Luigi Caselli: Credo di essere una delle persone più astemie al mondo.
Forse perchè mio padre, grande appassionato di vini, mi obbligava da bambino a scendere nella sua cantina ad imbottigliare con lui i suoi vini d’annata.
Esperienza direi traumatica…
E riecco Caselli! Anch’io avrei escluso, in questo caso, l’eccesso etilico. Ecco, in breve, che cosa è successo a Lido Adriano. Campionato a squadre, io giocavo con la mia squadra brianzola (io, Ratti, Passoni, Pietro Mariani, Bozzi). All’ultimo turno il Banco di Roma (Mariotti, Tatai & C.) e la Scacchistica Milanese (Toth, e altri, tra cui un Arlandi bambino) erano quasi appaiate. Quello che mi ricordo è che il Banco era matematicamente primo solo con un 4:0; mentre in caso di 3.5 a 0.5, se la Milanese avesse vinto 4:0 portava a casa il titolo. Contro la Milanese giochiamo noi, il Banco contro non so chi (ma più deboli). Quasi allo scadere del tempo regolamentare (essendo l’ultimo turno non c’era la “busta”) le nostre posizioni sono tutte equilibrate, tranne la mia contro Toth, visto che ho la donna contro torre e pezzo minore. Improvvisamente finisce il match del Banco di Roma, 3.5 a 0.5; pochi minuti dopo, non più di due o tre, tutti e quattro i giocatori brianzoli perdono la partita, compreso il sottoscritto. Dunque 4:0, vince il titolo la Milanese. Considerando che eravamo una squadra lombarda, e che io avevo giocato spesso in altre occasoni per la Milanese, il sospetto del dolo (un dolo per di più condotto sul filo di otto bandierine alzate, nell’impossibilità fisica di un qualunque tipo di conciliabolo: dunque con eleganza sopraffina) era evidente. Zichichi si aggirava per la sala torneo con un sorriso assolutamente furioso, e a un certo punto ho avuto paura che qualcuno mi mettesse le mani addosso. Ma io era più furioso di lui, per aver perso contro Toth con la donna in più. Ma il particolare più buffo è un’altro, che la dice lunga sulla personalità del protagonista. A un certo punto mi si avvicina Mariotti, mi mette una mano sulla spalla e mi dice: “Guarda, io ti capisco, hai fatto bene: se ci fosse stata di mezzo una squadra di Firenze avrei fatto la stessa cosa”. E davanti alle mie proteste, insisteva senza remissioni: “davvero, non ti devi giustificare, hai fatto bene…”. Insomma, nessuno dubitava che avessimo fatto i furbi. Fu così, allora, che il mio perfido compagno di squadra Gianni Bozzi mi disse: “E tu levati quella faccia incazzata, sorridi come Zichichi, e lascia pure che credano quello che vogliono”. E così ho fatto. Se poi aggiungiamo che l’anno dopo la Milanese mi convocò per la coppa dai campioni… Insomma, così è, se vi pare.
Divertentissimo, come un gustoso spettacolo teatrale (visto il titolo ….
Questi aneddoti sono irresistibili! Ma non vale, Franco: io ho confessato una colpa, tu un’innocenza.
Che le opinioni prevalgano sempre sui fatti è cosa nota fin dalla sofistica greca, e perfettamente epitomata dalla famosa massima di Mark Twain: “Lasciate che un uomo abbia fama di essere mattiniero, e potrà alzarsi a mezzogiorno per tutta la vita”. In questo caso è ovvio che la “fama” non riguardava te personalmente ma il tipo di circostanza in cui è maturato l’evento.
Per quanto mi riguarda figurati che la maggior parte dei critici e del pubblico mi considera un autore di “gialli”, quando su un totale di 16 libri di narrativa e uno di poesia solo in due è presente la figura di un detective. Niente da fare. Comunque la solidarietà di Mariotti è la punta spassosa della combinazione!
Su Caselli: è molto semplice, le birre dovevo averle tracannate solo io (tanto Rosolino non me le metteva in conto) ma cantavamo in due!
Un caro saluto
Chissà se l’Arlandino troverà il tempo e la voglia (prezzi del grano e dell’energia permettendo ) di farci avere la sua versione di questa spassosa (per SSM) storia.
Dice bene: “questa non è una pipa” perché è ‘semplicemente’ una Savinelli Punto Oro, la miglior pipa in circolazione… E se lo dico io, potete crederci! 😎
Caro Mongo, le pipe Savinelli sono state per me la base! Mio padre mi regalò un set di pipe per iniziarmi all’arte del buon fumo, arte che temo mi abbia totalmente conquistato! Le tre Savinelli erano di quelle tarocche, cioè con difettucci di fabbrica e senza la verniciatura finale, ma il costo accessibile e la bontà della pipa in sé le resero le mie prime compagne di viaggio! Adesso sono quasi tappate, prima o poi le devo ripulire. Nel frattempo, mio malgrado, ho ereditato le più di 200 pipe del mio vecchio tra cui ci sono le pipe delle repubbliche marinare che sono dei capolavori! Peccato che il Balkan Subraine non si trovi più neppure dalla Noli a Milano!
Carissimi Pili (solo perché il tuo cognome è più breve del nome!!), come tabacchi io preferivo il King Charles, ma purtroppo non lo importano più e così sono passato al classico ‘965’ della Dunhill alternandolo con il nostro Cellini.
Come pipe la Savinelli è la numero uno, ma nel mio porta-pipe c’è un posto privilegiato anche per una ‘Ceppo’.
La pigrizia, attualmente, mi ha dirottato sui Toscani ‘Antico’ e ‘Soldati’, alternati da qualche ‘Romeo y Giulietta’ e ‘Montecristo’.
La fumata lenta di pipa e di sigaro è una cosa da assaporare almeno una volta nella vita; ti da sensazioni di pace con te e con il mondo assolute, quasi da illuminazione Zen.
Poi c’è la zia Maria, ma questo è tutto un altro discorso!
Buona fumata a tutti! 😉
A discettare così dottamente di pipe ho sentito solo in grande Giuan Brera fu Carlo, Pertini e Bearzot.
In particolare Brera, un’autorità in materia (in tante materie devo dire) aveva criticato molto aspramente le pipe sia di Pertini quanto di Bearzot .
Eh, certo! Il mio problema con i sigari è che mi raschiano la gola (cosa che stranamente la pipa non fa!). Ma mio padre mi fece fumare più o meno tutto il nobile fumabile in sigaro, compreso il Churchill, di cui conservo qualche esemplare della sua collezione! Però le pipe mi fanno proprio impazzire. In particolare, quando finisco di mangiare e gioco a scacchi on-line (mica per niente le mie performance sono scarsucce). Ma ‘sti cazzi! Alla fine scacchi e fumo (che hanno giustamente proibito nei tornei)sono un connubio irresistibile! Il tabacco che uso ora è il London Blend che devo procurarmi “in continente”, come si dice qui… Mentre il Dunhill non l’ho ancora provato… Magari ai due prossimi libri venduti li converto in tabacco! Che nobile traguardo! 😉
fumate , fumate … che poi come pneumologo vi metto a posto io 😉
Tocchiamo ferro, caro Alfredo!! 😀
😆 … a me fa venire in mente uno strepitoso passo di Libera Nos a Malo del mio caro concittadino Gigi Meneghello.
Lo andrò a rileggere.
Mi hanno sempre affascinato i fumatori di pipa e ne ricordo molti negli scacchi.
Anche se la pipa più bella che abbia visto non era una pipa. Era la pipa del Commissario Maigret. Nessuno sa dirmi se il grande Simenon dice di che pipa si tratta? O è una pipa “qualunque”?
Purtroppo non so. So che c’è un libro di Simenon che si intola “La pipa di Maigret” (credo), ma non l’ho letto. Di Simenon ho letto solo pochi libri (cioè una decina, che in confronto alla sua produzione non sono nulla!!). Di certo posso dirti che Conan Doyle non parla di quella di Sherlock, nonostante nella tradizione cinematografica sia sempre stata rappresentata dalla famosa pipa di schiuma! Eh, mio padre diceva sempre così: “Fumare la sigaretta rispetto a fumare la pipa è la stessa distanza che c’è tra una sega e una scopata”. Ora che fumo la pipa, grazie a lui, non posso che accettarne in pieno la sua filosofia. Alla fine, è vero!
Niente in contrario a chi fuma le sigarette. D’altronde, le fumo anch’io!
Io invece, caro Giangiuseppe, ho molto in contrario nei confronti del fumo.
Il fumo di pipa sembra meno dannoso a livello polmonare ma sembra correlato a un aumento di incidenza di malattie del cavo orale molto pericolose.
Dei tre vizi mi sa che uno, almeno una volta, compensava gli altri visto che sono astemio e non ho mai fumato neppure per curiosità una sigaretta ma penso che in questo entrino in gioco meccanismi neurotrasmettoriali, genetici, famigliari, sociali, etc…
Questo è il passo di Gigi, uno scrittore grande quanto Simenon, a mio parere (ovvero molto molto molto grande) “domandavano ai bambini presenti” cosa fa tuo papà? ” tanto per farli parlare e ciascuno rispondeva a turno: fa il dottore, la bottega, lavora i campi. Era ultimo Cicci, ossia Leopoldo Evaristo, secondo figlio del professore che usava già una versione infantile della pondeosa locuzione paterna. “cicci e tuo papà cosa fa?”
“mio papà -el sta in studio – el fuma – la pipa ”
Questo mestiere era esercitato con stupendo rigore. Nulla entrava nella vita del professore che potesse interferire con il suo otium assoluto …era un umanista puro etc…”
il fumar la pipa mentre si coltivava lo studio delle lettere era sinonimo di fannullaggine a malo e non solo. Questo mi fa venire in mente l’aforisma di Shaw sugli scacchi. Ebbene uno dei più grandi di tutti, Bertrand Russell fumava la pipa e giochicchiava anche a scacchi. Avendo fissuto fino a quasi 100 anni quanto tempo buttato via da quel tipo lì, eh caro Giangiuseppe?
Un tizio a me, ma non solo a me, molto caro quando era in Bolivia ed aveva finito la scorta di sigari, fu ‘costretto’ dalle circostanze a passare alla pipa…
Il pipone nella foto di un mio post precedente non è quello fatto dagli scouts francesi che vidi io nel 1995.
Mi attengo fedelmente al modello di Russell, anche se non ho alti lignaggi di origine e non sono così magro!
A Giangiuseppe: ma ti auguro di diventare così bravo 😉
Anche se per chissà quale stravagante meccanismo di pensiero a Russell venne conferito un Nobel per la letteratura. Che avrebbe di certo meritato Simenon. Comunque, saprai certo che Russell fu influenzato in maniera piuttosto importante da un logico italiano, così come Einstein fu aiutato a formulare la sua teoria della relatività da due matematici italiani che lo fornirono del linguaggio matematico più idoneo a ciò che voleva esprimere.
Essì, proprio un fumatore perdigiorno il buon vecchio Bertrand, n’est pas?
Dalle foto mi sembra prediligesse però pipe piuttosto leggere, sottili.
Era Pertini che fumava pipe grandi come una testa di neonato
C’è parecchio materiale in rete sui gusti di Simenon, esteta della pipa, e del suo commissario. Maigret possiede una gran quantità di pipe, tutte anonime e di poco prezzo, e fuma il gris, un tabacco dozzinale francese. Simenon voleva caratterizzarlo come un personaggio dai gusti popolari. Quanto a Holmes, non è esatto che Conan Doyle non nomini la pipa, solo che è una pipa di terracotta, non di schiuma. La pipa di schiuma fu effettivamente introdotta dal cinema, perché prediletta da uno dei primi interpreti del detective.
Splendido. Grazie.
Buona giornata.
I ‘pipaioli’ francesi vanno fieri del loro tabacco, il Saint-Claude.
Saint-Claude è anche una cittadina, dove c’è un magnifico museo della pipa e dove l’artigianato nella ‘costruzione’ manuale di pipe in radica è molto sviluppato.
Nel centro del paese c’è anche la più grande pipa in legno esistente al mondo, costruita dagli scout francesi.
Beh, era l’82, quindi Arlandi non era proprio bambino, aveva 17 anni.
In ogni caso, vorrei chiedere genitlmente al maestro Trabattoni se puo’ dare uno sguardo alla pagina:
http://www.torneionline.com/loto_tornei_d.php?codice=1982XRA04&tipo=1
e controllare se c’e’ qualche informazione aggiuntiva che possa fornire; ad esempio, le date dell’evento, il nome della propria e di altre squadre, ecc. Naturalmente estendo l’invito a tutti, per quella manifestazione e per ogni altra che sia presente sul sito LOTO .
Ad esempio, se al link indicato inserite la stringa “Trabattoni” nella casella di ricerca in alto a destra, otterrete tutti i tornei “storici” di cui abbia notizia in cui egli era presente, con dettagli piu’ o meno completi. Potete mandare ogni segnalazione a: email: massimiliano.orsi@iol.it e artite@federscacchi.it">partite@federscacchi.it
sito LOTO: http://www.torneionline.com/loto.php
Grazie a tutti.
Caro Orsi, la ringrazio, ho guardato quella pagina (ed altre), davvero interessante. Sto tentanto piano piano di riordinare le mie vecchie carte scacchistiche. Poi manderò, nei limiti del possibile, un po’ di notizie.
Devo anch’io andare a ripescare il faldone con le partite dell’epoca, perché in quel Campionato di Lido Adriano vinsi con Mariotti (l’unica volta in vita mia) e mi pare che fu proprio all’ultimo turno. Perciò il risultato dell’ultimo turno del Banco può essere stato 3-1 e non 3,5 a 0,5 come scritto nell’articolo. Ricordo inoltre che persi con Iannaccone, io Nero, forse al penultimo turno. Credo che la mia squadra, di cui faceva parte anche de Eccher, non fosse ancora quella della Cavit di Trento, bensì il Mediolanum di Milano (il club fondato dal maestro Bonfioli e nel quale avevamo lavorato Toth con Marinella ed io con Rosaria nel 1977/78 realizzando qualche piccola produzione editoriale prima che io partissi per il servizio di leva). Spero di trovare il tempo per “indagare” e poi fornire informazioni più complete e attendibili.
Mmmm… ovviamente la mia memoria è incerta, ma mi pare proprio di ricordare un 3.5, e qualcuno del Banco (indovinare chi) accusato di aver pensato più a se stesso che alla squadra. Ma potrebbe essere che io confonda due episodi diversi.
E comunque Roberto è stato l’unico che mi ha creduto. Disse, con ragione: io lo conosco bene, ha la faccia davvero incazzata.
Non son pratico di databases ma sarei curioso quindi di sapere chi dei giocatori italiani può allora vantare uno “score” positivo con Mariotti, forse il solo Tatai?
Comunque se il gentile Direttore ha un minuto occorre ripescare il “famigerato faldone”, come direbbe Mecking: 3 a 1 e 3,5 a 0,5 non sono la stessa cosa! 😉
Che bel ricordo!
La Scacchistica Milanese era composta, in ordine di scacchiera da:
1. Lo scienziato Toth
2. Il cattivissimo bimbo Arlandi
3. Il solidissimo Lanzani
4. La mina vagante Caselli
Il quarta scacchiera, che conosco piuttosto bene, fece il miglior risultato su tutte le scacchiere con 5 e mezzo su 6.
Bei tempi, ricordo che rubai una partita in grande zeitnot a Cocozza e Mariotti, che si era seduto vicino a me, osservatore interessato, alla fine mi disse che aveva comunque apprezzato il furto con destrezza.
Per i giudici sportivi da cui saremo convocati a breve, a causa dell’articolo del Trabattoni, giuro che non facemmo nessun accordo con i brianzoli.
Si vinse perchè era scritto nelle stelle…
“scienziato” Toth mi sembra molto appropriato.
In qualche modo fu l’inventore, credo dei database.
Ma i suoi file erano delle scatole (di scarpe?) in cui catalogava tutte le aperture.
Alcune sue vittorie (ad esempio quella contro Kavalek, una sua Russa con il nero, quando Kavalek era forse tra i top ten del mondo) erano dovute a una conoscenza superiore di questa apertura che ora giocano quasi tutti ma negli anni ’70 giocavano lui e pochissimi altri.
Comunque “il reato” dovrebbe essere caduto in prescrizione. 😆
E sull’affermazione paradossale di Magritte nessun commento?!?
Magritte poi… non è mica lui! …è solo la sua firma, giusto? 😉
Giusto.
L’intento di Magritte è quello di sottolineare la differenza tra l’oggetto reale e la sua rappresentazione.
La risposta alla domanda “Cos’è?” non è “Una pipa” ma appunto “E’ la rappresentazione di una pipa”.
Qualche anno fa c’è stata a ‘villa Olmo’ una mostra piuttosto bella su Magritte.
Il catalogo è molto interessante, a mio parere, per un saggio intitolato Approccio ai meccanismi creativi di Magritte, autrice tale Maria Luisa Borras che individua cinque meccanismi creativi applicati nelle sue opere:
1 narrativa e mistero
2 collage e ncontri fortuiti
3 metamorfosi
4 giochi del linguaggio
5 quadro nel quadro
Mi sembra evidente che la pipa rientri nel quarto tipo di meccanismo creativo.
Meravigliosa la pipa gigante di Mongo, a cui Fuser manda un caro saluto.