Tre uomini in auto (per non parlar del caldo)

Scritto da:  | 26 Aprile 2013 | 9 Commenti | Categoria: Racconti

Queste righe leggere da lèggere sono dedicate agli amici del Circolo Scacchistico della Versilia,
perché è il loro 25° anno dalla fondazione e perché sono persone speciali.
Le dedico anche a chi sa cos’è  la vita di circolo.

Tre uomini in auto 0

Non amo la pubblicità. Ho sempre avuto l’idea che sia un “acchiappa citrulli” e da quando è finito Carosello non mi ha più appassionato. Ma l’altra sera, stranamente, mentre mi trovavo nel letto e mi accingevo a spegnere la TV, sono rimasto folgorato da quei trenta secondi di “spot” di un’auto francese che esaltava la bellezza degli anni ’80: un uomo alla guida, vestito di conseguenza e che ascolta la musica “disco” da uno stereo d’epoca, viaggia in un deserto assolato, salvo poi rendersi conto che l’auto – inaffidabile come motore, recita la pubblicità – si trova sopra un carroattrezzi. Ho spento finalmente la TV, mi sono girato ed ho iniziato a sudare…

Fine anni ’80 o primi ’90, il ricordo è annebbiato. Estate, una Renault “5” bianca, l’autostrada “Firenze Mare”, finestrini chiusi, interni in lana arancione che accarezzano, come carta vetrata,  la pelle nuda delle gambe che fuoriesce dai pantaloncini. Alla guida un uomo robusto, con la barba, non troppo alto, al suo fianco il suo esatto contrario, un coetaneo, imberbe, magro e alto, “dietro” c’ero io, il più giovane del gruppo. L’auto sfrecciava – si fa per dire – dalla Versilia a Montecatini, in un caldissimo mezzogiorno agostano. “Ma perché non apriamo i finestrini?” – tentai io, timidamente – “…mi sto sciogliendo…”. Nessuno parlò. Carlo, quello lungo, si girò verso di me fulminandomi con lo sguardo e “Ciccio”, aggrappato al volante, mi buttò un’occhiata, che era tutto un programma, dallo specchietto retrovisore. Come non detto. “Si lo so, siamo sudati e fa male l’aria…”- più a voi anzianotti che a me, pensai, guardandomi bene dall’esternare quel mio pensiero eterodosso – “..ma qui stiamo crepando”.

Mi rigiro nel letto, le lenzuola erano ormai completamente madide; sì quella notte d’inverno era per me proprio quel giorno d’estate…

Tre uomini in auto 1

Io ero salito in auto a Lido di Camaiore e ad Altopascio tutti e tre eravamo completamente sudati, le magliette inzuppate, i visi arrossati e la salivazione azzerata. Miracolosamente il mangiacassette non si era ancora fuso e continuava a funzionare propinandoci per la seconda volta “Il vecchio e il bambino”(si non era proprio la “disco” ma noi comunque non eravamo certo un trio di tendenza!). Ormai erano 45 minuti che viaggiavamo e dopo l’iniziale esuberanza (che diavolo! Stavamo sempre andando ad iscriverci ad uno dei tornei internazionali più importanti d’Italia), con varie battute sulla durata del torneo, sui nostri possibili avversari e sui libri che ci saremmo comprati da qualche Grande Maestro straniero che senz’altro avrebbe aperto la sua bancarella nella sede di gioco, le forze stavano scemando e il silenzio in auto incombeva. Uscita “Montecatini”, finalmente arrivati. “I soldi sono lì nel portaoggetti” – disse “Ciccio”. Si sentì solo un urlo strozzato dalla dignità quando Carlo cercò di prendere in mano quegli spiccioli roventi, rimasti per tutto il viaggio sul cruscotto che stava ormai squagliandosi sotto il sole. Il “Lungo” li porse comunque a “Ciccio” che a sua volta li consegnò velocemente al rassegnato casellante che li gettò immediatamente nel cassettino di fronte a lui.

“Siamo arrivati!” – urlo mettendomi a sedere sul letto. -“Cretino!” – mi tacita mia moglie senza girarsi. La sveglia segna le tre, il pigiama è appiccicoso dal sudore e mi sembra di puzzare come uno gnu. Una rinfrescata in bagno mi dà l’impressione di essere davvero arrivato in un’oasi. Riesco a stento a riprendere sonno, comunque disturbato…

Tre uomini in auto 2

Parcheggiamo e scendiamo dal bolide. Ci guardiamo senza parlare: capelli bagnati, appiccicati sulla nuca, sulla fronte e sulle basette, i vestiti sudati e ormai trasformati nella forma e nel colore. Ci cambiamo solo le magliette, sostituendole con quelle che ci siamo portate da casa, non prima di esserci asciugati con teli da mare, bollenti, che avevamo sapientemente lasciati nel bagagliaio dell’auto. Entriamo nella sede di gioco con pantaloni, corti, bagnati e magliette asciutte. Io mi blocco completamente la schiena a causa dell’escursione termica: +33 fuori e –3 all’interno. C’era l’aria condizionata “a palla”. Uno degli organizzatori, che riconosce Carlo, anch’egli claudicante per la mazzata artica ricevuta, ci viene incontro “Eh…non si potrà dire che patirete il caldo qui!”. Nei turni successivi avremmo giocato con l’insolita divisa: maglione di lana e pantaloni corti!

Intanto primo turno. Io contro Carlo, scacchiera n. 48 – “..azz..” -, “Ciccio”, scacchiera 52, gioca, col bianco, contro un altoatesino dal nome impronunciabile. Non possiamo perderci la partita di “Ciccio”, la nostra guerra fratricida non avrebbe lasciato morti sul campo: 25 mosse e ci accordiamo per la patta. Ora tutti a gufare l’austroungarico. E’ una “Spagnola”. Noi ci piazziamo – astutamente e scorrettamente – dietro lo scarso crinito “Ciccio”, fissando il nostro avversario. Notiamo che “Ciccio” è tremante davanti alla scacchiera, forse la tensione della partita (chi l’avrebbe detto, “Ciccio” sembra sempre imperturbabile). Solo dopo capiamo, a nostre spese con un raffreddore fuori stagione, che il tremore era causato dalla bocchetta assassina dell’aria condizionata posta in alto, proprio davanti a lui. ”Otto” ha un discreto punteggio internazionale ma “Ciccio”, come sempre, non si fa condizionare psicologicamente. La sfida si dipana secondo teoria per le prime venti mosse, con me e Carlo che a turno scuotiamo la testa quando il biondissimo avversario del nostro autista allunga la mano per muovere un pezzo, così…tanto per fargli perdere qualche certezza. Dopo quasi quattro ore di lotta ininterrotta – se si eccettuano due brevi pause per bisogni fisiologici di “Ciccio” e una birretta per il tirolese – e alcune sapienti “cappelle” da entrambe le parti, la tenzone finisce in parità.

 Tre uomini in auto 4

“E’ finita, si torna a casa!”

Questa volta mia moglie accende la luce seriamente preoccupata:

“Ale, tutto bene? Cos’è che ti turba? Non vorrai svegliare la bambina?”

“No scusa, stavo sognando…”

Mi rimetto a letto e sbircio la sveglia che segna le cinque.

Questa volta non mi riaddormento più, tanto fra mezz’ora mi alzo. Sfrutto quei trenta minuti per ricordare quello che successe dopo quel primo turno: il Torneo di Montecatini, come sempre, fu splendido; si concluse per noi tre senza infamia e senza lode. Fino alla domenica successiva i viaggi si susseguirono sempre uguali, ma sarà stata l’abitudine o il fatto che ci stavamo trasformando in cammelli, non ci siamo più lamentati del caldo ma piuttosto del freddo all’interno della sala. Malgrado un raffreddore incredibile, ci siamo divertiti davvero e abbiamo riso molto, come nostra abitudine. L’anno successivo abbiamo replicato!

Ora scusate, devo andare. Sto cercando di ripassare qualche linea d’apertura, mi ha scritto “Carlo”, sì sempre quello lungo, e mi ha detto che domenica giocheremo insieme, in un turno del campionato italiano a squadre, noi due vecchietti e due giovani. E’ diverso tempo che non gioco e spero di poter ritrovare qualche stimolo e poter degnamente contribuire.

Sono passati vent’anni, l’auto sulla quale viaggeremo sarà più confortevole, spero che lo spirito sia sempre lo stesso, quello giusto.

A proposito, non so se le cose che ho sognato quella sera siano andate davvero così, ma io così le ricordo e continuerò a serbarle nella mia mente perché sono emozioni indelebili che ho potuto vivere grazie agli scacchi e alle persone eccezionali che ho conosciuto al “mio” circolo.

Tre uomini in auto 3

avatar Scritto da: Zenone (Qui gli altri suoi articoli)


9 Commenti a Tre uomini in auto (per non parlar del caldo)

  1. avatar
    Franco Trabattoni 26 Aprile 2013 at 08:45

    Bellissimo, davvero.

  2. avatar
    Mauro Iacomini 26 Aprile 2013 at 13:15

    Coraggiose, indulgenti quanto pazienti … …,
    sono le mogli degli “amatori” scacchisti del CSV –
    Grande Colò, a presto, Jac 😛

  3. avatar
    Carlo Menchetti 26 Aprile 2013 at 16:10

    Un racconto fantastico e un ricordo indelebile. I circoli di scacchi prima di essere fatti di scacchisti sono costruiti e amalgamati da persone come quelle del racconto di Zenone. Il circolo è il CSV ma la storia è similare a quella di altri mille circoli sparsi sulla faccia della terra perchè racconta di una vera amicizia, e l’amicizia arriva prima ed è più importante di una “siciliana” giocata alla perfezione. Un cordiale saluto all’amico Zenone

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    paolo bagnoli 26 Aprile 2013 at 16:45

    Probabilmente migliore dell’ “originale” di Jerome

  5. avatar
    alfredo 26 Aprile 2013 at 18:53

    Non se se sia migliore dell’originale ma è davvero bello.
    Non vorrei sembrare nostalgico (in un senso non politico ovviamente) ma così come non ci sono più le mezze stagioni così non ci sono più i circoli scacchistici di una volta.
    Ma anche attraverso internet si possono in qualche modo ricreare dei circoli virtuali che trasudano passione e interesse.
    Ricordo che Paolo fece in un suo libro il ritratto dei vari tipi da circolo.
    Nulla da invidiare ai tipi descritti da Stefano Benni nel suo “Bar Sport”
    …forse mancava solo la “Luisona”

  6. avatar
    Yanez 26 Aprile 2013 at 19:26

    La Luisona! eccome… grazie ad Alfredo per essersene ricordato e grazie soprattutto a Zenone per questo delizioso morceaux che appartiene un po’ alla storia di tutti noi scacchisti… 😎

    La Luisona

    • avatar
      Filo Sganga 26 Aprile 2013 at 23:20

      Sul viaggio in macchina dello scacchista se ne potrebbero raccontare parecchie. Chi ha mai quantificato gli incidenti provocati dal fatto che il guidatore, di ritorno da un turno, immancabilmente esige di analizzare alla cieca la sua partita insieme agli altri occupanti? Sarebbe meglio fare come in discoteca: chi guida non…gioca.

  7. avatar
    Mandriano 27 Aprile 2013 at 23:43

    Dal giornalino del CSV:”
    ….era il 1985, un quarto di secolo fa, quando c’era un altro mondo e un’altra Italia. L’anno dell’elezione di Gorbaciov a grande capo dell’Unione Sovietica; in Italia, invece, diventava presidente della Repubblica Francesco Cossiga. A gennaio, nell’Italia del Nord ci fu la “nevicata del secolo”, 70 cm di neve avvolsero la pianura padana; un giornale costava 650 lire, 35 centesimi attuali; la benzina era come sempre cara, 1329 lire un litro si super; lo stipendio medio di un operaio si aggirava sulle 600 mila lire, circa 300 euro odierni; ma i calciatori se la passavano bene anche allora, l’Italia del calcio era ancora campione del mondo… ed io, classe 1973, dodicenne, facevo il chierichetto tutte le domeniche alla Messa!!
    Dio bono!!
    Proprio in un stage per chierichetti meritevoli, in Città del Vaticano, nel mese di luglio ‘85 mi insegnarono a giocare a scacchi… o cercarono di farlo. Prima partita, prima sconfitta, primo pianto perché pensavo di essere stato imbrogliato: il mio avversario mi aveva mangiato il re senza dirmi scacco!! Feci un casino del diavolo e intervennero anche le Guardie Svizzere… fu un primo inizio!!
    Poi le partite nei mesi estivi quando si correva in bicicletta e invece del mare si preferiva la scacchiera per non stancarci troppo. Scacchi, dama, vinto, perso, pareggio… poi più nulla fino all’estate dopo.
    Fino al primo torneo zonale UISP del Circolo Scacchistico della Versilia nel 1990, quando diciassettenne, facevo il tratto Massa-Seravezza e ritorno con il motorino Mini-chic, quando non rimanevo a piedi perché senza benzina : fascia C, sei partite, un punto e mezzo!! …poi più nulla fino all’anno dopo: sempre fascia C, sei partite, tre punti!!
    Era il principio… ma il vero inizio fu quando fui invitato a frequentare il CSV tutti i giovedì sera. Giovedì scacchi!! Ma questa è un’altra storia…”
    Un saluto ai miei amici.
    Grazie Alessandro!!

  8. avatar
    Fabio Lotti 1 Maggio 2013 at 08:47

    Letto solo ora il pezzo. Un grazie sentito a Zenone.

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