMENTE COME PERSONA. Poco tempo dopo Kasparov fu arrestato per aver partecipato a una manifestazione anti-putin, Karpov andò a trovarlo in carcere. Può essere che quel gesto abbia cambiato qualcosa.

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                  Roberto Messa 6 Aprile 2013 at 14:59

                  Sicuramente: Garry disse che aveva molto apprezzato la visita, sottolineando che nessun altro grande maestro o scacchista russo aveva fatto altrettanto …

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              alfredo 6 Aprile 2013 at 11:22

              buona giornata Roberto … scusa se mi sono intromesso ma come vedi scrivo quasi sempre di fretta e a volte salto , non solo consonanti e vocali ma anche dei passaggi del ” thread” come dicono i ” saputi ”
              ciao e a presto !

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            Marramaquis 5 Aprile 2013 at 23:31

            Ok, ciao Franco. Vedremo di soddisfare la tua curiosità.

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    Martin Eden 4 Aprile 2013 at 00:37

    Una delle vittorie di Mariotti che ricordo con più piacere è quella con Peter Biyiasas all’Interzonale di Manila del 1976 (cfr. qui). Rammento il commento che Artur Bisguier scrisse su Chess Life: “I Pezzi del Grande Maestro italiano sembrano danzare sulla scacchiera come per magia”. Fu di fatto l’unico giocatore ad ottenere uno score positivo (+1 =3) con i quattro Grandi Maestri sovietici (particolarmente significativa anche la sua vittoria con Vitaly Tseshkovsky) cosa che gli fece ottenere l’invito, l’anno successivo, per l’importante Torneo Internazionale di Leningrado ove tuttavia l’esperienza non fu così felice.

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      alfredo 4 Aprile 2013 at 18:15

      Beh, Mecking dopo Manila lo scelse come secondo per il suo fortunato quarto di finale contro Polu a Lucerna, e penso che nessuno al mondo possa non dire che Mequinho fu un giocatore formidabile, fermato solo dalla malattia.
      Insomma ‘sto Sergione di scacchi ne doveva capire qualcosa o no?

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        alfredo 4 Aprile 2013 at 20:10

        Grande partita e il canadese non era certo uno sprovveduto.
        Comunque qui Mariotti gioca non la 6 pedoni o il Gambetto Fiorentino, altra sua specialità, ma il sacrificio e5!
        Di questa variante era esperto Toth. Tra l’altro il canadese si difende bene, chiudendo la colonna f5… ma per difendersi veramente bene bisogna impedire il sacrificio di qualità in f5.
        Su Biyiasas c’è un interessante aneddoto che riguarda Fischer ma che sembra non sia un aneddoto ma vero. In questo torneo anche la sua vittoria posizionale su Kavalek fu notevole.

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          Vince 4 Aprile 2013 at 21:21

          Interessante aneddoto? e ci lasci con la curiosità??

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            alfredo 5 Aprile 2013 at 08:20

            beh è noto . sembra che durante i cosiddetti anni anni selvaggi di fischer bobby capito’ in un circolo e vide byasas . ininiziarono a giocare lampo e lo score fu , a quanto si tramamanda 99 a 1 per bobby . certo molte sono leggende . questa invece sembra una cosa realmente accaduta . anche un gm italo argentino ora scomparso amico di fischer ebbe modo di giocare con fischer ” lampo” con risultati che possiamo ben intuire .

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              Roberto Messa 5 Aprile 2013 at 21:29

              Ti riferisci a Gerardo Barbero? A parte il cognome (e gli avi sicuramente italiani) mi pare che sia sempre stato esclusivamente argentino. Ho giocato con lui all’ultimo turno e sull’ultima scacchiera di Argentina-Italia alle Olimpiadi di Dubai 1986: una partita orrenda in cui a una svista mia (costata un pedone) è seguita poco dopo una svista sua di ugual peso (un pedone) e subito l’offerta di patta. Negli anni Novanta Barbero visse a Budapest e lì giocò con Fischer (probabilmente a casa Polgar): a me ha raccontato che la cosa che più lo colpì non è stato tanto il 15-0 iniziale, ma come Fischer andò su tutte le furie al termine della 16esima partita, vinta da Barbero senza alcun incidente di gioco degno di nota. Secondo Barbero Fischer non tollerava l’idea di dover concedere un punticino su 16 a un normale GM in attività, nemmeno in una amichevolissima seduta di partite lampo nel mezzo degli anni Novanta. Non posso dimenticare di aggiungere che Barbero era molto riconoscente a Fischer, che nello stesso periodo pagò tutte le cure costose per la grave malattia all’occhio dell’argentino (quando me lo raccontava sembrava completamente guarito, poi c’è stata la fatale ricaduta e la dipartita nel 2001).

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                Martin Eden 5 Aprile 2013 at 21:40

                Sempre a proposito delle qualità “lampo” di Bobby la foto che ho riportato nella mia modesta presentazione del libro di Browne (l’unica esistente che li ritrae insieme) si riferisce ad una di quelle sessioni di svago con cui il grande Bobby amava mostrare la propria superiorità abissale rispetto al resto dei comuni GM nel gioco lampo. Racconta Browne che, non si sa bene come, vinse la prima partitina… immediatamente Bobby lo infilzò per sei volte di seguito per poi alzarsi e dileguarsi così come era venuto…

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                alfredo 5 Aprile 2013 at 22:32

                si ! ho detto italo – argentino facendo riferimento alle radici anche se a differenza di altri come braga e garcia palermo non ha mai difeso i nostri colori .
                la cosa mi è stata raccontata da un nostro comune amico . mi racconto’ subito come fischer dopo aver perso una partita giro’ furiosamente la scacchiera e riprese a macinare il suo avversario .
                povero gerardo . sapevo che il figlio acquisito ( Barbero aveva sposato la ex moglie di Ribli) era un giovane genio matematico ma non so che fine abbbia fatto .

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      Jas Fasola 4 Aprile 2013 at 21:30

      La partita linkata di sicuro non e’ corretta perche’ il Nero dopo g6 vince con Txe8 Axd7 Txe2+

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        Long Drink 4 Aprile 2013 at 21:37

        Non è che poi il Pedone g6 va a Donna con effetti decisivi??

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          Jas Fasola 4 Aprile 2013 at 21:54

          no, do’ il link (polacco :mrgreen: ) con la partita corretta http://chesstempo.com/gamedb/game/2897747

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            Franco Trabattoni 4 Aprile 2013 at 23:25

            Perché in polacco noi siamo wlochy?

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              Jas Fasola 5 Aprile 2013 at 11:07

              Le nazioni solitamente prendono nome da chi ci abita. Quindi ad esempio Allemagna/Germania dagli Alemanni. L’Italia si chiama Wlochy per lo stesso motivo per cui il Galles si chiama Wales. In antichita’ tribu’ celtiche chiamate Wolków o Wolsków, in tedesco Walh, vivevano nella Penisola. Poi si spostarono fino in Galles. Ma quel modo per indicare gli abitanti della Penisola e’ rimasto in Polonia che l’ha “ereditato” secoli fa dai tedeschi.

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                Mongo 5 Aprile 2013 at 12:16

                Non lo sapevo proprio, ma il termine wlochy per indicare noi italici mi piace. Grazie per la spiegazione. 😉

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                franco trabattoni 5 Aprile 2013 at 23:48

                Risposta a un tempo dotta ed esaustiva. Ottimo, Jas. Dunque è più o meno la stessa ragione per cui gli ungheresi ci chiamamo “olasz”

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                  alfredo 6 Aprile 2013 at 11:26

                  sempre meglio di chi ci chiama ” pizza mafia e mandolino ”
                  o no ?

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    Jas Fasola 4 Aprile 2013 at 21:53

    Non si puo’ dimenticare una delle pagine piu’ nere della nazionale olimpica polacca, quando il 17 giugno 1974, a Nizza, Schmidt (0), Doda (0), Adamski (1/2) e Pokojowczyk (0) furono travolti da Mariotti, Tatai, Toth e Cosulich 😥
    http://polbase.w.interia.pl/nicea74o.htm

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      alfredo 5 Aprile 2013 at 08:24

      caro jas che nazionalisti siete voi polacchi .
      ricordo molto bene le partite
      mariotti con una olandese travolse schmidt , tatai strangolo’ posizionalmente doda in una siciliana e cosulich diede una dimostrazione di classe con una siciliana chiusa un po’ fischeriana …
      cito a memoria … a me se sempre che fu cosulich a vincere :
      L’Italia aveva i bianchi in seconda e quarta e il cognome del giocatore polacco era pieno di xyzk … come da giocatore polacco , tranne doda ( ma chi era un pezzo del meccano ? )

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        Jas Fasola 5 Aprile 2013 at 11:21

        confermo la partita di Mariotti, quella di Cosulich era per l’esattezza una francese con 2. d3, quella di Tatai non l’ho trovata, ma Alfredo un po’ mi spaventi 😯

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    alfredo 5 Aprile 2013 at 12:08

    a me spaventi tu !!!
    :mrgreen:
    quella di Tatai è riportata anche sul libro di Luppi sulle olimpiadi 74
    interessante manovra ” atenaglia” del Bianco .
    in questo libro ( che qualche amico dovrebbe avere 😉 ) sono commentate tutte e tre le partite
    Comunque Doda non era certo uno sconosciuto …
    la pertita di Cosulich se non sbaglio iniziio come siciliana ma poi a e6 cosulich replico con d3 e poi superprotesse il pedone e5 con af4 e ha per evitare … g5
    Luppi nei suoi commenti diceva che anche senza titolo valeva un MI e dale sue partite si poteva evincere che aveva studiato bene Nimzo .
    a me faceva paura anche Zaninotto …. figurato che mi battè ( io abbandonai in quanto non avevo nessuna possibilità di vincere e il Nero aveva un netto vantaggio di tempo ) anche se secondo me nnon guardava proprio la scacchiera ma altro .
    io da fine psicologo evitai Cd2 come giocavo e feci Cc3 e su Aba Cge2 .
    speravo che Zaninotto facesse come Minzo in una famosa partita Alekhine – Nimzo, ovvero che si abbuffasse di miei pedoni .
    in realtà non difese il pedone in e4 . io cambiai tutto raggiungendo posizione , incredibile 😉 equilibrata ,a in netto zeitnot . poi mi giunse maledetta telefonata dall’ospedale . ma mi ricordo che mi permisi il lusso di battere un berlusconi che mi sembra fosse 1 N . in realtà ero cosi’ preoccupato che pattai stupidamente un finale vinto con 2 pedoni di vantaggio stallando il re aversario
    insomma quella telefonata me la tirai addosso 😈

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    alfredo 5 Aprile 2013 at 12:11

    eccola qua !
    http://chess-db.com/public/pinfo.jsp?id=1100661

    partita 104
    le due partite di mariotti e di tai sono moltosignificative del loro stile
    mariotti usava la spada . tatai il fioretto

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    Jas Fasola 5 Aprile 2013 at 13:06

    partita 334… ma allora non le ricordi tutte dal 1974, hai guardato l’altro giorno quel libro. Meno male :mrgreen:

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      Punta Arenas 5 Aprile 2013 at 13:40

      Cosulich – Pokojowczyk

      tipica partita con pseudo-sacrificio 20. Cf6!, per aprire la strada all’Alfiere Nero.
      Simile – come idea – alla Fischer – U. Geller a Nethanya 1968, dove però il bianco sacrificò con Ad5, ma sempre per aprire la strada all’Af4.

      Comunque, è una fortuna che uno col cognome del Nero non abbia fatto molta strada ad altissimo livello. 😆
      Vi ricordate Dzindzichashvili?

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        Jas Fasola 5 Aprile 2013 at 13:49

        C’e’ una spiegazione. Poko dopo poche mosse offriva sempre patta :mrgreen:
        (pokojowy=di pace, pacifico)

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          alfredo 5 Aprile 2013 at 15:54

          era tipico anche di gheorghiu , giocatore per piu’forte del tuo conterraneo poc vattelapesca .

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      alfredo 5 Aprile 2013 at 15:45

      no, il libro non lo possiedo più ma è stato all’origine di una bella amicizia.
      Però si può dire da amico che sei un bel volpino, Jas: io in ospedale non potevo partecipare al concorso …dovevo dare scacco ad alcuni infarti prima.

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        Martin Eden 5 Aprile 2013 at 20:59

        Sì, confermo… l’amicizia con Alfredo ebbe spunto proprio da quel libro: sapevo che era ormai fuori catalogo da parecchio e disperavo assolutamente di trovarlo. Alfredo venne a conoscenza di questo non so bene come e, senza sapere chi fossi o nient’altro, con la generosità che gli è tipica, si fece dire il mio indirizzo e me lo regalò con entusiasmo.
        Non posso dimenticare quel gesto risalente ormai a parecchi anni addietro e da cui prese origine la nostra amicizia, che, mi piace immaginare, sarebbe lo stesso nata magari da chissà quale altro bizzarro scherzo del destino…

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      alfredo 5 Aprile 2013 at 15:51

      diciamo che ricordo molte partite di nizza 74 perchè ci andai e assistetti ad alcuni turni
      ricordo lo squadrone sovietico .
      karpov , spassky , korncoy , petrossian , tal , kuzmin .
      in alcune partite i russi schieravano in terza e in quarta due ex campioni del mondo .
      le partite che piu’ mi impressionarono furono la karpov unziker con la famosa paralizzante aa7 !! e la dueball Kuzmin , bellissimo esempio di virtuosismo , direi chopiniano , di difesa da parte del nero
      comunque il museo a chopin non è granchè . ma vicino c’è via john Lennon 😉
      poi mi ha sempre impressionato che a chopin ( sepolto a Parigi) abbiano cavato il cuore per metterlo nel pilastro di una cattedrale a varsavia
      tipi strani voi polacchi
      una volta mi è capitato di entrare , per sbaglio, in un sexy shop . tra amenicoli vari , dietro la cassa c’era la foto di woytila
      hanno finito il grattacielo di Libeskind in centro vicino a quel mostruoso centro commerciale ?
      da un punto di vista costruttivo dovevano adottare dei sistemi molto ingegnosi .

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        Jas Fasola 5 Aprile 2013 at 16:10

        adesso sono in difficolta’. Non so se darti i punti in quanto hai dato dei matti agli infarti, cosa assai apprezzabile, o per risarcimento in quanto le scritte polacche dei sexy shop non sono abbastanza decifrabili 😆

        Se il “mostruoso centro commerciale” sono le bellissime “Terrazze d’oro” http://www.google.pl/search?q=zlote+tarasy+zdjecia&hl=pl&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ei=QtteUfXiAsqsPOy_gNgC&ved=0CCoQsAQ&biw=1262&bih=849
        temo rimarrete per sempre con gli Ipercoop 😥

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          alfredo 5 Aprile 2013 at 17:31

          caro jas , non riesco a aprire il link.
          Mostruoso non era riferito alla qualità estetica che per un centro commerciale è abbastanza buona ma per le dimensioni. Ci si perde, sembra il bazar di Istanbul. Proprio lì vicino ci sono le opere degli architetti Hadid e Lieskind, quello di ground zero, ma l’opera recente più pregevole è quella di Foster. Per una architettura più datata bellissima è l’ambasciata francese di Jean Prouve .
          Per quanto riguarda i sexy shop ovviamente ci sono finito dentro per sbaglio; pensavo fosse una libreria antiquaria, ma ti assicuro che non si riconoscono centro per le insegne .. che io non avevo guardato .0
          mi piacerebbe tornarci… Un po’ di anni che non ci vado, se vengo mi piacerebbe conoscere questo Jas Fasola.

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            Jas Fasola 5 Aprile 2013 at 18:24

            ci si perde? Per dimensioni è il terzo di Varsavia (i centri commerciali polacchi piu’ grandi poi non sono nemmeno a Varsavia 😯 ).
            Se vieni andiamo a Galeria Mokotow, il secondo a Varsavia e mio preferito.

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              alfredo 5 Aprile 2013 at 18:38

              ciao jas … vengo di sicuro.
              ho visto la torre di libeskind . è stata completata .
              come potrai capire ( non so se u sei ingegnere o architetto) una torre cosi fatta , mi è stato spiegato, implica dei problemi costruttivi molto ardui per cui non devi progettare solo il grattacielo ma anche in pratica i mezzi per costrirlo
              comunue si zlota 44 … me lo ricordo bene perchè li’ c’è l’ard rock cafè . in ogni città devo prendere la maglietta originale per una delle mie meravigliose nipoti che fa collezioni .comunque ti posso dire una cosa ? i centri commerciali mi meettono tristezza , sono alienanti. ricordo i bar con il corrierone e la gazzetta e la gente che si riuniva a vedere le partite di coppa o le tappe dei giri ciclistici in cui i corridori si facevano mazzi epocali . poi varsavia è la città di alfred tarski , uno dei piu’ grandi logici del 20 secolo. ha dimostrato in breve che la logica della geometria è oramai completa ( 1930) . a tale risultato non è in fondo arrivato godel ….beh discorso complesso. è una delle quattro colonne che stanno alla università . ci tenva a sottolineare una cosa. che come logico moderno ( per gli antichi penso abbia molto da insegnare franco) non era forse il piu’ grande ma almeno uno dei pochi sani di mente!

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        franco trabattoni 5 Aprile 2013 at 23:11

        Accidenti, ma tu Alfredo sei il Forrest Gump degli scacchi! (intelligenza a parte, beninteso): dovunque succedeva qualcosa tu c’eri.

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          alfredo 5 Aprile 2013 at 23:30

          ciao Franco . non mi piace ricordare e poi Varsavia è una città che amo molto .
          Forrest Gum non è certo una offesa 😉
          ci sono ma non mi faccio notare . come quando correvo in bici . si accorgevano di me . ma dopo l’arrivo
          stavo quatto quatto e sbucavo fuori quando nessuno se lo aspettava .
          Tarsky è una delle mie passioni . e poi si chiamava come me !
          io c’ero anche al match Hotel selide – Marostica a Desio
          1 solo spettatore : io

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        Punta Arenas 6 Aprile 2013 at 11:55

        @Alfredo

        Credo vada incorniciata la tua frase: “una volta mi è capitato di entrare, PER SBAGLIO, in un sexy shop” 😆

        Timidone! Guarda che nei sexy shop si può anche entrare NON per sbaglio, non è vietato dalla legge.
        La descrizione del tuo approccio mi ricorda quel film di Woody Allen, in cui lui per timidezza prendeva un giornale porno in edicola, e per non darlo a vedere lo copriva con 3-4 settimanali “impegnati” e di cultura e poi li mostrava tutti all’edicolante per pagare.
        Ma quest’ultimo prendeva per primo proprio il giornale porno, e ad alta voce chiedeva al collega fuori: “Max, quanto costa “Orgasmooo”!” con enorme imbarazzo di Woody Allen, guardato in modo scandalizzato dall’immancabile vecchietta che aveva appena acquistato una rivista religiosa! 😆

        • avatar
          alfredo 6 Aprile 2013 at 12:13

          caro punta Arenas
          quel ” per sbaglio” era stato messo apposta”
          Non ci ero andato affatto per sbaglio .
          ma per ” semplice curiosità”
          in effetti ho rivisto quel pezzo di film del genio woody .
          comunque ti assicuro che basta girare per strada a varsavia che trovi delle bellezze da mozzare il fiato .
          molto meglio che andare nei sexy shop
          per quale motivo credi che l’amico jas sia andato li’
          per stracuccare le meglio gnocche di varsavia e dintorni 😉

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          alfredo 6 Aprile 2013 at 12:34

          strepitoso
          rigustiamo assieme il genio di woody

          😀 😀 😆

  10. avatar
    alfredo 5 Aprile 2013 at 15:57

    Quella vittoria lenì un poco il dolore di noi italiani sbattuti fuori dai mondiali tedschi proprio dalla fortissima Polonia che ci diede una lezione di calcio.
    La Polonia del folkloristico portiete Tomaszeswlky , di Lato ma soprattutto del fuoriclasse Deyna, purtroppo morto giovane in un incidente stradale. Fu lui l’autore del secondo gol, quello che ci estromise.
    L’Olanda anche se non vinse era stratosferica, ma la Polonia calcisticamente ci era vicina.

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      Punta Arenas 7 Aprile 2013 at 08:59

      Ma come guidano in Polonia? Oltre a Deyna anche il nostro Gaetano Scirea morì nel 1989 in Polonia, per le ustioni riportate in un tamponamento con un camion. L’autista della sua auto, durante quella trasferta, aveva incautamente caricato 4 taniche di benzina (ma non c’erano distributori di benzina sulla strada? O c’erano solo quelli “statali”, uno ogni 1000 km. magari?), che presero fuoco dopo il tamponamento, e Scirea morì intrappolato nell’auto, per le gravissime ustioni. 😥
      http://it.wikipedia.org/wiki/Gaetano_Scirea
      Fu uno choc enorme, che uno sportivo così stimato per la sua classe e correttezza, fosse morto in quel modo.

      • avatar
        alfredo 7 Aprile 2013 at 09:56

        Ho ricordato ieri come Sandro Ciotti diede con classe e tatto immenso la notizia. Purtroppo non era stato avvertito che la famiglia non sapeva ancora per cui il figlio apprese così la notizia. Ma mi sembra che Deyna (un fuoriclasse appena un gradino sotto a un Rivera) non morì in Polonia. Da verificare…

  11. avatar
    Zagor 17 Aprile 2013 at 01:26

    Piacevolissimo tuffo nell’atmosfera scacchistica di quegli anni. Ricordo che era l’interrogativo un po’ di tutti nei circoli di tutta Italia: più forte uno o più forte l’altro?
    Rilancio allora la questione: Mariotti e Tatai i Coppi e Bartali degli scacchi, nell’ordine che ciascuno preferisce, d’accordo. Ma chi allora il terzo uomo? Il Fiorenzo Magni di quei tempi?
    Butto lì un po’ di nomi: Cosulich, Toth, Paoli, Porreca o qualcun altro ancora?

  12. avatar
    Ugo Reni 17 Luglio 2017 at 17:03

    Ma come si fa a paragonare, seriamente, Mariotti a Tatai? Tatai è stato uno scacchista di dimensione soprattutto nazionale, assiduo frequentatore del Campionato Italiano di cui ha vinto molte edizioni. Mariotti ha rappresentato lo scacchismo italiano nel mondo. A Manila, all’INterzonale del 1976, lui c’era. E ottenne oltre il 50% dei punti, conseguendo lo stesso punteggio di un certo Sig. Spasskij Boris (uno che aveva vinto qualcosa di più che qualche campionato italiano). Poi per vari motivi (tra cui il lavoro) non giocò più a quel livello, ma la forza di gioco di uno scacchista va misurata all’apice della carriera, non quando smette di impegnarsi a fondo e gioca solo per divertirsi. Quando Mariotti era al top, non può proprio essere paragonato a Tatai.

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